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7 dicembre 2016 3 07 /12 /dicembre /2016 14:00

Conversazioni in macchina, la mattina, andando all'asilo.
- Mamma, lo sai? Io voglio un fratello.
- Coff, coff.. ehm, aehm... Come????
- Un fratello, mamma!
- Ma hai già una sorellina grande, amore! Non ti serve anche un fr...
- Ma io voglio!!!
Mi passa la vita davanti. E ora come la sbrigo? Mannaggia a me che l'ho portata a trovare il figlio appena nato del mio collega. Ecco che succede poi, si mettono delle strane idee in testa.
O no?
- Senti gnocca mia, ma come lo vuoi questo fratello: grande o piccolo?
- MA MAMMA!!!!! Lo voglio GRANDE, che dici? 
- No piccolo?
- No, mamma! Piccolo no serve a niente!
- Ecco.
- Grande bello! Gioca, sa scrivere, legge, tutto!
- Ma non si può prendere un fratello già grande, Emma. Dove lo trovo?
- Al supermercato no c'è? 

 

Eh no.
 

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3 settembre 2015 4 03 /09 /settembre /2015 14:00

Mia nonna paterna non era una donna particolarmente buona, né particolarmente volta istruita. Era il riflesso della società rurale in cui era cresciuta, ha accresciuto i suoi figli in modo anche duro a volte, senza le coccole e la comprensione che i genitori di oggi si sentono in dovere di largire alla loro prole. Anche con nipoti non è mai stata la cara nonnina, ma anzi veniva apostrofata con i peggiori epiteti dai suoi quattro nipoti.
Non era colpa sua, oggi lo capisco. Era figlia di un mondo spicciolo, dove la sopravvivenza era legata alla quotidiana lotta con il mondo circostante, specie per le donne. Un mondo più crudo, dove la verità spicciola e contadina potevi trovarla nella tasca del grembiule.

Mia nonna però nonostante non fosse la nonna perfetta, una cosa me la comunque insegnata: la compassione.  Tutte le volte che sulla porta della sua casa di campagna compariva un venditore ambulante mia nonna sbuffava e sbatteva, inneggiando alla voglia di fregare soldi che i venditori ambulanti portano con sé. Poi il più delle volte, specie se il venditore ambulante allargava il proprio viso in un sorriso o si faceva scappare una battuta o un complimento vago, mia nonna abbassava le braccia lungo il corpo e con un sospiro lo invitava a pranzo o gli offriva un pezzo di pane e formaggio, e se era estate la possibilità di rinfrescarsi al pozzo dell'orto.

Non era perfetta mia nonna, non era nemmeno buona, ma aveva visto la fame, l'aveva sofferta insieme alla guerra che stringe lo stomaco e se la ricordava bene. Forse la vedeva riflessa negli occhi di chi le si parava davanti vendendole una carabattola, e il ricordo le smuoveva qualcosa dentro, non lo so. Non solo la fame e la guerra, credo, ma anche il duro lavoro nei campi, la fatica fisica ripagata poi dal ghigno del padrone che non è mai sazio. 
Un mondo diverso, che non esiste più ma che tornava a vivere nei suoi ricordi.
Fattostà che lo  faceva non come un vanto, ma come lo scorrere naturale delle cose. Non credo la facesse sentire più buona o più cattolica, ma che le placasse un moto interiore questo sì.

Mi è tornata in mente la mia nonna paterna l'altro giorno, quando ad una sagra paesana con mia sorella siamo andate a comprare porcherie dolci in quei baracchini che vendono caramelle gommose e arachidi. Accanto a noi due bimbi di crca sei/sette anni di colore, con quella magrezza tipica di chi ha una conformazione fisica da corridore e con la faccia spalmata contro il vetro, abbacinati dai colori vividi delle caramelle gommose. 
Il venditore, novello Mangiafuoco, soppesava attentissimo e con grande impegno col bilancino la giusta contropartita in caramelle dei 70 centesimi che i bambini gli avvevano allungato speranzosi.
Ci siamo così disgustate che ce ne siamo andate. 

No, ma il problema non è solo "Aiutiamoli a casa loro" o altre manfrine propagandistiche simili. Io mi preoccupo di che diavolo di paese siamo diventati, seduto ed accomodato in un finto benessere che pensiamo solo a tenerci stretti. 
Che fa dire che le 71 persone morte soffocate in un TIR sono frutto solo della propaganda buonista e sinistroide. 


Con tanti saluti all'empatia tra esseri umani.

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1 settembre 2015 2 01 /09 /settembre /2015 09:00

Rientro dalle ferie.
Shock globale.
Ufficio (composto di sole donne) in silenzio.
Solo tic tac svogliati sulla tastiera.
Amarezza.
Molta amarezza.

 

- Se rinasco, giuro che rinasco prostituta.
- Ma che dici!?!?
- Sì, sì. Ma mica una battona sfruttata, che pensi? Una di quelle d’élite, che si fanno mantenere nel lusso e non muovono un bicchiere in casa. Servite e riverite.
- Ho capito, ma ti devi incontrare bene, eh.
- Mi trovo un omino. Anziano. E mi faccio intestare tutto, ecco.
- Io invece se rinasco, voglio rinascere lesbica. Mi sono rotta dei maschi.
- Sbagli, non cambierebbe nulla. 
- Tanto alla fine una relazione è una relazione.
- Dici?
- Eh.
- Allora meglio rinascere maschio. Vuoi mettere?
- Sìììì!
- Guadagnerei sicuramente di più.
- Non come a fare la prostituta, però.
- Effettivamente.
- Eh.
- Già.
- ...
- ...
-  Io invece voglio rinascere ibrida.
- …         
- …
- …
- Caffè?
- Sì, dai.
- Andiamo.
- Meglio.
- Sì, sì.

 

E bentornati (a chi è stato in ferie).

 

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9 aprile 2015 4 09 /04 /aprile /2015 08:00

Succede che ho poco tempo per le attività materiali e che quindi mi ritrovi con il nuovo lettore ebook regalatomi per Natale dall'Amoremio vuoto. Lo so, sembra impossibile, ma avevo appena finito il libro di Marco Presta che zac... non c'era più nulla nel lettore. Sono drammi, soprattutto alle undici di sera e con una insonnia che non ne vuol sapere di andarsene. 
Oddio, vuoto vuoto non era il lettore. Un libro, finito lì chissà come, c'era: "Tutti i difetti che amo di te" di Anna Premoli. 
Ora, come ci sia finito non saprei, visti anche i miei trascorsi con l'autrice. Forse l'avevo scaricato per mia sorella, o forse è solo il mio karma, ma messa alle strette l'ho iniziato. E come ben sapete, la mia religione vuole che se iniziato un libro, qualunque libro, poi vada finito. 

Ecco, certe volte dovrei essere meno talebana. 

Il libro inizia liscio liscio inserendo i due protagonisti che, già si sa, si innamoreranno drammaticamente con un gran polverone che li porterà poi all'happy end.
Lei, Sara, avvocato rampante e di retti principi, ma in privato pudica e timida; lui, Ethan, sfaticato fancazzista tormentato da vattelapesca quali demoni, erede di una grossa fortuna di cui non sa che fare, manco fosse la versione maschile di Paris Hilton. 
A pagina 12 avevo già intuito la storia, ma in un lampo di ottimismo mi son detta che certamente non poteva essere così scontata. In fondo c'è un limite a tutto, persino al romanzetto rosa.
Che poi, il romanzetto rosa ha la sua dignità, specie se declinato in romanzetto rosa stracciamutande. Ma qui di sesso manco l'ombra, anzi: il pudore mormone della Meyer a confronto è un film di Rocco Siffredi, per capirsi. 
Insomma, vado avanti e il libro si incammina diritto nella direzione che immaginavo. Ma non può essere, mi dicevo, non può, via. Siamo seri, non può un libro seppur edito dalla Newton Compton essere così banale! Che arrivino gli zombie sul finale a sbranare i due piccioncini? Che Sara si scopra lesbica? Che una tempesta solare distrugga Manhattan? NO.

Noia, noia, noia.
Secondo me se cercate sul vocabolario, sotto NOIA appare proprio la sinossi di questo libro. Sara è bacchettona e fastidiosa, non sa suscitare un briciolo di empatia. Ethan in compenso è patetico, sexy ma patetico e questa non è MAI una combinazione vincente.
Per tutto il tempo mi sono chiesta: ma perchè lo faccio? Ho i minuti di svago contati, non potrei applicarmi meglio?
Una vocina dentro di me mi ripeteva: "Magari migliora e se lo abbandoni non lo saprai mai!" Maledetto senso del dovere, mi freghi sempre! E va bene, l'ho finito... volete sapere che ne penso? Senza fare spoiler (buahahahahhahah! Divertente questa!) alcune piccole osservazioni:

1) La storia non è banale, è molto più che banale. E' tremendamente banale, così scontato che sembra compilato da un programma automatico di scrittura. I personaggi sono così mal descritti nei loro stati d'animo che non solo non si riesce a provare empatia nei loro confronti, ma nemmeno odio. Tipo che lei si meriterebbe di essere scaraventata dalle scale, ma non ho voglia manco di immaginarlo. Noia noia noia.

2) Io non mi stancherò mai di dirlo, mai. Vuoi fare il pizzicagnolo? Impara ad affettare i salumi. Vuoi fare il ragioniere? Devi studiare la contabilità. Vuoi fare lo scrittore? Cazzo, devi sapere l'italiano! Esistono altri modi verbali oltre l'indicativo, ne sei a conoscenza? Se non tu, cara Anna, almeno il tuo editor ne è conscio? Solo perché si scrive letteratura rosa, non è che per forza si debba immaginare il proprio pubblico come un'orda di minus habens e anche se fosse pure le scimmie possono evolversi se aiutate, non è così?

3) La simpatica protagonista fa la sua dichiarazione d'amore al riccone biondastro utilizzando spezzoni melensi di film da donna. Ora, già questa divisione di genere mi fa orrore ("Harry ti presento Sally" è un film da donna secondo voi? Intendendo da donna come dispregiativo, intendo), se poi considerate che l'apice del romanticismo qui si ottiene citando Meet Joe Black credo di essere autorizzata senza meno a vomitare in un angolo.

4) Mi sono capitate alcune recensioni e molte lettrici trovano il libro divertente. Non passabile, proprio molto divertente. Ora, donne, uscite subito di casa e fatevi una vita. Ve lo ordino. In alternativa, leggete Sophie Kinsella ed imparate. 

Ora, a margine di tutto ciò una mia semplice considerazione su me stessa. La devo smettere di voler finire a tuttti i costi un libro ancorché immondamente noioso o semplicemente brutto. Non ho il tempo sufficiente a leggere tutto quel che mi capita a tiro, ma nemmeno tutto ciò che voglio. Mi devo accontentare dei ritagli, ma che almeno questi scampoli siano di mio gusto. 
Detto ciò, mi addentro a Westeros per l'ultimo capitolo della saga di Martin edito in Italia, La danza dei draghi, che in genere non delude mai.

Sarà vero? 

 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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