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12 gennaio 2018 5 12 /01 /gennaio /2018 14:00

Interno sera.
Rituale del pigiama in Casa Phoebe.

- Mamma, ti devo dire una cosa.
- Dimmi amore.
- Mamma, io conquisterò il mondo.
- ...
- E lo sai che vuol dire?
- Dimmelo tu, Emma.
- Vuol dire che io farò il giro del mondo da grande e tutto sarà MIO.
- Ecco.
- Già.
- Sembra bello.
- Lo sarà, mamma. 
- Posso venire anche io?
- No, tu sarai vecchia.


Ah, già. Grazie mille per avermelo ricordato. 

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3 gennaio 2018 3 03 /01 /gennaio /2018 08:00

"Mamma, posso farti una domanda?"
Tremo.
"Dimmi, amore"
"Ma un giorno io sarò mamma?"
Pensavo peggio.
"Amore, quando sarei grande, se tu lo vorrai potrai essere mamma."
"Mmmm"
Rumore di rotelle del cervelletto della gnocca che girano vorticose.
"E come si diventa mamma?"
Panico.
"Ehm. Quindi. Allora. Ecco, sì. Quando sarai grande incontrerai una persona che amerai così tanto che vorrai diventare mamma e così lo diventerai."
L'avrò convinta? Sì? Sì?
"Mamma, non ho capito una cosa però"
Ohi ohi.
"Cosa, amore?"
"Se io amo due persone? Se non so scegliere? Io non so scegliere tra Alberto e Alfredo."
"Eh, amore. C'è tempo, tranquilla"
C'è tempo.

Non tantissimo, ma c'è tempo!

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15 dicembre 2017 5 15 /12 /dicembre /2017 08:00

"Emma, amore, cosa vuoi fare da grande?"
"Mamma, io voglio fare il dottore dei bambini e degli animali. Avrò tante stanze diverse, una per i bambini, una per i cani, una per i gatti..."
"E per i pesci?"
"Anche una per i pesci, sì. E per le tartarughe. Le potrò mettere insieme mamma?"
"Secondo me sì. Curerai anche i coccodrilli?"
"Ma no, mamma! I coccodrilli hanno troppi denti!"
"Ah."
"Li curano i dottori della savana, non lo sai?"
"Eh, no"
"Curano leoni, tigrri, elefanti... e i coccodrilli."
"Ah, ecco."
"Li metto in tante stanze diverse, così i bambini non si spaventano degli animali e i gatti non hanno paura dei cani."
"Come sei previdente!"
"Comunque mamma, io da grande farò il dottore solo dal lunedì al venerdì. Sabato e domenica invece farò il pagliaccio."
"Il pagliaccio..."
"Sì, certo. Ma solo il sabato e la domenica, però."

Ma certamente...


 

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5 dicembre 2017 2 05 /12 /dicembre /2017 13:15

Quest'anno come non mai ho voglia di Natale. Sarà che Emma ormai è in quella fascia d'età in cui si entusiasma fino all'isterismo, sarà che voglio essere ottimista (è il mio proposito per il 2018, sapete?), sarà che lo scintillio delle decorazioni mi rallegra il cuore, ma quest'anno sento il Natale e la sua attesa con molta partecipazione.

Ma il Natale non è solo musica allegra e scintillii, ma anche una occasione per stare con le persone care e fare del bene, se se ne ha la possibilità.

Per questo, quest'anno a Natale dai più valore ai tuoi auguri facendo una scelta solidale ed aiutando Antea! 
Antea Associazione Onlus nasce a Roma nel 1987 per garantire assistenza gratuita a domicilio e in hospice a pazienti in fase avanzata di malattia. L'assistenza di Antea è basata sulle cure palliative, un approccio che comprende non solo assistenza medica, ma anche supporto psicologico, riabilitativo e sociale per poter garantire la miglior qualità di vita possibile al paziente e alla sua famiglia.
Per Natale fai un dono speciale, aiuta Antea acquistando uno dei regali speciali pensati per te. Andando sul SITO potrete scegliere tra:
- cesti di Natale con prodotti tipici italiani
- biglietti di auguri
- abbonamenti a teatro
- lettere dono (con cui devolvere ad Antea la cifra stimata per i vostri regali di Natale)

La donazione è completamente deducibile a norma di legge (della vostra donazione vi verrà rilasciata regolare ricevuta) ed il vostro regalo aiuterà chi soffre e la sua famiglia.

E Buon Natale!

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28 novembre 2017 2 28 /11 /novembre /2017 14:00

C’era una volta una coppia di anziani, molto ma molto anziani, molto più anziani della media degli anziani.
Li incontravo sempre le mattine d’estate oppure i pomeriggi d’inverno, quelli azzurri azzurri in cui il cielo sembra dipinto.
Camminavano a braccetto per la provinciale che costeggia il Trasimeno, lui teneva sottobraccio lei con la mano sinistra e nella destra teneva un bastone da passeggio. Lei, viceversa, teneva sempre a braccetto lui con la destra e nella sinistra stringeva il suo bastone da passeggio. Camminavano così, con una strana andatura ondeggiante, quasi fossero due pinguini indecisi sul ghiaccio. Una andatura che già da lontano sapeva di comprensione reciproca, di amore.
O almeno, a me e all’Amoremio piaceva immaginarli così: due innamorati che tutti giorni vanno a passeggio, ma tutti tutti giorni della loro vita.
Una passeggiata di salute, forse. Imposta dal medico, magari.


È arrivata l’estate del 2017, afosa e caldissima, e io non mi sono meravigliata poi molto del diradarsi degli incontri e poi della loro soppressione. Fa caldo mi sono detta, torneranno.

È arrivato l’autunno e loro non sono tornati.
Poi è apparso lui, solo.
Una volta, due. Forse tre. Solo.
Non puoi pensar subito che sia morta!“ diceva l’Amoremio “Ti stai costruendo un film, magari è solo a casa che prepara una torta!
Certo. E io sono io quella che costruisce un film.
Ma non mi sono arresa, ho continuato a cercare quella fantastica coppia con gli occhi, ad inseguire quella camminata traballante nei miei pensieri.
Fino a oggi pomeriggio.
Rientrando al lavoro e passando per la provinciale assolata, in uno di quei pomeriggi azzurri azzurri che solo l’autunno inoltrato sa regalare, quelli col cielo dipinto.
Ed ho visto lui.
L’ho visto da lontano, bastone alla mano e giacchetta da camera rossa, quasi fosse un novello Hugh Hefner. Gli occhiali da sole, il bastone e quell’andatura leggermente claudicante, ma che in passato mi era sembrata piena di allegria. Ero sola in macchina, senza l’Amoremio, e non ho potuto fare a meno di rallentare.


Così l’ho visto, l’ho visto in faccia per la prima volta dopo tutti questi anni.
E ho visto disegnata sulla sua faccia tutta la tristezza del mondo.
E lì ho capito, ho capito di avere dannatamente ragione io.

Lei, il braccio destro, non sta facendo una torta.

Lei, ha deciso di lasciare questo mondo prima di lui.

Ed eccolo lì, lui, in quell’andatura un po’ incerta ma non ancora doma.
Vestito come si può vestire un uomo che vive da solo, o vive con dei parenti, ma non certo con l’amore della sua vita.

Magari non è così, magari tutto un film, solo nella mia testa troppo piena di immaginazione anche quando l’età la vorrebbe doma.


Sarà solo un film, ma oggi sono triste.

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24 novembre 2017 5 24 /11 /novembre /2017 17:01

Ho 41, ok?
Anziana, ma non troppo.
Vintage, forse.
Ben conservata, almeno spero.

Ma a quest'età, e di questi tempi, i tagliandi sono importanti ed anche facendo seguito alle esperienze dirette delle mie amiche mi sono decisa a fare la mammografia.
Ora, per me non è mai facile farmi visitare, toccare e smanacciare da dottori che non conosco. Per estensione, la stessa cosa vale anche per la parrucchiera, l'estetista e per il dentista.
Non mi fido ad istinto, sono come un gatto che soffia.
Ma ho anche, appunto, sorpassato i 40 e quindi mi è sembrato logico ragionare con l'opportunità e prenotare questa visita con l'assicurazione sanitaria che ci mette a disposizione l'azienda.
Appuntamento veloce e struttura a scelta tra 5. Scelgo la più vicina e blasonata, tutto ok. Pronti via.
Vado, prendo il numero, veloce arriva il mio turno.
Il dottore è un'ometto piccolo e bianco di capelli, sembra stufo e stanco, soprattutto stufo.
Senza badare alla privacy (mia) mi fa spogliare e girare per le varie salette della radiologia dove ci sono anche altri dottori. Ma sono, mi dico, dottori ed infatti non mi si filano manco per sbaglio e mi sento molto quarto di manzo in macelleria.
Mammografia ok, visita senologica ok, tutto ok.
Nel mentre e per tutto il tempo il dottore sbuffa e sbatte contro i medici generici, le assicurazioni, la pioggia, la desertificazione ed il buco nell'azoto.
Poi mi invita a rivestirmi e va a prendere i risultati nell'altra stanza, lasciandomi sola.
Io tiro un sospiro di sollievo e mi guardo intorno mentre mi rivesto in fretta.
Butto un'occhio sulla sua scrivania, disordinata peggio della mia, e l'occhio mi cade su una tessera plastificata viola elettrico con scritte d'oro. 
Mi avvicino e leggo la scritta dorata e piena di arzigogoli: VIP MEMBER - VENUS STRIP CLUB.
...
...
...
Ok. 
Va tutto bene.
Non iperventilare.

Nel frattempo il dottore rientra, mi riconsegna i risultati e mi congeda.
Mi ritrovo fuori dalla clinica, sana (per fortuna) e smanacciata. 
Non voglio passare per moralista, ma trovo certi luoghi e situazioni oltremodo  sia per le donne che ci lavorano (e che spesso vivono condizioni disagiate o di abuso) sia per gli uomini che le frequentano.
E pensare che questo vip member m'ha palpeggiata, anche se con la massima noia, non mi rende entusiasta della scienza medica.

Per finire, fate prevenzione è importante!
Magari, però, cambiate clinica...



 

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16 novembre 2017 4 16 /11 /novembre /2017 08:00

Ad Emma piace molto far finta di leggere i suoi libri alle bambole.
Le siede disposte in circolo sul tappeto, prende un libro illustrato ed attacca a raccontare.
E lo fa con enfasi, come fosse la maestra a scuola, girando anche di tanto in tanto il libro a favore delle bambole per far vedere bene le illustrazioni e capire i concetti.
Oggi va in onda il libro sugli animali della fattoria.
"Allora bambini, qui c'è la gallina, il gallo e i puccini. La gallina fa le uova, il gallo invece fa chicchirichi e basta. Capito?"
Silenzio da parte delle bambole.
"In questa pagina c'è la mucca, il toro e il vitellino. La mucca fa il latte. Ci si fanno la mozzarella e il fommaggio, ma io e la mamma non possiamo mangiarlo perché siamo speciali. Per fortuna che c'è la bufola!  Il toro invece non fa niente."
E gira il libro per mostrare l'illustrazione.
"Poi ci sono i magliali. Mamma magliala, papà magliale e i maglialini. I magliali fanno il prosciutto, la cicci e le salciccie. Le salciccie sono molto buone vero?"
Approvazione generale.
Cambio libro.
"Ora invece parliamo delle api e dei fiori..."

Ecco, andiamo benissimo...
 

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13 novembre 2017 1 13 /11 /novembre /2017 14:45

A scuola di mia figlia, un po’ per motivi ecologici e di risparmio, un po’ per una miglior gestione ci hanno chiesto di portare per ogni bambino un bicchiere di plastica dura.
Come tutti i bambini sotto gli otto anni mia figlia ne ha una collezione ricchissima, ma la gnocca in questo weekend a casa dei nonni a Pescara ha scoperto un bicchiere appartenente a sua sorella.

Questo bicchiere è niente che un reperto archeologico dell’infanzia dell’ora adolescente figlia del mio compagno ed è un oggetto del desiderio ambitissimo: rosa fucsia e delle Winxs. Ovviamente la sorella maggiore lo ha regalato gentilmente alla minore, sia per generosità che per manifesto disinteresse.

Questo gigantesco oggetto del desiderio era destinato ad essere portato a scuola.
Stamattina.

Io, da mamma perfetta ed assolutamente connessa con il mondo scolastico, nonché dittatrice suprema, stamattina ho speso cinque minuti del mio preziosissimo tempo per fare un’etichetta con il nome da appiccicare sotto il bicchiere. Ero stata così brava da plastificarla addirittura con lo scotch: una vera opera d’arte.

Senonché la mia progenie appena si è accorta del mio bellissimo operato ha inscenato il dramma della follia, con pianti disperati, urla inarrivabili e scenate con svenimento annesso.
“Mamma, ma hai scritto il mio nome sotto il bicchiere!“
“Certo amore, hai visto come è carino?“
“Mamma, ma volevo scriverlo io!!“
“Vabbè amore, ormai l’ho fatto io“
A lei è balenato negli occhi un impeto di rabbia che nemmeno Ken il guerriero, ha preso il bicchiere, lo ha girato e ha strappato con un solo gesto plastico l’etichetta al grido di: “Mamma, non capisci niente! Io sono grande!“
Ecco, lì mi sono alterata. “Emma, ma come ti sei permessa? Sono molto arrabbiata con te.“  ho sentenziato cercando di mantenere uno straccio di calma, ché mica di lunedì è così semplice.
“No, mamma. SONO IO CHE SONO MOLTO ARRABBIATA CON TE.”
A quattro anni. Nemmeno.
Sulla zuffa seguente soprassiedo per pudore, però posso assicuravi che non ci siamo uccise ed abbiamo fatto la pace stabilendo di scrivere INSIEME il nome sotto il bicchiere stasera dopo cena.

La gnocca mi ha abbracciato le gambe prima di salire in macchina per andare all’asilo e io mi sono abbassata alla sua altezza.
“Facciamo la pace?”
“Sì mamma.”
“Ti voglio bene”
“Anche io mamma. PERO’ AVEVO RAGIONE IO”.
Ecco.

 

Mi chiedo come sarà la litigata per il motorino (che non avrà mai).

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9 novembre 2017 4 09 /11 /novembre /2017 14:30

Chiara Ferragni è incinta, e questo ormai lo sanno anche gli emù dell'Australia.
Lei e Fedez ad anno nuovo diventeranno genitori di un maschietto.
Della gravidanza, prima nascosta, poi smentita, poi accennata, infine rivelata a Oggi da un amico vicino alla coppia, si sa talmente tanto che mi sembra che Leone, il nascituro, stia per compiere 18 anni.
Che poi... amico vicino alla coppia che rivela la gravidanza ad Oggi... ad Oggi... voglio dire, con tutto rispetto, ma chi è stato, la portinaia? Chi è che legge Oggi nel 2017? Non ce l'ha nemmeno la mia parrucchiera, e dire che le peggio riviste in quell'ambiente le trovi tutte.
Ma vabbè, non volevo dire questo. 

Da quando è uscita la notizia gli haters della coppia, che già sapevano dare il meglio di loro ispirandosi ai piedi dell'influencer, alla sua magrezza o alla sua presunta stupidità, stanno superando i livelli della paranoia. 
Che poi, capisco i piedi, capisco la magrezza (per me eccessiva, lo dico), ma stupida no, dai.
A una che è riuscita a diventare famosa e ricca da schifo dal niente basandosi sul niente non puoi dire stupida. 
Ad ogni modo, il futuro arrivo di Leone ha scatenato le cattiverie gratis del mondo social. Eccone a voi una esemplificativa (ma non esaustiva) lista:
1) Non è vero che sei incinta, la pancia dov'è? 
2) Ah! hai messo quel vestito solo per far vedere la pancia, esibizionista! (Esibizionista? Lei? No, ma di, che dici... come se mettesse in piazza la sua vita per campare!)
3) Ha messo l'ecografia, che sputtanamento del privato! (Come la peggio pancina, aggiungerei!!)
4) Sei troppo magra, il feto soffrirà! (Un paio di corna, no?)
5) Guardate che madre snaturata, prende l'aereo!!! (...)
6) Ora farà i soldi anche con il figlio, che squallore.
7) Tanto prima o poi anche tu non potrai metterti più i minidress e capirai come ci sentiamo noi affamate 
8) S'è fatta mettere incinta per avere tette più grandi (Sì, che è una cosa duratura. Sìsìsìsì. Mannaggiallamorte
9) Chi ti ha messa incinta che lo sanno tutti che Fedez è gay?
10) Spero ti vengano le smagliature.

Ovviamente ho messo solo quelle più divertenti o sciocche, solo per sottolineare come ci sia gente che perde tempo ad odiare, invidiare o illivorirsi sopra un personaggio costruito ad arte per vendere, che magari sotto la superficie di Instagram può essere molto diverso. Come è possibile che si abbia voglia di arrabbiarsi ed indignarsi per lei?
Io non ho la voglia nemmeno di diventare hater di Salvini, per dire.

Vendere qualsiasi cosa, sia chiaro, dalle borse ai vestiti a, forse domani, body per neonati griffati e tiralatte ultratecnologici. Una la cui pancia cresce o scende a seconda di photoshop, sappiatelo. 
Perché, vi piaccia o no, è il suo lavoro.
E se vi chiedete perché la seguo, la risposta è semplice. Avete mai rallentato in autostrada per guardare un incidente nell'altra carreggiata?

Ecco, io uguale.


PS. Dimenticavo: se vi state chiedendo chi è la Ferragni, se non sapete nulla del suo amore sbanderiato su Istagram con Fedez, se non conoscete il significato della parola haters, se non provate una urticante sensazione in fondo all'orecchio ad ogni "Hi, guys!" allora forse non vivete nel 2017 ma siete stati catapultati qui da un buco nero o da un'altra dimensione.

 

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19 ottobre 2017 4 19 /10 /ottobre /2017 08:00

Una casa vicino alla nostra è di una famiglia svedese/danese che la usa giustamente per le vacanze. Hanno una bimba di un anno più grande di Emma, la famosa Alma, per cui Emma ha una ossessione generata dal fatto che, parlando lingue diverse, non riescono a comunicare.
E questo nonostante noi genitori, invece, sì: grazie alla lingua inglese.

Da qui la fissa più grande di Emma: "Mamma, devo imparare l'inglese"
Finora la cosa è stata limitata a sessioni di Peppa Pig in lingua inglese e ad una specie di esperanto che Emma parla con le sue bambole spacciandolo per l'idioma di Albione, oltre ad una serie di sguardi feroci rivolti a chi secondo lei padroneggia l'agognato linguaggio.
Fino ad oggi.

"Mamma, mamma!!!"
"Dimmi, amore"
"OGGI A SCUOLA ABBIAMO FATTO LA PRIMA LEZIONE DI INGLESE!"
"Ma dai! E ti è piaciuto?"
"Tantissimo. E' bellissimo studiare inglese!"
"E che cosa hai imparato?"
"Sciiit!"
"Come?"
"Sciit, mamma. Sciit! Non lo sai che vuol dire?"
"Aehm..."
"Mamma, ma vuol dire fate silenzio, no? Non sai nulla"
"Ah, sì... hai ragione! Come no?"

In fondo, non si comincia sempre dalle parolacce quando si vuol imparare una nuova lingua?

 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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