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7 dicembre 2010 2 07 /12 /dicembre /2010 09:54

Succede che, come una maledizione italica e non solo, scompare una ragazzina.
Ancora.
Non si sono spenti del tutto i fuochi mediatici di Avetrana, che già accade ancora.
 
Tredici anni, un’atleta, una studentessa, una “brava ragazza”.
Che potrebbe essere la figlia, la nipote o la vicina di casa di tutti. L'amica dis cuola, perché no.
Con un nome strano, Yara, che la rende ancor più simpatica. Ride dalle foto con l’apparecchio in bella mostra, e non posso far a meno di pensare a quando lo portavo anch’io. Sorride nel suo body da ginnastica, e penso alla fatica ed all’impegno che ha messo in tutti questi anni di allenamento. Ai sogni, alle speranze, alle frustrazioni che uno sport così impegnativo porta con sé.
Appena sparì, vedendo in televisione la sua faccia da ragazza bambina ho sperato che fosse scappata, magari per fuggire ad un allenamento troppo oppressivo o a genitori che non la capivano. Ci sono genitori che capiscono le figlie tredicenni? No, mi dicevo. Può essere, speravo.
Ma col passare dei giorni la mia speranza s’è affievolita. I suoi genitori, refrattari al circo mediatico, non si prestano agli spettacoli televisivi e si stringono nel dolore dell’attesa.

Poi, domenica, a ciel sereno, il fermo di un sospettato: trovato il mostro, è marocchino strillavano i telegiornali.  Stava fuggendo! Fanno eco i giornali on-line. L’ha detto per telefono! Strilla Giletti.
Circola un nome, Mohammed Fikri. Bella privacy, complimentoni agli inquirenti.
E mentre il popolo leghista strideva i denti compiaciuto come una iena che sta per strappar via pezzi di carne da una carogna, Emilio fede sguazzava nel suo proprio fango. E la famiglia di Yara restava in silenzio, nel suo dolore. Magari sperando ancora, perché di Yara o del suo cadavere ancora nessuna traccia.
Brembate, paese leghista dal 1992 insorge contro il cancro dell’immigrazione. Compare un cartellone davanti a casa di Yara: “Occhio per occhio, dente per dente”, recita. Come se accusato non fosse solo lui, ma il Maghreb unito.
La televisione d’intrattenimento si frega le mani, poco importa se non è chiaro come sia avvenuto il tutto, ora hanno carne fresca. La D’Urso, bontà sua, rinuncia addirittura alle ferie con i figli per seguire l’ambaradan.
Che donna.
 
Oggi Mohammed Fikri viene liberato.
Scagionato.
Perché il suo viaggio a Tangeri era programmato da tempo.
Perché il suo datore di lavoro gli ha fornito un alibi.
Perché la telefonata era tradotta male e lui stava solo imprecando contro un interlocutore che non rispondeva al telefono.
Complimenti.
Avete infangato gratis una persona che s’è fatta uno spropositato numero di chilometri per venire in Italia a fare un lavoro che noi italiani non vogliamo fare più. Gratis.
Complimenti.
 
Stamattina Maroni difende il Nord operoso ed accogliente a spada tratta.
E io non ci sto. Non da lui. Perché se è vero che il Nord è operoso ed accogliente, che il datore di lavoro del ragazzo l’ha (giustamente) difeso ed aiutato e che non si può far di tutta l’erba un fascio, è vero anche che la Lega istiga alla xenofobia ed all’odio tra le classi sociale.
Caro Maroni, tu mi stai simpatico pure, guarda. Ma non tentare di ripulire la faccia sporca della Lega, non puoi farlo con due parole. I leghisti sono per definizione razzisti, xenofobi e anche, diciamocelo in faccia, ignoranti e gretti. Per non dire deficienti. Te lo dico col cuore stamattina, caro Maroni, perché mi sono stufata di vedervi cercare uno status più alto, nascondervi dietro la fuffa de Il Giornale. I leghisti, le camice verdi, fanno leva sulla paura, sui sentimenti più bassi dell’uomo per il loro tornaconto. Ma caro Maroni, che vai a fare il simpatico in televisione dalla Bignardi, ma non ti vergogni?
 
E la televisione? Gli sciacalli che arrivano a criticare i genitori di Yara perché non si mostrano nei programmi fogna di Mediaset e Rai? Che cuciono speciali pedinando la Protezione Civile che pattuglia coi cani le campagne sperando che salti fuori un cadavere? Che ora dicono “Il mostro è tra di noi”.
Vergogna. E vergognatevi anche voi che seguite questi programmi alla ricerca del dettaglio.
Non è una puntata di CSI né di Distretto di Polizia. Non arriva Grissom a leccare la suola di una scarpa ed ecco che, et voilà, l’assassino è servito con contorno di patate.
In gioco c’è la vita di una ragazzina, non è una sceneggiatura ben disegnata da professionisti in cui riflettere la paura che accada a noi.
C’è una ragazzina di mezzo, una ragazzina vera.
 
Vedete di non dimenticarvelo.

 

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