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22 dicembre 2016 4 22 /12 /dicembre /2016 15:00

Pescara, Piazza della Rinascita (aka piazza Salotto per gli autoctoni).
Casetta di Babbo Natale.
- Emma, amore, guarda c'è Babbo Natale!
Questa mia esternazione di gioia causa nella piccola sociopatica che alberga in mia figlia le seguenti reazioni a catena:
1. Timidezza improvvisa
2. Fissaggio alle gambe del padre stile colla al silicone
3. Espressione del Grinch stampata in faccia
4. Rifiuto allo spostamento ancorché coatto

Io, che sono una brutta madre, cerco di evitare il trauma infantile: - Guarda che se fai così non ti porta nulla!
Ma niente, nulla la smuove. 
Interviene una graziosa figurante, impropriamente vestita da Elsa di Frozen. Diciamo che da elfo sarebbe stato più corretto, ma vabbè, accontentiamoci. La ragazza, c'è da dirlo, ha sprezzo del pericolo e si avvicina alla gnocca sicura dell'ascendente che il proprio travestimento in genere le dona tra i nani. Non avrebbe certo mai potuto immaginare che mia figlia snobba pizzi e lustrini da principessa per gettarsi senza remore nel mondo del Gruffalo e del Topo Tremendo.

- Ciao bella bimba, ci vieni con me da Babbo Natale?
- NO.
- Ma mi riconosci, lo sai chi sono?
- NO.
- Ma come no! Sono E...
Sopracciglio alzato.
- Sono El...
Mento incassato.
- Ma sono Elsa, la principessa di Frozen!
- NO, NO e NO!
- ...
- ...
- Vuoi una caramella al limone?
- SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
(Ma in braccio a Babbo Natale manco se muori)

E Buon Natale dalla gnocca. 




 

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7 dicembre 2016 3 07 /12 /dicembre /2016 14:00

Conversazioni in macchina, la mattina, andando all'asilo.
- Mamma, lo sai? Io voglio un fratello.
- Coff, coff.. ehm, aehm... Come????
- Un fratello, mamma!
- Ma hai già una sorellina grande, amore! Non ti serve anche un fr...
- Ma io voglio!!!
Mi passa la vita davanti. E ora come la sbrigo? Mannaggia a me che l'ho portata a trovare il figlio appena nato del mio collega. Ecco che succede poi, si mettono delle strane idee in testa.
O no?
- Senti gnocca mia, ma come lo vuoi questo fratello: grande o piccolo?
- MA MAMMA!!!!! Lo voglio GRANDE, che dici? 
- No piccolo?
- No, mamma! Piccolo no serve a niente!
- Ecco.
- Grande bello! Gioca, sa scrivere, legge, tutto!
- Ma non si può prendere un fratello già grande, Emma. Dove lo trovo?
- Al supermercato no c'è? 

 

Eh no.
 

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18 novembre 2016 5 18 /11 /novembre /2016 14:00

Quel che è successo negli ultimi mesi nel Centro Italia non vale nemmeno la pena di raccontarlo. La serie di terremoti che si è abbattuta è stata così catastrofica, destabilizzante e ribattuta dai media da non meritare nemmeno menzione ulteriore.

La terra ha ballato e continua a ballare a due passi da casa, e anche se qui da noi sulle rive del Trasimeno s'è mosso il lampadario e poco più la paura resta tanta tra la gente.
E non è che la stupidaggine di chi non lo vive aiuti: vogliamo parlare del Campionato Nazionale di ginnastica ritmica spostato da Perugia a Forlì per il terremoto?
Perugia non è una città terremotata.
Chiaro? 

Lo so che io, con la mia razionalità anche esasperata, sto antipatica.
Perchè io non ho paura.
Non me ne vanto, affatto, ma chi si terrorizza e dorme in macchina fuori dalle zone veramente terremotate mi fa molto ridere. Ma molto, eh. E lo so che non si dovrebbe ridere delle paure e delle ansie altrui, ma cazzo. Sì, cazzo, ma dico: le avete viste le immagini in televisione?
Sì, la terra a tremato anche a casa vostra, come si dice a Perugia ha dato un sdringolata ai lampadari del salotto, ma basta. A casa vostra non è successo nulla. Pure io mi sono agitata, però poi basta.
Sì, certo, può succedere. 
Ma anche ieri avrebe potuto.
O tra due mesi.
O tra un anno.
Senza considerare poi il meteorite che potrebbe colpire la Terra. Mica farete affidamento su Bruce Willis, vero? L'avete visto, sì, come s'è ridotto nelle pubblicità della Vodafone?

E ancora.
Hanno sfollato la gente da Norcia e dai paesini montani limitrofi. Duecentoventi o poco più sono nel mio comune, alloggiati negli alberghi ormai vuoti per il fine stagione. 
Son tutti vecchiarelli, più o meno, ma ci sono anche tante famiglie ed un bambino di due mesi. E' gente che ha perso la casa o che comunque non sa bene cosa è successo. O potrebbe succedere. Il mio impagabile Comune (e lo dico senza ironia) ha predisposto tutto al meglio, comprese le scuole epr i bambini con relativo autobus che li passa a prendere nelle strutture in cui sono allocati. 
La gente del mio paesello, ancora sconvolta emotivametnte dal terremoto, si è fatta in quattro per dare una mano agli sfollati in ogni modo, come nelle più belle utopie.
Bello, vero? No, non così tanto. Perché, per esempio, gli sfollati non è che siano superfelici delle attenzioni loro rivolte, visto che hanno avuto un periodo di cacca e magari (dico magari) vorrebbero solo tornare a casa. Gente magari semplice, non abituata a dover prendere la carità, che si imbarazza e diventa burbera.
Molti hanno perso tutto, altri molto ed in ogni caso hanno vissuto un grosso trauma. E di fronte al no inizia a serpeggiare il malumore. Sempre a mezzabocca, perché non si può dire.

E poi.
Mi viene da pensare che questa sconvolgente affezione sia dovuta al trauma condiviso, seppur in lieve forma non paraganabile (torno a dirlo: NO ALLARMISMO). Se al mio paese fossero giunte 200  persone profughe in fuga dalla guerra sarebbe stato lo stesso?
Ci sarebbe stata questa corsa all'accoglienza?
Ci sarebe stata questa brama di farsi un po' più in là per fare posto a chi ha perso tutto?
E' una questione di pelle o più semplicemente di emozioni condivise?
Il terremoto, in fondo, è qui. Le bombe, invece, solo in televisione e lontane chilometri e chilometri. 

Poi vedo la faccia di merda di Salvini in visita agli sfollati a trecento metri da casa mia e mi rispondo da sola.

Ecco, riassumendo a me la tremarella per il futuro non la fa venire il terremoto, ma la gente. La gente sì che mi fa davvero paura; quella che sembra comune, buona, pacifica, ma che poi si fa fotografare mentre stringe la mano di Salvini perché prima gli italiani, prima quelli come noi.
Ma prima di che? Prima di chi? 
Ma poi, che senso ha?

Forse le bombe (quelle vere) ce le meritiamo davvero. 

 


 

 


 

 

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4 novembre 2016 5 04 /11 /novembre /2016 08:00

- Mamma, io elfo
- Come?
Che dolce, la gnocca. Non sa dire forchetta, ma elfo sì.
- TA-DAAAN! Io pessa delle fate!!! Guarda, volo!!!!!!

La nuova simpatica mania di mia figlia si chiama "Il piccolo regno di Ben & Holly", ormai datato cartone animato britannico figlio dei creatori di Peppa Pig, ormai relegato a fare da tappabuchi nel palinsesto televisivo e scoperto da Emma tramite youtube. 
Il cartone in questione, che tuttavia non ha sostituito la Pimpa nel cuore di Emma, si incentra sulle avventure di un piccolo regno popolato di elfi e fate, rigidamente divisi in classi sociali ben distinte.  e fate, infatti, poco fanno se non attraverso la magia mentre tutte le attività manuali sono delegati agli elfi che, da par loro, odiano tutto ciò che è magico. Peggio che in India, insomma. 

In mezzo due amici del cuore: Ben e Holly, rispettivamente un elfo e la principessa delle fate. A fare da corollario alle loro storie tanti strampalati personaggi, tanta ironia ed un sottotesto per adulti che fa sorridere anche i grandi.

Come se non bastassero le storie animate, Emma non può far a meno di inserire le avventure del piccoletti anche tra le favole della buonanotte. Ormai so a memoria le storie del libro, che non può mancare MAI tra le favole della buonanotte, nemmeno in trasferta dai nonni.

Volete farvi mancare anche solo per una sera "I volpacchiotti" oppure "Re Cardo non sta bene"? Siete matti? 

Ma il vero problema non è nemmeno questo. E' l'ossessione per Gastone la coccinella e per tutti i suoi parenti. Povere bestie. Avete mai dato n mano ad una bambina di nemmeno tre anni una coccinella? No? Bene, quello che otterrete è polpetta di coccinella.
Senza rancore, eh?
- Perché non si muove più?
- Dome, Emma, dorme.

Non c'è coccinella che sfugga al controllo a tappeto del manto erboso della piccola volenterosa ricercatrice, nemmeno in autunno. anzi, soprattutto in autunno, quando le coccinelle supestiti sono un po' rintontite dal freddo e si lasciano cogliere impreparate. Derelitte e tapine.
Violenza su animali.

Ha piccole ali, e puoi montargli in sella
E' Gastone la coccinella!

Glielo spiegate voi che se butta la coccinella dalla terrazza al settimo piano della nonna Anna non la sta rimandando dalla mamma né tantomeno dalla principessa Holly?

Così, solo per non essere partecipi di una strage...

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31 ottobre 2016 1 31 /10 /ottobre /2016 08:00

Io, la Gnocca e l'Amoremio a passeggio nella città di mare dei nonni un sabato pomeriggio.
Arriviamo all'ingresso di un supermercato e, come capita sempre più spesso, Emma deve sviscerare tutte le cose che le capitano a tiro, anche quelle che ha già visto ed affrontato mille volte.
Oggi tocca alla mitica porta automatica del supermercato, che è stata sempre lì, ma oggi di più.

E tocca al suo genitore maschio, soprattutto.
- Papa, ottè apre da sola porta?
- Emma, vedi laggiù? C'è un sensore che quando ti avvicini fa aprire la porta.
- ...
- Vedi lì? Quel sensore? Quando un elemento di una altezza almeno uguale a lui si avvicina, parte un meccanismo che fa aprire le porte e poi richiuderle.
- Papa, ottè?
- Te l'ho detto, perché c'è un sensore che...
- ...
- ...
- Ottè?
- ...
Io: "Emma, sono le fate. Con la magia."
- Ah, certo! Papa, 'pito? Fate!
- Capito papa?
- Non è divertente.
- Invece sì.

 

Basta essere chiari, no?

 

 

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28 ottobre 2016 5 28 /10 /ottobre /2016 14:00

Lago Trasimeno, 26 ottobre 2016.
Interno sera. 
Ore 23:00.

- Guarda, queste sono le cose da fare in caso di terremoto. Non fare le scale, mettersi sotto i tavoli e lontani dai mobili.
- Ah ah.
- Mettersi sotto un arco portante, un architrave ad esempio.
- Uh uh.
- E bisognerebbe predisporre una cassetta di pronto soccorso, che ne dici.
- Guarda che quella ipocondriaca in famiglia sono io, non tu.
- Potremmo metterla fuori, così in caso di...
- Amoremio, in caso di cosa? Non facciamoci prendere la mano, via, ché noi il terremoto non l'abbiamo manco sentito.
- Che vuol dire? I tuoi lo hanno sentito, eccome.
- Sì, vabbè, una scrollatina.
- Con te non ci si può parlare di quest'argomento. Tu sei quella che nel 1997 dopo il terremoto ti sei rimessa a dormire mentre tutti stavano fuori.
- E certo, c'avevo l'esame di diritto amministrativo con il Prof. Cavallo il giorno dopo! Come minimo dovevo essere riposata!
- Vedi che non ci si parla?
- Amoremio, quello razionale in genere sei tu. Ripigliati.
- Mostro.
- Dormi.
- Parli tu che hai terrore dei ragni!
- Che vuol dire? Quella è una fobia seria!

Io non sono cinica, almeno non sempre.
Sarcastica, forse.
Ad ogni modo il terremoto mi fa paura sì, ma non più dell'idea del meteorite che prima o poi colpirà la terra inclinandone l'asse e causando l'apocalisse.
Per dire.
Con questo non voglio dire che non sia molto dispiaciuta per le popolazioni colpite, anzi, ma gli allarmismi non aiutano nessuno.
Se il terremoto fa ballare un po' il vostro lampadario non è che dovete dormire in macchina tirando giù dal letto la vostra ignara prole o fare la borsa con l'indispensabile in caso di fuga.
Applichereste meglio il vostro tempo prenotando la visita di un tecnico specializzato che vi possa assicurare l'idoneità della vostra casa, se siete in ansia.

Ora scusatemi.

Vado a comprare l'insetticida.

 

 

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26 ottobre 2016 3 26 /10 /ottobre /2016 08:00

Sono tornata a leggere e questo è bello. Non sono ancora tornata al ritmo forsennato pre-gnocca, ma mi accontento.

Nel mio girovagare tra letture impegnate, gialli divertenti, letteratura più o meno di livello, mi sono trovata davanti due libri di cui si parla molto per ragioni molto diverse tra di loro.

Il primo è l'ormai celeberrimo "Io prima di te". Me lo ero ritrovato tra le mani molte volte, ma la copertina zuccherosa (non quella del film, ma questa) mi aveva allontanato. Sì, io sono una che ancora fa caso alla copertina, ai colori, all'intenzione messa nel riassumere in un'occhiata trecento pagine o poco più. E a me 'sto libro sapeva di Harmony ammuffito. Poi è uscita la notizia che la Khaleesi ne avrebbe interpretato in un film il personaggio principale e di quanto fosse entusiasta all'idea di entrare in questo personaggio e mi son detta: perchè no? E buttiamo via 'sti quattro giorni di lettura, su. In fondo venivo da tre settimane di Houellebecq, uno sciacquacervello era una necessità primaria.
E ho sbagliato.
Ho sbagliato perché l'ho letto in tre giorni.
Tre giorni in cui la brillantezza della scrittura, la purezza della narrazione, la coerenza della trama non hanno contato nulla. Tre giorni in cui mi sono innamorata della protagonista, in cui ho sperato senza crederci, in cui ho sofferto ed alla fine pianto anche, come la peggiore delle beote che scrivono sui social "ke bel libro, mi a preso il <3". 
Cara Jojo, te lo devo dire: sei una stronza. 

Non so se le tue siano capacità innate o sia solo culo, ma hai costruito un libro a cui il lettore resta appiccicato nemmeno fosse la ragnatela di Shelob. In cui il finale aleggia come una spada sospesa nel cielo già da metà libro ed il lettore lo sa che piangerà, già lo sa. E anche se questo libro ha il merito di trattare un tema tabù come l'eutanasia rendendolo accessibile anche ai militanti del family day, dall'altro è un libro costruito col chiaro intento di trasportare il lettore in una valle di lacrime.

Riuscendoci benissimo, tra l'altro.
Bastarda.

Insomma, lo sciacquacervello non aveva funzionato a dovere ed ero in cerca di qualcosa da leggere quando mi sono imbattuta nella pubblicità di un altro libro intirolato "Maestra". La quarta di copertina ne raccontava le meraviglie e l'impressionante numero di copie vendute, nonché la spiccata eroticità. Andiamo? vabbè, buttiamoci.
Le prima 100 pagine promettevano bene: piccanti, un pò surreali, tutto sommato divertenti. Poi, è iniziata la discesa. Avete visto un film di James Bond ultimamente? Uno di quelli in cui James si butta da un elicottero, prima che si sfracelli contro un palazzo, rotola sull'asfalto, si rialza e non gli si è nemmeno guastata la piega dei pantaloni, ma tutt'al più storto di 5 gradi il nodo della cravatta? Ecco, qui uguale. A questa tizia, di cui ho già rimosso il nome, succedono cose impensabili, commette crimini orrendi e niente, non se ne accorge nessuno perché è vestita Prada. O Gucci. O vattelapesca, ma non certo H&M. Alla fine ovviamente c'è l'happy end, lei la fa franca e diventa ricca, alla brutta faccia del resto del mondo. E dei lettori, che hanno iniziato a sbadigliare a pagina 130.

E quindi?

Quindi niente. Se "Io prima di te" mi aveva coinvolto troppo emotivamente senza ottenere il benefico effetto "pausa" che ogni sciacquacervello dovrebbe portare con sè, il libro della Hilton mi ha irritata. Basta davvero descrivere quattro avventure mirabolanti, tre gang bang acrobatici con avvitamento ed un pugno di vestiti alla moda per vendere milioni di copie? 

Comunque, alla fine, ho trovato un bel libro da leggere.
Un libro da compagnia, divertente e con dentro tante piccole verità dentro seminate come papaveri in un campo di grano.

L'ho trovato per caso, in mezzo al mucchio, e quando l'ho visto mi son ricordata di una amica che lo aveva consigliato un po' di tempo fa.
Un libro piccolo, originale, curioso ed umano. 

"La lettrice scomparsa" è un libro per cui ama i libri, per chi ne ha cura e ne è anche un po' ossessionato. un libro per chi deve ricominciare ad amare se stesso e le persone.

Forse basta cercare.
Forse è solo una regola matematica.

Forse, come diceva il mio professore delle medie, "Basta leggere".

E io sono tornata. Spero.


 

 

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19 ottobre 2016 3 19 /10 /ottobre /2016 08:00

Io ed Emma, in macchina.
- Mamma, guarda: la luuuuuuuna!!!
- Sì, hai visto?
- Quanto bella, mamma! Tutta bianca!!! Sai, mamma, manca pezzo!
- Eh, sì. Ne manca un pezzettino. Lo sai tu perché?
- Certo, mamma. 
- Dimmi, allora. Perché?
- Perchè gigante aveva fame e allora preso luna come una mela e l'ha mangiata un pezzo.
- ...
- Sai, mamma, gigante graaaande. Tanta faaame! Ma luna no buona come mela. Solo bella.

- Domani però ce ne sarà un pezzetto in più.
- Certo, mamma, certo.  Perché gigante gomita.

Certo, mamma, certo.

Piccoli inventori di storie, crescono. 

 

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17 ottobre 2016 1 17 /10 /ottobre /2016 08:00

E così è passato il primo mese si scuola materna, anzi dell'infanzia. 
Siamo moderni, via.

Emma, anticipataria e abitudinaria, si è adattata quasi subio alla nuova realtà, creando la sua routine e scoprendo un mondo che la affascina e la diverte ogni giono di più.

La scuola dell'infanzia comunale che frequenta Emma è un vero gioiello.
Non solo è incastonata tra le colline che guardano al lago, non solo è nello stesso stabile di un'ottima scuola elementare, ma è anche composta da una sola classe fatta di 19 bambini dai 3 ai 5 anni.
Sì, nel 2016. Sì, in Italia. 
Diciannove bambini, di cui tre anticipatari. 
Due maestre.
Alfredo il bidello.

Ed uno spazio enorme per giocare, imparare, socializzare. Tantissimi giorchi, mille libri, due maestre sorridenti e competenti. Lo spazio esterno? Certo che c'è, pieno di giochi e di didattica.
Sembra uno spot pubblicitario, vero?
Eppure è la realtà, la fregatura non c'è. E' solo la fortuna di vivere in un piccolo comune, dove le istituzioni sono ancora vicine alla gente, dove la vita è ancora a misura di bambino e coesistere in armonia è ancora possibile. 
Pensate, sulla chat di whatsapp della scuola non si litiga nemmeno.
Un paradiso in Terra.

Almeno fino alla prima riunione dei genitori.

 


 

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14 ottobre 2016 5 14 /10 /ottobre /2016 08:00

E' un po' che non scrivo e questo non mi piace.
Non mi piace perchè, in genere, se non scrivo è solo perché sono sopraffatta, perché vivo a mille chilometri all'ora, perché non ho tempo nemmeno di andare  a comprare un paio di ciabatte per l'inverno, ché il freddo è arrivato prima quest'anno e su quelle vecchie mi ci aveva vomitato la gnocca in primavera.
Bleurgh.

Lavoro, casa (che chiede pietà o una veloce eutanasia), famiglia, casini assortiti, corri corri.

Ma trovare il tempo per me, per acconciarmi in maniera presentabile e non spaventare il postino, è un dovere irrinunciabile. Pure sociale, se vogliamo.
Non dico di arrivare ad avere il tempo di truccarmi tutte le mattine, non pretendo così tanto. 
Mi basta un piccolo spazio per scrivere.
Per me.

Lo spazio si sa, non lo regala nessuno, così come il tempo.

Così dovrò imparare a prendermelo.
Per vivere meglio.
Perchè me lo merito.


Ma soprattutto perché non posso permettermi un analista.

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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