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23 marzo 2011 3 23 /03 /marzo /2011 09:50
Io in scienza son sempre stata una pippa. Non solo non riuscivo proprio a capirla in nessun modo, ma mi faceva venire sonno. Non solo. Vista la mia totale incapacità pratica, la terza volta che ho rischiato di far saltare in aria il laboratorio di chimica la professoressa ha deciso, visti gli ottimi risultati in matematica, di regalarmi una specie di sei politico. A patto che stessi ferma con le mani.
E quindi capitolo chiuso.
Ma è un vero peccato, lo capisco solo ora.
Vorrei capire, ad esempio, cosa implica lo spostamento dell'asse terreste o perché i quanti sono colorati (Lo sono, vero? O no? Magari non è così. Non ho capito. Forse.) e invece mi sfugge. La mia mente inizia a divagare, immagino folletti che corrono su una cyclette al centro della Terra per provocare il moto terrestre. Per dire. Non sono normale. Lo so.
Ma questa mia incapacità scientifica non è male solo per me. Anche per l'umanità tutta. Sì, perché non potrò mai realizzare invenzioni utilissime per l'umanità che mi frullano continuamente in testa.
Qualche esempio? Ecco a voi.
 
Il tubo magico. 
Vi alzate stravolti dal letto? Invidiate quelle donne che appena aperti gli occhi sembrano uscite dal parrucchiere mentre voi avete i segni del cuscino in faccia, i capelli fatti col mini-pimer e nessuna idea su come diventare glamour? No problem! Il tubo magico è quel che fa per voi! Vi infilate dentro, premete un bottone, magari con l'indicazione del tipo di necessità (ufficio/cerimonia/appuntamento galante/ecc) e... ZAC! Eccovi pronte! Ovviamnete vale anche per gli uomini e funziona anche la sera quando rientrando a casa si vorrebbe buttarsi a letto vestiti. Ah, toglie anche le lenti a contatto, però attenzione!
 
Allontana-truzzi spray.
Andate alle poste e il ragazzetto impomatato col jeans calato ed elastico delle mutande a vista vi occhieggia? Uscite con le amiche e l'uomo in pashmina tenta l'approccio? Il parcheggiatore sessantenne vi allunga un pizzicotto al sedere? Se tutto questo non fa bene alla vostra autostima, ma vi irrita ecco per voi l'Allontana-truzzi spray! Inodore per le donne (ma esiste anche la versione alla vaniglia o al cocco), causa l'allontanamento coatto di tronisti e indesiderati.
Attenzione, usare con cautela e solo nelle serate in cui non si desiderano incontri molesti. L'uso eccessivo può causare zitellaggio e cattive maniere.
In estate può essere utilizzato anche come anti-zanzare.

 
Traduttore automatico uomo/donna.
Siccome gli uomini dopo millenni di evoluzione ancora non ci capiscono, questo pratico traduttore (disponibile sia da tavolo che come comodo braccialetto) permette all'uomo moderno di capire la sua compagna anche nelle situazioni che lui trova inestricabili. Ad esempio, se lei chiede: “Come mi sta questo vestito?” il traduttore automatico devierà la risposta dell'uomo (“Mmm... non saprei... ma non è uguale a quello che hai nell'armadio?”) nella risposta corretta che nello specifico è: “Sei bellissima”. Se utilizzato dalla donna, il traduttore può essere impiegato come spara-cazzate a prova di maschio. Utile ad entrambi i sessi, è disponibile anche in diversi colori-moda.
 
Che ve ne pare?
Non male, vero? Sono certa che potrebbero migliorare la vita dell'umanità. 
Qualcuno di voi le saprebbe realizzare praticamente? 
 
Ovviamente facciamo a mezzi...

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18 marzo 2011 5 18 /03 /marzo /2011 10:34
Me ne sto sul divano, col gatto che fa le fusa.
Fuori piove e penso a come il mondo continui a correre con le sue certezze anche se io sono qui.
 
Sono qui e non so assolutamente dove sarò tra due anni o tra due mesi.
Non che abbia in programma qualcosa in particolare, nemmeno una fuga a Cuba per sfuggire al governo Berlusconi, ma questo momento niente mi sembra certo.
 
Dall'altro capo del mondo, lontano ma non così tanto, sembra che l'Apocalisse abbia iniziato il suo show senza attendere la scesa in campo dei cavalieri predestinati e io siedo qui a guardare il mio lago increspato dal vento.
 
Serve fare la raccolta differenziata?
Serve avere solo lampadine a risparmio energetico?
Serve abolire i sacchetti di plastica e girare con una borsa di stoffa nella borsa?
Serve se poi succedono queste cose?
 
Non so dire come mi sento, ho un buco allo stomaco e non riesco a sentire le notizie che rimbalzano sui notiziari. A quelli che dicono Tranquilla, il Giappone è lontano! rispondo che siamo drammaticamente sullo stesso pianeta ed abbiamo la stessa responsabilità.
Guardo il mio lago, le colline, il delicato ecosistema in cui saltellano e svolazzano centinaia di specie diverse. Noi, esseri umani, dovremmo tutelare tutto questo, dovremmo esserne i numi e le roccaforti. 
Invece no, invece no.
Come nei peggiori disaster movie americani di serie Z la natura fa sfoggio della sua potenza che non conosce pietà e pietismi. E noi uomini invece di chinarci davanti a lei piazziamo centrali nucleari in zone sismiche.
Eh, ma chi pensava?
Ed in Italia? Noi, il nucleare non ce l'abbiamo ma in compenso seppelliamo ogni tipo di rifiuto sottoterra, creiamo mostri di ecoballe e sognamo l'indipendenza energetica bombardando atomi a caso. Di cui non sappiamo nulla. Che non sappiamo gestire.
Ma lo fanno anche gli altri, anche vicino a noi e allora andrò bene.
Sì, andrà bene.
Certo.
Vorrei aver più fiducia, vorrei credere che andrà sempre e di nuovo tutto bene. 
 
Ma non ce la faccio più.

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13 marzo 2011 7 13 /03 /marzo /2011 12:45
L’altro giorno in fila alle poste con davanti un numero imprecisato di pensionati inferociti e desiderosi di ritirare la pensione (ma perché non farsela accreditare, mi chiedo io?) per ammazzare il tempo mi rimiravo le unghie.
Sì, in un momento di estro creativo pre-adolescenziale  ho deciso di sostituire la mia abituale french manicure classica (di cui non posso più fare a meno) con una sfilza di brillantini a cascata. Lì per lì mi era parsa una idea ottima, anzi deliziosa. Poi non so, ci devo ancora riflettere.
Insomma ero lì, e non avendo molto altro da fare mi rimiravo le unghie. Poi son passata a guardarmi le dita e le mani, senza poter evitare di notare i vari graffi e graffietti dovuti agli attacchi di tenerezza improvvisa ed isterica del mio gatto.
Grazie Nevruz, davvero.
Insomma, mentre mi esaminavo cuticole e nocche ho realizzato all’improvviso una verità assoluta: le mani invecchiano.
Sì, è così.
Le mani invecchiano e le mie non fanno eccezione.
La pelle mi sembra più rugosa, più lassa e arida, nonostante i fiumi di crema per le mani spesi inutilmente, di quanto ricordassi. Temo che presto le mie mani si trasformeranno negli artigli di un vecchio ed orrido rapace.
Ora, lo so che sembra sciocco perché in fondo ho trentacinque anni e finora non ho mai avuto la necessità di confrontarmi con una ruga né con un elementare capello bianco sulle ventitré.
 
Sono fortune, ecco.
 
Ma mentre rimiravo la mia french estremamente trendy per un attimo ho avuto la grottesca nonché spiacevole  sensazione che le mie mani si stessero trasformando in quelle di mia madre.
Le stesse mani nodose e secche per cui la schernivo da bambina.
E' che no, non posso essere già così.
Non posso.
No, davvero.

 
Ho ancora troppo da fare, per iniziare già la discesa della china.
Non sono mai andata in Nuova Zelanda, per dire, né ho mai fatto bungee-jumping.
O un figlio, per dire. 
Come faccio?
Ma soprattutto, come è potuto succedere?
Non me ne sono accorta, per niente.
 
Deve essere stato mentre dormivo...

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11 marzo 2011 5 11 /03 /marzo /2011 14:18

Mancano meno di due settimane a primavera. Anzi, mancano meno di due settimane a quello che il calendario dice sia l’inizio della primavera.
Ma per quanto le perturbazioni scandinave possano opporsi al suo avanzare, la primavera sta arrivando.
E dentro di me è come se fosse arrivata all’improvviso, come se avessi aperto gli occhi e… puff!... mi fossi ritrovata all’improvviso con la luce della bella stagione negli occhi. E vedo le giornate allungarsi, le gemme sugli alberi iniziare a farsi verdi e esplodere buttando per terra le vecchie foglie rossastre delle querce rimaste appiccate per caso ai rami.
Nonostante il freddo gelido e le due dita di brina sul vetro della macchina, la primavera sta arrivando.
E io all’improvviso mi accorgo del tempo passato.
Di aver vissuto al buio quest’inverno.
Di aver fatto le cose a testa china, macinando ore e giorni.
Di aver trascurato quel che conta di più, cioè gli amici di sempre che ho nettamente messo in stand by troppo presa da milioni di cose da fare.
Il lavoro, la casa, il gatto. Anche il fidanzato, per dire, occupa tempo.
E dalla stanchezza.

Perdono.

Ma la cosa brutta non è solo questa, è che con gli amici ho iniziato anche  trascurare me stessa.
Cosa voglio io? Cos’è meglio per me?
E il tempo per me?
Dov’è?
Com’è?
Può essere meglio di così.
Meglio della routine casa-lavoro-letto per cinque giorni alla settimana senza accorgersi del mutare delle stagioni.
Meglio dei giorni uguali ai giorni.
Meglio della corsa frenetica a fare la spesa.
Meglio.
 
Speriamo nella primavera, và…

 

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9 marzo 2011 3 09 /03 /marzo /2011 20:02

Come si diventa testimonial

Sì, in un mondo come il nostro fatto solo di estetica come si diventa testimonial di un prodotto? 
La risposta più logica ed al passo con i tempi che stiamo vivendo è certamente una sola: l'aspetto fisico, il look e anche il didietro. Perché altrimenti bellone che non sanno dire nemmeno i nomi dei prodotti che reclamizzano imperversano in televisione?
Basta un bel fisico e tutti gli attributi per essere un buon testimonial?

Ma adidas non è un'azienda come le altre. 
Non a caso veste con ironia una donna tosta come Sue Sylvester, mica la prima gallinella  col cervello imbottito di miele e colesterolo che passa per strada.
Nemmeno per sogno.

Così per nuovissime  Honey Stripes Low, in vendita solo da Athletes World, adidas ha deciso di utilizzare come testimonial i blogger ed in genere gli abitanti della rete.

Selezionandoli come? Il modo per farsi notare da una delle vostre firme preferite è lo stesso che rende piacevole passare dal vostro profilo sui social network che utlizzate solitamente: Facebook e Twitter, ad esempio.
Basta andare dal 10 marzo sul sito della campagna
Are you my Honey per avere maggiori informazioni.
Sentite già puzza di bruciato ed immaginate orde di ragazzine minorenni in hot pants che vi passano avanti?
No, non è così.
Non è così facile.
Così come per diventare
popolari in rete non è sufficiente un bel visino messo lì a ridere sul proprio profilo, ma ci vuole molto di più. Ci vuole creatività, passione, ironia. Ma anche capire il momento giusto per essere seri, magari per veicolare un messaggio in cui si crede. E cos' che faccio io nei miei social network. No, non sono certo la regine della rete, ma chi mi conosce o scopre torna bene o male a trovarmi.
Ed è per questo che il Sig. adidas dovrebbe scegliere me. 
perchè io valgo, sono un tipo interessante e potrei essere un valido testimonial.
E poi perchè mi sono innamorata subito di queste nuove scarpe, così eighties da risultare subito gradevoli anche all'Amoremio, schiavo degli anni in cui si sentiva gggiovane. E poi sanno di primavera, di gita fuori porta, di vacanze!

Che dice, Sig. adidas... me le regala?




Articolo sponsorizzato

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7 marzo 2011 1 07 /03 /marzo /2011 14:34

Sono lì, in fila alla cassa del supermercato davanti a me.
Stranamente mi son portata dietro l’Amoremio, che detesta con tutta l’anima sua andare al supermercato, ma la cui virile presenza è richiesta nel caso dell’acquisto di innumerevoli confezioni da 6 di minerale. E loro sono lì, davanti a noi.
Lui avrà un’ottantina d’anni ed indossa un completo giacca e pantaloni un po’ troppo abbondante per lui. Sopra porta un cappotto color cammello stinto che di sicuro ha visto stagioni migliori di quest’inverno 2010/2011. Se ne sta fiero ed eretto allisciandosi un paio di robusti baffi bianchi a manubrio troppo grandi per il suo viso e rimira intorno a sé. Lei è più bassa di me, indossa una pelliccia che sembra visone all’odor di naftalina e un vezzoso cappellino col fiore nei toni del marrone. La sua età è indefinibile, dai settanta in su comunque. E’ truccata come una ballerina di Charleston e l’indecisione del rossetto rosso sulle sue labbra mi ipnotizza e fa tenerezza insieme.
La cassiera fa il conto alla allegra coppietta, che caccia fuori per una modesta cifra una banconota da cento euro.  Per dodici euro e quarantasei. Tutto regolare, direte voi. Sì, certo. Ma non avete fatto i conti con l’ingenua cassiera che, ignara, formula la più innocente delle domande: “Ce l’avete qualche spiccio?”
Termina la frase e già s’è pentita, ché l’arzilla signora ha tirato fuori un portamonete di tutto rispetto ed ha iniziato a contare.
I centesimi.
Uno a uno.

Uno, due, tre…
La gente in fila rumoreggia. Con la stessa velocità con cui la moglie conta gli spicci, l’uomo infila la spesa nella busta. Sono le sette e la gente vuole rientrare a casa dopo il lavoro. Come dargli torto?

…quattro, cinque, sei…
Con l’accortezza che solo le mani nodose riescono ad avere con l’artrite, lei conta e conta ancora i centesimi. Il rumoreggiare si fa più forte e nervoso. Sembra quasi un ruggito sordo che aumenta con l'aumentare della fila.

...sette, otto...
“Certo che…” mi fa l’Amoremio.
“Dai, cerca di aver pazienza. Un giorno non tanto lontano anche tu…”
“Zitta, và!”
Per magia, tra le mani stremate dal tempo della signora compare una moneta da cinquanta centesimi e la porge con un sorriso radioso ad una sollevata cassiera.
Raccoglie, sempre coi suoi tempi, le monetine tirate fuori dal borsellino e poi inizia a contare accuratamente il resto.
Sembra non esserci via d’uscita.
Quando sembra che il pernottamento nel supermercato sia obbligatorio e stiamo pianificando un accampamento degno di Los, l’attempata coppia inizia a d allontanarsi dalla cassa lanciando un saluto alla cassiera e alla combriccola tutta.
“Spero che siano venuti a piedi” sentenzia l’Amoremio previdente e premuroso verso i vecchietti “Sai trovarseli per strada davanti che guidano a 5 all’ora?”
Ah.
“Ma no, dai. Abiteranno vicino.”
E invece no. All’uscita li troviamo ancora intenti a riporre la poca spesa nel portabagagli di una fiammante macchina cabrio.
Evidentemente quello in difficoltà deve esser lui, perché la vecchina lo aiuta a salire dal lato passeggero, poi sale alla guida e parte con una leggera sgommata.
Mi hanno fatto tenerezza, li ho immaginati a passare la vita insieme e a pretendere, ancora, la loro autonomia. Insieme.
 
Chissà come saremo noi da vecchi…

 

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4 marzo 2011 5 04 /03 /marzo /2011 14:23

Ci sono giorni difficili, giorni che non sembrano diversi dagli altri, ma son giorni complicati.
Giorni in cui una parola, quella parola detta di troppo, buttata lì non volendo all’interno di una conversazione banale.
Come una stretta che prende lì, tra il cuore e la gola, a metà tra i sentimenti e la razionalità.
Sì proprio quella parola detta da un estraneo, un conoscente, un amico, poco conta chi la dica.
Ma è lì.
Ed eccola che scava, riporta alla memoria un dolore che credevi morto o almeno affievolito dalla dolce droga dell’oblio. Ma sta lì, invece, in piedi.
Come un tarlo che rosicchia una seggiola rendendola sghemba e vuota dall’interno. E rimane solo la polvere, come lacrime essiccate.

E lo sai, sì che non l’ha fatto apposta.
Che lui parlava di fatti suoi, che nemmeno ti conosce o forse sì, ma non sa cosa dentro di te si agita come un tizzone ardente nascosto sotto la cenere del camino.
Non l’ha fatto apposta, no. Ha solo sollevato un velo, sottile e impalpabile come le ali della falena.
E tu lo sai, sì lo sai che puoi dominarlo questo dolore, questa spina nel fianco che ti brucia. L’hai fatto altre volte, anche quando faceva più male e le lacrime non potevano smettere di scendere neanche sotto comando. L’hai fatto quand’eri più fragile, solo una ragazzina,e  puoi farlo anche ora se solo lo vuoi.
Ma ci sono giorni che è più complicato, giorni in cui tutto è più difficile e senti cedere le tue difese, non così solide come credevi di averle costruite.
E il tuo viso sembra deformarsi in un abbozzo di normalità, non lo domini. Vorresti restare impassibile ma lui si muove e tu sei lì, impotente davanti ad altri essere umani che ti chiedono: “Che cos’hai? Stai bene?”.
E tu abbozzi, dici che saranno gli ormoni o la luna piena, poco conta.
L’importante è essere creduti, anche per finta non importa, l’importante è richiudere la porta e non far entrare nessuno.
Sì sì, sto bene. Non è niente.
  
Passerà.

 

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2 marzo 2011 3 02 /03 /marzo /2011 13:33

Un mio caro amico giorni fa mi gira, incattivito come il mio gatto a caccia della balorda cimice che contnua (geniale e subdola) a sfuggirgli giorno dopo giorno, un link per una petizione on line.
Ora, oggigiorno c’è una petizione on line per tutto, da “Berlusconi dimettiti” a “Salviamo la tipicità dei cetriolini sott’olio”.

Per dire.
Quindi il mio scetticismo è stato subito palpabile.
Tuttavia questa segnalazione mi ha permesso di venire a conoscenza di una diatriba sul web molto accesa e che francamente ignoravo.
Pare che la pietra dello scandalo sia, come un po’ tutto ultimamente, la celebrazione di questo anniversario dell’Unità d’Italia che tanto rompe alla parte leghista del nostro governo.
Pare infatti che la RAI abbia scelto Giovanni Allevi per eseguire e rimodernare l'Inno di Mameli per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Il tutto dirigendo l’Orchestra Sinfonica della RAI stessa. Pare anche che questo abbia scatenato le ire funeste di esperti di musica classica e amanti in genere, nonché degli addetti ai lavoro.

Senza contare che per tutto il 2011 la versione Allevi del già troppo discusso nostro Inno nazionale sarà sigla di apertura dei programmi di Radio Rai con conseguente corresponsione di diritti Siae per aver revisionato il pezzo. E con la crisi dei teatri a molti è sembrato uno spttanamento di denaro pubblico mica da poco.
Allevi sarebbe, a detta degli esperti del settore, il Federico Moccia della musica italiana (Oh m-i-o D-i-o!!), espressione della svendita del patrimonio classico, plagiatore fin nel midollo, ruffiano e piacione nella sua totalemancanza di cultura.
In più gli addetti ai lavori lo tacciano di essere un falso
modello per i giovani che studiano musica dentro e fuori dai Conservatori privo di serietà, preparazione e cultura.
Ad infastidire è anche l’aura finto innocente di  Giovanni Allevi, un’aria da folletto dei boschi che emerge dalla brughiera solo per suonare, che ha dichiarato di non avere un pianoforte in casa perché va in concerto e suona, senza studiare le sue performance. Diffondendo così si diffonde l’idea che studio e applicazione non servano a niente, che il successo arriva con facilità e per botta di culo.

Ah. Ecco.
 
No, perché io ad un concerto di Allevi ad Assisi ci sono stata e mi è anche piaciuto molto. Ed ho anche scar... ehm… ehmm… cof, cof… comprato diversi suoi cd che ascolto immancabilmente mentre faccio le pulizie. Dovreste vedere come vado spedita con straccio e ramazza dietro le sue note, meglio di un ippopotamo rosa di Fantasia, altrochè!
Non pensavo che potesse essere il male personificato, nonché il nipote acquisito di Apicella.
A mia parziale discolpa posso dire che io di musica strictu sensu non ci capisco una cippa. Maestri e professori alle elementari prima e alle medie poi, hanno tentato inutilmente di insegnarmi non dico a leggere la musica, ma anche solo a disegnare palline sul pentagramma.
Con esiti disastrosi: non ho mai compreso il legame tra le note disegnate storte sul pentagramma e la musica.
Il trauma si è ingigantito a dismisura con l’introduzione del famigerato flauto dolce di plastica con cui non sono mai riuscita a suonare nemmeno Fra Martino Campanaro, ma tutt’al più a sputacchiare per casa e rendere parzialmente sorda da un orecchio mia sorella minore.


Detto questo, ribadisco che io con Allevi ci faccio benissimo le pulizie.
Volteggio. Piroetto. Faccio la polvere.
Mi piace, ok?
Perché me lo volete togliere?
E’ musica da ascensore? Sì, forse.
E’ farlocco? E’ un plagiatore? Boh, che ne so.
E’ un finto autistico che cerca di ingraziarsi le folle? Secondo me una rotella o due gli mancano per davvero.
Checco Zalone suona meglio di lui?
Chi sono io per giudicare?

 
Tuttavia, nella mia immensa spocchia voglio capire. Se lui è davvero un cialtrone pompato dai media e dalle case discografiche fatemi capire e rendetemi edotta.
Senza polemiche, dico davvero: voglio migliorare.
Consigliatemi, educatemi all’ascolto, fatemi nomi e datemi idee.
 
Non lasciatemi nell’ignoranza…

 

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1 marzo 2011 2 01 /03 /marzo /2011 14:22

Alle medie ero una ragazzina dagli occhi grandi e solitari.
Niente a che spartire con la maggioranza di coetanee sculettanti ed aspiranti RagazzediNonèlaRai di allora, né Veline di oggi, e all’epoca me ne crucciavo assai. Ero timida, con gli altri non mi trovavo, mi sentivo brutta e leggere Cioè mi divertiva molto poco anche perché non avevo esperienze dirette con i ragazzi e non mi andava di provare a limonare con il Cicciobello di mia sorella piccola.
In questo quadretto u po’ squallido e solitario, in prima media feci la conoscenza con il professore di italiano, tale Augusto De Meis. Piccolo, tozzo ed anziano, nonché pedante conservatore della grammatica italiana, aveva tutto meno l’appeal che ha Robin Williams ne L’attimo fuggente.
Anzi, credo gli puzzasse pure l’alito, per dire.

Eppure il professor De Meis aveva un grande pregio: non ci parlava come a bambini rincitrulliti ma come fossimo adulti.
E così, nell’ora di educazione civica, che seguiva due massacranti ore di grammatica ad alti livelli che uccideva i neuroni di molti dei miei compagni di classe, iniziò la sua personale campagna politica.
Il professore era infatti tesserato ed assai combattente membro del Partito Radicale che fu e si sentiva in dovere di formare le giovani menti che aveva davanti parlando delle sue lotte per ottenere leggi sull’aborto ed il divorzio, parlando di stato laico e libertà che noi davamo per scontate, ma non lo erano affatto. Parlava di libertà, di stessi diritti per tutti, di omosessualità e liberalizzazione delle droghe leggere.  Un uomo ateo che non aveva paura di raccontare le sue lotte e la sua ideologia a un mazzetto sparuto di ragazzini cresciuti in un piccolo paese dell’Umbria.
Immaginatevi io che vado da mia madre e le chiedo: “Mamma, è giusto essere atei? Ma a Dio non dispiace un po’?” ed i suoi occhi sgranati per la sorpresa.
Tutto questo rimestare di politica alle scuole medie non andò sprecato. Per la prima volta nella mia vita inizia a parlare a tavola dei fatti quotidiani con più coscienza di causa, dicendo anche immani cavolate, ma stimolando il dialogo coi miei genitori.
In particolare con mio padre, con cui passavo le sere a parlare e che non aveva paura che la presenza nella mia istruzione di professori particolari inculcasse chissà che di orribile nella mia mente.

Altri tempi, altra politica forse.
Mi chiedo cosa penserebbe il prof. De Meis del mondo d’oggi, di Pannella capellone, di Capezzone portavoce di Berlusconi. Mi chiedo se sia ancora vivo, dove sia finito.

Fattostà che mi ha lasciato molto. Non le sue idee, ma le domande che mi spingeva a farmi non avevano prezzo. Cos’è giusto? Cos’è sbagliato? Potrebbe essere diverso? Migliore? Peggiore? Io posso cambiare il mondo?
Non sono atea, ma sono profondamente convinta della laicità dello stato.
Sono convinta che la libertà di scelta sia essenziale, che nessuno possa entrare nella tua sfera personale  né tu nella sua senza il libero consenso. Sono a favore del testamento biologico, delle scuole e degli uffici pubblici senza crocefissi e di tante altre cose che fanno inorridire i (finti) benpensanti da due lire.
Lo devo a lui? Non lo so. Di certo non mi ha plagiata, tutt’al più ha piantato nel mio cervello semi che poi son cresciuti da soli.
Chissà se esiste ancora l’educazione civica, se i professori hanno smesso oppure no di cercare di aprire le teste ai ragazzi. Non è un male parlare di politica, non è un male cercare di ampliare gli orizzonti di ragazzini condannati a leggere solo 3MSC e a scrivere messaggini con le k.
Spero non si siano arresi, nonostante tutto.
 
Spero per l’Italia tutta che non lo facciano mai…

 

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28 febbraio 2011 1 28 /02 /febbraio /2011 14:08

“Ciao”
“Ciao”
“…"
“…”
“Siediti, accomodati.”
“Grazie”.
 “Io sono Marco.”
“Marta”.
“Sì”
“Sì.”

Occhi bassi, tutti e due. Eccoci qui, pensa Marco. Tutti e due a occhi bassi. Che poi, chissà perché quando si è in imbarazzo o non si sa che dire si tengono gli occhi bassi. Forse per non esporsi, per non fra vedere che uno vorrebbe essere a mille mila miglia di distanza. Oddio, non è che lei vorrebbe essere a mille mila miglia da me, eh? Che magari è un conto chattare tramite un sito di incontri, poi vedersi dal vivo è div…

“Ordiniamo?”
“Sì, certo. Che prendi tu?”
“Un caffè d’orzo lungo in tazza grande” Ah.
Silenzio.
Visto, ho portato la rosa?” inizia lei “Anche se devo dire che a girare con una rosa in mano mi ci sono sentita un po’ sciocca all’inizio. Mi avresti riconosciuta senza?”
Silenzio.
Se non riesco a dire nulla penserà che sono un idiota.
O un maniaco.
“Ehi, ma sei vivo?”

“Sì, scusa… ehm… no, è che… sai è la prima volta che utilizzo un sito di incontri e… oddio, magari penserai che dicono tutti così e che sono un maniaco… e che io…. io già non sono molto brillante con le ragazze e poi…”
Marta all’improvviso scoppia a ridere.
Una risata sonora, fragorosa.
Eccoci, pensa che sono un’idiota.
E c’ha pure ragione. Anche Milena infatti…
“Guarda, facciamo una cosa. Facciamo finta che non ci sia di mezzo un sito di incontri, ok? In fondo è stato solo un modo per conoscerci, per fare amicizia.”
“…”
“Facciamo che ci siamo incontrati davanti ad una edicola. Io che compro il Fatto Quotidiano e tu il Giornale con il mezzo le Ore. E poi…”
“Ehi, ma io non leggo ‘ste cose??!!”
 

Lei ride, e la sua risata è contagiosa.
Il ghiaccio è rotto, il sito di incontri on line archiviato nel cassetto degli aneddoti per i nipoti (eventuali).
Il cameriere porta da bere a due ragazzi allegri, che chiacchierano e stanno bene.
Magari al caffè d’orzo seguirà uno spritz.
Magari sarà amore o solo amicizia.
Magari se non avessero superato i loro pregiudizi stasera starebbero davanti alla televisione a mangiarsi le unghie rimembrando amori da telenovela.

 

 
Magari…chissà!!!
 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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