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11 febbraio 2011 5 11 /02 /febbraio /2011 23:40
Poco meno di un anno fa, ad aprile più o meno, sono stata in Egitto e più precisamente a Marsa Alam.
Io, che aborro villaggi turistici e trenini a-e-i-o-u-ipsilonnne mi sono fatta convincere dall’idea del mare, del caldo e soprattutto dal mio fidanzato.
Nonostante la scelta discutibile del villaggio, la vacanza è andata bene. Il posto è certamente meraviglioso, il mare incredibile e abbronzarsi e godersi l’estate ad aprile è favoloso. Gli egiziani poi, come tutti gli arabi, ci assomigliano molto più di quanto noi stessi vogliamo ammettere. Solari, disponibili alla chiacchiera e pronti a rifilarti una sola, come il più classico degli italiani. E così io e l’Amoremio non abbiamo perso l’occasione di capire un paese diverso dal nostro. In cui tutti (almeno nelle zone turistiche) parlano inglese e molti l’italiano. Perché l’italiano, mi ha detto un venditore di spezie, si impara con Vasco Rossi. Andiamo bene.
Una sera pigra, col vento caldo e le ciabatte ai piedi, siamo andati col taxi in una specie di Abu Dhabi egizia, Port Ghalib. Una delusione, non ci andate. O meglio, andateci se il vostro sogno è andare ad Abu Dhabi. Ma il viaggetto di venti minuti sulla strada del ritorno ci ha permesso di chiacchierare un po’ con l’autista, sempre disposto a distogliere l’attenzione dalla monotona strada sempre rettilinea che taglia in due il deserto e chiacchierare un po’. Inizia lui, masticando inglese ed italiano insieme.
“Ah, italiani italiani. Berlusconi?”
L’Amoremio  ride, io insomma. “Nonono!”
“Ahahahahahahhah!” sghignazza “Berlusconi come Mubarak, ve lo terrete 30 anni!!”
“Senti, ho visto un sacco di foto di Mubarak appesa in giro. Sarà amato, no?”
“Sì, come voi piace Berlusconi!”
“Ma noi non ce lo terremo 30 anni!”
“Tu dice, i don’t know. Quando uno così governa, resta finché muore!!”
Si inserisce l’Amoremio: “Ma come vi governa? Bene, almeno?”
Lui sospira: “Ahiahiahi, bene sì. Come re! Se tu amico o parente, sei fortunato! Se tu povero tassista di Marsa Alam devi pagare tutti amici suoi per… come si dice… licenza, patente, e tutto!”
“Come in Italia!”
“Già! Italiani e egiziani, due popoli ma stessa una disgrazia!”
E guardando la foto di Mubarak, scuro e con il lucido da scarpe come tintura per capelli, come potevo dargli torto?
 
Dopo un anno, tutto è cambiato.
E non solo perché, se fosse oggi, quel tassista mi potrebbe fare mille e una battuta su nipoti e parentele del sor Mubarak e su mignottame vario, argomento che scatena forte ilarità nei paesi arabi.
E’ tutto diverso.
Il popolo egiziano, affamato e disperato, ma anche stufo di corruzione e dittatura, emerge e invade le piazze. Un fiume di giovani reclama democrazia, giustizia, crescita e sviluppo.
Invoca riforme, chiede uno stato moderno, rischia la propria vita per un'idea.
Vuole che Mubarak molli la roccaforte che si è costruito, che se ne vada.
Ma lui non s’arrende.
Vi ricorda qualcuno?
 
Ma alla fine, come nelle migliori favole, il popolo ha vinto e Mubarak si è dimesso scappando nel suo buen retiro di Sharm, un villone che al confronto Arcore è casa mia.
No, di sicuro questa non è una favola, ma il futuro dell’Egitto sarà tutto da scrivere.
 
Vi pare poco?

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9 febbraio 2011 3 09 /02 /febbraio /2011 23:16
Una donna, si sa, non ha quasi mai vita facile. Anzi, diciamo pure mai, visto che non mi viene in mente un esempio di vita facile, via.
Non solo siamo considerate sul lavoro meno di un uomo a parità di competenze e prestazioni (non dite che non è vero, ci sono fior fiore di statistiche alla mano), ma una volta terminato l’orario comune di lavoro (e anche quello non ordinario) si torna a casa. E si riposa? NO! La casa sembra un campo di sfollati pronti alla fuga, il gatto urla tutto il suo disappunto per l’abbandono giornaliero e il frigo ha l’eco.
Fantastico.
E non ho figli, per dire, sennò.
Pensate un po’.
 
Però in genere affronto tutto col sorriso e con l’assennata serenità con cui mia nonna mi esortava da bambina: “Cosa fatta, capo ha”.
Anche se davanti ho la lavatrice da fare, la lavastoviglie da svuotare ed i panni da piegare. Una montagna di panni da piegare. E poi devi anche scrivere, che è un po’ il tuo secondo lavoro ancorché un piacere.
Certo.
 
Ci sono dei giorni però che è più difficile.
 
Giorni in cui gli ingranaggi della vita sembrano stritolarti come in un film di Charlie Chaplin, con le lancette dell’orologio che corrono avanti o indietro solo per il perverso gusto di farti impazzire. Con l’ansia che sale, l’ansia che è difficile da spiegare.
Come se non ci fosse tempo, o meglio energie direttamente proporzionali al tempo.
E buttarsi di faccia sul divano sperando di non prendere il bracciolo col naso sembra l’unico paradiso davvero possibile.
 
E non è che tutto ‘sto delirio mi dia poi grandi soddisfazioni.
Il mio lavoro mi piace, mi interessa, ne sono persino orgogliosa. Ma guadagno meno della donna delle pulizie (massimo rispetto, ci mancherebbe) e questo non è che sia molto motivazionale, per usare un termine trendy ed orribile. Ecco. Non che io voglia esser pagata chissà quanto, però insomma. Il giusto, via.
La mia casa, nonostante sbattimenti e rincorse è un delirio. Un delirio. Abbiamo montato le coperture delle prese a gennaio, quasi due anni dopo il trasloco. E mancano mobili, e ci son da fare lavori, e la terrazza fa passare l’umidità, e il giardino crolla, e i soldi chi ce l’ha?
E poi vorrei più tempo, più tempo mio.
Per scrivere quel che voglio, come voglio. Magari il libro che covo nella testa da anni.
E poi, ho 35 anni... un figlio? Un figlio lo pianifico? Comequandodovecome? Ma davvero?
Con quale tempo, con che soldi?
Come mi organizzo?
 
Devo anche andare a fare la ceretta, per dire.

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7 febbraio 2011 1 07 /02 /febbraio /2011 23:02
Eccola lì, allo specchio.
Ma che diavolo sto facendo?
Devoessereimpazzita, devoessereimpazzita, devoessereimpazzita.
Eppure senza nemmeno rendersene conto Marta s’era vestita con più cura del solito, scegliendo bene e con calma cosa mettere e cosa no.
Rimirandosi allo specchio non può far a meno di sentirsi inadeguata, per che cosa nemmeno lo sa.
La gonna? Troppo vistosa? No, meglio di no.
Forse i pantaloni, meglio i jeans? O poi sembra che non me ne frega niente?
Che poi, ma che me ne frega?
In fondo è uno con cui ho chattato un po’ di volte. Sarà un cesso spaziale, non ci credo che la foto è la sua quella del profilo.
Sembra troppo normale, pulitino.
Minimo è di suo cugino ingegnere.
O peggiuo, è una foto presa da Internet.

 
E mentre è in questi pensieri affaccendata, l’orologio corre e Marta è in ritardo.
Ad un appuntamento.
Al buio. Bèh, quasi al buio.
Nonostante tutto quello che ha detto alla sua amica, infatti, alla fine ha aderito al sito di incontri on line che le aveva suggerito.
Senza dire nulla a nessuno.
In segreto.
Non che se ne vergogni, ma la gente deve impararsi a fare i fattacci suoi. Tutta la gente, anche quella che usa di continuo la scusa lofaccioperiltuobene. Balle, tutte balle.
All'inizio è stato un approccio da timidi. Refrattario.
Ma dopo un po’ di girovagare, di inutili chiappini, un paio da internare ed un vero pervertito DOP alla fine con il test conoscitivo ha incontrato Marco. Con cui ha subito litigato. Di politica. Che poi, si può litigare di politica con uno che nemmeno si conosce e per di più sulla pagina di un sito di incontri on line?
Evidentemente sì, perché loro poi c’hanno messo su casa.
A litigare c'hanno preso gusto e hanno cominciato ad arrivare le mail a fiumi.
E dopo un mese passato a correre a casa rifiutando aperitivi e cinema perché sonostancahodafare, oppure midevolavareicapelli, eccola lì a guardarsi allo specchio. 
Attonita.
E se non gli piaccio?
E se sono troppo vecchia?
E se nel test lui ha scritto cazzate e non è come dice di essere?
E se è un pervertito? Un pazzo? Un asociale?
 
Che poi Marta di matti ne ha già incontrati diversi senza bisogno di un sito di incontri on line. Ci potrebbe scrivere su un libro, altroché. 
E se io non ci vado?
L'idea le si insinua nella mente velenosa come una tarantola.
E se gli do buca?
Poi si guarda in giro. 
Potrebbe restare a casa, a coccolarsi col gatto davanti a Grey's Anatomy. Magari con una bella tisana al finocchio. O a una vaschetta intera di gelato.
Sì. Infatti. L'idea è invitante. 
Ma anche no.
Ma che me ne frega? Cos'ho da perdere? 
Afferra il cappotto ed esce, senza dimenticare di prendere la rosa rossa.
Il loro modo di riconoscersi. Un po' retrò, ma lui ci teneva e allora va bene così.
Scappa nella sera fredda.
 
La tisana dovrà aspettare...

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3 febbraio 2011 4 03 /02 /febbraio /2011 22:05

Se c’è una cosa che proprio odio è fare la fila alla cassa del supermercato.

Non solo mi annoio, ma rischio anche la claustrofobia, sopraffatta da carrelli ingombri, massaie annoiate e pupi in libera uscita. Se immaginate poi che il rituale della spesa avviene di solito dopo almeno otto ore lavorative, capirete bene il mio stato mentale.

Per ovviare all’inconveniente avevo davanti a me diverse strade:

  1. Maledire tutte le volte le cassiere lente, le file improbabili, gli acquirenti distratti che non pesano l’insalata e inveire contro il cambio del rullo della carta del registratore di cassa. Ma considerando quanto mi girano generalmente le palle per motivi ben più seri ho abbandonato questa strada, salvo imboccarla in giornate particolarmente stressate e piene di livore verso l’autorità in cui guido sommosse contro il supermercato, con tanto di rivolta popolare e messa al sacco dello stesso.

  2. Mettermi le cuffie e ascolta l’mp3. Lo fanno in tanti, perché io no? Perché, io mi confondo. Penso alla musica e mi scordo la lista della spesa. O mi dimeno tra gli scaffali sulle note di She’s a maniac, mentre entusiastici ed arzilli ottuagenari mi chiedono di poter ballare con me il prossimo. E’ successo, lo giuro. E non è stato un bello spettacolo. Come la volta che mi son messa a cantare a squarciagola davanti alla faccia stralunata della cassiera L’amico è di Dario Baldan Bembo. Panico. Mai più cuffiette, decisamente.

  3. Attacco bottone con chiunque sia vicino a me. Certo. Utile. Peccato che spesso ci sia gente scontrosa, annoiata o semplicemente che non parla italiano. E di mettermi a parlare inglese o francese facendo la coda alla cassa del Penny Market anche no. E poi, se attacco bottone con uno psicopatico? O se mi accusano di stalking? Limitiamoci, via.

  4. Osservo. Anzi, meglio: osservo e immagino. Uno dei miei passatempi preferiti in quei frangenti è guardare la spesa di quello davanti a me nella file. E poi di quello dietro, se la fila è particolarmente lunga.

 

Avendo scartato i punti dall’1 al 3, il quarto diviene automaticamente il mio preferito. Anche perché, avete mai pensato a quante cose si possono scoprire di un estraneo guardandogli la spesa? Ecco , tipo quello che ha la pizza surgelata, quattro birre in lattina e un pacchetto di M&M’s: voi che vi immaginate? Io un uomo di mezz’età che fagocita pizza schifosa davanti alla partita dell’Inter.

Poi c’è quella dall’aspetto di donna in carriera, con tre paia di collant di pizzo, il latte scrematissimo, due chili di pere, un pezzo di parmigiano e la scatola delle girella. Che mi viene ovvio poi immaginarla, perennemente a dieta, alzarsi la notte a spazzolare merendine porcose.

E quello che compra le cesoie? Magari insieme a un pacco di assorbenti e alla schiuma da barba. Ecco, io lì mi immagino l’inimmaginabile. Anzi, vorrei proprio sapere cosa vi immaginate voi, così per curiosità.

Che poi a volte la gente non è nemmeno così interessante, anzi. A volte non va oltre la sagra del carboidrato pane&pasta. Che barba, che noia. Allora mi guardo intorno. E l’altra sera non ho potuto far a meno di notare la cassiera di NaturaSì, piena di tatuaggi e truccata e pettinata come una ballerina di Burlesque. Di 100 kg. E mentre mi faceva il conto me la immaginavo vestita come Betty Boop. Allucinante.

 

Certo pure io l’altra sera ho comprato: la sabbia per Nevruz, trucioli di kamut, un vasetto di vongole e tre banane.

 

Che avranno mai pensato di me?

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2 febbraio 2011 3 02 /02 /febbraio /2011 10:49

Ma come, voi comunisti che urlate ai quattro venti che siamo sotto dittatura e che non c’è libertà di stampa, davanti alle perquisizioni al Il Giornale state zitti? Vedi che non siete obiettivi?”
Mi sento apostrofare così, con un sogghigno che vuol dire Lovedichetihocoltoinfallo? Lovedichesietedeimangiatoridibambini?

Che strano che chi vota Berlusconi stia col partito al potere, ma si senta comunque sempre in fallo, l’avete notato? (ndr. L’accostamento delle parole Berlusconi e fallo nella stessa frase è solo figurativo e puramente casuale. Ho detto fallo, non viagra).
Se ne dovrebbero stare satolli e contenti attendendo che gli vengano lanciate le briciole del pasto del re, da bravi sudditi beneducati. Eppure no, non son contenti. Si sentono prudere la schiena, sono a disagio.
Poveri, pensano, non veniamo capiti. Specialmente da quelli che si credono intellettuali e che sono brutti&cattivi.
“Vedi? Vedi? Non siete obiettivi!” rincara la dose.

Io non lo so perché, ma mi sono trattenuta.

Avrei potuto dire che se non fosse reato io la sede de Il Giornale la metterei a ferro e fuoco con un lanciafiamme. Così, tanto per far pulizia. Che poi con tutta la carta che si risparmierebbe, sai i boschi che si potrebbero salvare?

Che la democrazia vuol dire pluralità di voci, non la libertà di andare a spulciare dossier riservati e atti d’ufficio per sminuire e annientare (magari) quei pidocchi che infastidiscono a turno il nostro grande PDC, che si chiamino Fini o Bocassini poco conta. L’importante è mettersi a novanta e accontentare il re, spianargli magari la strada o rendergliela più agevole, facendo a gara per chi è più bravo e più berlusconiano. Proprio come da piccoli si faceva a gara per chi era più il cocco della mamma.

Già.

Gli avrei potuto rispondere che quotidianamente quelgiornalelì spala talmente tanta merda, spesso su persone davvero inattaccabili e corrette, che la puzza per forza gli deve restare attaccata. E’ naturale. E io, che credo fermamente nella magistratura, credo che se dei PM hanno stabilito un’ispezione ci saranno stati gli estremi. E se poi non hanno trovato nulla, amici come prima ché non penso avranno fatto un’ispezione anale a tutti i giornalisti (anche se a Sallusti, magari…).

Avrei potuto rispondere che la magistratura non è il nemico del popolo che ci vogliono far credere e che se la nostra Costituzione prevede poteri separati un perché c’è. E no, il perché non è prendiamocela tutti con Silvio perché lui è figo e c’ha un sacco di gnocca. Non perché saccheggia l'Italia economicamente e moralmente a suo piacimento, eh. No, no. Noi siamo solo invidiosi e falsi moralisti.

Avrei potuto rispondere che certa gente che appoggia ora questo ora quello solo peril proprio tornaconto mi fa schifo, e non mi frega niente se a sinistra fanno schifo uguale: io nell’ideologia ci credo ancora e non mi porteranno via anche questo.
Avrei potuto rispondere tante cose, ma invece sono stufa di ribadire l’ovvio. Se qualcuno (molti, ahimè)non lo vedono è solo perché nel corso degli anni si sono foderati il cervello di GF e puttanoni assortiti di tutte le varietà.
Quindi  ho detto solo: “Non mi rompere, non voglio litigare che poi ti offendi”
E lui, piccato e costipato nel suo piccolo tentativo di lite,  se l’è presa.

Dove non lo dico, immaginatevelo voi.

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1 febbraio 2011 2 01 /02 /febbraio /2011 15:49

Lo ammetto, ho una dipendenza.
C’è chi fuma, chi si droga, chi mangia da una ciotola, chi tromba solo con donne che si fanno le codine e si vestono come Lolita.
Tutte dipendenze rispettabilissime, per carità, sempre che non invadano la sfera altrui.
La mia dipendenza invece sono i libri. I libri e le librerie, per essere precisi.
Se c’è una libreria nel raggio di un chilometro io DEVO entrarci. Anche se ho altro da fare. Anche se sono in ritardo. Un minutino.
DEVO.
Magari non compro nulla, guardo e mi rilasso.
Magari invece c’è un’offerta superimperdibile che proprio proprio non posso mancare.
Tranne all’epoca in cui feci il mio famoso fioretto, più importante di tutto.
Ma ora che tutto è risolto, tenermi lontana è impossibile, quasi come tenere Nevruz lontano dalla scatoletta al pesce bianco dell’oceano.
 
E così torno a casa sempre con qualche libro in più.
Oltre a prosciugare il mio conto corrente, questo rende la mia casa strabordante di libri.
Non fosse che l’Amoremio mi ama davvero, avrebbe tutte le ragioni del mondo per organizzare non dico un falò ma una vendita di beneficenza o una donazione alla scarna biblioteca comunale del mio paese.
Solo che la mia casa straborda. La libreria ha iniziato uno sciopero a causa del sovraffollamento in cui versa. Chiede che al massimo i libri vengano disposti in doppia fila e non oltre.
Esosa.

 

E non dipemi di prendere i libri in biblioteca, fare bookcrossing, condividere la cultura, ecc.
NO.
E’ che io i libri li tesaurizzo.
Li coccolo, li amo.
Un po’ come Carrie con le scarpe, per capirsi.
Quando li presto, poi un po’ mi mancano.

Solo che la tecnologia incalza e anche i libri dopo secoli di indisturbato benessere marcano il passo. Ecco infatti che nascono i fantascientifici ebook reader! In un paese (in un mondo?) che legge poco, la diffusione della cultura potrebbe un dì passare attraverso questi cosi? Secondo l’Amoremio certamente sì.
Futuribili, comodi, capaci di contenere mille e più opere, stanno nella tasca della giacca.
Bello, vero??
Sì, certo, ma ecco, io…
 

No, non ce la posso fare.

Io che già ho l’ansia tra telefonino, schermo touch screen, pennino che mi cade e poi non lo trovo… volete mettere la rassicurante consistenza di un libro? La piacevolezza di sfogliare le pagine, di annusare l’odore della carta, di scivolare in poltrona con un libro, aprirlo, allungare le gambe. Che poi, vi è mai capitato di addormentarvi leggendo? A me sì, magari nella pigrizia di una domenica pomeriggio d’inverno, col libro che... STOMP! ...cade per terra senza interrompere il sonno. Ma se cade l’ebook reader? Secondo me si rompe con tutti i suoi 700 libri dentro.

E se si scarica la batteria?
E se fa venire gli occhi storti?
No, no. Non mi importa se la mia libreria entra in sciopero e comincia a buttar giù i libri in esubero come una grandinata.

Io mi tengo i miei libri, ecco…

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27 gennaio 2011 4 27 /01 /gennaio /2011 12:48

Una sera d’autunno di diversi anni fa, quando ancora ero gggiovane,  tornai tardi dalla palestra e mentre mi preparavo qualcosa da mangiare feci zapping tra il piattume che la televisione generalista ci regala da molti anni. E su Raidue beccai lui, Marco Paolini. Ed il racconto del suo Vajont. Rimasi così coinvolta ed affascinata dal suo raccontare una vicenda di cui non sapevo praticamente nulla da non rendermi conto dello scorrere del tempo, ritrovandomi a mezzanotte seduta in pigiama su una seggiola in cucina.
Marco Paolini ha questo grande dono. Stabilisce un’empatia fortissima con chi lo ascolta parlare, grida senza alzare il tono, racconta con semplicità e chiarezza ma senza banalità.
 

E così ieri sera ho trascinato l’Amoremio nella visione di Ausmerzen, il suo nuovo spettacolo, gentilmente trasmesso in tv da La7 (unica televisione in chiaro degna di essere vista insieme a sprazzi di Raitre) in diretta dalll'ex O.P. "Paolo Pini" di Milano.
 

E le mie aspettative non sono state deluse.

Così come accadde per la vicenda del Vajont, non sconosciuta ma sepolta nei meandri di una memoria collettiva troppo frettolosa e troppo presa dal sensazionalismo del presente, anche Ausmerzen punta a riportare l'attenzione del largo pubblico su una storia tanto dolorosa quanto rapidamente consegnata all'oblio: quella degli esperimenti di eugenetica che i nazisti condussero ai danni di malati psichici e portatori di handicap fra il 1934 e il ‘45, inquadrandoli in quell'allucinante fiera dell'orrore e della perversione che oggi chiamiamo Olocausto.
La scelta della data, vigilia di quel 27 gennaio che da qualche anno celebra anche nel nostro Paese la Giornata della Memoria, non è naturalmente casuale, attribuendo all'appuntamento televisivo quasi compito di ridare voce a tragedie dimenticate ed a orrori inimmaginabili.

Ausmerzen è il verbo tedesco che indica lo "sradicare" e se lo pensiamo riferito a degli esseri umani già possiamo percepirne l'intrinseca violenza.  Violenza non compiuta da uomini in divisa, ma da gente normale. Dottori, infermieri, medici di base, ostetriche. Gente che credeva davvero di fare del bene, che voleva crederci, gente che è stata cavallo di troia nei confronti di un popolo che gli affidava figli imperfetti e la speranza di guarirli.
E li affidava invece alle camere a gas.
O alla dieta E, una dieta senza grassi che uccide in non più di due settimane.

O alle iniezioni di barbiturici.
 
Morti, svaniti, eliminati.
Ma prima studiati, sezionati, catalogati.
Per ripulire il sangue.
Creare una razza pura, senza malformazioni.
Omologa.
Scienza senza coscienza.
 
Malati di mente, disabili, schizofrenici. Ma anche solo zingari.
Bocche improduttive da sfamare.
Che gravano sulla società.
Uomini, donne e bambini inutili. Indesiderabili.
 
Niente si inventa, nemmeno il nazismo.
Anche prima era così, magari con meno ostentazione.
Ma era già così.
Ed anche oggi.


Chiudiamo i clandestini in centri d’accoglienza stipati come sardine, maltrattati da pochi sfortunati poliziotti messi a guardia come cani in un pollaio.
 

Gente snaturata, gente che cercava un riscatto e trova niente.
Ma sono tanti, dove li mettiamo?
Chi ci pensa?
E i soldi?
 
Non cambia niente.
Mai.
 
Solo nella memoria possiamo sperare…
 

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20 gennaio 2011 4 20 /01 /gennaio /2011 20:33
Interno, sera.
 
Cena di famiglia (quasi) settimanale a casa dei genitori di Phoebe.
Attori: Mamma, papà, sorella di Phoebe (da qui in poi SDP), fidanzato della sorella di Phoebe (da qui in poi FSDP), Phoebe (cioè io), l’Amoremio.
Televisore acceso sul telegiornale.
Errore gravissimo.
 
Ciomp ciomp, gram gnam.
Compare la faccia di Berlusconi alla tv.
 
Phoebe: “Epperò, mentre si mangia…. Non si può! Mi va di traverso!”
FDSP: “Ma tanto non eri a dieta?”
Phoebe: “E tu i fatti tuoi?”
Papà: “Ma davvero non se ne può più! Almeno una volta i servizi segreti l’avrebbero ammazzato!”
SDP: “Il problema non è il nano, ma chi lo vota!”
Phoebe: “Già! E sono ancora troppi! Mi passi i piselli?”
 
Gnam gnam, ciomp ciomp.
 
SDP: “Che poi io davvero vorrei capire, ma come si fa a non vederne l’amoralità?”
Amoremio: “Ah, proprio non lo so!”
Phoebe: “Zitto tu,che i tuoi lo votano e lo voterebbero ancora!”
Amoremio: “Embèh? E che è colpa mia???”
FSDP: “Le colpe dei padri ricadranno sui figli!”
Amoremio: “Ma anche no!”
Mamma: “Vuoi dell’altro roastbeef?”
SDP: “Mamma, non è per dire… ma basta col roastbeef…”
Mamma: “Cucina tu, allora. NO?”
SDP: “Mpf…”
 
Ciomp ciomp, gnam gnam.
 
Papà: “Che poi, pure a sinistra… se ancora la possiamo chiamare sinistra… che amarezza!”
Phoebe: “Ah, ma se si va alle elezioni non mi convincerete ancora a votare una coalizione dove dentro ci sono anche i preti solo per battere Berlusconi. Co’sta scusa ho votato l’Ulivo!”
SDP: “Bleah!”
Phoebe: “Già. tu sei scampata solo perché ancora non potevi votare, che credi? Ma stavolta voto Vendola!”
FSDP: “Macché, macchè. La soluzione è una sola: EMANUELE FILIBERTO! Vota Savoia!”
Amoremio: “Sì, come no!! Mi passi il vino? Grazie.”
FSDP: “Se ci pensate bene, almeno è gggiovane, bello e padre di famiglia! E poi è principe, lui!”
Phoebe: “Sul bello avrei da dire. E poi mi dà l’idea di uno a cui piacciono i trans!”
FSDP: “Non ti permettere, sai. Italia amora mioooooo!!!!”
 
Gnam gnam, ciomp ciomp.
 
Mamma: “Che poi, ma non ce ne possiamo liberare? Pure in Tunisia si sono liberati di un dittatore! E noi? Che è, peggio di Pinochet?”
Phoebe: “Mamma, tu sei troppo ottimista, non ti puoi basare solo sul tuo mondo. Guarda che il 52% degli italiani ancora lo voterebbe!”
Mamma: “…”
SDP: “…”
Papà: “Maria Pia: portami il fucile, ché bisogna tornare sulle montagne!”
Phoebe: “Papà, ma tu sei nato nel 1946, la guerra era già finita! E poi non ce l’hai un fucile…”
Papà: “La trovero un’armeria, cazzo!”
SDP: ”Ma tu non sai sparare nemmeno ai passeri…”
Mamma: “Chi vuole il dolce? Ho fatto la torta di carote!”
Amoremio: “Bèh, in fondo sono vecchi, grassi e tonti. Tuo padre potrebbe centrarli al primo colpo meglio dei passeri…”
FSDP: “Viva Savoia!!!”
 
Venite a cena a casa mia?

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17 gennaio 2011 1 17 /01 /gennaio /2011 09:39

Se c'è una cosa al mondo che mi infastidisce è quando, credendo di essere divertenti e smaliziati, gli uomini davanti ad una reazione femminile leggermente aggressiva si sentono in diritto di chiedere “Ma che hai il ciclo?”.
Grrr... grrr.... posso parlare? parlo? Allora vado, eh!?

Ecco, a parte che non sanno assolutamente di cosa si parla, io vorrei tanto chiedergli “Vi siete mai chiesti perché è toccato a noi donne avere il ciclo e fare figli? Perché un uomo con 37 di febbre è già in punto di morte!”
Ecco.
Come stavo dicendo.
Appunto.
Sono preda degli ormoni.
Sarà che sono in lotta con me stessa per smettere la pillola, sarà che c'ho 35 anni e la menopausa si avvicina. E visto che va così, ho deciso di rendere il mio sclero una rubrica fissa sul blog (ne siete felici, eh?).

Quindi, veniamo al sodo.
O all'argomento del contendere, che poi sennò vi illudete.
 

Tu, pidiellino orgoglioso, tu che sei una specie rara perché in Italia tutti dicono chenon l'hanno votato, sì proprio tu. Tu che mi hai detto che non c'è niente di male nelle feste di Arcore, perché ognuno a casa sua fa quello che vuole. Tu che ridacchi e dai di gomito con i tuoi amichetti, ridendo sotto i baffi all’annuncio che il Silvio s’è fidanzato,  proprio a te vorrei dire una serie di cosette:
 

Tu che vedi i festini di Arcore come il non plus ultra del figo e li rimiri con invidia e una punta di lussuria, non ti fai nemmeno un po' schifo? Ma se tua figlia minorenne andasse ad una festa ad Arcore, tu saresti contento? Ce l'accompagneresti bella bella, in mezzo ai vecchietti allupati? Magari le faresti anche le codine Lolita style o le accorceresti la minigonna? Dimmi, dimmi. Ti ascolto. Come dici? Quelle lì non dimostravano la loro età? E che ne sai come sarà tua figlia a 17 anni?

Amico pidiellino mio, non ti senti male a vedere un Big Jim con il lucido da scarpe in testa e con la fronte intronata dal botox e lucida come il culo di un neonato che blatera di fuffa in televisione mentre i problemi dell’Italia sono ben altri e diversi dall’utilizzo intelligente del Viagra?

Tu, che magari sei operaio o sottopagato, non ti sconvolge che iltuo premier invece di attuare politiche in incentivino il lavoro e tutelino le parti più deboli stia con Marchionne (“Ma almeno lui è maggiorenne!” Luciana Litizzetto op.cit.) e inciti alla delocalizzazione delle imprese come se fosse un imprenditore qualunque e non il Presidente del Consiglio?? Ma lo sai che tuo figlio non troverà un lavoro precario e malpagato nemmeno sventolando la tessera del PDL?

Caro amico che voti fiero la faccia da culo di Berlusconi, pensi davvero quel che dici o è solo che undici anni di Grande Fratello t’hanno cotto quei pochi neuroni che la natura ti aveva fornito gratis? Oppure trovi solo comodo e facile sederti ed ammirare la cultura dominante imbottita di populismo e chiappe all’aria che ti viene scodellata tutte le sere da Striscia la Notizia?

L’ho già detto che mi vergogno di essere italiana?
Ah, già più di una volta?
Eh, ma non è cambiato niente!!!!
E che voglio emigrare a Cuba, tanto dittatura per dittatura lì almeno fa sempre caldo e c'è il mojito? Anche?
E che la sinistra rappresentata dal PD fa schifo ed è degenerata nell’onanismo?
L’ho già detto?
Sì?
Lo ridico semmai qualcuno non l’avesse chiaro: Bersani, sei un bravo economista, ma per il resto sei un uomo inutile, capo di un partito di vecchi che non ha più idee e che falcia i giovani che vogliono emergere!
Come dite? Ho detto troppe volte culo in questo post? Davvero?
Scusatemi, non volevo.
 
E’ che non posso dire sempre Silvio, mi servono dei sinonimi…
 



 
PS. Vi state chiedendo il perché della foto? Sì? Allora rileggete il titolo del post e poi accendete i neuroni.

 

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7 gennaio 2011 5 07 /01 /gennaio /2011 15:45

L’altra sera, complice la voglia di tornare al cinema, mi sono fatta convincere ad andare a vedere Tron Legacy dall’Amoremio che, ricordatevelo bene, è stato ragazzino negli anni ’80 ed indi per cui affezionato al film del 1982 e a videogioco da cui tutto nacque.

Anche se io Tron del 1982 non l’ho visto.
Tutti ripetono che fu innovativo, uno spartiacque nel modo degli effetti speciali e della fantascienza, un mito, un cult, un’icona, ma io non l’ho visto.
E forse un perché c’era anche allora.
A dire il vero io non c’ho nemmeno mai giocato, a Tron il videogioco.
Ad essere sinceri, l’ho sempre confuso con Thor, ma non ditelo a nessuno.
Resti tra noi, insomma.
 
Anche per colmare questa lacuna, mi sono lasciata convincere e andiamo al cinema e va bene.
Inforchiamo gli occhialini 3D e ci trasformiamo subito negli Wham! a bordopiscina che fa molto Club Tropicana.
Club Tropicana, drinks are free,  Fun and sunshine - there's enough for ever…
SHHHHHH!!!
Il film inizia.
Silenzio.
Silenzio.
Dopo poco meno di 120 minuti ed un mal di testa che ancora non mi ha ancora  lasciata sola, posso affermare che il film ha pro e contro.
Più contro che pro, a dire il vero, ma ci sono entrambi.
 
Contro.

Jeff Bridges in versione Kevin Flynn anziano sembra Obi Wan Kenobi. C’ha pure il saio del maestro jedi ed anche il codino.
Originale, eh?
Fa yoga ed ascolta il rumore del cielo.

Al contrario, Jeff Bridges in versione Clu supercattivo sembra fatto col pongo. Anzi, col botulino. Possibile che anni ed anni di effetti speciali e badilate di dollari buttati al vento  non possano produrre una roba migliore di questa? Sophia Loren in confronto ha una espressione naturale dipinta sul viso, e non so se mi spiego. Che poi, questo Clu supercattivone è feroce e spaventevole come mio nipote di sette anni quando perde a Memory. 
 Noioso. In alcune scene mi aspettavo di vederlo sbattere i piedi e infilarsi il pollice in bocca come Re Giovanni.
Vogliamo infierire? E infieriamo, allora: la sceneggiatura.
 

Che dire della sceneggiatura? Mi ha fatto pensare a Transformers.
Devo aggiungere altro? Davvero?
Magari sullo spessore dei personaggi?

Ma la cosa grave è che in questo film manca lo smaccatamente figo. Chessò, non dico Hugh Jackman,  ma uno gnocco qualunque con l’addominale ricamato che tenga viva l’attenzione un minimo. Si sa che i peggiori film si salvano e meritano almeno un par di stelline se  c’è il Daniel Craig di turno che risolleva l’ambaradan.Per i maschi ci sono  Olivia Wilde e Beau Garrett avvolte in tutine supersexy e noi donne nulla. E non mi dite che c’è Garrett Hedlund e che mi devo accontentare. Come lo vedo penso a Patroclo che di suo non è che sia esempio di virilità, mapperfavorevà.I aggiunta un appunto: odio il 3D.
 

Mi fa vomitare in senso letterale.
Regolatevi.
Appena finito il film abbiamo trovato in sei persone almeno sei  film a cui questo capolavoro si ispira o deve qualcosa. In ordine sparso Matrix, 2001 Odissea nello spazio, Occhi bianchi sul pianeta Terra, Star Wars, Blade Runner (anatema!!!), Transformers, varie ed eventuali. Collage?
Ah, sono a dieta e non ho potuto mangiare nemmeno i popcorn.
Per dire, eh.
 
Pro.

Sì, ci sono.
Prima di tutto la bellissima colonna sonora dei Daft Punk, presenti nel film come DJ di un futuribile discopub. Bella e calzante.
Come un videogioco, appunto.
E poi, invecchiato e semiirriconoscibile eccolo lì: Bruce Boxleitner. Come non commuovermi davanti ad uno dei miei primi sogni erotici infantili (insiemema Capitan Harlock?).
Fenomenale e da segnalare Micheal Sheen nel ruolo di Zuse, ambiguo proprietario del suddetto discopub a metà tra una drag queen, il bianconiglio e il merovingio. Inutile dire che la sua apparizione ha mostrato a tutti la differenza tra recitare (lui) e vegetare (Hedlund).
Bella l’ambientazione, la città in rete tutta buia ed illuminata solo dai neon. Belle le moto, le cosiddette lightcycles. Ne voglio una. Subito. Ma ci vorrà la patente?
 
Insomma, un giocattolone.
Io in genere non ho la puzza sotto il naso, adoro la fantascienza ed i film fatti per stupire.
Però questo è troppo.
 
E ora vado a prendere un OKI per il mal di testa.
 
Quasi quasi lo addebito alla Disney.
 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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