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23 agosto 2010 1 23 /08 /agosto /2010 10:16

Passeggio per le vie del paese.
Commissioni brevi: posta, pane, pausa caffè.
Mi ferma una conoscente in fila  per pagare la bolletta dell’acqua, proprio come me.
“Ah, sei in ferie?”
E' una conoscente classica, di quelle impiccione e che sanno tutto di tutti e lo archiviano nel loro database per usi (??) futuri.
Scommetto che sapeva già delle mie ferie.
“Sì, tre settimane”
“E dove vai, in Sardegna?”
Dovete sapere che in Umbria fa ancora molto molto chic andare in Sardegna ad agosto, nonostante sia chiaramente un carnaio infernale.
“No, stiamo a casa” dico distratta.
Mi guarda dispiaciuta e certa di aver fatto una gaffe: “Ah. E’ per la crisi, vero?”
Ecco, io le avrei voluto rispondere che no, non è per la crisi.
E’ che andremo in vacanza ad ottobre e ci son stata già ad aprile.
E’ che la vacanza d’agosto mi stressa, perché tutti sono in giro e tutti devono fare qualcosa e io invece mi voglio rilassare.
Che siccome sono fortunata e abito in un posto bellissimo, voglio passare giornate fatte di amici, partite a carte, piscina, aperitivi, vino, sesso, cene all’aperto, tramonti, lago, arrosticini, erba da calpestare scalza, polka da ballare alle feste paesane, passeggiate, niente impegni, puntate arretrate di BSG serie 4, libri, coccole, mojito, musica dal vivo, more da raccogliere, zucchine sott’olio da preparare, birra da bere dal collo della bottiglia e fiorentina da fare al barbecue.
E scusate se è poco.

Ecco cosa avrei voluto dirle. E invece ho detto solo “” sorridendo mesta.
E sono andata a pagare la bolletta, ché era arrivato il mio turno.

Che quella, ahimè, tocca anche in vacanza…

 

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21 luglio 2010 3 21 /07 /luglio /2010 23:33
Il mio panettiere di fiducia di chiama Alì ed il suo forno sta all’ingresso del Penny Market gestito dalla mia amica Mara.
Andare a far spesa è diventato per me un rituale, un momento di relax nel trambusto della vita quotidiana e un modo per ridere e far quattro chiacchiere.
Senza dimenticare poi che Alì fa un pane spettacolare, una pizza da urlo e anche come pasticcere se la cava bene.
Senza parlare del kebab. Già, perché Alì (ammesso che questo sia il suo vero nome e non una semplificazione) è pakistano di nascita e fiorentino d’adozione, impiantato sul Trasimeno un po’ per caso. 
Disquisivamo su come abbia raddoppiato le vendite togliendo l’indicazione pane arabo e sostituendola con “rosetta”, quando siamo distratti dall’arrivo di un’altra cliente.
Non è una qualunque, ma una specie di Kate Moss dei poveri. Alta, slanciata e con due occhi azzurri da levare il respiro. Se non fossero i suoi vestiti a tradirla, la canottierina, la gonna quasi zingaresca e le ciabatte di gomma,  sembrerebbe appena scesa dalla passerella. Ammutoliamo entrambi. 
Tiene per mano tre bambini biondissimi e con i suoi stessi occhi che avranno a scala 5, 6 e 7 anni. Il più piccolo decide di spalmare la maggior possibile di superficie del suo corpo sul vetro della panetteria, iniziando a fare cerchi per lui altamente coreografici con il fiato. Lei, svelta come una gatta, prima che nessuno possa dire niente, lo riprende per l’orecchio alzandolo da terra e provocando una grandinata di strilli. 
Signora, non fa nulla!” la richiama Alì.
No, no. Cattivo!!!” urla lei senza lasciare l’orecchio ma anzi aumentando la forza. E le lacrime del piccolo.
No, davvero… basta signora!” mi intrometto io.
Lei mi  guarda come fosse davvero una gatta e io un mostro crudele che vuole affogarle i cuccioli: “No! Lui punito!” 
Mentre io sono lì attonita arriva il resto della brigata, composta dal marito e altri due biondissimi pargoli. Cinque non sono pochi. 
Il più piccolo, a cavallo del carrello, assapora un gustoso pacchetto di fazzoletti di carta tra l’indifferenza dei genitori. 
Mentre il bambino urla, non posso che ammirare il marito, perfetto simulacro di un personaggio di Kusturica. In canottiera, capello bisunto, espressione truce e barba di diversi giorni spinge il carrello con una espressione caprina che lo esilia dal resto del mondo.
Mi faccio da parte e lei compra il pane tirando fuori le monetine da un portafoglio disastrato. Alì esegue e raccoglie gli spicci. 
Questa Famiglia Cuore dei giorni nostri se ne va così, con il piccolo anarchico che trascinato per mano che tira ancora su col naso incespicando sui suoi stessi piedi.
Quanti figli…” commenta Alì appoggiato al bancone.
Perché? Tu e i tuoi compaesani non ne fate così tanti?” rido alzando un sopracciglio.
Sì. No. Cioè, sì. Ma è diverso. Tu capisci?”
 
Sì, forse capisco anch’io...

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19 luglio 2010 1 19 /07 /luglio /2010 21:34
Lo so, andare inLo so, andare in palestra in pausa pranzo con quest’afa è da matti. Ma anche attraversare la città e fare quasi 40 km per andare e tornare a casa lo è. E non è che io possa andare tutti i giorni al cnetro commerciale. Il mio portafoglio me lo vieta. Quindi.
Quindi dicevamo, palestra. Me ne stavo lì, sopravvissuta ad una lezione di heat program che mi ha disidratato anche i capelli,  a passarmi la crema idratante dopo la doccia.
Varia umanità chiacchiera di tutto: oggi in pole position il fallimento de I viaggi del Ventaglio, tour operator di quelli fighi, che non avrei creduto mai, no no signora mia.
E dietro Columbus, i VentaClub dei trenini, eccetera eccetera. Non si sa quanti turisti fregati, poveracci sìsìsì.
Comunque si sapeva, quando sono andata ad aprile a  Marsa Alam i forum specializzati già sconsigliavano di viaggiare con loro” esordisco io. 
Da qui inizia una diatriba vacanze su internet sì/no che non ho ben seguito in quanto esonerata dall’asciugacapelli, finché non vengo chiamata in causa nuovamente sull’annoso tema della vacanza ideale.
 
Bèh” inizio io ripassando l’eye-liner disintegrato dai liquidi espulsi dal mio corpo “in genere mi piacciono quei viaggi in cui si possono capire altri modi di vivere, altre civiltà. Viaggi che lasciano qualcosa a chi li fa, insomma” 
Non a Milano Marittima, per capire. Se avessi la possibilità pianificherei un viaggio in Pakistan, per dire.
“Anche in Egitto, ad esempio, sono andata un po’ in giro a vedere come vive la gente sennò a che serve?” mi chiedo ad alta voce. “Certo” continuo “vedi dal vivo le donne col burqua e non è come vederle in Tv, ma tutto serve per capire realtà diverse.
 
Le donne annuiscono, specie una su cui vorrei aprire una parentesi. 
 
Il nome, così come accade spesso in questi hamman occasionali, non lo conosco. 
E’ bassa, coi capelli ricci e corti ed un’età indefinibile tre i 40 ed i 55 anni, fisico a tanica di benzina. Si muove elettrica, come fosse il pupazzetto a pile della Duracell. E’ in palestra occasionalmente, mi disse, perché lei è un’artista. Della danza del ventre.  
No comment.
Lei si tira su sui tacchi e baldanzosa afferma: “Purché restino a casa loro! Che non ci impongano i loro usi!”
Vabbè, ci mancherebbe! Ma ognuno per sé fa quel che vuole, scusa. “ 
E gli vorrei fare un bel discorsetto sull’autodeterminazione dei popoli e sulle differenze culturali, ma lei (incosciente) tira fuori un mio cavallo di battaglia: “Come quelli che voglion far togliere i crocefissi dalle scuole!
Cerco di contare fino a dieci, ma fa caldo, sto sudando di nuovo e mi si è pure spuntata la matita del trucco: “Io, ad esempio!” Certe volte mi sento un alieno sulla terra.
Devo dire che la sua faccia non ha prezzo.
Da me, che sventolo un crocefisso al collo, non se l’aspettava: “Il nostro è uno stato laico, non cattolico. Quindi nei luoghi pubblici non ci deve essere il crocefisso. Poi a casa sua ognuno fa quel che vuole.
No, il nostro è uno stato cattolico” ribatte la sventurata accalorandosi “Sono le nostre tradizioni!
No, è laico. Rileggiti la Costituzione.” Adoro fare la saccente, lo adoro.
E che conta la Costituzione?” Questa l’ho già sentita... ma da chi? Non ricordo, “E’ sempre stato così!
Bèh, i miei nonni, bisnonni e trisavoli vivevano a mezzadria, ma io mica no!
Ma che vuol dire? E poi se lo dici tu che sei italiana è un conto, ma un extracomunitario!! Un mussulmano!!!!!
“Ti faccio una domanda: un bambino nato in Italia da genitori stranieri ha anche la cittadinanza italiana, lo sai? Lui è italiano per te? Ha i miei stessi diritti oppure no?
Ma… ma… sono le nostre tradizioni!” risponde accusando il colpo.
Per tradizione il marito picchiava la moglie. Ora, per fortuna, è reato. Le cose cambiano, ma non sempre in peggio!” le rispondo serafica piegando l’asciugamano.
Lei serra le labbra e si irrigidisce tutta. Ha evidentemente finito le argomentazioni. Ho un po’ paura a dire il vero. Invece pesta per terra coi suoi tacchi 12, afferra la borsa e se ne va infuriata.
Le altre si zittiscono.
Forse sono aliena davvero.
 
Esco e trovo l’Amoremio all’ingresso che legge il giornale.
Hai fatto incavolare qualcun’altra?” mi chiede.
Faccio spallucce. Prima o poi mi bucano una gomma, è garantito.
 
 
Ecco. 
E voi che ve ne state lì a fare sì con la testa dandomi ragione, sappiate una cosa: la maggioranza degli italiani è LEI
E’ esattevolmente COME LEI.
Quindi, non c’è proprio nulla da cui essere divertiti.

Ora scusatemi, devo andare a fare il pieno alla navicella… 
 
Ora scusatemi, devo andare a fare il pieno alla navicella…  palestra in pausa pranzo con quest’afa è da matti. Ma anche attraversare la città e fare quasi 40 km per andare e tornare a casa lo è. E non è che io possa andare tutti i giorni al cnetro commerciale. Il mio portafoglio me lo vieta. Quindi.
Quindi dicevamo, palestra. Me ne stavo lì, sopravvissuta ad una lezione di heat program che mi ha disidratato anche i capelli,  a passarmi la crema idratante dopo la doccia. Varia umanità chiacchiera di tutto: oggi in pole position il fallimento de I viaggi del Ventaglio, tour operator di quelli fighi, che non avrei creduto mai, no no signora mia. E dietro Columbus, i VentaClub dei trenini, eccetera eccetera. Non si sa quanti turisti fregati, poveracci sìsìsì.
“Comunque si sapeva, quando sono andata ad aprile a  Marsa Alam i forum specializzati già sconsigliavano di viaggiare con loro” esordisco io. 
Da qui inizia una diatriba vacanze su internet sì/no che non ho ben seguito in quanto esonerata dall’asciugacapelli, finché non vengo chiamata in causa nuovamente sull’annoso tema della vacanza ideale.
“Bèh” inizio io ripassando l’eye-liner disintegrato dai liquidi espulsi dal mio corpo “in genere mi piacciono quei viaggi in cui si possono capire altri modi di vivere, altre civiltà. Viaggi che lasciano qualcosa a chi li fa, insomma” 
Non a Milano Marittima, per capire. Se avessi la possibilità pianificherei un viaggio in Pakistan, per dire.
“Anche in Egitto, ad esempio, sono andata un po’ in giro a vedere come vive la gente sennò a che serve?” mi chiedo ad alta voce. “Certo” continuo “vedi dal vivo le donne col burqua e non è come vederle in Tv, ma tutto serve per capire”
Le donne annuiscono, specie una su cui vorrei aprire una parentesi. 
Il nome, così come accade spesso in questi hamman occasionali, non lo conosco. 
E’ bassa, coi capelli ricci e corti ed un’età indefinibile tre i 40 ed i 55 anni, fisico a tanica di benzina. Si muove elettrica, come fosse il pupazzetto a pile della Duracell. E’ in palestra occasionalmente, mi disse, perché lei è un’artista. Della danza del ventre.  
No comment.
Lei si tira su sui tacchi e baldanzosa afferma: “Purché restino a casa loro! Che non ci impongano i loro usi!”
“Vabbè, ci mancherebbe! Ma ognuno per sé fa quel che vuole, scusa. “ 
E gli vorrei fare un bel discorsetto sull’autodeterminazione dei popoli e sulle differenze culturali, ma lei (incosciente) tira fuori un mio cavallo di battaglia: “Come quelli che voglion far togliere i crocefissi dalle scuole!”
Cerco di contare fino a dieci, ma fa caldo, sto sudando di nuovo e mi si è pure spuntata la matita del trucco: “Io, ad esempio!” Certe volte mi sento un alieno sulla terra.
Devo dire che la sua faccia non ha prezzo. Da me, che sventolo un crocefisso al collo, non se l’aspettava: “Il nostro è uno stato laico, non cattolico. Quindi nei luoghi pubblici non ci deve essere il crocefisso. Poi a casa sua ognuno fa quel che vuole”
“No, il nostro è uno stato cattolico” ribatte la sventurata accalorandosi “Sono le nostre tradizioni!”
“No, è laico. Rileggiti la Costituzione.” Adoro fare la saccente, lo adoro.
“E che conta la Costituzione?” Questa l’ho già sentita “E’ sempre stato così!”
“Bèh, i miei nonni, bisnonni e trisavoli vivevano a mezzadria ma io mica no!”
“Ma che vuol dire? E poi se lo dici tu che sei italiana è un conto, ma un extracomunitario!! Un mussulmano!!!!!”
“Ti faccio una domanda: un bambino nato in Italia da genitori stranieri ha anche la cittadinanza italiana, lo sai? Lui è italiano per te? Ha i miei stessi diritti oppure no?”
“Ma… ma… sono le nostre tradizioni!”
“Per tradizione il marito picchiava la moglie. Ora, per fortuna, è reato. Le cose cambiano, ma non sempre in peggio!” le rispondo serafica piegando l’asciugamano.
Lei serra le labbra e si irrigidisce tutta. Ha evidentemente finito le argomentazioni. Ho un po’ paura a dire il vero. Invece pesta per terra coi suoi tacchi 12, afferra la borsa e se ne va infuriata.
 
Esco e trovo l’Amoremio all’ingresso che legge il giornale.
“Hai fatto incavolare qualcun’altra?” mi chiede.
Faccio spallucce. Prima o poi mi bucano una gomma, è garantito.
 
 
 
 
Ecco. 
E voi che ve ne state lì a fare sì con la testa dandomi ragione, sappiate una cosa: la maggioranza degli italiani è LEI. 
E’ esattevolmente COME LEI.
Quindi, non c’è proprio nulla da cui essere divertiti.
 
Ora scusatemi, devo andare a fare il pieno alla navicella… 

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16 luglio 2010 5 16 /07 /luglio /2010 11:59

A diciannove anni ancora da compiere non pensi a niente. E’ la tua prima estate “da adulta”, macchina munita, con libertà esponenziale. A settembre ci sarà l’Università, ma ora è estate, la paura della maturità è passata e tu sei libera. LIBERA. Ecco cosa pensavo. Sono altri tempi. Quelli di BH90210 per capirsi, quelli in cui il cellulare è un lusso e la Punto la macchina all’ultima moda.
Poi, una mattina, una telefonata.
Ciao, sei bella lo sai?”

E sarai mia” E' uno scherzo, penso, nessuno può parlare davevro così!!!
Marco, la smetti di fare ‘sti scherzi del piffero?”
Non sono Marco, sono ****** e stasera usciamo insieme
No, grazie!” gli dico riattaccando il telefono.
Inizia così un’estate di follia.
Pare che ******, ragazzotto di paese per lo più nullafacente mi abbia vista una sera di primavera insieme a mio padre. Eravamo al bar per vedere la partita del Perugia su Stream (altri tempi, che dire) e lui pare abbia deciso di invaghirsi di me. Vista e presa. Bum. Folgorato.
E per questo si è arrogato il diritto di cercare il numero di casa mia sull’elenco, chiamare e chiedermi di uscire. E pretendere su sì secco, magari entusiasta.
Ed il mio “No, grazie” (Sì, signor Paolo Barnard, ho detto grazie io, ma non è cambiato nulla) non ha scalfito affatto il suo credo.
Seguono telefonate a tutte le ore del giorno e  della notte, appostamenti, pedinamenti e “sorprese” in tutti i luoghi da me frequentati. Allora, quasi 15 anni fa, lo stalking non era un reato e nemmeno se ne parlava. Erano solo avances, solo ragazzate, solo un ragazzotto innamorato, magari un po’ molesto ma un bravo ragazzo.
Solo.
E lo pensavo anch’io, che mi sentivo torturata senza il diritto di difendermi se non con la fuga.
Anche un mio amico carabiniere me l’aveva confermato, scrollando la testa e quasi ridendo “del mio ammiratore non tanto segreto”.

Una sera d’estate, tornando a casa dal lago, mi sorpassa una macchina. E’ lui. Non ci do peso e sbaglio. Dopo una curva, trovo la sua macchina messa di traverso e sono costretta a fermarmi.
Per strada non passa nessuno.
Lui scende, io metto la sicura.
Inizia a urlarmi attraverso il finestrino abbassato che non mi devo permettere di dirgli di no, che devo dargli una possibilità, che sennò me la farà pagare, che sa come farmi male, che conosce bene dove abito e dove va a scuola mia sorella minore. Inizia a dare calci alla macchina e ad urlarmi di scendere, che sono una puttana, che me la farà pagare.
Io tremo, non ho ancora diciannove anni e non mi so difendere nemmeno da questo ragazzotto, ma lo spirito di conservazione è più forte.
Metto la retromarcia e scappo. Riesco a raggiungere casa, scendere e chiudere il cancello è tutt’uno. Mio padre sta facendo dei lavori tra orto e giardino.
Cappello di paglia, canottiera e calzoncini, con la zappa in mano mi viene incontro. Mi vede sconvolta, ma non chiede. Butta l’occhio sulla macchina parcheggiata oltre il cancello e intuisce. Non sa cos’è lo stalking, non ancora, ma capisce al volo che qualcosa non va.
Esce, si avvicina e sempre con la zappa saldamente in mano bussa al finestrino alzato. Non ho mai saputo cosa si siano detti, ma mio padre deve esser stato esaustivo  e convincente perché lui non s’è più né visto né sentito.
Dileguato.

Oggi, nel 2010, parlare di stalking è quasi di moda come fosse una nuova malattia dei maschi moderni, ma esiste da sempre. Anche con gli identici tristi risultati che oggi leggiamo sulla cronaca nera estiva tutti i giorni (ma gli stupri, per dire, son finiti?).
Maschi Beta (perché beoti o perché non hanno il coraggio di essere Alfa?), spaventati dall’aggressività femminile, dalla forza con cui le donne reclamano diritti e non vogliono più essere quelle lava-stira-e-stendi-il-bucato, ma anche e soprattutto qualcosa di più.
Un essere umano, ad esempio. Pari diritti, magari.
Che assurdità, non trovate?
Poveri uomini, prostrati dal femminismo ed attanagliati dalla mala creanza femminile!
Le donne, le donne, che brutta razza. Tranne la mamma, chiaramente.
In fondo, cosa chiedevano? Che tutto restasse come nel medioevo, o al massimo come in Afghanistan, che già va meglio che qui.
E’ ovvio che succeda, in luoghi come l’Italia in cui comandano le donne. In politica, soprattutto. E nel mondo del lavoro. E nella società in genere.

Se una donna OSA dire di no, è una stronza e se la tira. O è cretina. O puttana. Con gli altri, però, mica con te. Magari con quelli col macchinone, con Briatore o con Corona.
Sì sì. Certo. Infatti.

Ora scusatemi, vado a lucidare la zappa…

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10 luglio 2010 6 10 /07 /luglio /2010 10:02

Location: camera da letto.
Lei si guarda allo specchio, lui legge PC Professionale.

Eva: “Amore, ma io ti piaccio?”
Adamo: “Certo amore mio. Lo sai che mi piaci molto!”
Eva: "Mmmm..."

Eva: “Amore, mi trovi dimagrita?”
Adamo: “Sì, amore. Stai benissimo.”

Lui gira pagina e inizia il servizio sulle reti Mesh.
Lei si prova una gonna davanti allo specchio, solo per vedere come sta.

Eva: “Ma quindi questa gonna mi sta meglio dell’estate scorsa. Vero?”
Adamo: “Sìsì” 
Eva: “Ma quindi mi trovi più magra dell’anno passato?”
Adamo: “Sì, amore”
Eva: "Molto?"
Adamo: "Mmmm..."

Lui inizia un interessante articolo sul suo ultimo sogno erotico: l'iPad.
Lei si analizza quel-rotolino-lì.

Eva: “Ma quindi l’anno scorso ero grassa???”
Adamo: ”…”
Eva: “E tu mi dicevi che ero magra!!”
Adamo: “…”
Eva: “Ecco, non mi posso fidare di quel che mi dici!!”
Adamo: “…”
Eva: "Mi dici bugie? allora non è vero che ti piaccio!? Eh??????"
Adamo: "..."
Eva: “Non è che mi tradisci, eh? EH? EH?????????”
Adamo: “??????”

Maschi, non fatevi mai cogliere impreparati...

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9 luglio 2010 5 09 /07 /luglio /2010 09:22




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6 luglio 2010 2 06 /07 /luglio /2010 22:03
Stamattina accompagnavo l’Amoremio ad una visita specialistica alla ASL.
Niente di grave, solo un controllo, ma restare nella sala d’attesa di un ospedale pubblico è più sociologicamente interessante di una puntata del talk della D’Urso.
Me ne stavo lì a leggere bella bella, quando una signora dallo spiccato accento toscano si sente autorizzata a rivolgermi la parola. 
Signora toscana: “Ah, ma come sono lenti qui! Sono il 45 e son 10 minuti che aspetto!” afferma ad alta voce sedendosi, assolutamente non invitata, accanto a me nella sala d’aspetto semideserta.
Phoebe: “ Vabbè, signora, via, accontentiamoci”
ST sventolandosi platealmente: “E poi fa caldo!
Le vorrei rispondere che quando fa caldo fa troppo caldo, e se fa freddo è proprio troppo freddo. Ma il libro che sto leggendo mi appassiona, sorrido e cerco di interrompere la conversazione.
Ma prima che il messaggio possa arrivare a destinazione, entra nella sala d’aspetto una ragazza. Avrà vent’anni, posta una canotta bianca, pantaloni neri ed un bel paio di sandali. E lo chador. Passa, prende il numero per il CUP e si accomoda in fondo alla sala, iniziando poi a leggere un quotidiano che aveva in borsa.
ST: “ Che schifo. Ecco, a me ‘ste cose mi danno proprio fastidio. Siamo in Italia ancora. O no?
Non rispondo, mi limito a schioccarle uno sguardo di disapprovazione.
ST: ““E poi, con questo caldo… sa la puzza!!
Phoebe: “Signora, avessi un euro per tutti gli italiani che puzzano!
ST : “Sì, sì, signorina però!!! Se lo lasci dire da me che ho fatto il ’68, sono una femminista della prima ora, io!” continua stravaccandosi sulla seggiola e continuando a sventolarsi con la prescrizione del medico mentre io decido di contare fino a dieci per non prenderla a male parole. Ma lei incalza: “Abbiamo lottato tanto, e per cosa? Siamo in Italia, siamo!”
Capisco che DEVO chiudere il libro ed uccidere a parole la signora. DEVO perché la rabbia che mi ribolle dentro è troppo forte. 
Phoebe: ”Signora, il problema è uno: se chi indossa lo chador lo fa per sua volontà e non per costrizione, sono emeriti fattacci suoi e non nostri. Mi preoccupa molto di più per la condizione della donna tutto il mostrare di tette e culi che si fa in televisione ed il messaggio che passa, piuttosto che una ragazzina con lo chador. Lei non trova?
Ecco, l'ho detto tutto d'un fiato. Spero che ora si chiuda in un mutismo incazzato e leghista.
ST: “Ah, ma in tv uno può scegliere quel che guardare! I miei nipoti ‘ste cose in tv non le guardano!
Phoebe: “Signora, non mi dica che i suoi nipoti non guardano le veline di Striscia. Su, le par femminismo quello?!
In quel momento un BIP annuncia che il tabellone segna 45. 
Sono salva.
La signora indispettita raccoglie le sue cose ed entra nell’ambulatorio, senza nemmeno degnarmi di un saluto.
Peccato.
A lei femminista della prima ora avrei potuto raccontare della ragazza di Marakkech conosciuta in treno tornando da Firenze, ricercatrice di chimica all’Università di Torino. 
Avrei potuto raccontarle che ad esempio per lei, che parlava quattro lingue e indossava jeans e scarpe alla moda, lo chador è un rituale che le fa pensare a casa, alla famiglia lontana. Ma è anche un vezzo, mi raccontò accarezzando il suo chador rosa e argento, fermato con una preziosa spilla che sembra venire dal forziere di Ali Babà. “Come mettere una collana” mi disse.
 
Mia nonna non poteva indossare pantaloni, anche se per lavorare i campi sarebbero stati comodi. 
Quest’imposizione è meno grave del fazzoletto in testa oggi? Fazzoletto che mia nonna paterna portava sempre se andava in un luogo pubblico, anche negli anni’90 perché lei non era una svergognata come la mia nonna materna.
Eccerto, come no?
 
E’ strano come il corpo della donna sia sempre l’oggetto del contendere tra morale, religione e libertà. Ostentatamente mostrato o ferocemente nascosto, il corpo della donna per la maggiorana delle religioni monoteiste incarna da sempre il male, il peccato, la tentazione.
Come dire che siccome il problema è nei bassi istinti maschili, allora la colpa è la nostra.
Comodo, ma funzionale visto che va avanti da un numero imprecisato di centinaia di anni con il beneplacito di buona parte del mondo femminile, troppo preso a dare della poco di buono alla vicina di casa piuttosto che a mirare ai evri oggetti del contendere.
Mentre penso a come abbattere il predominio maschile, esce l’Amoremio da radiologia. 
Per uscire passiamo davanti alla ragazza con lo chador. 
Mi guarda, sorride e mi saluta con un cenno della mano.
Se noi donne non impariamo ad aiutarci e comprenderci tra di noi, non andremo mai da nessuna parte.
 
E dire che la strada è così lunga…

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2 luglio 2010 5 02 /07 /luglio /2010 10:16

Ieri sera tra amici s’è finiti a parlare di Corrado Guzzanti e di quando in Tv la satira c’era e faceva numeri in prima serata. Te lo ricordi l’Ottavo Nano? E il Pippo Chennedy Show? Non so quanti anni siano passati, ma sembrano cento.

Te la ricordi Sabrina Guzzanti che fa Bertinotti?
Mitica!!
E il filosofo Robertetti? E Quelo? E Livore?
Perché, Lorenzo? I ragazzetti sono ancora così!!!

E via così sul filo del ricordo.
E’ solo che non sono mia nonna. Ho 34 anni, non settanta. E non rimpiango Mina, la Carrà o Valter Chiari.
La mia generazione, così sfiduciata e persa, si sente vecchia. E’ già vecchia dentro. 
Ha lasciato la speranza in un cassetto, schiacciata dal quotidiano.
La satira cos’è? S’è incattivita? E come potrebbe prendere con leggerezza un Premier pappone? Dov’è l’ironia? Nel capello plastificato da Ken? Al limite uno si può chiedere se c’abbia anche il pisello come l’amichetto di Barbie, ma poi basta. Poi il nervoso e quel formicolio sulla nuca che preannuncia fastidio ed indignazione hanno la meglio.

La satira, l’informazione, la cultura non esistono più, schiacciate in un calderone qualunquista rimestato da ballerine straniere scosciate e con le tette rifatte.
La legge bavaglio sarà solo la ciliegina sulla torta.
La giustizia?
Ma la giustizia non serve, lo sanno tutti! Poi tanto non funziona ed i giudici sono tutti comunisti mangiabambini!
La scuola?
La scuola va riformata, tagliata, rimestata. Via informatica, letteratura, storia, scienze. Avanti ballo e canto (così uno è pronto per Amici e si tiene in forma), religione (chiaramente oppio dei popoli) e televisione applicata alla vita, ché a 16 anni devi già esser pronto al tuo ruolo di tronista/velina.
E la cosa grave che all’italiota medio va bene.
E’ giusto. E’ logico. E’ comodo.
Per fortuna che Silvio c’è.

Ecco, io vorrei emigrare.

Troverò peggio?

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27 giugno 2010 7 27 /06 /giugno /2010 22:05
Nel bel mezzo di una lezione vintage anni’90 di heat program, il mio istruttore preferito nonché spacciatore di telefilm di riferimento mette su Lorenzo Cherubini aka Jovanotti in un suo pezzo molto anni novanta, anzi 1994.
Non che mi dispiaccia, chiaro, io a Lorenzo gli voglio bene. Poi è come se fosse un vicino di casa famoso, mi sembra quasi di conoscerlo.
Però sull’heat a parte camminare a tempo non c’è molto da fare e così mi sono messa a pensare. 
Ma Jovanotti, ‘sta canzoncina oggi la scriverebbe?
Vediamo un po’ ad analizzare il testo.
 
Io penso positivo perché son vivo perché son vivo, 
io penso positivo perché son vivo e finché son vivo, 
niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare…
 
Chissà, magari il TG di Minzolini e tutti gli schiavi leccaculo del Premier un pochino se tu fossi un ragazzetto oggi ti fermerebbero dal ragionare.  Magari ti verrebbe voglia di smettere di ragionare e la sempreverde Gimme five sarebbe un porto sicuro a cui approdare.
Così, è un’idea mia.
 
quest'onda che va, 
quest'onda che viene e che va 
quest'onda che va quest'onda che viene e che va, 
quest'onda che va quest'onda che viene e che va quest'onda che va, 
quest'onda che viene e che va. 
 
Sìsìsì, ho capito. Andiamo avanti.
 
Io penso positivo ma non vuol dire che non ci vedo 
io penso positivo in quanto credo, 
non credo nelle divise né tanto meno negli abiti sacri che più di una volta furono pronti a benedire massacri ,
 
E la pedofilia dove la metti?  
E il Vaticano Spa?
E l'esimio cardinal Bertone?
 
non credo ai fraterni abbracci che si confondon con le catene 
Io credo soltanto che tra il male e il bene è più forte il bene. 
 
Ciccio, al governo c’è la LEGA NORD. Cioè, ci governa gente come Calderoli, Cota, Zaia, Borghezio, Maroni, mi sono spiegata? 
E poi, dove lo metti Berlusconi? In confronto l’Imperatore Palpatine era un pacifico pastore tibetano che viveva in simbiosi con le sue capre a pelo lungo.
Il male ha già vinto, sveglia!!!!
 
Uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta 
guardare dentro alle cose c'è una realtà sconosciuta 
 
Ti pare facile uscire da casa di mammà?
Non è mica che ci sono solo bamboccioni qui, eh. E’ che trovare un lavoro è difficile oggigiorno. Poi, se lo vuoi anche retribuito oggi che c’è la cccrisi,… bèh, mi sa che ne vuoi un po’ troppe, non sai accontentarti. Un bello stage a 300 euro al mese e passa la paura. Di pagarti adeguatamente, chiaro.
 
…che chiede soltanto un modo per venir fuori a veder le stelle 
e vivere l'esperienze sulla mia pelle sulla mia pelle.
 
A parte l’opinabile rima stelle/pelle, originale come quella iconoclastica cuore/amore, che altro dire?
Peace&love!
 
Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa 
che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa 
passando da Malcom X attraverso Gandhi e san Patrignano 
arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano.
 
Bello. Anche vero, volendo. Solo mi chiedevo: ma se oggi chiedessi a un diciottenne medio chi sono tutti questi bei personaggi, importanti e portatori di certi valori, se vogliamo proprio dirla tutta, cosa risponderebbe?
No, Che Guevara non è quello che ha inventato le magliette e no, Madre Teresa non era un’amica intima di Lady D. Se è per questo, poi, Gandhi non lavora al call center della Telecom India.
Lasciamo stare Malcom X, che non ho cuore di chiedere.
 
Sono scesa dall’heat program alla fine della lezione ancora rimuginando.
E’ possibile pensare positivo oggi? Anche senza considerare le teorie sulla fine del mondo di Giacobbo e triangolando le possibilità di schiatto del nostro Leader dall’età falsata dal botox, ci sono possibilità per un futuro positivo?
 
Io non lo so.
 
E voi?

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24 giugno 2010 4 24 /06 /giugno /2010 20:24

Io i crucchi li conosco bene.

Vivo infatti da sempre sul Trasimeno, terra di conquista di orde di barbari dall’idioma metallico capaci di mettere letteralmente a ferro e fuoco piccoli paesini famosi per la loro quiete (e la noia).

In più ho affittato casa a villeggianti stranieri per dieci anni, quindi fidatevi: ne so. I turisti che arrivano qui sono (per fortuna) ancora molti, anche se non come negli anni ottanta. Belgi, olandesi, francesi. Anche americani e canadesi, a dire ilv ero. Tutti gentili e attenti alle bellezze del territorio, ho sempre avuto belle esperienze nonostante le eccentricità inevitabile di alcuni. Ad esempio, mio sono vista offrire vino bianco con cubetti di ghiaccio e caffè improbabili, ma ho sempre accettato con un sorriso la cortesia.
Gli olandesi, per esempio, sono un popolo favoloso.

Ma con i tedeschi no.
Per questo quando nel planning degli arrivi leggevo la provenienza, montavo il sorriso d’ordinanza: sapevo ne avrei avuto bisogno.
Il crucco medio arriva in Italia già convinto della sua superiorità.
Ti guarda come se fossi una merda, e col suo inglese reso incomprensibile da un accento irritante come il graffio del gessetto sulla lavagna ti chiede se c’è una birra in frigo.

Tu sorridi e rispondi: “No, guardi, solo acqua” e lui ti guarda come se ora davvero ne avesse la certezza: sei una merda.
Poi, sempre nel suo inglese approssimativo inizia a farti mille richieste.

“Funziona la lavatrice?” “Ovvio”
“Il cancello è automatico?” Ma pezzo d’idiota, secondo te l’ho aperto a mano perché sono fessa?? “No, mi spiace”
“Lenzuola e asciugamani li cambiate tutti i giorni?” Eccerto, è il Ritz questo! “No, una volta a settimana”
“Il letto lo rifate voi? Quando venite a pulire?” Ahahahhahahahahhaahhahah! “No, guardi, la pulizia avviene a fine vacanza”
Li vedi la mattina alle dieci al bar far colazione con cornetto e birra media. Anche due, và.
Il cappuccino, invece, no. Loro il cappuccino lo bevono dopo pranzo che aiuta la digestione.

E pensare che questi ci prendono anche allegramente in giro.

Ma l’apice fu una famiglia tedesca composta da due genitori attempati e due figli molto più che tardo-adolescenti. Mi chiamarono alle nove di un sabato sera sul cellulare: “Guardi, abbiamo un problema GRAVISSIMO. Dovete venire SUBITO!”
Io e mio padre siamo corsi immaginando allagamenti, corto circuito, cataclismi.

Niente di tutto ciò. “Le porte cigolano”
Io: “…”
Mio padre: “Ma sei sicura di aver tradotto bene?”
Io: “Sì”
Mio padre: “…”
Io: “…”
Immaginate la scena. Mio padre che passa lo svitoil alle nove e mezzo di sera, vestito di tutto punto per uscire, che bofonchia frasi “Diglielo a ‘sti crucchi che la guerra l’abbiamo vinta noi” o “Mangiapatate di m***a”, accompagnati da coreografici “Crepa crucco”. Il tutto mentre io sorrido con una paresi facciale simil-botox e sottolineo la felicità di mio padre nel poter essere d’aiuto. Sì sì, certo. Come no.

Tutto questo per dire che non mi piace parlare degli esseri umani a “razze” come fossero cani. La divisione tedesco, olandese, italiano, padano (oops, dimenticavo: la Padania non esiste!) ha poco senso ed è spesso vittima di stereotipi.

Ma certe popolazioni per come si comportano fuori da casa loro se lo meritano.

 

Per esempio noi italiani…

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