“Emma, è ora di andare a letto. Vatti a mettere il pigiama”
“Mamma, sei cattiva!”
“Come?” “Sei cattiva. Sei la più cattiva di tutte le mamme dei miei amici”
“…” “CATTIVA”
“E perché sarei cattiva?” “Perché non mi dai mai ragione!” “Ecco.” “E perché… perché… non mi vieni mai a prendere all’asilo e invece le mamme dei miei compagni sì. Ecco.” Colpo basso. Mostro di una bambina. “Emma, vai a metterti il pigiama. ORA.” “NO” “Vai a mettere il pigiama o ti tolgo tutti i libri e tutte le pinypon” “NO, NO E NO” Cerco di non perdere la calma. Respiro, visualizzo le onde le mare, i fiori, le luci dell’alb…
“SEI CATTIVA” “VAI A METTERTI IL PIGIAMA. ORA!”
“Mi hai strillato, lo dico a papà!” “Sicura che ti convenga?” “…” “…” “Vado a mettere il pigiama, ma tu sei cattiva” “E tu sei testona.” “No, ti sbagli. La mia testa è piccola!” “Sì, ma affollatissima”
“In effetti c’è un gran traffico”
“Immagino”
“Ora però andiamo a letto, tutto questo traffico mi ha stancato"
Ipermercato all’interno di un grande centro commerciale.
Sabato pomeriggio.
Bolgia.
Accanto a me, Emma vestita da Rapunzel.
Siamo venuti qui solo ed esclusivamente perché le scuole dell’infanzia della provincia hanno fatto un concorso e la nostra ha ricevuto un attestato e del materiale didattico.
Siamo entrati nell’ipermercato perché i nostri nuovi gattini, Sibilla e Serafino, ci hanno fatto fuori la luce di cortesia del corridoio scambiandola non si sa come per una pallina rimbalzina e di andare da un’altra parto con questo freddo proprio non mi va.
“Prendiamo anche i wurstel per papà?” “Ma è a dieta, Emma.” “Dai! E’ rimasto a casa!” Beato lui, aggiungerei volentieri, ché in mezzo a sto casino sclero io figurarsi lui. “Va bene” “E il sushi? Per l’aperitivo!” Mia figlia a quattro anni ed è già viziosa. Vabbè.
Ed eccoci qui alla cassa veloce, quella massimo dieci oggetti, con una scatola di sushi, una confezione di wurstel e la luce di cortesia.
La spesa intelligente. Le altre casse brulicano come formicai.
Davanti a me in fila una ragazza con lo chador e un vecchino senza cappello, ma col carrello pieno. Oggi si ride.
La ragazza passa, paga, sta imbustando la sua spesa ed il vecchino esplode.
“Come sarebbe adì che non posso pagare qui?” La commessa, dai grandi occhi blu e dall’aspetto di una liceale, con un fil di voce e molta educazione gli dice: “Mi spiace, deve fare una delle altre file. Qui è massimo dieci oggetti e lei ne ha molti di più”
“Eh, ma ‘ta quella tlì col fazzoletto l’ha fatta pagà!” “La signora aveva otto oggetti e poi non la riguarda” “Eh! Ce vengono ‘n casa e ce mangnono in testa! Ma ariveranno ‘ste elezioni! Poi vedete!!! Finisce 'sta festa!” Ok, ragazzina: tranquilla: ci penso io. Ora basta. Prendo in braccio Emma, sorpasso a sinistra il carrello del vecchiaccio, metto i mie tre oggetti sul nastro, depongo mia figlia (sempre vestita da Rapunzel con tanto di corona) e mi giro verso di lui serena: “Senta, la cassiera è troppo educata per dirglielo e allora glielo dico io in un modo a lei comprensibile: HA ROTTO I COGLIONI. Lo capisce? Sta importunando me, tutti quelli in fila dietro, la cassiera e la signora che ha pagato prima di lei. Questa è una fila veloce per chi ha pochi oggetti e lei non ce l’ha. Se non si toglie chiamo la sicurezza e poi vediamo chi ha ragione.”
Cinque minuti di applausi, grazie.
Mi giro, lui indietreggia col carrello pestando i piedi con le ruote a quella dietro che protesta, andandosene poi inneggiando al ritorno del rigore e della serietà, e vaffanculo ‘sti marocchini e 'sti comunisti che li difendono.
“Grazie” mormora la cassiera bambina abbassando gli occhi. Le vorrei dire che nella vita se non si fa valere lei per se stessa non lo farà nessun altro. Che la paura non risolve nulla, mai.
Che mia nonna, fiera della sua terza elementare, diceva sempre che l’ignoranza fa più morti del vaiolo.
Che questo paese fa schifo e vorrei che mia figlia volasse via da grande.
Invece mia figlia ha fretta, deve andare a tirare stelle filanti.
E allora ciao mondo crudele, noi ancora dobbiamo giocare.
- Mamma, ti devo dire una cosa. - Dimmi amore. - Mamma, io conquisterò il mondo. - ... - E lo sai che vuol dire? - Dimmelo tu, Emma. - Vuol dire che io farò il giro del mondo da grande e tutto sarà MIO. - Ecco. - Già. - Sembra bello. - Lo sarà, mamma. - Posso venire anche io? - No, tu sarai vecchia.
Ho 41, ok? Anziana, ma non troppo. Vintage, forse. Ben conservata, almeno spero.
Ma a quest'età, e di questi tempi, i tagliandi sono importanti ed anche facendo seguito alle esperienze dirette delle mie amiche mi sono decisa a fare la mammografia. Ora, per me non è mai facile farmi visitare, toccare e smanacciare da dottori che non conosco. Per estensione, la stessa cosa vale anche per la parrucchiera, l'estetista e per il dentista. Non mi fido ad istinto, sono come un gatto che soffia. Ma ho anche, appunto, sorpassato i 40 e quindi mi è sembrato logico ragionare con l'opportunità e prenotare questa visita con l'assicurazione sanitaria che ci mette a disposizione l'azienda. Appuntamento veloce e struttura a scelta tra 5. Scelgo la più vicina e blasonata, tutto ok. Pronti via. Vado, prendo il numero, veloce arriva il mio turno. Il dottore è un'ometto piccolo e bianco di capelli, sembra stufo e stanco, soprattutto stufo. Senza badare alla privacy (mia) mi fa spogliare e girare per le varie salette della radiologia dove ci sono anche altri dottori. Ma sono, mi dico, dottori ed infatti non mi si filano manco per sbaglio e mi sento molto quarto di manzo in macelleria. Mammografia ok, visita senologica ok, tutto ok. Nel mentre e per tutto il tempo il dottore sbuffa e sbatte contro i medici generici, le assicurazioni, la pioggia, la desertificazione ed il buco nell'azoto. Poi mi invita a rivestirmi e va a prendere i risultati nell'altra stanza, lasciandomi sola. Io tiro un sospiro di sollievo e mi guardo intorno mentre mi rivesto in fretta. Butto un'occhio sulla sua scrivania, disordinata peggio della mia, e l'occhio mi cade su una tessera plastificata viola elettrico con scritte d'oro. Mi avvicino e leggo la scritta dorata e piena di arzigogoli: VIP MEMBER - VENUS STRIP CLUB. ... ... ... Ok. Va tutto bene. Non iperventilare.
Nel frattempo il dottore rientra, mi riconsegna i risultati e mi congeda. Mi ritrovo fuori dalla clinica, sana (per fortuna) e smanacciata. Non voglio passare per moralista, ma trovo certi luoghi e situazioni oltremodo sia per le donne che ci lavorano (e che spesso vivono condizioni disagiate o di abuso) sia per gli uomini che le frequentano. E pensare che questo vip member m'ha palpeggiata, anche se con la massima noia, non mi rende entusiasta della scienza medica.
Per finire, fate prevenzione è importante! Magari, però, cambiate clinica...
Emma è sempre stata malaticcia. O meglio, ha sempre sofferto di febbri improvvise e molto molto alte, ma il suo aspetto non è mai stato quello classico dalla bambina cagionevole. Anzi. Schiere di dottori a cui ho donato l'equivalente monetario di una vacanza alle Maldive mi hanno trattato come la peggiore delle mammine pancine cuccioline, dandomi della paranoica isterica perché "Ma signora, non la vede? E' il ritratto della salute!" E va bene, grazie, sarà anche 17 chili per 105 centimetri di altezza e 700 metri di lingua, ma l'esaurimento nervoso mi viene perché ogni venti giorni le si piazza addosso una febbre da cavallo che non se ne vuole andare, mica perché sono matta io!
E poi. "Sarà la socializzazione!" Ma va all'asilo nido da quando ha sette mesi, cazzo. Non si immunizza mai? "Ma quest'anno è tremenda, signora mia!" Sì, certo, son tre anni che c'è un'invasione di virus, presto saremo tutti zombie.
Poi, il mio pediatra SantoSubito (della ASl, lo voglio precisare) si è fatto venire un dubbio. - Signora, ma sarà pfapa? - Che?????? - PFAPA! Ma lei non ci va in internet? - Sì, ma non a fare le diagnosi, che mi monta l'ansia!
E insomma, dopo un bel prelievo di sangue (ricordate? Sì, proprio quello) ci siamo aggiudicati la sindrome più cool del web: la Pfapa. Cos'è? E' una sindrome che colpisce i bambini, la cui caratteristica principale è una febbre alta che si verifica periodicamente ad intervalli di 3-8 settimane. Ad oggi non sono ancora state chiarite le cause alla base della sindrome; l’ipotesi più accreditata è che la PFAPA rappresenti un disturbo dei meccanismi di controllo dell’infiammazione: l'organismo crede di dover affrontare una grossa infezione, ma si sbaglia. I sintomi sono vari e a parte la febbre sopra i 39° non è detto che si verifichino tutti; Emma ad esempio ha la febbre alta, una leggere infiammazione alla gola, i linfonodi del collo ingrossati e stop. Ma la febbre può durare anche 4 o 5 giorni. Come si ferma? Nurofen, Tachipirina, esorcismi, preghiere tibetane e tisane ayurvediche sono inutili. Ci vuole il cortisone. Una singola dose, almeno per Emma, ed è come spingere il tasto “reset” del PC. Comodo, no? No, perché in alcuni bambini avvicina gli attacchi e quindi bisogna sopportare a volte ed spettare che semplicemente passi. E in genere con l’età scompare. O, nei casi più insistenti, occorre togliere le tonsille.
E’ pericolosa? No, per fortuna no. Una volta (sì, è sempre esistita, anche se ha un nome solo dal 1987) si chiamavano “febbri di crescita” e le nostre nonne le trattavano con un scrollatina di spalle.
Mare della nonna. Luglio. Caldo. E sono anche a dieta. Favoloso. Seduti al tavolino allo stabilimento, guardo Emma e Alice, la figlia dodicenne del mio compagno, sbranarsi un gelato sotto gli occhi invidiosi miei e dell'Amoremio (a dieta per solidarietà). Allegria.
Sono strappata via da considerazioni amene sulle calorie da urla e parolacce che provengono dalle nostre spalle. Tutti gli astanti girano la testa verso la fonte della diatriba. Un gruppo di ragazzini col ciuffo e di ragazzine limitrofe stanno prendendo in giro un uomo. Lo riconosco, gira sempre per lo stabilimento vestito da ragioniere, ma con tutti i colori dei vestiti sbagliati. Ama giocare a carta, i numeri ed ha l'intelletto di un bambino di sei anni. Lo stanno sbeffeggiando, gridano e lo spintonano. Lui reagisce mugolando, poco più di come potrebbe fare Emma al suo posto. C'è un ragazzino, forse il capetto del gruppo, che è il più aggressivo di tutti. Gli grida forte in faccia che non capisce niente e che deve stare zitto. E' così avvelenato che gli si muove il ciuffo sulla testa, nemmeno avesse vita propria. Lui ha gli occhi pieni di lacrime, risponde con voce stridula. Dalla mia posizione non capisco l'oggetto del contendere, ma qualunque esso sia mi sta salendo una rabbia che non posso più tollerare. Mi alzo per intervenire, ma l'Amoremio mi prende per un braccio e mi fa rimettere seduta. Lo guardo interrogativa e lui mi indica un ragazzo, coetaneo di quello col ciuffo, che dal fondo del bar si sta dirigendo, scuro in volto, verso il capannello. Va da Mr. Ciuffo e lo invita a smetterla subito, a prendersela con lui che può difendersi invece che con chi non può e che è, come è ovvio, un coglione. Il gruppo rumoreggia, ride, schernisce il Don Chiscotte della situazione che però non arretra di un passo, anzi inviata nuovamente Mr. Ciuffo ad andare fuori dallo stabilimento a misurarsi gli attributi in solitudine. Quest'eventualità sembra non piacere molto a Mr. Ciuffo che invita i suoi prodi ad andarsene che qui è una noia. Anche il proprietario dello stabilimento finalmente interviene tentando di sedare gli animi con fare annoiato, ma ormai è tutto finito. Mr. Ciuffo e la compagnia dei coraggiosi se ne vanno, Don Chiscotte se ne torna al mare mentre il ragioniere sbagliato torna a contare le carte seduto al tavolino. Sembra si sia dimenticato già di tutto, e voglio credere sia così. Emma non ha percepito nulla, ma Alice sì. Mi guarda, vorrebbe una risposta, ma l'unica cosa che mi viene da dire ad una dodicenne che ha già capito tutto è: "Mi raccomando: quando ti innamori non ti far fregare da quelli come Mr. Ciuffo che non valgono nulla. Scegli sempre, c'è speranza!"
Invito alcuni amici a cena, per inaugurare la terrazza. Bambini, amici, alcol. Estate, insomma. io adoro la mia terrazza.
Attendiamo il tramonto sul lago, mia figlia dà spettacolo con tutta la sua improvvisa energia dovuta all'integratore di ferro che sta prendendo. Ma a tutti i bambini le gocce di ferro fanno quest'effetto? La mia sembra punta da una tarantola, poi arriva a letto e BOOM! Svenuta per le successive 10 ore almeno.
Insomma, siamo lì. Tramonto. Prosecchino. Amici. Allegria. Bambini che giocano.
Poi, all'improvviso, Emma si avvicina ad un mio amico che conosce bene, visto che ha due lupi cecoslovacchi e lei adora rotolarcisi insieme. - Ciao. - Ciao bambolina. - Aspetta che ti mostro. - Cosa tesoro? - IL CA CHE ME NE FREGA!
E se ne va facendo la dabb. No, ma la scuola materna è molto istruttiva, eh.
In macchina, io e la gnocca. Devo telefonare e quindi, da brava madre e cittadina esemplare, sulla scia della mania tecnologica dell'Amoremio decido di usare i mezzi che la Apple magnanima ci fornisce. "Ciao Siri!" DING! "Come posso aiutarti?" (Sembra facile...) "Scrivi un messaggio di whatsapp." DING! "Chi è il destinatario?" (Acciderbolina, è facile!!) "Davide Ceccaroni" Gira la ruota, gira la ruota... DENG! "Non c'è nessun Gennaro nella tua rubrica. Riprova!" (Ma che cazz...) "DAVIDE CECCARONI" Gira la ruota, gira la ruota... DENG! "Non c'è nessun Ronnie nella tua rubrica. Riprova!" (Ma brutta putt.. ehm..) "DAVIDE CECCARONI!" DING! "Cerco Pizzeria i tre furboni su Internet?" "Ma brutta stronza di una voce registrata, ma vaf..." "Mamma?" "Ehm..." "Mamma, hai detto strrronza?" "No, amore. Ho detto STANZA. Zio Dado è nella sua stanza e non risponde" "Mamma?" "Non mi freghi mica, sai?"
Dopo la Pimpa (sempre amata, per carità) e dopo altre varie ed eventuali fissazioni, anche Emma è caduta nella rete di quei stramaledetti cagnacci buonisti e vagamente militarizzati; a casa nostra ormai è OSSESSIONE PAW PATROL.
Me ne sono resa conto perché stanotte mi sono svegliata e ho scoperto che nel mio cervello stavo cantando silenziosamente "e se c'è un problema ad Adventure Bay, Ryder e i suoi cuccioli arriveranno sai!" Emma in una settimana di influenza ha visto tutti gli episodi in onda più quelli messi a disposizione da Sky On Demand praticamente a nastro, facendo nascere in me diverse inquietanti domande: 1) Dov'è Adventure Bay? Non so perché, ma io all'inizio l'ho localizzata a San Francisco. Però l'estate ci fa un caldo disarmante e l'inverno nevica che nemmeno sul Gran Sasso, quindi non saprei. 2) Ryder. Dove sono i suoi genitori? Dove sono in genere gli adulti ad Adventure Bay? A parte il sindaco ed il fruttivendolo, voglio dire. Ah, e Jake che vive solo su una montagna. Vicino al mare. Con un cane. 3) Il sindaco Goodway. Mi fa molto piacere che il sindaco sia una donna, ma francamente non capisco chi e perché l'abbia eletta. Non solo ha come animale domestico una gallina, ma non sa gestire nemmeno una bancarella di ciambelle senza chiamare la Paw Patrol, figuriamoci un municipio. Facessero sindaco il ragazzino o uno dei cani, a questo punto! 4) Sì, lo so che questi cartoni sono buonisti, che vogliono spingere il senso della comunità, del fatto che ognuno deve fare la sua parte per aiutare gli altri, blabla blabla. Però, diciamocelo: io se fossi in Ryder vorrei solo spegnare il cellulare per non dover rispondere ad orde di deficienti. 5) Youtube è un serbatoio inesauribile di video, cartoni e scemenze varie. Ma i Paw Patrol no, sono assenti ingiustificati. Loro ci tengono al copyright, porelli, ci mancherebbe. Peccato che anche io tenga alla mia salute mentale. Maledetti. Maledetti cagnacci. 6) Ora è arrivato un nuovo cane dall'accento messicano, in sfregio al muro di Trump ovviamente, chiamato Tracker. Ovviamente la sua action figure e la sua jeep sono più rari del Dodo e Amazon li vende alla innocente e modica cifra di 70 euro o giù di lì. Maledetti cani, maledettissimi.
Ora, spero che mia figlia passi a qualcosa di più strutturato il prima possibile, magari anche a qualcosa di più scorretto e disdicevole, potendo scegliere. Mi andrebbe bene anche un Disney qualsiasi, persino Violetta o le sue sorelle.
Tonsillite. Febbre. Molta febbre. Un treenne riottosa e un ponte senza medici. Quattro giorni di febbre a 39 e di accozzamenti, quattro notti insonni (o quasi).
Io e la Gnocca, sdraiate vicine nel suo letto in attesa che la memicina faccia effetto. "Mamma, lo sai perché sto male?" Perché abbiamo sfiga? Per il karma? Per via del malocchio della vicina? "Amore, non c'è un perché, succede." "No, mamma. Non lo sai? Io ho il sangue di Sant'Antonio!**" Non ridere. Non ridere. Non rid... Ok, ok. Serietà. "Emma, no. Ormai stai bene. La ferita sul naso non c'è più. Stai tranquilla" "No, mamma, ti sbagli! Metto sempre la crema!" "Ma quella è solo per il sole, tesoro!" "Me la mette la maestra, eh!" "Certo" "Mamma?" "Dimmi" "Anche tu hai avuto il sangue di Sant'Antonio al naso?" "No, io ho fatto un'operazione" "Eheheh" "Che c'è?" "Il tuo naso era grande. Era molto buffo!" "Già" "Ma ora stai bene" "Sì, certo. Ma il naso mi fa ancora un po' male, devo starci att..." "Mamma, però ora dormiamo che è tardi. Basta parlare" "..."
Che dite, era preoccupata per me?
**(La Gnocca ha avuto il fuoco di Sant'Antonio quest'estate, aka herpes zoster, probabilmente per i motivi razionali di cui sopra, e ne porta ancora i segni in faccia)
Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!