Se c’è una cosa che proprio odio è fare la fila alla cassa del supermercato.
Non solo mi annoio, ma rischio anche la claustrofobia, sopraffatta da carrelli ingombri, massaie annoiate e pupi in libera uscita. Se immaginate poi che il rituale della spesa avviene di solito dopo almeno otto ore lavorative, capirete bene il mio stato mentale.
Per ovviare all’inconveniente avevo davanti a me diverse strade:
Maledire tutte le volte le cassiere lente, le file improbabili, gli acquirenti distratti che non pesano l’insalata e inveire contro il cambio del rullo della carta del registratore di cassa. Ma considerando quanto mi girano generalmente le palle per motivi ben più seri ho abbandonato questa strada, salvo imboccarla in giornate particolarmente stressate e piene di livore verso l’autorità in cui guido sommosse contro il supermercato, con tanto di rivolta popolare e messa al sacco dello stesso.
Mettermi le cuffie e ascolta l’mp3. Lo fanno in tanti, perché io no? Perché, io mi confondo. Penso alla musica e mi scordo la lista della spesa. O mi dimeno tra gli scaffali sulle note di She’s a maniac, mentre entusiastici ed arzilli ottuagenari mi chiedono di poter ballare con me il prossimo. E’ successo, lo giuro. E non è stato un bello spettacolo. Come la volta che mi son messa a cantare a squarciagola davanti alla faccia stralunata della cassiera L’amico è di Dario Baldan Bembo. Panico. Mai più cuffiette, decisamente.
Attacco bottone con chiunque sia vicino a me. Certo. Utile. Peccato che spesso ci sia gente scontrosa, annoiata o semplicemente che non parla italiano. E di mettermi a parlare inglese o francese facendo la coda alla cassa del Penny Market anche no. E poi, se attacco bottone con uno psicopatico? O se mi accusano di stalking? Limitiamoci, via.
Osservo. Anzi, meglio: osservo e immagino. Uno dei miei passatempi preferiti in quei frangenti è guardare la spesa di quello davanti a me nella file. E poi di quello dietro, se la fila è particolarmente lunga.
Avendo scartato i punti dall’1 al 3, il quarto diviene automaticamente il mio preferito. Anche perché, avete mai pensato a quante cose si possono scoprire di un estraneo guardandogli la spesa? Ecco , tipo quello che ha la pizza surgelata, quattro birre in lattina e un pacchetto di M&M’s: voi che vi immaginate? Io un uomo di mezz’età che fagocita pizza schifosa davanti alla partita dell’Inter.
Poi c’è quella dall’aspetto di donna in carriera, con tre paia di collant di pizzo, il latte scrematissimo, due chili di pere, un pezzo di parmigiano e la scatola delle girella. Che mi viene ovvio poi immaginarla, perennemente a dieta, alzarsi la notte a spazzolare merendine porcose.
E quello che compra le cesoie? Magari insieme a un pacco di assorbenti e alla schiuma da barba. Ecco, io lì mi immagino l’inimmaginabile. Anzi, vorrei proprio sapere cosa vi immaginate voi, così per curiosità.
Che poi a volte la gente non è nemmeno così interessante, anzi. A volte non va oltre la sagra del carboidrato pane&pasta. Che barba, che noia. Allora mi guardo intorno. E l’altra sera non ho potuto far a meno di notare la cassiera di NaturaSì, piena di tatuaggi e truccata e pettinata come una ballerina di Burlesque. Di 100 kg. E mentre mi faceva il conto me la immaginavo vestita come Betty Boop. Allucinante.
Certo pure io l’altra sera ho comprato: la sabbia per Nevruz, trucioli di kamut, un vasetto di vongole e tre banane.
Che avranno mai pensato di me?
“Ma come, voi comunisti che urlate ai quattro venti che siamo sotto dittatura e che non c’è libertà di stampa,
davanti alle perquisizioni al Il Giornale state zitti? Vedi che non siete
obiettivi?”
Mi sento apostrofare così, con un sogghigno che vuol dire Lovedichetihocoltoinfallo? Lovedichesietedeimangiatoridibambini?
Che strano che chi vota Berlusconi stia col partito al potere, ma si senta comunque sempre in fallo, l’avete notato? (ndr. L’accostamento delle parole Berlusconi e fallo nella stessa frase è solo
figurativo e puramente casuale. Ho detto fallo, non viagra).
Se ne dovrebbero stare satolli e contenti attendendo che gli vengano lanciate le briciole del pasto del re, da bravi sudditi beneducati. Eppure no, non son contenti. Si sentono prudere la
schiena, sono a disagio.
Poveri, pensano, non veniamo capiti. Specialmente da quelli che si credono intellettuali e che sono brutti&cattivi.
“Vedi? Vedi? Non siete obiettivi!” rincara la dose.
Io non lo so perché, ma mi sono trattenuta.
Avrei potuto dire che se non fosse reato io la sede de Il Giornale la metterei a ferro e fuoco con un lanciafiamme. Così, tanto per far pulizia. Che poi con tutta la carta che si
risparmierebbe, sai i boschi che si potrebbero salvare?
Che la democrazia vuol dire pluralità di voci, non la libertà di andare a spulciare dossier riservati e atti d’ufficio per sminuire e annientare (magari) quei pidocchi che infastidiscono a turno
il nostro grande PDC, che si chiamino Fini o Bocassini poco conta. L’importante è mettersi a novanta e accontentare il re, spianargli magari la strada o rendergliela più agevole, facendo a gara per chi è più bravo e più berlusconiano. Proprio come da piccoli si faceva a gara per
chi era più il cocco della mamma.
Già.
Gli avrei potuto rispondere che quotidianamente quelgiornalelì spala talmente tanta merda, spesso su persone davvero inattaccabili e corrette, che la puzza per forza gli deve restare attaccata.
E’ naturale. E io, che credo fermamente nella magistratura, credo che se dei PM hanno stabilito un’ispezione ci saranno stati gli estremi. E se poi non hanno trovato nulla, amici come prima ché
non penso avranno fatto un’ispezione anale a tutti i giornalisti (anche se a Sallusti, magari…).
Avrei potuto rispondere che la magistratura non è il nemico del popolo che ci vogliono far credere e che se la nostra Costituzione prevede poteri separati un perché c’è. E no, il perché non è
prendiamocela tutti con Silvio perché lui è figo e c’ha un sacco di gnocca. Non perché saccheggia l'Italia economicamente e moralmente a suo piacimento, eh. No, no. Noi siamo solo invidiosi e
falsi moralisti.
Avrei potuto rispondere che certa gente che appoggia ora questo ora quello solo peril proprio tornaconto mi fa schifo, e non mi frega niente se a sinistra fanno schifo uguale: io nell’ideologia
ci credo ancora e non mi porteranno via anche questo.
Avrei potuto rispondere tante cose, ma invece sono stufa di ribadire l’ovvio. Se qualcuno (molti, ahimè)non lo vedono è solo perché nel corso degli anni si sono foderati il cervello di GF e
puttanoni assortiti di tutte le varietà.
Quindi ho detto solo: “Non mi rompere, non voglio litigare che poi ti offendi”
E lui, piccato e costipato nel suo piccolo tentativo di lite, se l’è presa.
Dove non lo dico, immaginatevelo voi.
Lo ammetto, ho una dipendenza.
C’è chi fuma, chi si droga, chi mangia da una ciotola, chi tromba solo con donne che si fanno le codine e si
vestono come Lolita.
Tutte dipendenze rispettabilissime, per carità, sempre che non invadano la sfera altrui.
La mia dipendenza invece sono i libri. I libri e le librerie, per essere precisi.
Se c’è una libreria nel raggio di un chilometro io DEVO entrarci. Anche se ho altro da fare. Anche se sono in ritardo. Un minutino.
DEVO.
Magari non compro nulla, guardo e mi rilasso.
Magari invece c’è un’offerta superimperdibile che proprio proprio non posso mancare.
Tranne all’epoca in cui feci il mio famoso fioretto, più importante di tutto.
Ma ora che tutto è risolto, tenermi lontana è impossibile, quasi come tenere Nevruz lontano dalla scatoletta al pesce bianco dell’oceano.
E così torno a casa sempre con qualche libro in più.
Oltre a prosciugare il mio conto corrente, questo rende la mia casa strabordante di libri.
Non fosse che l’Amoremio mi ama davvero, avrebbe tutte le ragioni del mondo per organizzare non dico un falò ma una vendita di beneficenza o una donazione alla scarna biblioteca comunale del mio
paese.
Solo che la mia casa straborda. La libreria ha iniziato uno sciopero a causa del sovraffollamento in cui versa. Chiede che al massimo i libri vengano disposti in doppia fila e non oltre.
Esosa.
Solo che la tecnologia incalza e anche i libri dopo secoli di indisturbato benessere marcano il passo. Ecco
infatti che nascono i fantascientifici ebook reader! In un paese (in un mondo?) che legge poco, la diffusione della cultura potrebbe un dì passare attraverso questi cosi? Secondo
l’Amoremio certamente sì.
Futuribili, comodi, capaci di contenere mille e più opere, stanno nella tasca della giacca.
Bello, vero??
Sì, certo, ma ecco, io…
Io che già ho l’ansia tra telefonino, schermo touch screen, pennino che mi cade e poi non lo trovo… volete mettere la rassicurante consistenza di un libro? La piacevolezza di sfogliare le pagine, di annusare l’odore della carta, di scivolare in poltrona con un libro, aprirlo, allungare le gambe. Che poi, vi è mai capitato di addormentarvi leggendo? A me sì, magari nella pigrizia di una domenica pomeriggio d’inverno, col libro che... STOMP! ...cade per terra senza interrompere il sonno. Ma se cade l’ebook reader? Secondo me si rompe con tutti i suoi 700 libri dentro.
E se si scarica la batteria?
Una sera d’autunno di diversi anni fa, quando ancora ero gggiovane, tornai tardi dalla palestra e mentre mi preparavo qualcosa da mangiare
feci zapping tra il piattume che la televisione generalista ci regala da molti anni. E su Raidue beccai lui, Marco Paolini. Ed il racconto del suo Vajont. Rimasi così coinvolta ed
affascinata dal suo raccontare una vicenda di cui non sapevo praticamente nulla da non rendermi conto dello scorrere del tempo, ritrovandomi a mezzanotte seduta in pigiama su una seggiola in
cucina.
Marco Paolini ha questo grande dono. Stabilisce un’empatia fortissima con chi lo ascolta parlare, grida senza
alzare il tono, racconta con semplicità e chiarezza ma senza banalità.
E così ieri sera ho trascinato l’Amoremio nella visione di Ausmerzen, il suo nuovo spettacolo,
gentilmente trasmesso in tv da La7 (unica televisione in chiaro degna di essere vista insieme a sprazzi di Raitre) in diretta dalll'ex O.P. "Paolo Pini" di Milano.
Così come accadde per la vicenda del Vajont, non sconosciuta ma sepolta nei meandri di una memoria collettiva
troppo frettolosa e troppo presa dal sensazionalismo del presente, anche Ausmerzen punta a riportare l'attenzione del largo pubblico su una storia tanto dolorosa quanto rapidamente
consegnata all'oblio: quella degli esperimenti di eugenetica che i nazisti condussero ai danni di malati psichici e portatori di handicap fra il 1934 e il ‘45, inquadrandoli in
quell'allucinante fiera dell'orrore e della perversione che oggi chiamiamo Olocausto.
La scelta della data, vigilia di quel 27 gennaio che da qualche anno celebra anche nel nostro Paese la Giornata della Memoria, non è naturalmente casuale, attribuendo all'appuntamento
televisivo quasi compito di ridare voce a tragedie dimenticate ed a orrori inimmaginabili.
Ausmerzen è il verbo tedesco che indica lo "sradicare" e se lo pensiamo riferito a degli esseri umani
già possiamo percepirne l'intrinseca violenza. Violenza non compiuta da uomini in divisa, ma da gente normale. Dottori, infermieri, medici di base, ostetriche. Gente che credeva
davvero di fare del bene, che voleva crederci, gente che è stata cavallo di troia nei confronti di un popolo che gli affidava figli imperfetti e la speranza di guarirli.
E li affidava invece alle camere a gas.
O alla dieta E, una dieta senza grassi che uccide in non più di due settimane.
Chiudiamo i clandestini in centri d’accoglienza stipati come sardine, maltrattati da pochi sfortunati
poliziotti messi a guardia come cani in un pollaio.
Se c'è una cosa al mondo che mi infastidisce è quando, credendo di essere divertenti e smaliziati, gli uomini davanti ad una
reazione femminile leggermente aggressiva si sentono in diritto di chiedere “Ma che hai il ciclo?”.
Grrr... grrr.... posso parlare? parlo? Allora vado, eh!?
Ecco, a parte che non sanno assolutamente di cosa si parla, io vorrei tanto chiedergli “Vi siete mai chiesti
perché è toccato a noi donne avere il ciclo e fare figli? Perché un uomo con 37 di febbre è già in punto di morte!”
Ecco.
Come stavo dicendo.
Appunto.
Sono preda degli ormoni.
Sarà che sono in lotta con me stessa per smettere la pillola, sarà che c'ho 35 anni e la menopausa si avvicina. E visto che va così, ho deciso di rendere il mio sclero una rubrica fissa sul blog
(ne siete felici, eh?).
Tu, pidiellino orgoglioso, tu che sei una specie rara perché in Italia tutti dicono chenon l'hanno
votato, sì proprio tu. Tu che mi hai detto che non c'è niente di male nelle feste di Arcore, perché ognuno a casa sua fa quello che vuole. Tu che ridacchi e dai di gomito con i tuoi
amichetti, ridendo sotto i baffi all’annuncio che il Silvio s’è fidanzato, proprio a te vorrei dire una serie di cosette:
Tu che vedi i festini di Arcore come il non plus ultra del figo e li rimiri con invidia e una punta di lussuria, non ti fai nemmeno un po' schifo? Ma se tua figlia minorenne andasse ad una festa ad Arcore, tu saresti contento? Ce l'accompagneresti bella bella, in mezzo ai vecchietti allupati? Magari le faresti anche le codine Lolita style o le accorceresti la minigonna? Dimmi, dimmi. Ti ascolto. Come dici? Quelle lì non dimostravano la loro età? E che ne sai come sarà tua figlia a 17 anni?
Amico pidiellino mio, non ti senti male a vedere un Big Jim con il lucido da scarpe in testa e con la fronte intronata dal botox e lucida come il culo di un neonato che blatera di fuffa in televisione mentre i problemi dell’Italia sono ben altri e diversi dall’utilizzo intelligente del Viagra?
Tu, che magari sei operaio o sottopagato, non ti sconvolge che iltuo premier invece di attuare politiche in incentivino il lavoro e tutelino le parti più deboli stia con Marchionne (“Ma almeno lui è maggiorenne!” Luciana Litizzetto op.cit.) e inciti alla delocalizzazione delle imprese come se fosse un imprenditore qualunque e non il Presidente del Consiglio?? Ma lo sai che tuo figlio non troverà un lavoro precario e malpagato nemmeno sventolando la tessera del PDL?
Caro amico che voti fiero la faccia da culo di Berlusconi, pensi davvero quel che dici o è solo che undici anni di Grande Fratello t’hanno cotto quei pochi neuroni che la natura ti aveva fornito gratis? Oppure trovi solo comodo e facile sederti ed ammirare la cultura dominante imbottita di populismo e chiappe all’aria che ti viene scodellata tutte le sere da Striscia la Notizia?
L’ho già detto che mi vergogno di
essere italiana?
Ah, già più di una volta?
Eh, ma non è cambiato niente!!!!
E che voglio emigrare a Cuba, tanto dittatura per
dittatura lì almeno fa sempre caldo e c'è il mojito? Anche?
E che la sinistra rappresentata dal PD fa schifo ed è degenerata nell’onanismo?
L’ho già detto?
Sì?
Lo ridico semmai qualcuno non l’avesse chiaro: Bersani, sei un bravo economista, ma per il resto sei un uomo inutile, capo di un partito di vecchi che non ha più idee e che falcia i giovani che
vogliono emergere!
Come dite? Ho detto troppe volte culo in questo post? Davvero?
Scusatemi, non volevo.
E’ che non posso dire sempre Silvio, mi servono dei sinonimi…
PS. Vi state chiedendo il perché della foto? Sì? Allora rileggete il titolo del post e poi accendete i neuroni.
L’altra sera, complice la voglia di tornare al cinema, mi sono fatta convincere ad andare a vedere Tron Legacy dall’Amoremio che, ricordatevelo bene, è stato ragazzino negli anni ’80 ed indi per cui affezionato al film del 1982 e a videogioco da cui tutto nacque.
Anche se io Tron del 1982 non l’ho visto.
Al contrario, Jeff Bridges in versione Clu supercattivo sembra fatto col pongo. Anzi, col botulino. Possibile
che anni ed anni di effetti speciali e badilate di dollari buttati al vento non possano produrre una roba migliore di questa? Sophia Loren in confronto ha una espressione naturale dipinta
sul viso, e non so se mi spiego. Che poi, questo Clu supercattivone è feroce e spaventevole come
mio nipote di sette anni quando perde a Memory.
Noioso. In alcune scene mi aspettavo di vederlo sbattere i piedi e infilarsi il pollice in bocca come Re
Giovanni.
Vogliamo infierire? E infieriamo, allora: la sceneggiatura.
Ma la cosa grave è che in questo film manca lo smaccatamente figo. Chessò, non dico Hugh Jackman, ma uno gnocco qualunque con l’addominale ricamato che tenga viva l’attenzione un
minimo. Si sa che i peggiori film si salvano e meritano almeno un par di stelline se c’è il Daniel Craig di turno che risolleva l’ambaradan.Per i maschi ci sono Olivia Wilde e Beau Garrett avvolte in tutine supersexy e noi donne nulla. E non mi dite che c’è
Garrett Hedlund e che mi devo accontentare. Come lo vedo penso a Patroclo che di suo non è che sia
esempio di virilità, mapperfavorevà.I aggiunta un appunto: odio il 3D.
Sì, ci sono.
Prima di tutto la bellissima colonna sonora dei Daft Punk, presenti nel film come DJ di un futuribile discopub. Bella e calzante.
Come un videogioco, appunto.
E poi, invecchiato e semiirriconoscibile eccolo lì: Bruce Boxleitner. Come non commuovermi davanti ad uno dei miei
primi sogni erotici infantili (insiemema Capitan Harlock?).
Fenomenale e da segnalare Micheal Sheen nel ruolo di Zuse, ambiguo proprietario del suddetto discopub
a metà tra una drag queen, il bianconiglio e il merovingio. Inutile dire che la sua apparizione ha mostrato a tutti la differenza tra recitare (lui) e vegetare (Hedlund).
Bella l’ambientazione, la città in rete tutta buia ed illuminata solo dai neon. Belle le moto, le cosiddette lightcycles. Ne voglio una. Subito. Ma ci vorrà la patente?
Insomma, un giocattolone.
Io in genere non ho la puzza sotto il naso, adoro la fantascienza ed i film fatti per stupire.
Però questo è troppo.
E ora vado a prendere un OKI per il mal di testa.
Quasi quasi lo addebito alla Disney.
Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!