Primavera. Parco in riva al lago. Certo, con l’invasione dei turisti tocca litigare per parcheggiare, ma è bello vedere il paesello pieno di gente. Botta di fortuna. Accostiamo per lasciar passare uno che esce. Accanto a noi su un mega Suv superaccessoriato che costa sei volte il mio catorcio salgono sul sedile di dietro tre bambine piene di pizzi e fiocchi, dall'età approssimativa di otto, sei e quattro anni. Tutte e tre evidentemente SENZA seggiolino. Emma, che ha il finestrino abbassato, dal seggiolino su cui è seduta strilla forte indicandole:”Mamma guarda!!!! Non hanno il seggiolino!! Chiama la polizia!! Guarda!!” Non si calma più, strilla e indica vistosamente l’auto. I passanti si girano, ridono. "Mamma, guarda!!!! GUARDALI!!" La signora che guida (La madre? La zia? La tata? Una ladra di bambini?) e che ha sentito tutto mi guarda fissa e torva. Mi sale la carogna. Velenosa. “Signora, lo capisce mia figlia di quattro anni, veda lei!!” Chiude il finestrino e se ne va sgommando contromano, piccata nell’orgoglio.
“Mamma, perché non avevano il seggiolino? La loro mamma non gli vuole bene?” “Emma, amore, i grandi qualche volta sono peggio dei piccoli, non si rendono conto...” “Mamma, dovevi chiamare la polizia” “Hai ragione, la prossima volta lo facciamo” “Ci parlo io, tranquilla”
Chiacchiere in macchina per andare al lavoro, io e l’Amoremio. Si sa che quando nasce un figlio il tempo per la coppia si restringe, ma noi sfruttiamo tutti gli spazi.
“Allora, ieri sera non mi hai detto poi se ti è piaciuto il finale di Star Trek Discovery”
“Sì, abbastanza. Un po’ lassa la trama, ma in fondo Qo’nos non lo potevano far esplodere per colpa del continuity, quindi… però boh, deboluccio. Potevano inventarsi qualche altro coup de théâtre.” “Oh, Silvia, però! Non ti sta mai bene nulla. A me è piaciuto, ecco. E parecchio.”
“A te piace Star Trek a prescindere, pure se girano un’intera puntata sulle abitudini alimentari degli Andoriani! Non sei obiettivo! Sei arrivato persino a digerire gli ultimi film mainstream di J.J. Abrams!" “E’ vero, c’hai ragione. Però non è stato male, no?” "Diciamo che da dopo Natale mi ha preso bene, è stato interessante. Non lo metto ancora tra i preferiti 2018, però."
… … “Sai che pensavo?” “Dimmi.” “I nostri figli non vedranno mai la creazione di colonie su altri pianeti, lo sai?” “Amoremio, credo di averne preso coscienza all’incirca a 12 anni, tu no? Vabbè la fantascienza, però…” “E’ che quando ero piccolo io c’era la NASA, il programma spaziale, lo Space Shuttle! E si sognava, sì. Oggi che sogni possono fare questi bambini?” “Hai ragione, ma se la mettiamo così allora a me spiace molto di più che non esista davvero la Federazione dei Pianeti Uniti e tutti i suoi principi. Il mondo di oggi ne avrebbe davvero un bisogno disperato, anche senza altre civiltà intorno. Ci facciamo talmente tanto del male tra di noi, che una visione utopistica come quella è meno realizzabile di una colonia mineraria su Marte." "In effetti" "Però..." "Cosa?" "E no, niente. Pensavo che potrebbe venire una civiltà aliena e colonizzarci, almeno per un po'. Magari ci fa bene, ci insegnano qualcosa, ci evolviamo." "O ci massacrano e annientano, magari" "Come in quella brutta serie con Noah Wyle. Come si chiamava?" "Falling Skies" "Ah, già. Per fortuna ci siamo fermati alla seconda stagione" "Meglio Star Trek." "Sempre"
Ipermercato all’interno di un grande centro commerciale.
Sabato pomeriggio.
Bolgia.
Accanto a me, Emma vestita da Rapunzel.
Siamo venuti qui solo ed esclusivamente perché le scuole dell’infanzia della provincia hanno fatto un concorso e la nostra ha ricevuto un attestato e del materiale didattico.
Siamo entrati nell’ipermercato perché i nostri nuovi gattini, Sibilla e Serafino, ci hanno fatto fuori la luce di cortesia del corridoio scambiandola non si sa come per una pallina rimbalzina e di andare da un’altra parto con questo freddo proprio non mi va.
“Prendiamo anche i wurstel per papà?” “Ma è a dieta, Emma.” “Dai! E’ rimasto a casa!” Beato lui, aggiungerei volentieri, ché in mezzo a sto casino sclero io figurarsi lui. “Va bene” “E il sushi? Per l’aperitivo!” Mia figlia a quattro anni ed è già viziosa. Vabbè.
Ed eccoci qui alla cassa veloce, quella massimo dieci oggetti, con una scatola di sushi, una confezione di wurstel e la luce di cortesia.
La spesa intelligente. Le altre casse brulicano come formicai.
Davanti a me in fila una ragazza con lo chador e un vecchino senza cappello, ma col carrello pieno. Oggi si ride.
La ragazza passa, paga, sta imbustando la sua spesa ed il vecchino esplode.
“Come sarebbe adì che non posso pagare qui?” La commessa, dai grandi occhi blu e dall’aspetto di una liceale, con un fil di voce e molta educazione gli dice: “Mi spiace, deve fare una delle altre file. Qui è massimo dieci oggetti e lei ne ha molti di più”
“Eh, ma ‘ta quella tlì col fazzoletto l’ha fatta pagà!” “La signora aveva otto oggetti e poi non la riguarda” “Eh! Ce vengono ‘n casa e ce mangnono in testa! Ma ariveranno ‘ste elezioni! Poi vedete!!! Finisce 'sta festa!” Ok, ragazzina: tranquilla: ci penso io. Ora basta. Prendo in braccio Emma, sorpasso a sinistra il carrello del vecchiaccio, metto i mie tre oggetti sul nastro, depongo mia figlia (sempre vestita da Rapunzel con tanto di corona) e mi giro verso di lui serena: “Senta, la cassiera è troppo educata per dirglielo e allora glielo dico io in un modo a lei comprensibile: HA ROTTO I COGLIONI. Lo capisce? Sta importunando me, tutti quelli in fila dietro, la cassiera e la signora che ha pagato prima di lei. Questa è una fila veloce per chi ha pochi oggetti e lei non ce l’ha. Se non si toglie chiamo la sicurezza e poi vediamo chi ha ragione.”
Cinque minuti di applausi, grazie.
Mi giro, lui indietreggia col carrello pestando i piedi con le ruote a quella dietro che protesta, andandosene poi inneggiando al ritorno del rigore e della serietà, e vaffanculo ‘sti marocchini e 'sti comunisti che li difendono.
“Grazie” mormora la cassiera bambina abbassando gli occhi. Le vorrei dire che nella vita se non si fa valere lei per se stessa non lo farà nessun altro. Che la paura non risolve nulla, mai.
Che mia nonna, fiera della sua terza elementare, diceva sempre che l’ignoranza fa più morti del vaiolo.
Che questo paese fa schifo e vorrei che mia figlia volasse via da grande.
Invece mia figlia ha fretta, deve andare a tirare stelle filanti.
E allora ciao mondo crudele, noi ancora dobbiamo giocare.
Mare della nonna. Luglio. Caldo. E sono anche a dieta. Favoloso. Seduti al tavolino allo stabilimento, guardo Emma e Alice, la figlia dodicenne del mio compagno, sbranarsi un gelato sotto gli occhi invidiosi miei e dell'Amoremio (a dieta per solidarietà). Allegria.
Sono strappata via da considerazioni amene sulle calorie da urla e parolacce che provengono dalle nostre spalle. Tutti gli astanti girano la testa verso la fonte della diatriba. Un gruppo di ragazzini col ciuffo e di ragazzine limitrofe stanno prendendo in giro un uomo. Lo riconosco, gira sempre per lo stabilimento vestito da ragioniere, ma con tutti i colori dei vestiti sbagliati. Ama giocare a carta, i numeri ed ha l'intelletto di un bambino di sei anni. Lo stanno sbeffeggiando, gridano e lo spintonano. Lui reagisce mugolando, poco più di come potrebbe fare Emma al suo posto. C'è un ragazzino, forse il capetto del gruppo, che è il più aggressivo di tutti. Gli grida forte in faccia che non capisce niente e che deve stare zitto. E' così avvelenato che gli si muove il ciuffo sulla testa, nemmeno avesse vita propria. Lui ha gli occhi pieni di lacrime, risponde con voce stridula. Dalla mia posizione non capisco l'oggetto del contendere, ma qualunque esso sia mi sta salendo una rabbia che non posso più tollerare. Mi alzo per intervenire, ma l'Amoremio mi prende per un braccio e mi fa rimettere seduta. Lo guardo interrogativa e lui mi indica un ragazzo, coetaneo di quello col ciuffo, che dal fondo del bar si sta dirigendo, scuro in volto, verso il capannello. Va da Mr. Ciuffo e lo invita a smetterla subito, a prendersela con lui che può difendersi invece che con chi non può e che è, come è ovvio, un coglione. Il gruppo rumoreggia, ride, schernisce il Don Chiscotte della situazione che però non arretra di un passo, anzi inviata nuovamente Mr. Ciuffo ad andare fuori dallo stabilimento a misurarsi gli attributi in solitudine. Quest'eventualità sembra non piacere molto a Mr. Ciuffo che invita i suoi prodi ad andarsene che qui è una noia. Anche il proprietario dello stabilimento finalmente interviene tentando di sedare gli animi con fare annoiato, ma ormai è tutto finito. Mr. Ciuffo e la compagnia dei coraggiosi se ne vanno, Don Chiscotte se ne torna al mare mentre il ragioniere sbagliato torna a contare le carte seduto al tavolino. Sembra si sia dimenticato già di tutto, e voglio credere sia così. Emma non ha percepito nulla, ma Alice sì. Mi guarda, vorrebbe una risposta, ma l'unica cosa che mi viene da dire ad una dodicenne che ha già capito tutto è: "Mi raccomando: quando ti innamori non ti far fregare da quelli come Mr. Ciuffo che non valgono nulla. Scegli sempre, c'è speranza!"
Luglio. Mare della nonna. Fa caldo. Molto caldo. E quando fa caldo io sono più intollerante verso il genere umano tutto. Che ODIO. E che non si sa come mai si esprime sempre ai massimi livelli in ambienti collettivi e discinti come la spiaggia, dove l'italiano medio sa regalare al prossimo il peggio di sé. Se sono genitori, poi, è BINGO.
Cose che odio (elenco esemplificativo e sempre in aggiornamento).
1) I genitori che si mettono sul bagnasciuga a strillare alla prole ("Esci!!!! Ti ho detto esci!!!hai le dita raggrinzite, esci!!!!!") con la sigaretta in mano e nell'attesa spengono la sigaretta sulla sabbia spingendo giù il mozzicone per nasconderlo. Ma cazzo, ti preoccupi che tuo figlio abbia le dita raggrinzite dal troppo stare in acqua, ma di lasciargli pulito il mondo non te ne fotte nulla?
2) Quelli che fanno buche sul bagnasciuga di 5 mc e poi si dimenticano di richiuderle, sicché tu che porti tua figlia di 18 chili (ripeto di-ciot-to) a spasso sul passeggino per farla addormentare devi fare un percorso che il fil-rouge di Giochi senza frontiere ti spiccia casa.
3) Quei genitori i cui figli non dormono MAI, per cui alle due del pomeriggio, nel momento del riposo per tutto l'universo balneare, nel momento in cui tua figlia dorme spiaggiata come una foca permettono alla loro vispa prole di cantare/vociare/ascoltare youtube a 150 decibel. Svegliando tua figlia. Vaffanculo lo posso dire?
4) Quei genitori (ma anche nonni, zii, parenti accessori) che permettono ed anzi incentivano la ricerca di animaletti tra gli scogli al puro scopo di torturarli. No, lo scopo no è educativo, non cominciamo a dire fesserie. Andare in cerca di granchi, stelle marine, pesciolini e gamberetti per poi lasciarli sotto al sole in un secchiello con un dito d'acqua non ha nulla di educativo. Poi non vi lamentate se mi tocca fare il giustiziere della spiaggia.
5) In spiaggia ci sono tre contenitori per l'immondizia: plastica e vetro, carta, indifferenziato. Perché tu, bullo di periferia tatuato male, devi gettare il bicchiere della granita nella carta? Perché? Ti hanno bocciato tre volte in seconda elementare e non sai leggere?
Spiaggia della nonna. Luglio. Domenica. Affollamento di gente. Caldo.
- Mamma, che fanno quei bambini laggiù? - Ehm, niente Emma. - Vado a vedere. E parte di corsa sul bagnasciuga. Dopo mezzo minuto la gnocca torna a velocità supersonica. - Mamma, mamma devi correre subito!!!! - Ma che succede? E mentre mi trascina racconta. - Mamma, quei bimbi hanno catturato dei granchi e li hanno messi in un secchiello! - Ah. - E non possono uscire, sono in trappola! - Amore, vedrai che adesso li lib... - NO, TU LI DEVI LIBERARE! Ci avviciniamo al capannello di piccoli delinquenti in erba che ammazzano il tempo torturando creature e, cercando di essere credibile, dico a mia figlia: - Vedrai che poi li liberano. - Mamma, non è vero. IO NON ME NE VADO FINCHE' NON SONO LIBERI!
E mi guarda con gli occhi umidi di lacrime. Ed è subito Delfinario di Cattolica. nonché rievocazione di vecchi traumi infantili. Guardo Emma, guardo i bambini. Nessuno guarda il secchiello, tutti sono attenti solo a rovistare tra gli scogli vicini. - Emma, quando ti dico corri, scappiamo velocissime, ok? - Perché mamma? 3, 2, 1... sferro un calcione al secchiello che si rovescia, mentre una trentina di granchi scappano via. Noi corriamo, ridendo, e ci tuffiamo in mare. Quando smettiamo di ridere, Emma mi prende la faccia tra le mani e mi stampa un bacio grande. - Mamma, li hai liberati!!! Sei il mio eroe!
I manigoldi intanto si sono accorti del rovesciamento del secchiello e cercano invano di recuperare il malloppo. Li ripescheranno, ne sono certa.
L'Amoremio è via per lavoro, così decido di approfittare della pausa pranzo per andare a fare la spesa al centro commerciale accanto al lavoro. Vado, faccio la spesa e mi compro il pranzo. Sushi? Vabbè, dai, facciamo sushi. Sarà dietetico? Boh, vabbè.
Pago la spesa e mi cerco un tavolino appartato per quanto sia possibile, così da poter mangiare in pace finendo di leggere il libro di Giada Sundas. C'è gente, e allo stesso tavolone si siedono una comitiva di quattro ragazzi (colleghi?) coi vassoi del self-service che mangiano e chiacchierano. Io leggo e quasi non mi accorgo che proprio accanto a me si siedono due persone, una donna sulla sessantina ed un uomo più anziano, camicia bianca ampia e capello ignorante impomatato. Si danno del lei, hanno l'aria di avere un rapporto di dipendenza o collaborazione. Inizia lui, a voce troppo alta per essere ignorata. "Signora mia, si pensa che gli USA siano governati da un matto, ma ha fatto breccia con uno slogan facile: americans frrist! vede, ha vinto! Lo hanno scelto loro, non si può dir nulla! E hanno fatto bene! come dargli torto?" "Ha ragione, ha ragione" "Che poi non fanno bene? Prima bisogna pensare al proprio paese, mica a quello degli altri. E che è, sempre domenica? Io per carità, non son di nessun partito, sono apolide, voto la persona che ha buone idee. Mica si possono avere le idee dei nostri nonni, erano altri tempi. E questa è una buona idea, non trova? Sennò vede che succede? Poi vien su l'ISIS. Li ha visti? Dica, li ha visti?" "E come non li ho visti?" Lancio un'occhiataccia alla signora, mi agito sulla sedia e provo a mettermi le mani sopra le orecchie. Non voglio intervenire, crepasse nella sua ignoranza devastato dall'herpes genitale. Non me ne frega, voglio solo finire il libro. E' pure divertente, fa riflettere e scorre veloce. Ma no, lui e il suo tono di voce dicono di no. I ragazzi in fondo al tavolo si danno di gomito e ridono. io immagino un mare calmo nella mia testa: Silvia, fatti i cazzi tuoi. "Fanno saltare chiese e stadi e non ci possiamo fare nulla. Ci governano col terrore e non siamo più liberi. Ecco quello che hanno ottenuto i comunisti col Rolex e la Mercedes. Io non sono razzista, ma ecco." "Si ha paura a far tutto, sì" Non sono razzista, ma... Mi viene tanto da ridere, non so se potrò resistere. Mare calmo, mare calmo. Inizio a rassettare la mia roba, rassegnata a smettere di leggere, quando lui decide di dare il meglio di sé. "Che poi certo, non siamo la prima generazione che non ha vissuto la guerra. E la guerra è brutta, io chi scappa lo capisco, ci mancherebbe. MA DOBBIAMO AIUTARLI A CASA LORO."
Sbotto a ridere in maniera irrefrenabile. Mare calmo un par di catamarani. Non ce l'ha fatta, mi arrendo. Maracaibo, mare forza nove. Ora sono cazzi tuoi.
"Lo trova divertente?" "No, la trovo qualunquista" "Come?" "QUALUNQUISTA. Dice talmente tante banalità e castronerie che potrebbe essere eletto nei Cinque Stelle, ci ha mai pensato? Ha mai pensato che la gente scappa perché casa loro non c'è più?" "Mi faccia parlare..." "Guardi, ho bloccato mio suocero su FB perché non volevo discutere, si figuri se lo faccio qui con una persona che non so chi sia" "Guardi che io dirigo una grossa cooperativa, la conosco bene la gente" "Ah, ho capito tutto." "E comunque c'è libertà di parola!" "Non grazie a persone come lei. Arrivederci." Giro sui tacchi e me ne vado. Poi ci ripenso: "Dimenticavo: lei al massimo è apolitico, non apolide. Usi parole che conosce, si faccia un regalo." Rimane muto mentre me ne vado, e io penso che un giro piglierò due schiaffi da qualcuno meno attonito.
Lo so, litigare con questi personaggi non serve a nulla e io, credetemi, ho cercato di resistere. Volevo solo leggere in pace, rilassarmi e non pensare, ché di cose che mi frullano in testa ne ho fin troppe.
In questi giorni il PD è nella bufera. E come al solito, non per particolari scandali etico-moralisti o per questione di soldi, ma perché, da veri maschi, tutti sono certi di avere il pisello più lungo e gli attributi più idonei al caso. Non sono (quasi ) mai entrata nella politica attiva e soprattutto mai mi sono tesserata a nessun partito, nessuno mi ha mi davvero rappresentato in tutto e per tutto. Eppure, dall'inizio della mia memoria politica, mi sono sempre definita di sinistra.
Alla luce di tutti questi onanismi, ha ancora senso definirmi tale? Ma soprattutto, cosa vuol dire essere di sinistra oggi per me? Facciamo una breve lista esemplificativa: 1) essere di sinistra per me vuol dire credere che tutti, senza distinzione di colore, nazionalità, religione, affettività o sessualità abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri. Che tutti, se lo vogliono, possono sposarsi. Oppure anche no. Che tutti possono amarsi, riprodursi e commettere gli stessi errori da genitori. Che tutti possono vivere come meglio credono, basta non vadano ad inficiare la libertà degli altri. 2) essere di sinistra per me vuol dire credere nell'inclusione, a scuola e nella vita di tutti i giorni; in un futuro più bello dove diverso non voglia dire sbagliato, ma solo di un altro colore, dove essere giudicati per le proprie scelte personali sia solo un ricordo. 3) essere di sinistra per me vuol dire augurarmi che mia figlia possa crescere in Europa come cittadina di una entità più grande, restando fiera di essere italiana. 4) essere di sinistra secondo me oggi vuol dire credere in uno stato laico, che tutela tutte le religioni e non piazza crocifissi per alimentare l'abitudine popolare. 5) essere di sinistra per me vuol dire applicare nella mia quotidianità tutta l'empatia di cui sono capace per aiutare la gente e fare il meglio possibile per l'azienda per cui lavoro. Spingendo la gente a richiedere contributi che non conosce, facendo divulgazione e pigliandomi anche qualche vaffanculo. 6) essere di sinistra per me vuol dire considerare urgente la riforma dello ius soli, che giace dimenticata in parlamento, perché bambini come Nour, Emma e Aaron possano crescere insieme con gli stessi diritti e le stesse prospettive future.
No, il PD non mi rappresenta, ma nemmeno SI capace negli anni di star solo lì a guardarsi i piedi ed a sforzarsi di cambiar nome per trovarne uno incisivo. No, non ci siete ancora riusciti. Ma anche se nessun partito mi rappresenta, non posso far a meno di essere me stessa e quindi di essere di sinistra.
Quel che è successo negli ultimi mesi nel Centro Italia non vale nemmeno la pena di raccontarlo. La serie di terremoti che si è abbattuta è stata così catastrofica, destabilizzante e ribattuta dai media da non meritare nemmeno menzione ulteriore.
La terra ha ballato e continua a ballare a due passi da casa, e anche se qui da noi sulle rive del Trasimeno s'è mosso il lampadario e poco più la paura resta tanta tra la gente.
E non è che la stupidaggine di chi non lo vive aiuti: vogliamo parlare del Campionato Nazionale di ginnastica ritmica spostato da Perugia a Forlì per il terremoto?
Perugia non è una città terremotata.
Chiaro?
Lo so che io, con la mia razionalità anche esasperata, sto antipatica.
Perchè io non ho paura.
Non me ne vanto, affatto, ma chi si terrorizza e dorme in macchina fuori dalle zone veramente terremotate mi fa molto ridere. Ma molto, eh. E lo so che non si dovrebbe ridere delle paure e delle ansie altrui, ma cazzo. Sì, cazzo, ma dico: le avete viste le immagini in televisione?
Sì, la terra a tremato anche a casa vostra, come si dice a Perugia ha dato un sdringolata ai lampadari del salotto, ma basta. A casa vostra non è successo nulla. Pure io mi sono agitata, però poi basta.
Sì, certo, può succedere.
Ma anche ieri avrebe potuto.
O tra due mesi.
O tra un anno.
Senza considerare poi il meteorite che potrebbe colpire la Terra. Mica farete affidamento su Bruce Willis, vero? L'avete visto, sì, come s'è ridotto nelle pubblicità della Vodafone?
E ancora.
Hanno sfollato la gente da Norcia e dai paesini montani limitrofi. Duecentoventi o poco più sono nel mio comune, alloggiati negli alberghi ormai vuoti per il fine stagione.
Son tutti vecchiarelli, più o meno, ma ci sono anche tante famiglie ed un bambino di due mesi. E' gente che ha perso la casa o che comunque non sa bene cosa è successo. O potrebbe succedere. Il mio impagabile Comune (e lo dico senza ironia) ha predisposto tutto al meglio, comprese le scuole epr i bambini con relativo autobus che li passa a prendere nelle strutture in cui sono allocati.
La gente del mio paesello, ancora sconvolta emotivametnte dal terremoto, si è fatta in quattro per dare una mano agli sfollati in ogni modo, come nelle più belle utopie.
Bello, vero? No, non così tanto. Perché, per esempio, gli sfollati non è che siano superfelici delle attenzioni loro rivolte, visto che hanno avuto un periodo di cacca e magari (dico magari) vorrebbero solo tornare a casa. Gente magari semplice, non abituata a dover prendere la carità, che si imbarazza e diventa burbera.
Molti hanno perso tutto, altri molto ed in ogni caso hanno vissuto un grosso trauma. E di fronte al no inizia a serpeggiare il malumore. Sempre a mezzabocca, perché non si può dire.
E poi.
Mi viene da pensare che questa sconvolgente affezione sia dovuta al trauma condiviso, seppur in lieve forma non paraganabile (torno a dirlo: NO ALLARMISMO). Se al mio paese fossero giunte 200 persone profughe in fuga dalla guerra sarebbe stato lo stesso?
Ci sarebbe stata questa corsa all'accoglienza?
Ci sarebe stata questa brama di farsi un po' più in là per fare posto a chi ha perso tutto?
E' una questione di pelle o più semplicemente di emozioni condivise?
Il terremoto, in fondo, è qui. Le bombe, invece, solo in televisione e lontane chilometri e chilometri.
Poi vedo la faccia di merda di Salvini in visita agli sfollati a trecento metri da casa mia e mi rispondo da sola.
Ecco, riassumendo a me la tremarella per il futuro non la fa venire il terremoto, ma la gente. La gente sì che mi fa davvero paura; quella che sembra comune, buona, pacifica, ma che poi si fa fotografare mentre stringe la mano di Salvini perché prima gli italiani, prima quelli come noi.
Ma prima di che? Prima di chi?
Ma poi, che senso ha?
Forse le bombe (quelle vere) ce le meritiamo davvero.
- Mamma, io guarita?
- Sì, Emma, volesse il cielo l'abbiamo sfangata 'sta influenza. Tu come ti senti?
- Io bene. Io silo dei grandi, sì?
- Sì, amore. Lo sai dove andiamo domani invece?
- Nonna Anna?
- No, non andiamo a Pescara.
- Parco?
- No, andiamo al compleanno del tuo amico Riccardo. Richi, hai capito? Fa tre anni, è grande!
- Ah.
- Ohi, non sei felice?
Spallucce.
- Ci sarà Richi, Asia...
- Ah.
- ...Martina, Vittoria
- Francy?
- Sì, anche Francesco. Sei contenta.
- Porta suo mnopattino?
- Non so, non credo..
- Ah.
- Non ci vuoi andare?
- Sì, sì... ma non è MIO compleanno.
Primadonna, mia figlia.
NON E' IL SUO COMPLEANNO.
Problemone.
- Vabbè, Emma, te l'ho spiegato, ricordi? Prima viene Natale e poi il tuo compleanno.
- Uff..
- La vuoi la festa tu?
- Sì sì, graaaande festa! Torta, palloncini, regali e tanti uguri a me!
- E chi inviti, dimmi.
- Vittoria, Asia, Richi.
- E poi?
- Poi niente.
- Ma come, tutti gli altri?
- No, niente.
- Ma Viola? Martina? Francesco?
- No.
- Ma nemmeno Giulia, che ti piace tanto?
- No, solo noi.
Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!