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9 gennaio 2008 3 09 /01 /gennaio /2008 22:38
Il mio rapporto coi libri è maniacale, oramai lo sapete alla perfezione.
Lo ammetto con una certa naturalezza, ognuno ha le sue debolezze e le sue dipendenze.
Meglio i libri degli psicofarmaci.
Credo.
Almeno spero.

Ma il mio amore verso i libri non è fine a sè stesso.
Ho anche vere e proprie infatuazioni per le case editrici.
Amori che possono derivare non solo dalla selezione degli autori e dai prezzi della copertina, ma anche da futili motivi prettamente estetici come la qualità della carta, i formati, i colori e lo stile di impaginazione.

Prima fu la Fazi, specie la collana Lain, che adoravo ed adoravo. Non solo per formato e colori, anche per avermi fatto scoprire il meraviglioso e surreale mondo di Jonathan Carroll, e difendevo a spada tratta finché, con mia somma delusione, ha pubblicato le pruriginose avventure di Melissa P.
A sua discolpa devo dire che i soldi fanno gola a tutti, però le scelte si pagano.
E allora ciao.

Chi invece non mi delude mai per scelte editoriali e gusto è la Minimum Fax, casa editrice romana, grazie alla quale ho scoperto piccole perle come Valeria Parrella, Antonio Pascale, Carola Susani, A.M. Homes e tanti altri.
Autori poco noti, soprattutto gli italiani, e bistrattati in favore di scelte editoriali a volte più facili, come tradurre in italiano bestsellers stranieri piuttosto che tentare il nuovo, a volte indubbiamente più redditizie come i libri di Vespa.
O i pruriti di una ragazzina minorenne.
Ammesso che sia lei a scrivere…

Oltre alle case editrici, mi fisso anche con le collane.
Adoro per esempio i tascabili della Einaudi, o i vecchi cari Oscar Mondadori. Mi sanno di pulito, di preciso, di ordinato. Di fresco. Mi piace vederli in fila nella librerie.
L’ho già detto che sono maniacale, vero?

A parte le mie varie fisse e manie da psicotica, una cosa che mi manda fuori dalla grazie di Dio è l’atteggiamento delle case editrice quando da un libro del loro catalogo viene tratto un film. Senza stare a sindacare sui soliti luoghi comuni (“AH! Vuoi mettere? Il libro è sempre meglio del film!!”), il comportamento di una casa editrice quando da un libro sta per venire distribuito un film che potenzialmente può essere un blockbuster è il seguente:
- pubblicare una nuova edizione strafiga, con possibilmente la locandina del film appiccicata sopra in bellavista (che nel 90% dei casi rende tutta l’edizione orribile ed imbarazzante da portare in giro) ad un prezzo da prima uscita.
- ritirare dal mercato le precedenti edizioni economiche
- fregarsi le mani
- contare i soldi tintinnanti.

Esempi recenti sono “Io sono leggenda” di Richard Mateson che da circa tre mesi è venduto SOLO nella nuova edizione extralusso con il profilo di Will Smith (un bel profilo, per  carità) a € 13,00 invece dei € 7.90 previsti per un tascabile della Fanucci. E vabbè che, detto tra di noi, gli economici della Fanucci ti si rompono in mano mentre li leggi, la rilegatura si sfalda e ti rimangono in mano mazzetti di pagine, però per una che legge 32 libri l'anno come me sei euro di differenza non è che non contino nulla!
Stesso triste destino è toccato a “La bussola d’oro”, primo capitolo della saga “Queste oscure materie” di Philip Pullman in occasione dell’uscita del film omonimo. Film, tra l'altro, molto discusso per l'esemplificazione che fa delle teorie di Pullman. Ma questa è un'altra storia.
Per non parlare de “Il profumo” di Patrick Suskind che mi capitò di voler regalare ad un amico proprio all’uscita del film. Può un libro uscito nel 1985 costare quasi € 18?

Io capisco la crisi dell’editoria, ma non è che la posso sanare io.
Già mi pare di aiutarla in maniera abbastanza “importante".
Almeno per il mio portafoglio.

Non dico che le case editrici non debbano trarre profitto dalle trasposizioni cinematografiche, ma potrebbero fare le edizioni extralusso con le copertine lucide da ricettari patinati per i lettori occasionali attirati dal battage pubblicitario e lasciare le edizioni economiche ai lettori abituali. Un po’ come ha fatto la BUR all’uscita di “Seta” di Alessandro Baricco.
Mi sembra una questione di rispetto, non trovate?

Ma in Italia forse i lettori sono troppo pochi, non contano nulla e le librerie sono spesso vuote (tranne a Natale). Per questo le librerie tradizionali lasciano il posto alle catene, che vendono anche dischi, cd, patatine e caffè. Una specie di Carrefour del libro, insomma.
Non che ci sia nulla di male, ma la poesia dove va a finire?
Sono forse una inguaribile romantica?
Una povera matta ossessionata dai libri?
Una sognatrice che cerca casa tra le pagine linde di un volume accatastato sopra a cento altri?

Forse, ma anche molto di più…

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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