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14 luglio 2014 1 14 /07 /luglio /2014 08:59

 

Casa Phoebe/Amoremio
Interno notte

Ore 23:00
Dopo aver messo a letto figlia, figliastra e Amoremio, Phoebe va a dormire, sperando che l'insonnia che da un po' la attanaglia decida di prendersi un giorno di ferie e che anche il suo braccio destro dolorante le dia tregua. Un cadavere che cammina, insomma.

Ore 01:00
Nevruz decide che è profondamente ingiusto che la porta del suo stanzino sia accostata r non spalancata e decide di farlo sapere al mondo intero. Phoebe si trascina alla porta, rabbocca le crocchette, pondera se sia il caso o meno di scuoiare il gatto e torna a letto.

Ore 01:45
Si sveglia figliastra, vittima di un incubo. Coccole, bicchiere d'acqua, manina finché non si addormenta nel suo lettino.

Ore 02:30
Nevruz decide di sua sponte che è ora di uscire e non avendo pollice opponibile né la capacità di disinserire l'allarme da solo sale sulla pancia di Phoebe per manifestare la sua frustrazione. Phoebe scende dal letto e scalza si toglie l'allarme, apre la porta, fa uscire la belva, chiude la porta, mette l'allarme e crolla a letto di faccia.

Ore 03:00
Fuori in giardino inizia la Terza Guerra Mondiale del regno felino, con urla e strepiti che nemmeno le corteggiatrici di Uomini & Donne. Phoebe sogna di depilare Nevruz con lo scotch.

Ore 3:15
Svegliata dai bellicosi felini, figliastra sveglia Phoebe. Coccole, bicchiere d'acqua, manina finché non si addormenta nel suo lettino. Phoebe striscia fino al letto.

Ore 5:30
Si sveglia Emma. Phoebe la prende dal lettino e mette accanto a sé nel lettone, si scopre una tetta e si riaddormenta di venti secondi chiedendosi quanti anni può durare una notte.

Ore 9:30
Emma si sveglia nel lettone ridendo come tutte le mattine e prendendo a calci entrambi i genitori. L'Amoremio esordisce con la frase :”Non ho dormito molto bene stanotte”.

 

La mia domanda ora è: di quanti caffè avrebbe bisogno Phoebe per riprendere le proprie facoltà mentali di base e non uccidere l'Amoremio?

 

Ai posteri l'ardua sentenza.

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8 luglio 2014 2 08 /07 /luglio /2014 11:26

Io ed Emma siamo al mare dai nonni per una settimana e ci godiamo sole e vento in spiaggia. La bimba apprezza l'acqua e si è già fatta riconoscere strillando di piacere come una cornacchia ammarata. Dotata di piscinetta comprata al Penny Market e ciambella mutandata antirovesciamento è già una perfetta donna di mare.

Tutto bene, quindi, tranne per il fatto che con una bambina piccola è impossibile evitare chiacchiere e commenti con perfetti sconosciuti di ombrellone che amabilmente cercano di farsi i cosiddetti cazzi tuoi chiedendoti nell'ordine:

E' sua figlia? No, l'ho rubata allo stabilimento accanto. Ce ne sono delle altre, ne vuole una anche lei

Mamma mia, quanto è bianca! Ha messo la crema? No, mia figlia mi piace arrosto.

Ma ne ha messa abbastanza? Ci aggiungo anche due patate, che ne dice?

Ma è sicura? Vada per le patate

Ma non è vestita poco? Tira un vento! / Ma non è troppo vestita? Siamo al mare! Fare pace col cervello, invece?

Certo che la tetta è proprio un vizio! Eh, sì. Ho detto a mia figlia: “Scegli, o le sigarette o la tetta! E lei ha scelto.”

Ma l'ha già svezzata? Povera piccola! E la tetta no, e la pappa no, ma chele devo dare a 'sta creatura?

Che bel maschietto! Grazie, mi fa piacere che il pagliaccetto rosa di Hello Kitty non l'abbia ingannata!

Ma la mette in acqua? Al mare? Così piccola? E se affoga? Con la ciambella con la mutanda vorrei proprio vedere.

E se le va la sabbia in un occhio? E se la mangia? E se arriva uno tsunami?

 

Io capisco che sotto l'ombrellone c'è poco da fare, che i bambini sono sempre un appetibile argomento di conversazione, che parlare di politica risulta essere molto frustrante ultimamente e che dopo un po' la nudità imposta dalla spiaggia spinge la gente a sentirsi più in confidenza (male, molto male), ma un bel libretto di parole crociate? Un libro? Una passeggiata sul lungomare?

 

La prossima volta mi eclisso sul pattino...

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4 luglio 2014 5 04 /07 /luglio /2014 11:10
Vivo sulle ridenti sponde del Lago Trasimeno, e questo lo sapete bene. E' un posto bellissimo, fatto di scorci inaspettati, paesaggi verdissimi e tramonti da impazzire: Meta turistica famosa in tutto il Nord Europa, la mia zona tuttavia non è visitata solo dal simpatico danese dalla pelle ustionata dopo venti minuti di sole mattutino, ma anche dalle assai meno simpatiche zanzare. essendo il Trasimeno un lago di origine alluvionale e senza affluenti, il problema s è posto con estrema violenza negli anni in cui il volume dell'acqua era diminuito notevolmente: il lago si stava trasformando in palude e zanzare, zanzare tigre, pappataci e moscerini banchettavano allegramente.
Gli abitanti del lago hanno quindi imparato piccoli semplici trucchi contro le zanzare: niente acque stagnanti, sottovasi alle piante, candele di citronella e piante di geranio al balcone, coprirsi gambe e braccia nelle ore del crepuscolo.
E zanzariere ben serrate.
Ma non è che siano rimedi risolutivi.
Quest'anno, finalmente, grazie a due anni di piogge importanti, il lago Trasimeno è tornato splendido e le zanzare sono diminuite. Ma non sparite.
In più l'arrivo di Emma nella mia vita ha portato un ulteriore problema: le perfide creature se la divoreranno a suon di pizzichi? Povera figlia mia!!!!

Per fortuna, da quest'anno anche in Italia è disponibile in farmacia Jungle Formula Molto Forte, prodotto inglese insettorepellente con DEET al 50% e con una piacevole profumazione al geranio.
Cos'è il DEET direte voi? E' una molecola, la N,N-Dietiltoluamide che è da sempre utilizzata in diverse concentrazioni, che agisce contro le zanzare; Jungle Formula è un insettorepellente molto efficace proprio per la sua alta concentrazione di DEET che nella varietà Molto Forte raggiunge il 50%.
Jungle Formula offre infatti una serie di prodotti per proteggere bambini e adulti dalle orribili zanzare, sia in città che nelle situazioni più estreme e ad alto rischio. Grazie alla scala di protezione IRF (Fattore di Insetto Repellenza) bene esposta sul prodotto sarà facile trovare quello più adatto alla situazione ambientale e all’età e sarà piacevole applicarlo sulla pelle grazie alle profumazioni al geranio e citronella.
Devo dire che è stato divertente andare sul sito e scoprire come le zone tropicali siano equiparate come fattore di rischio al mio lago.
Cioè, Cuba come il Trasimeno, niente di meno.

 

Ecco, per tutta risposta vado a farmi un mojito, via...

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1 luglio 2014 2 01 /07 /luglio /2014 08:15

Appena è nata Emma credevo che i primi giorno della sua vita sarebbero stati per me i più impegnativi. In fondo, non ci conoscevamo e non sapevamo capirci, come poteva essere facile? Io non avevo nemmeno la manualità necessaria per cambiare un pannolino in un tempo accettabile, come poteva non essere un casino su tutta la linea?

Eppure mia figlia ha subito mostrato il suo lato angelico: poppate ogni quattro ore o anche di più la notte, propensione al pisolino, carattere tranquillo. Insomma, mi sono detta, allora non è poi così difficile!
Riuscivo a scrivere, telefonare, avere un minimo di vita sociale. Pure ad uscire la sera, nei limiti dei suoi orari da neonata.
Tutto a posto, quindi.
Sbagliavo, e di grosso anche.
E dire che quelli che mi apostrofano con la massima "Figli piccoli, problemi piccoli" mi sono sempre stati simpaticamente sulle balle. 
Oggi Emma ha cinque mesi ed è ben più impegnativa di prima.
Dorme di meno, vuole continuamente e giustamente attenzione, è curiosa di tutto e manifesta i primi segnali di mammite acuta.
Mi cerca, vuole stare in braccio, inizia ad interagire e tutto questo è meravigliosamente faticoso.
Anche perché la gnocca è otto chili per 72 cm, quindi inizia ad essere di difficile maneggio. Infatti è già arrivata la tendinite al braccio destro, che insieme al sonno frammentario e alla congiuntivite di cui mia figlia ha omaggiato gentilmente mi rendono ufficialmente una madre cariatide.
Anziana, proprio.

E qualche volta mi sembra di non farcela più, di essere al limite. Rimpiango addirittura certi esemplari di essere umano che animavano le mie giornate. Non sto mica bene, capire?


E poi, quando mi sembra di essere davvero troppo stanca per qualsiasi cosa, lei fa qualcosa di meraviglioso e sempre inaspettato: ride.
Un gest semplice, quasi banale in un adulto, che sul viso di Emma ha sempre la connotazione della magia. un gesto magico, sì, capace di aprire porte, spalancare portoni e distruggere difese corazzate.
Un tifone, un temporale estivo, una meraviglia.
Ride. 
Senza un perché, con la bocca sdentata. A raganella, magari, come ha imparato a fare de poco. Oppure da sotto il ciuccio, da impunita, come a dire "Lo sai che non mi puoi resistere".
E la fatica non esiste più.

Ma torna, eh.

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26 giugno 2014 4 26 /06 /giugno /2014 08:39

In un centro commerciale della mia città hanno costruito una specie di gabbiotto colorato "per le mamme", un luogo dove allattare tranquilli e beati, al riparo da sguardi indiscreti con le pareti disegnate da tenui motivi floreali. Una specie di prigione, a dirla tutta, colorata e pitturata in colori tenui, ma la sostanza non cambia.
Nella civilissima Ikea, top svedese nella parità uomo e donna al cesso grazie ai cd. bagni per famiglie e ai seggiolini su cui legare i neonati mentre fai pipì, non è che vada meglio.
Una bellissima sedia vista tangenziale, isolata dal resto del mondo da una parete di bambù, fatta apposta per le donne che allattano. Un luogo tranquillo, calmo e molto molto isolato dal resto dei tavoli.
Peccato che io non abbia usato quella zona, ma abbi allattato in mezzo all'altra gente che faceva merenda, senza peraltro che nessuno avesse nulla da ridire o mi guardasse in modo strano. Oppure, se l'ha fatto io non l'ho visto.

Almeno stavolta. Perché a volte mi è capitato di essere guardata in modo particolare, spesso con curiosità o addirittura tenerezza. Ma con lascivia, per fortuna, anche perché penso che non ci sia niente di meno erotico di una donna che allatta al seno, pure se c'ha una tetta di fuori. Via, siamo seri, se lo trovate sexy fatevi curare.
Da uno bravo.
Tanto bravo.

Perché se nell'allattare qualcuno trova ci sia qualche cosa di offensivo, allora anche io avrei molto da dire su tante altre cose ben peggiori. Vogliamo parlare della moda più inspiegabile di quest'anno, ovverosia le calze nere velate sotto gli shorts? Già gli shorts se ha più di quattordici anni sono vietatissimi come direbbe Enzo Miccio, con le calze nere sono rivoltanti.

Per dire.
Ma torniamo a noi.


Non voglio dire che ci sia malafede o voglia di ghettizzazione, forse semplicemente per molte istituzioni ed esercizi commerciali creare spazi appositi per allattare, confortevoli sebbene molto isolati, ben distanziati dalle persone normali, è inteso come un gesto delicato, che possa mettere a proprio agio le donne. Secondo me però è un gesto carino che finisce per far sentire ancora più sole donne che vivono un periodo complicato dell'esistenza in cui più che mai si ha bisogno degli altri e di una parvenza di normalità.

Allattare è un gesto naturale, perché nascondersi? E' vero, alcuni bambini possono irritarsi se non mangiano in un luogo tranquillo, ma magari si tratta solo di abitudine. Mia figlia, ad esempio, non fa prigionieri, dove si trova va sempre bene purché si mangi ed è pronta a lanciare il suo sguardo interrogativo più esauriente a chi la guarda anche solo con curiosità.

E voi che ne pensate?
Una donna che allatta offende la vostra visione del mondo e ?
Oppure lo trovate un gesto tenero e quotidiano?
Pensate vada fatto solo a casa o con la massima libertà?

 

Raccontatemi le vostre esperienze!

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20 giugno 2014 5 20 /06 /giugno /2014 08:23

La maternità è una esperienza bellissima, totalizzante e completamente rivoluzionaria per la vita di una donna. Una esperienza così forte da ribaltare la vita quotidiana come un calzino. E se come me avevate una vita a mille all'ora, capite bene che la rivoluzione si fa violenta.

Sono in maternità ormai da gennaio e mentre all'inizio gli ormoni mi dominavano almeno all'80% e mi facevano vivere come se i giorni fossero solo pezzi dello shangai da mettere in fila, ora all'improvviso mi sento diversa.

Mi sento ingabbiata in una routine in cui tutti hanno rilevanza tranne me, in cui devo far quadrare mille cose, pensare a mia figlia ma non solo, mantenere tutto perfetto, in ordine. E badare a lei, che ha bisogno di me. E' strano questo concetto, soprattutto per me, per me che ho sempre vissuto solo per me, senza dover mai ragionare su nessun altro che non fossi io.

E all'improvviso IO non conto più, sono in seconda linea ed i miei bisogni, le mie necessità e le mie volontà non sono più una ragion d'essere. Perché c'è LEI e il mio amore smisurato e tardivo per il suo sorriso sdentato e va bene, la maternità è una cosa che ho desiderato molto e non è che me ne lamenti.

Solo che la vita della neomamma è difficile. Ci sono giorni che sembrano fatti solo di ninne nanne e di frigne fatte per noia, mentre il mondo reale corre lontano e indipendentemente dalla mia volontà, senza il tempo per pettinarmi, per rendermi un attimo presentabile o anche solo per fare la pipì. Figuriamoci scrivere.

E nei giorni in cui mi sembra di aver cantato Fa la ninna, fa la nanna per un tempo sufficiente a far addormentare tutti e sette i nani di Biancaneve, mi sembra di essere fuori del flusso delle cose, dalla vita che aveva importanza prima e che ora sembra avermi dimenticata.

Paradossalmente all'inizio è stato più facile, forse perché Emma è sempre stata una bambina molto buona e mi ha fatto cullare nell'idea che potesse essere tutto facile. Ma non lo è.

Anche perché sto diventando vittima dell'ansia.

Ansia di non essere una buona madre, di non riuscire a fare e conciliare tutto, di non poter riafferrare al volo le fila della mia vita, di rimanere attaccata ad un palo mentre i miei giorni passano veloci. E si riaccendono anche le vecchie paure, come le ansie per i miei genitori, la paura di non aver abbastanza soldi (ma tanto i soldi non bastano mai, no?), il terrore che le persone attorno a me non siano felici.

Senza considerare le mie paturnie davvero ben motivate sul mio aspetto fisico e sull'essermi trasformata in una super mozzarella con le gambe (flaccide). Di questo magari parliamo un'altra volta, và.

 

Un quantitativo di ansie bello fornito, eh? Sufficiente ad avvelenarmi la giornata e a non farmi dormire. Non lo trovate ironico? Mia figlia dorme, ma io no.

Così ho parcheggiato mia figlia per un'ora da mia madre con la scusa di fare un solarim pre-battesimo ed un po' di spesa e mi sono presa un'ora d'aria. Ci vuole ogni tanto, no?

Ho fatto il lettino (ma è sempre stato così caldo? Ufff...) e poi sono andata a fare la spesa. Mentre giravo per gli scaffali ho sentito un bambino ridere a raganella da un passeggino. Non so perché, ma anche se sapevo perfettamente che non poteva essere lei, sono corsa a vedere e trovandoci un bambino che non era Emma, mi ha colto una nostalgia così forte, un pugno nello stomaco così improvviso che sono dovuta correre a casa.

E lei era lì, sul seggiolone.
E vedendomi entrare mi ha regalato un gigantesco sorriso sdentato.
Il mondo, all'improvviso, ha avuto senso.

 

Ora lo so, ce la farò.

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17 giugno 2014 2 17 /06 /giugno /2014 07:35

A casa dei miei genitori è arrivato un nuovo pestifero cucciolo dall'aria impertinente a rendere più interessante le giornate. Non sto parlando di Emma, mia figlia, che nonostante i suoi cinque mesi riesce comunque a fare un discreto casino, ma di Tobia. Tobia è un cucciolo di jack russell di circa due mesi, un cagnolino nato "imperfetto" secondo i crismi della sua razza e per questo destinato al canile. Come non adottarlo?
Il problema, oltre alla vivacità tipica dei jack russell, è che va ad aggiungersi a Rocco, gatto trovatello tigrato di sette mesi che rivendica tutt'ora con forza il suo diritto di prelazione sulla casa e suoi suoi abitanti e che ha instaurato con Tobia un rapporto di amore/odio.
Volete vedere un gatto e un cane inseguirsi intorno ad un vaso da fiori per venti minuti ininterrottamente?
Venite a casa dei miei, io porto il popcorn.

Non che il gatto non voglia giocare, ma con l'aplomb tipico della sua razza dieci minuti sono molto più che sufficienti. Lo stesso non si può dire per Tobia, che con le sue zampette corte sempre in movimento non ne ha mai abbastanza.
Senza considerare i problemi banali che porta con sé l'arrivo di un cucciolo così piccolo: come gli insegno a fare la pipì fuori? Come salvo le mie scarpe da 200 euro dai suoi denti? E il tappeto? E il divano?

Per cercare un po' di quiete familiare, io e mia sorella ci siamo messe a cercare in internet consigli e suggerimenti, e siamo approdate sul sito della Hill's le avventure della vita, un sito utilissimo, diviso per fasce di età dei cuccioli, pieno di consigli sulla nutrizione, sulle cure mediche indispensabili, sulla socializzazione ed educazione dei propri cuccioli pestiferi.
Ma abbiamo scoperto che il sito non è solo questo.
Basta infatti registrarsi per poter usufruire di tutte le risorse che vengono messe a disposizione dal sito, dalla cura degli animali ai consigli nutrizionali più appropriati seconda delle necessità e delle problematiche del cuccioli (sì, tanto i problemi ci sono sempre, piccoli o grandi che siano!).
E' poi possibile condividere i propri successi e le foto dei propri cuccioli fino al compimento di un anno di età, oltre ad avere utili suggerimenti e consigli su salute, benessere, abitudini e comportamenti.

La cosa bella è che registrandosi si ricevono anche regali: un buono sconto, la possibilità di vincere una fornitura annuale gratuita di alimenti per il proprio cucciolo e newsletter mensili pieni di suggerimenti.
Riusciremo a domare gli irruenti ma dolcissimi cuccioli?
E voi ne avete? bambini esclusi, ovviamente!

Di sicuro la vita a casa dei miei genitori non è mai noiosa!

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12 giugno 2014 4 12 /06 /giugno /2014 09:40

Dalla mia recente esperienza elettorale ho capito una cosa che chi mi conosce bene sa già da tanto: la politica non fa per me, visto che non sono accomodante e non riesco a tollerare chi ha idee palesemente errate a mio modo di vedere.

E non lo dico perché non sono stata eletta, in fondo il mio schieramento ha vinto e posso dire di aver contribuito anch'io al successo della campagna. E' che mediarmi mi è difficile da sempre, la diplomazia è una caratteristica con cui non mi hanno accessoriato.

Un esempio? L'altro giorno, mi è capitato di leggere un articolo contro il Gay Pride di Roma, che giusto domenica festeggiava venti anni di onorato servizio. E ognuno chiaramente festeggia a modo so, magari anche esagerando pesantemente. Voi non l'avete mai fatto? Io, ad esempio, all'inizio del secolo portavo un paio di pantaloni lucertolati che avrebbero fatto impallidire Enzo Miccio, ma ero ggiovane, etero e dotata di vagina funzionante, quindi non ho dovuto sostenere nessun esame prima di diventare madre. Già, perché quale miglior occasione di questa per avvalorare le proprie tesi? Per dire “Guarda qua che sconceria, signora mia, mica vorremo davvero riconoscere a 'sta gente dei diritti?” E via di tutta l'erba un fascio, come se il Gay Pride fosse solo tette (finte o meno) al vento, boa di struzzo, drag queen e carnevale incorporato e come se questo fosse una radiografia perfetta della vita di migliaia di persone.

Facile vedere solo quello che si vuole. Vedere “il male” e non anche tutto il mondo che ci gira intorno, fatto di persone normali e molto più simili a sé di quanto certa gente vorrebbe.

Ecco, io con questa gente non sono in grado di mediarmi, forse perché loro non lo fanno e sparano solo giudizi. Se in questo frangente non ho risposto è stato solo perché proprio mentre mi infervoravo mia figlia ha deciso di sbattersi in faccia la mucca che suona con tutta la potenza di cui sono fornite le sue braccia a quattro mesi.

La verità è che non dovrebbe essere permesso di giudicare la vita degli altri e credere di sapere sempre tutto. Nessuno ha la verità in tasca, nemmeno se vive perfettamente nel paradigma di una religione che ritiene inviolabile. Essere religioso, avere dei principi morali propri va benissimo, imporli agli altri invocando il proprio concetto di famiglia un po' meno.

 

Che poi, cos'è la famiglia?

Negli anni '40 quando mia nonna si sposò non ancora diciottenne andò a vivere con la famiglia di mio nonno. Famiglia composta da genitori, nonni, zie, cugini, nipoti, adottati o naturali che vivevano tutti sotto lo stesso tetto in una unica comunità più o meno serenamente. La famiglia era questo, dividendo tutto, dal lavoro nei campi ai problemi quotidiani.

Quando negli anni '60 mio nonno, attratto dalla chimera di un lavoro più facile, prese l'iconoclasta decisione di lasciare la campagna per andare a fare l'operaio tirandosi dietro moglie e figlia oltre agli strali di chi restava. La sua famiglia diventò all'improvviso composta da tre persone, cambiando il concetto di tutto quello che era stato prima.

I miei genitori hanno avuto una famiglia tradizionale: matrimonio, casa, figli, tutto secondo le regole del caso, ma senza mai imporre nulla nemmeno a quelle sciagurate delle loro due creature.

La mia famiglia è ancora diversa. E' una famiglia allargata, come si dice oggi. Diversa, direbbe qualcuno. Nel peccato direbbero altri. Ho un compagno, una figlia, una figliastra. Sono madre e matrigna, nell'accezione positiva del termine (anche perché non sono certo figa come Angelina Jolie).

Qual è l'accezione giusta di famiglia?

Perché non estendere diritti basilari a tutti? Perché i miei non possono essere davvero di tutti? In un mondo dove procrea Kim Kardashian e chiama la figlia North West, è davvero così sbagliato permettere ad una coppia omosessuale di adottare?

Una volta un ragazzo gay mi disse di essere a favore del matrimonio, ma che non avrebbe mai adottato un bambino. “La vita è già abbastanza dura per me, non voglio coinvolgere altre vite” Che è un po' come dire non procreo perché questo mondo fa schifo. Corretto, per carità, ma triste e poco costruttivo.

Si può cambiare un mondo che fa schifo? Che non riconosce diritti inalienabili e dovuti? Un mondo che giudica e non permette di essere liberi nel rispetto degli altri e della legge è un mondo da risanare o da abbandonare al proprio destino? -

Di sicuro è un'Italia che andrebbe ripulita dalle influenze finto-cattoliche che vorrebbero un paese socialmente immobile e cristallizzato in un quadro che non esiste più, o che forse non è mai esistito se non nella testa di qualche burocrate vaticano.

Ecco, io per questo genere di argomenti potrei discutere per ore e far volare anche parole grosse, dimenticando la diplomazia ed il diritto di pensarla come si vuole, perché poi alla fine si può credere a tutto purché non infici la libertà degli altri.

 

L'avevo detto che la politica non fa per me, no?

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6 giugno 2014 5 06 /06 /giugno /2014 08:24

Nasce tua figlia, la guardi in faccia e pensi che non potrà mai esserci un momento più bello.

E' una iconografia classica, in fondo, riportata in cento libri, blog e giornali per mamme ed alla fine inizi a crederlo anche tu,

SBAGLI.

L'arrivo della pupa è un bel momento, niente da dire, ed il primo incrociare di sguardi è sicuramente un attimo che rimane impresso nella mente di tutti i genitori. Commovente, certo, ed è un momento che cambia la vita per sempre.

Ma è il più bello in assoluto? Il più perfetto?

Non credo. Anzi, per quel che mi riguarda, ne sono certa.

 

Giusto l'altro pomeriggio stendevo i panni in terrazza con mia figlia accanto seduta sulla sdraietta e intenta a ciucciare con dovizia e precisione la sua oca della Chicco. All'improvviso, nonostante fossimo all'aperto, un vaghissimo odore di fogna indiana ha raggiunto il mio naso, quel leggero profumo improvviso di fossa biologica che solo i neonati riescono ad emettere in pochi secondi. Ho abbassato lo sguardo verso di lei ed eccola lì che mi guarda con un sorrisetto sghembo. Un sorriso bellissimo, da canaglia, da guarda-che-ho-fatto. L'ho amata tantissimo in quel momento, è stato il nostro sguardo più bello.

 

Poi la mattina dopo lascio la pupa con mia mamma per fare una commissione. Lei ci sta bene e io sono tranquilla, quindi parto con serenità. Al mio ritorno le trovo fuori a spasso col passeggino e appena Emma mi vede mi stampa un mega sorriso allungando le manine verso di me. Può essere più bello di così?

 

Sì, forse sì. La stessa sera torna l'Amoremio dal lavoro, stanco ed acciaccato dalla giornata. E noi siamo sulla soglia ad aspettarlo, perché finalmente non fa più freddo. Emma in braccio a me lo vede e ride. Ride ancora quando ci abbracciamo tutti e tre.
 

Ma poi stamattina s'è svegliata e l'ho sentita mugolare. Sono andata a vedere e lei era lì, con i piedi in bocca. Appena mi ha visto mi ha regalato un sorriso sdentato immenso, gigante, come se mi avesse visto solo in quel momento e per la prima volta. Come se volesse dirmi “Mamma, che bello che ci sei anche stamattina!”. Decisamente questo è stato il suo sorriso più bello, il nostro sguardo più intenso.

 

Dopo quattro mesi oramai ho capito: scegliere un momento più bello non si può, ma forse sono io che non sono capace. Ogni giorno, ogni attimo è un dono, un momento speciale.

Sono troppo mielosa?


Ma soprattutto, è troppo tardi per invocare gli ormoni?

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4 giugno 2014 3 04 /06 /giugno /2014 07:30

Sono viva, eh.

Cioè, abbastanza viva, anche se mi sento come uno di quei topi da laboratorio messi per una settimana sotto un neon per vedere l'effetto che fa.

Avete presente quella sensazione che vi prende(va) alle sei del mattino quando da gggiovani si andava a ballare tutta la notte? Quella sensazione di testa leggera, vagamente scossa, le sensazioni corporee leggermente attutite? Ecco, ma senza aver bevuto nulla, però. Nemmeno un cocktail, nemmeno un crodino.

E soprattutto con le capacità di ripresa di una trentottenne. Ben tenuta, magari, ma sempre trentottenne.

E' che mia figlia ha deciso che la notte si balla, si canta e si ride. Si ride, sì, che a lei la cosa la deve far scompisciare parecchio, visto che si sganascia alle tre di notte come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non c'è niente da ridere, bella mia proprio niente.

Le cause?

Era una notte buia e tempestosa... ah, no. Scusate, mi cala l'attenzione. Dicevamo? Sì, giusto. E' iniziato tutto con la cosiddetta “calibrazione del latte”: in pratica mia figlia è un piranha e il mio latte non le bastava più, perciò di notte ha iniziato a svegliarsi con la fame. Un paio di volte, non di più, ma da zero a due ho accusato il colpo. Sono anziana, l'ho già detto?

Quando la questione sembrava risolta è arrivato lui: il richiamo del vaccino.

Ora, non voglio sembrare né allarmista, né grillina ma il vaccino esavalente ha i suoi begli effettucci collaterali, specie se sparato insieme allo pneumococco, gentilmente offerto dalla Regione Umbria.

Non capite male, i vaccini secondo me vanno fatti, sono non solo indispensabili ma anche un dovere civico verso il prossimo. Ma hanno effetti collaterali, è inutile negarlo. Più o meno pesanti, più o meno duraturi nel tempo, ma ce l'hanno. Non è acqua fresca, è comunque una botta al sistema immunitario del neonato che va gestita e tenuta sotto controllo.

Un male necessario, ecco li definirei così i vaccini.

Fattostà che Emma ha iniziato a saltare nel sonno come una molla. Avete presente quando state nel dormiveglia e sognate di cadere? Ecco, così. Trenta volte a notte. Salta, si sveglia, chiama, ride e dopo poco si riaddormenta. LEI. Io, chiaramente, no. Glom.

A distanza di otto giorni le cose vanno meglio, ma io avrei bisogno urgente di otto giorni in una SPA con due massaggiatori cubani a pieno servizio.

Mi sorge spontanea una domanda: ma come facevo ad andare a ballare fino alle quattro del mattino, tornare a casa ed essere in ufficio sveglia alle otto?

 

Ah, già. Era dieci anni fa.

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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