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25 gennaio 2019 5 25 /01 /gennaio /2019 08:00

No, non ho perso la password per entrare nel blog.

Non mi si è nemmeno rotto il computer.

Non è nemmeno colpa del lavoro, della vita frenetica, del tempo che è sempre poco e va spartito tra cose più importanti e bla bla.

La verità è una sola, semplice e banale: NON AVEVO VOGLIA.

Non di scrivere, sia chiaro.

Di condividere un’idea, una storia, un pensiero anche fosse solo tra i 5 amanti dell’orrido che leggono queste paginette o tra gli annoiati contatti dei miei social. Di vedere l’effetto delle mie parole su qualcuno che non conosco, la voglia di condividerle, di spararle nel mondo.

Forse perché, all’onor del vero, già c’è chi ne spara a sufficienza e senza ritegno.

Forse perché non sono sufficientemente glamour o influencer.

O forse solo perché non ho voglia.

La voglia, sì.

Quella che ti fa mettere davanti ad una tastiera e sbatter tasti per scrivere lettere una dopo l’altra.

La voglia.

 

Mi sarà tornata?

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28 luglio 2017 5 28 /07 /luglio /2017 14:00

Emma è sempre stata malaticcia. O meglio, ha sempre sofferto di febbri improvvise e molto molto alte, ma il suo aspetto non è mai stato quello classico dalla bambina cagionevole. 
Anzi.
Schiere di dottori a cui ho donato l'equivalente monetario di una vacanza alle Maldive mi hanno trattato come la peggiore delle mammine pancine cuccioline, dandomi della paranoica isterica perché "Ma signora, non la vede? E' il ritratto della salute!"
E va bene, grazie, sarà anche 17 chili per 105 centimetri di altezza e 700 metri di lingua, ma l'esaurimento nervoso mi viene perché ogni venti giorni le si piazza addosso una febbre da cavallo che non se ne vuole andare, mica perché sono matta io!

E poi.
"Sarà la socializzazione!" Ma va all'asilo nido da quando ha sette mesi, cazzo. Non si immunizza mai?
"Ma quest'anno è tremenda, signora mia!" Sì, certo, son tre anni che c'è un'invasione di virus, presto saremo tutti zombie.

Poi, il mio pediatra SantoSubito (della ASl, lo voglio precisare) si è fatto venire un dubbio. 
- Signora, ma sarà pfapa?
- Che??????
- PFAPA! Ma lei non ci va in internet?
- Sì, ma non a fare le diagnosi, che mi monta l'ansia!

E insomma, dopo un bel prelievo di sangue (ricordate? Sì, proprio quello) ci siamo aggiudicati la sindrome più cool del web: la Pfapa.
Cos'è?
E' una sindrome che colpisce i bambini, la cui caratteristica principale è una febbre alta che si verifica periodicamente ad intervalli di 3-8 settimane. Ad oggi non sono ancora state chiarite le cause alla base della sindrome; l’ipotesi più accreditata è che la PFAPA rappresenti un disturbo dei meccanismi di controllo dell’infiammazione: l'organismo crede di dover affrontare una grossa infezione, ma si sbaglia.
I sintomi sono vari e a parte la febbre sopra i 39° non è detto che si verifichino tutti; Emma ad esempio ha la febbre alta, una leggere infiammazione alla gola, i linfonodi del collo ingrossati e stop. Ma la febbre può durare anche 4 o 5 giorni.
Come si ferma? Nurofen, Tachipirina, esorcismi, preghiere tibetane e tisane ayurvediche sono inutili. Ci vuole il cortisone. Una singola dose, almeno per Emma, ed è come spingere il tasto “reset” del PC. Comodo, no? No, perché in alcuni bambini avvicina gli attacchi e quindi bisogna sopportare a volte ed spettare che semplicemente passi.
E in genere con l’età scompare. O, nei casi più insistenti, occorre togliere le tonsille.

 

E’ pericolosa? No, per fortuna no.
Una volta (sì, è sempre esistita, anche se ha un nome solo dal 1987) si chiamavano “febbri di crescita” e le nostre nonne le trattavano con un scrollatina di spalle.

 

Lo saprò fare pure io?
 

 



 

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26 luglio 2017 3 26 /07 /luglio /2017 14:00

Stamattina, come tutte le mattine, ho tirato giù Emma dal letto e lei, come sempre, ha reagito con la simpatia e l'allegria devastante che hanno le formiche quando viene buttato giù a calci il loro formicaio da un bambino riottoso.

Le tolgo il pigiama e la piazzo sul water mentre ha ancora gli occhi chiusi. 
Mi giro, raccolgo il pigiama, mi giro di nuovo, mi rigiro di scatto. 
Oh, la gnocca arriva quasi a toccare il pavimento con i piedi, mentre se ne sta seduta lì, sopra al riduttore. Ma quando è diventata così lunga, esattamente?
- Mamma, guarda!!!!
Scende, va verso il lavandino e alza il miscelatore. 
- Ci arrivo da sola!
Ok, è il lavandino più basso della casa.
Ok, è tutto a posto.
Ma io dov'ero mentre lei cresceva così???
Una voce mefistofelica dentro di me sogghigna e mi sussurra all'orecchio "Al lavoro, madre snaturata! Ecco dov'eri!!"
Maledetto subconscio mammolo, ma ci stai zitto?
"Buahahahhahah!"
Ma ti impicci delle mammine pancine e mi lasci in pace?

- Mamma?
- Dimmi, amore.
- Ora ho quattro anni, vero?
- No, Emma. Ne hai quasi tre e mezzo, non quattro. Per il tuo compleanno ci manca ancora: deve venire il freddo, poi Natale e poi...
- No.
- Come no, certo che è così.
- No. No. Vedi? Arrivo al lavandino, sono grande. 
- Sei cresciuta, certo, ma in altezza.
- ...
- Ti vuoi misurare?

Andiamo al metro a forma di tigre appeso in camera e ci misuriamo.
- Wow, sei 106 cm!!!
- Te lo avevo detto che in altezza ho quattro anni.

Sì, ma solo in altezza, però...
 

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14 giugno 2017 3 14 /06 /giugno /2017 14:30

Arriva per tutti, un giorno o l'altro.
La prima volta fa paura, specie perché si è piccoli, ma molti continuano ad esserne terrorizzati anche da grandi.
Ed è toccato anche ad Emma, come a molti della sua età, prima e dopo di lei.

E' il primo prelievo di sangue.
PANICO.

Soprattutto per i genitori, visto che la gnocca si è recata con me (brutta madre) al centro analisi con la stessa consapevolezza dell'agnellino che non conosce le festività pasquali. Pensava di fare un tampone alla gola ed era tranquilla, l'ingenua.
Il tampone è una cosa che mi spaventa da morire, tanto per essere chiari. Mi devono tenere ferma tre infermiere nerborute, sempre concesso che mi presenti all'appuntamento.
Ma a lei no, lei va serena. Sempre che poi arrivi il dottore che le regala due caramelle gommose.
Ma questa è una storia diversa.

Appena arrivata, però, ha subito intuito la portata dell'avvenimento e si è irrigidita. Ma non scomposta, attenzione; si è seduta in braccio a me, ha tirato su col naso e allungato obbediente il braccio. 
Due lacrimoni le hanno solcato il viso mentre il sangue riempiva le provette, ma non u gemito è uscito dalla sua boccuccia da treenne. 
Per premio le infermiere, che mai avevano visto tanto coraggio in una bimba così piccola, l'hanno invasa di caramelle gommose che lei sdegnosamente ha accettato.

In macchina, muta.
"Emma, tutto bene?"
"Mamma"
"Dimmi, amore mio".
"Mamma, che cosa mi hai fatto?"
E la diga si è rotta. Ha iniziato a singhiozzare e piangere disperata, finché non l'ho consegnata tra le braccia di mio padre che l'aspettava a casa.
"Nonno, la mamma mi ha fatto uscire una cosa rossa dal braccio, ho avuto paura"
"Amore, è passato. Stai tranquilla."
"Puoi dare due sculacciate alla mamma? Così mi passa prima"

Brutta madre...

 

 

 

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7 aprile 2017 5 07 /04 /aprile /2017 14:00

Da quanto non scrivevo?
Un giorno, un mese, un anno?
Non saprei, dovrei controllare.
Sì, ho subito un piccolo intervento (settoturbinoplastica riduttiva, per essere precisi) e sebbene questa e le sue cause siano uno dei motivi per cui non ho più scritto, sarei sciocca se gliene attribuissi tutta la colpa.
Sì, certo, stare sempre male e non dormire mai non aiuta lo sviluppo emotivo né la voglia di condividere qualcosa con gli altri.
Ora, ad intervento fatto, nonostante sia ancora in convalescenza, già sto molto meglio nonostante i punti nel naso.
Che devono cadere da soli.
Carini. 

E poi il lavoro, che è sempre impegnativo.
Sì, certo, il lavoro. 
Anche.
Il fatto che mia figlia sta male ogni quindici giorni, poi, ce lo vogliamo mettere?
Sì, certo.

Eppure scrivere è sempre stata la mia scappatoia, la mia porta verso un mondo solo mio. E allora? Allora niente, mi è mancato il fiato, la voglia, il coraggio, il sentimento forse.
Ma mi manca.
Mi serve.
Ed eccomi qui, di nuovo.

Resterò?
Smetterò di essere discontinua?
Vi annoierò? Mi leggerete?

Vedremo...

 

 

 

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1 settembre 2016 4 01 /09 /settembre /2016 08:00

Ci sono, eh, sono viva e non mi è nemmeno successo niente di particolarmente grave.
Lo giuro.
E' solo che la mia testa si era riempita troppo, all'inverosimile oserei dire. Così piena di preoccupazioni, ansie, sciocchezze assortite ancora riuscire a scrivere ma nemmeno a pensare, figuriamoci  a scrivere.

Eppure scrivere mi è sempre stato di grande aiuto, un'esigenza primaria quasi come respirare. Ma questa volta no.
È stato come se tutti i miei pensieri si attorcigliassero insieme in un grande vortice, come se l'elenco di cose da fare fosse troppo lungo per essere sbrigato con tempistiche umane.

Forse era solo bisogno di silenzio, di una via di fuga, di smetttere di sentirsi pateticamente il centro del mondo e di disinnescare la mia violenta mania del controllo. Bisogno di staccare, di buttare via i neuroni, consumati da un lavoro che amo ma che tende a succhiarti l'anima se ci si butta troppo nelle storie degli altri.

O forse era solo un grande ed imprescindibile bisogno di ferie.

Ed eccole qua queste ferie, alla fine sono arrivate insieme al Ferragosto.
Peccato che nel mio seppur breve periodo di ferie sia accaduto tutto quello che poteva accadere ed anche molto di più.
 
Nell'ordine:

- Mi si è rotta la macchinetta del caffè. e voi direte: Vabbè. Ma chi ci vive senza caffè? L'Amoremio NO. 

- Mia figlia è stata punta tre volte in faccia da un tafano, insetto immondo che non sapevo potesse portare qualsiasi genere di infezione batterica. Ed infatti così è stato, è la gnocca si è gonfiata come un pupazzo, tra la disperazione il panico dei suoi genitori. Per fortuna il nostro santissimo pediatra, uomo da amare e idolatrare nonchè santo subito, ha capito immediatamente di che cosa si stesse parlando e le ha rifilato antibiotico e cortisone per bocca prima che l'infezione potesse passare il sangue. Ora che è tutto risolto mi viene quasi da ridere, però nel momento…. Certo è che per noi non sono esistiti nei mare, nel lago o piscina, vista la paura delle cicatrici. Tutto molto bello.

- Il bagno ha deciso che era il momento di entrare in sciopero e collassare. Si sono rotti insieme la doccia, il lavandino e la caldaia. Il water, invece, funziona. Almeno.

- Altro? Ora non saprei. Ma se frugo nella memoria, qualcosina lo scovo.

Un disastro quindi? No, non direi.

In queste vacanze ho scoperto quanto sto bene con la mia famiglia, quanto Emma e l'Amoremio siano fantastici e quanto ami vederli ridere e giocare insieme.
Ho riscoperto il piacere di leggere un libro divertente, il piacere di ridere e di conoscere gente. Ho riscoperto il piacere di girare in pantaloni corti, anche se mi sento uno scaldabagno coi capelli e chissenefrega.
Non mi sono abbronzata, ma mi sono comunque riposata.
 

Ho riscoperto il piacere delle piccole cose, quella sottile gioia di guardare la gnocca a dormire, con il viso finalmente sgonfio e con le guance rotte tirate su in quella espressione serena ed indifesa che assume quando riposa.

Non so quanto durerà, ma mi sono ricaricata.

Comunque, se vorrete, eccomi qui.

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30 giugno 2016 4 30 /06 /giugno /2016 19:00

Odio i ragni, è risaputo.
Il perché dell’odio in questione, invece, non lo saprei dire.
Schifo? Può essere.
Paura. Anche.
Orrore atavico? Forse.

Fuori dal portone di casa mia c’è una pianta di gerani.
E’ una pianta grande, sopravvissuta a tanti inverni. Da un mese circa ha stabilito lì il suo domicilio un ragno mediamente grande, del genere tale da scatenare in me il massimo ribrezzo possibile.
Marrone, oblungo, con simpatiche striature sul corpo marrone e le sue otto zampette sempre in movimento. Stavo per decretarne la fine quando l’occhio mi è caduto sulla sua abitazione, abilmente costruita dalle sue orride otto zampe. Non una ragnatela comune, ma un’opera d’ingegno. Una specie di tubo, perfettamente costruito e proporzionato, una costruzione architettonica bellissima e letale per gli innumerevoli insetti che attratti dalla bellezza dei fiori rimangono intrappolati. Gocce di rugiada la decoravano come gioielli e non me la sono sentita: ho soprasseduto e sono entrata in casa.

E così la sera dopo, e la sera successiva ancora.

Ormai tornare e vedere se l’orrida creatura c’è ancora è un appuntamento fisso delle mie serate, quasi potessi battrgi cinque e congratularmi per la giornata appena trascorsa. 
Durante un temporale mi sono anche preoccupata: sopravviverà?

Ok, ultimamente non sto molto in forma, la mia salute mentale evidentemente vacilla per affezionarmi ad una creatura così orrenda e che mi genera tanto disgusto. Forse dovrei uscire di più, eh.

Però pensavo che in fondo i ragni sono creature orribili e bellissime insieme, capaci di costruire opere magnifiche e fragilissime che però sono il viatico per una morte orrenda.

Creature bellissime ed orrende proprio come lo sono tutti gli esseri umani.

Forse la mia paura, allora, arriva da lì...

 

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11 maggio 2016 3 11 /05 /maggio /2016 08:00

Lavoro vicino ad un nuovo ed abbastanza grande centro commerciale, dotato di sushi e supermercato e per questo da me abbastanza frequentato in pausa pranzo.

Entrando nel supermercato per fare la spesa, oggi non ho potuto non notare un bambino, di poco più piccolo di Emma, seduto nel carrello e intento a piangere con la disperazione e la metodicità tipica di chi è disperato in un modo così grave da oltrepassare il punto di non ritorno. Tipo Emma quando le comunico che è finita la cioccolata, per dire.

Ok, non mi dà fastidio” penso tra me e me. I bambini si sa, fanno casino, ma non danno (quasi) mai davvero fastidio.

Solo che la sirena che è allocata nella bocca della creatura ha deciso di non spegnersi né dopo 5, né dopo 10 minuti. Nemmeno dopo 15. I genitori, entrambi presenti, tranquilli fanno la spesa come fossero alieni. O sordi. Forse sordi ci sono diventati, ora che ci penso. 
E nonostante il supermercato sia molto grande, rieccheggia delle urla disperate del bambino, inconsolabili ed altissime.

Passa il tempo e lui continua a piangere, livido in volto, senza che uno dei due genitori se ne avveda o prenda provvedimenti., 

Mentre inizio a credere di assere vittima di una candid camera anni '80, mi ritrovo ad avere una crisi d'ansia. Che farà Emma? Starà bene? Oddio, non ce la faccio più a sentirlo piangere... Ma come faranno i suoi genitori a rimanere così distaccati?

Persa nel mio mare d'ansia e tachicardia arrivo alla cassa, dove il solito ciarlare dei clienti è ridotto al silenzio. Sopra di esso, lui che piange disperato e acuto. 
"Oddio" esordisce un uomo in fila davanti a me "non mi ricordo manco quello che dovevo comprare... questo pianto dirotto mi sta uccidendo i nervi!"
"Pure io. Mi sto sentendo male. Ora vado lì e lo prendo in braccio io." propone una ragazza.
"E' che a quest'ora i bambini devono dormire, non andare in giro" redarguisce una anziana signora.
"Già, le esigenze dei piccoli prima di tutti!"
Tutti annuiscono, ma questa nostra mutua intesa col pargolo non arriva a confortarlo, visto che il pianto è sempre più forte. 

Pago e me ne vado mentre il pianto rieccheggia ancora tra gli alti soffitti del centro commerciale. Me ne vado chiedendomi dove finisca la necessità di imporre l'educazione e cominci il menefreghismo verso gli altri.

Intanto, grazie mille per la boccata d'ansia.

 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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