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6 febbraio 2008 3 06 /02 /febbraio /2008 23:51
In genere io vado in palestra all'ora di pranzo.
Dopo la lezione, per reintegrare le energie perdute, ci prendiamo dieci minuti di relax per mangiare tutti insieme e riprenderci dallo sbattimento post-fitness.
Ma soprattutto per mangiare, a dire il vero.
Niente di pesante, per carità.
Tutte cose molto healty: insalatine, bresaola, macedonia & affini.
Capirete bene la necessità di condire il lauto pranzo perlomeno con chiacchiere saporite, in genere parlando di logaritmi e massimi sistemi.
Ecco, l'altro ieri ad esempio si parlava di tette.
Sì, proprio di tette.
 
L'argomento è scottante e complesso, si sa.
Spinoso come minimo.
Uomini e donne ne hanno opinioni così diverse da scatenare liti e crisi di gelosia, nonché il proliferare di yacht e Ferrari intestati a chirurghi estetici, sulla cui moralità ci sarebbe molto da dire.
 
Che ne pensano i maschi?
Le tette sono così determinanti?
A giudicare dalla iconizzazione che se ne è fatta nel corso dei secoli e dagli sguardi che sono in grado di catalizzare, parrebbe proprio di sì.

Ma come devono essere ‘ste tette?
Stando al giudizio maschile, ci sono varie scuole di pensiero:
 
Sotto la terza non è vero amore.
Sono gli amanti del seno abbondante, quelli che più ce n'è meglio è.
Drogati spesso dall'immaginario al silicone che le riviste e film porno offrono, secondo me questi soggetti si immaginano tette enormi che sfidano la forza di gravità a capezzolo eretto, quando invece la realtà è spesso molto diversa.
La forza di gravità esiste, eccome.
E quelle donne a cui Dio ha donato dalla quarta in su sono obbligate all’uso di reggiseni contenutivi e tiranti disegnati direttamente dai progettisti della NASA per evitare lo strabordamento verso la cintola. Forse questo particolare “tecnico”  sfugge a molti maschietti attratti dall’idea della morbidezza, ma in certi momenti clou credo che salti subito all’occhio…
Mi viene da pensare, magari esemplificando eccessivamente, che la passione per il seno spropositato richiami la maternità e la nostalgia per la figura materna e rassicurante.
Ma mica tanto esteticamente gradevole.

La coppa di champagne
E’ un classico, no? “Il seno ideale è quello che può essere contenuto in una coppa di champagne”, recita chi se ne intende di fashion style.
Di certo i canoni estetici dell’alta moda lo impongono e le riviste cd. di classe non fanno a meno di rimarcarlo. Molto divertente: le riviste patinate maschili esplodono di tette immense, quelle femminili di pialle.
Anyway, molti uomini trovano bello ed elegante un seno piccolo ed androgino nonostante i luoghi comuni li vogliano invaghiti senza remore di maggiorate siliconate.
Quale potrebbe essere il fondamento psicologico di questa preferenza? Omosessualità latente? Voglia di controllo? Senso estetico leggermente diverso dalla massificazione proposta dall’immaginario maschile?

L'onesta via di mezzo

Cioè la terza. Piena. Naturalmente il tutto dipende dalle proporzioni, dall’ossatura, dall’altezza, dall’armonia della figura,  bla bla bla.
Ma, parliamoci chiaro, in genere la terza sta bene a tutti.
Un uomo equilibrato non può fare a meno di apprezzare una terza sfoggiata con stile.
Ma, ahimè, non tutti gli uomini sono equilibrati.
 
E le donne? Noi donne, che le  tette ce le portiamo a spasso volenti o nolenti che ne pensiamo?
Sono importanti?
Oh, ma certo che sì. In utile starsela a cantare.
Così importanti da farci nascere dentro paranoie, insicurezze e manie.

La sindrome di Geppetto
Trattasi di portatrici sane, senza evidenti tracce di tette nella parte anteriore del corpo.
La donna in questione è consapevole di possedere (secondo rotocalchi e foto patinate) una carica erotica pari ad un ragazzino di 11 anni, ma cercano di supplire con metodi moderni, come l’oramai inevitabile (ed entrato nel costume) Wonderbra, ed antichi quali i famosi calzini strategici riportati in auge da una famosa pubblicità moderna nonché dalle simpatiche dichiarazioni di una piccola diva di casa mia.
La donna piatta (o poco “dotata”) spesso si fa un cruccio dell’assenza di davanzale ed arriva a violentare il proprio fisico con protesi siliconate al limite del ridicolo (“Tanto che me lo rifaccio, lo voglio GRANDE”), ma più di frequente si rassegna alle prese in giro di amici e compagni consolandosi con la “comodità” pratica del seno piccolo.
Tanto, poi, si sa: chi disprezza compra.

La complessata
Ha il seno grande e questo le genera una marea di problemi. Nel vestire, nel relazionarsi, nel vivere in generale. Lo maschera dentro maglie oversize. lo nasconde, in casi estremi lo fascia addirittura.
Non si sente a suo agio e mette da parte i soldi per fare una drastica riduzione del seno.
Ah, beh.
Certamente sono problemi.
Io, personalmente, non mi so rendere conto e perciò glisso.

La maggiorata tronfia

Ha un seno grande. Enorme. E se ne vanta. Non perde occasione per rimarcare la sua (evidente) fisicità, anche quando questa è fuori luogo. Non sa quasi parlare d’altro e non si rende conto di quanto possa rendersi odiosa e di quanto possa essere aberrante il pensiero delle sue tette che arrivano penzolando all’ombelico. E non tra 15 anni.
ORA.
Io, a dire il vero, le darei fuoco.
ORA.
Con un accendino.

Come forse avrete intuito dalla mia “piccola” digressione e dall'opinione leggermente sottesa che vi aleggia, io di tette non è che ne abbia poi tante e così le mie amiche.
Non che ne sia completamente sprovvista, per carità.
Diciamo che anelo ad una terza, ma credo che non riuscirei a riempirla completamente nemmeno se ingrassassi dieci chili.
In ogni modo mi accontento, ho altri punti di forza.
Come il didietro, per esempio.
Che, a guardare i risultati, alla fine funziona sempre.




E grazie a tutti…

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