21 dicembre 2007
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17:23
Il Natale è una strana bestia.
Ce lo sponsorizzano già da fine ottobre, con luci, Babbi Natale che si arrampicano in maniera inquietante sui balconi e un tripudio di rosso, verde e oro. Cercano di propinarcelo in tutte le salse, perché si sa: il Natale fa vendere.
Chi è che non fa nemmeno un regalino?
Anche uno piccolo!
Anche Scrooge compra una fetta di pane raffermo in più a Natale!!
E quindi le canzoni di rito, gli scampanelii, le candele rosse e il vischio ci riempiono occhi ed orecchie già da novembre, provocando quella strana sensazione di nausea e di giramento di testa che molti di noi iniziano ad avere con l’approssimarsi delle festività.
Che poi, mica lo so se tutto quest’anticipare Natale sia una cosa positiva o meno commercialmente parlando. Vediamo ghirlande di agrifoglio e lucine appese da talmente tanto tempo da dimenticarci quasi quasi della festività in sé. Senza considerare che tutta questa sovraesposizione a “Jingle Bells” e affini potrebbe causarci crisi nervose con tanto di rigiramento di bulbi oculari e camminata a ponte stile “L’esorcista”.
Io sono stata bambina negli anni’80, gli anni del consumismo, della nascita delle TV commerciali, della pubblicità e dei paninari. Oltre che delle spalline, ovviamente. E mi ricorderò sempre la ricerca che ci diede da fare sotto Natale la mia maestra della terza elementare: “Il Natale consumista”.
In pratica dovevamo cercare pubblicità, sia televisive che sui giornali, che usando come tramite il Natale invogliassero a spendere di più, ritagliare le immagini, motivarle e ragionarci su. Alla fine, con le immagini e le frasi più significative facemmo un cartellone da appendere in classe e questo fu il nostro lavoro natalizio. Di certo avevo una maestra illuminata e no global.
Le faranno ancora queste cose i bambini nel 2007?
No, perché io sotto le feste ci ripenso spesso e altrettanto spesso questo ricordo mi inibisce dal lasciarmi trasportare dell’inutile frenesia natalizia dell’acquisto ad ogni costo.
E proprio per evitare il consumismo esasperato (che poi ditemi chi se lo può permettere nel 2007), io e i miei amici già da qualche hanno abbiamo istituito la “Serata del regalo collettivo”. Scelta obbligata, visto che siamo una comitiva molto vasta e che tende ad allargarsi sempre di più. Veramente l'idea non è che sia proprio mia, l'ho copiata dal Presidente.
Diciamo che io l'ho solo importata in terra umbra e c'ho il copyright per queste zone.
Partecipare è facile e divertente: occorre comprare un regalo unico che deve essere:
- divertente
- non banale
- unisex
- con un costo non superiore ad € 15,00
Poi ci si vede una sera a casa di un fortunato a scelta, si mettono i nomi di tutti i partecipanti in un bussolotto e si procede. Ognuno estrae un nome e prende il regalo che questo ha portato. E via così, finché tutti hanno un regalo da scartare. Insomma, altro non è che una scusa per mangiare i dolci natalizi, stappare lo spumante e farsi gli auguri in allegria e felicità, tornando a casa con un pensiero che comunque fa Natale e non obbliga a spendere miliardi in sciocchezze.
Perché Natale abbia un senso, qualunque crediate che esso sia: religioso, mistico o anche solo come una festa da vivere in famiglia coccolati e coccolandosi.
In tutti i casi, Buon Natale…
Ce lo sponsorizzano già da fine ottobre, con luci, Babbi Natale che si arrampicano in maniera inquietante sui balconi e un tripudio di rosso, verde e oro. Cercano di propinarcelo in tutte le salse, perché si sa: il Natale fa vendere.
Chi è che non fa nemmeno un regalino?
Anche uno piccolo!
Anche Scrooge compra una fetta di pane raffermo in più a Natale!!
E quindi le canzoni di rito, gli scampanelii, le candele rosse e il vischio ci riempiono occhi ed orecchie già da novembre, provocando quella strana sensazione di nausea e di giramento di testa che molti di noi iniziano ad avere con l’approssimarsi delle festività.
Che poi, mica lo so se tutto quest’anticipare Natale sia una cosa positiva o meno commercialmente parlando. Vediamo ghirlande di agrifoglio e lucine appese da talmente tanto tempo da dimenticarci quasi quasi della festività in sé. Senza considerare che tutta questa sovraesposizione a “Jingle Bells” e affini potrebbe causarci crisi nervose con tanto di rigiramento di bulbi oculari e camminata a ponte stile “L’esorcista”.
Io sono stata bambina negli anni’80, gli anni del consumismo, della nascita delle TV commerciali, della pubblicità e dei paninari. Oltre che delle spalline, ovviamente. E mi ricorderò sempre la ricerca che ci diede da fare sotto Natale la mia maestra della terza elementare: “Il Natale consumista”.
In pratica dovevamo cercare pubblicità, sia televisive che sui giornali, che usando come tramite il Natale invogliassero a spendere di più, ritagliare le immagini, motivarle e ragionarci su. Alla fine, con le immagini e le frasi più significative facemmo un cartellone da appendere in classe e questo fu il nostro lavoro natalizio. Di certo avevo una maestra illuminata e no global.
Le faranno ancora queste cose i bambini nel 2007?
No, perché io sotto le feste ci ripenso spesso e altrettanto spesso questo ricordo mi inibisce dal lasciarmi trasportare dell’inutile frenesia natalizia dell’acquisto ad ogni costo.
E proprio per evitare il consumismo esasperato (che poi ditemi chi se lo può permettere nel 2007), io e i miei amici già da qualche hanno abbiamo istituito la “Serata del regalo collettivo”. Scelta obbligata, visto che siamo una comitiva molto vasta e che tende ad allargarsi sempre di più. Veramente l'idea non è che sia proprio mia, l'ho copiata dal Presidente.
Diciamo che io l'ho solo importata in terra umbra e c'ho il copyright per queste zone.
Partecipare è facile e divertente: occorre comprare un regalo unico che deve essere:
- divertente
- non banale
- unisex
- con un costo non superiore ad € 15,00
Poi ci si vede una sera a casa di un fortunato a scelta, si mettono i nomi di tutti i partecipanti in un bussolotto e si procede. Ognuno estrae un nome e prende il regalo che questo ha portato. E via così, finché tutti hanno un regalo da scartare. Insomma, altro non è che una scusa per mangiare i dolci natalizi, stappare lo spumante e farsi gli auguri in allegria e felicità, tornando a casa con un pensiero che comunque fa Natale e non obbliga a spendere miliardi in sciocchezze.
Perché Natale abbia un senso, qualunque crediate che esso sia: religioso, mistico o anche solo come una festa da vivere in famiglia coccolati e coccolandosi.
In tutti i casi, Buon Natale…