Io ed Emma, in macchina con direzione supermercato. Il sabato mattina ci capita di essere solo noi due ed è un bel momento da passare insieme. Io lo amo perché chiacchieriamo e la scopro ogni volta più grande, lei invece aspetta che le compri la pizza rossa della Coop.
- Mamma, a religione la maestra ci ha detto che dobbiamo sempre ricordarci che ci sono i poveri e donargli qualcosa.
Per me ora di religione = prurito cosmico, ma almeno stavolta non le hanno detto che Gesù è nel pane e quindi diciamo pure che è andata bene.
- Certo, amore.
- Ma il ragazzo che sta fuori dal supermercato? Anche lui è povero, ora gli dobbiamo dare una moneta. O anche due. Così non sarà più povero.
- Emma, amore, non è così semplice.
- Ma lui è gentile, mi sorride sempre.
- Vedi Emma, quel ragazzo è venuto in Italia scappando da suo paese che se va bene è molto povero, se va male è in guerra. Scappando via non ha portato con sé la cosa più importante per viaggiare. Lo sai cos’è?
- La valigia?
- No. Cioè, anche quella è importante, ma cosa ti controllano all’aeroporto prima di volare?
- Il passaporto!
- Esatto, i documenti. Lui non ce l’ha e allora è venuto qui in Italia illegalmente. Lo sai che vuol dire?
- Che deve andare in prigione?
- Bèh, quasi. Diciamo che vuol dire che qui non ci può stare. Ma non può nemmeno tornare indietro, visto che è scappato.
- Va bè, allora è facilissimo: va alla polizia e si fa il passaporto. Io l’ho fatto!
- Già, ma non è così facile. Perché questo non è il suo paese.
Vedo mille punti interrogativi che si affastellano intorno alla sua testolina e ballano la hula. Mi sono impantanata in un vero casino. Come ne esco? Glissando!
- Comunque amore, dicevamo: il ragazzo che vedi davanti alla Coop non si può trovare un lavoro perché non ha documenti e allora finisce che per vivere è costretto ad accettare cose non proprio giuste, come chiedere l’elemosina. Se però tu gli dai un soldino non ci si può comprare un panino.
- E perché?
- Perché i signori non proprio buoni che lo portano davanti alla Coop glieli prendono tutti e a lui non resta nulla. Per questo la mamma gli porta la pizza o un caffè, secondo quello che gli va. Una volta gli ho comprato anche dei calzini perché aveva freddo!
Silenzio.
- Emma.
- Che c’è.
- Stai zitta, non è da te.
- Uhmpf. Pensavo.
- Cosa?
- Che devi stare attenta al mio passaporto.
- Ecco.
Arriviamo al supermercato, scendiamo.
Il ragazzo non è davanti alla porta, ma sta aiutando una signor anziana a caricare la spesa.
Ci guarda, riconosce Emma e le grida: “Ciao, bimba pon pon!” La chiama così per via dei due grandi pon pon che ha sul berretto e che la fanno somigliare ad un elfo.
Lei si avvicina e chiede: “Vuoi i calzini?”
Lui sorride allegro: “No, grazie. Preferirei la pizza!”
“Anche io la voglio. Te la porto, che la mangiamo insieme, così è più buona.”
E niente, forse il mondo un giorno sarà più bello.
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