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17 ottobre 2016 1 17 /10 /ottobre /2016 08:00

E così è passato il primo mese si scuola materna, anzi dell'infanzia. 
Siamo moderni, via.

Emma, anticipataria e abitudinaria, si è adattata quasi subio alla nuova realtà, creando la sua routine e scoprendo un mondo che la affascina e la diverte ogni giono di più.

La scuola dell'infanzia comunale che frequenta Emma è un vero gioiello.
Non solo è incastonata tra le colline che guardano al lago, non solo è nello stesso stabile di un'ottima scuola elementare, ma è anche composta da una sola classe fatta di 19 bambini dai 3 ai 5 anni.
Sì, nel 2016. Sì, in Italia. 
Diciannove bambini, di cui tre anticipatari. 
Due maestre.
Alfredo il bidello.

Ed uno spazio enorme per giocare, imparare, socializzare. Tantissimi giorchi, mille libri, due maestre sorridenti e competenti. Lo spazio esterno? Certo che c'è, pieno di giochi e di didattica.
Sembra uno spot pubblicitario, vero?
Eppure è la realtà, la fregatura non c'è. E' solo la fortuna di vivere in un piccolo comune, dove le istituzioni sono ancora vicine alla gente, dove la vita è ancora a misura di bambino e coesistere in armonia è ancora possibile. 
Pensate, sulla chat di whatsapp della scuola non si litiga nemmeno.
Un paradiso in Terra.

Almeno fino alla prima riunione dei genitori.

 


 

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14 ottobre 2016 5 14 /10 /ottobre /2016 08:00

E' un po' che non scrivo e questo non mi piace.
Non mi piace perchè, in genere, se non scrivo è solo perché sono sopraffatta, perché vivo a mille chilometri all'ora, perché non ho tempo nemmeno di andare  a comprare un paio di ciabatte per l'inverno, ché il freddo è arrivato prima quest'anno e su quelle vecchie mi ci aveva vomitato la gnocca in primavera.
Bleurgh.

Lavoro, casa (che chiede pietà o una veloce eutanasia), famiglia, casini assortiti, corri corri.

Ma trovare il tempo per me, per acconciarmi in maniera presentabile e non spaventare il postino, è un dovere irrinunciabile. Pure sociale, se vogliamo.
Non dico di arrivare ad avere il tempo di truccarmi tutte le mattine, non pretendo così tanto. 
Mi basta un piccolo spazio per scrivere.
Per me.

Lo spazio si sa, non lo regala nessuno, così come il tempo.

Così dovrò imparare a prendermelo.
Per vivere meglio.
Perchè me lo merito.


Ma soprattutto perché non posso permettermi un analista.

 

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21 settembre 2016 3 21 /09 /settembre /2016 18:30

Una settimana di scuola dell'infanzia. 
Inserimento.
Tutto bene.
Venerdì, febbre a 38.
Fine della storia.

Ecco, se io fossi in grado di fare dell'ironia come al solito, allora la storia sarebbe davvero finita tutta qui. Invece questa volta no.
Non so come mai, forse sarà la stanchezza, forse il troppo lavoro, forse i pensieri che continuano a rincorrersi dentro al mio cervello o solo un'estate che non e stata riposante come avrebbe dovuto essere per compensare le fatiche di un anno del cavolo.
Fattostà che al vedere il termometro di Emma salire oltre il 38 ed ancora più su ho avuto una crisi isterica. Sì, sono crollata come la più ignobile delle madri, come una di quelle che scrive sgrammaticati post su pagine equivoche come "I consigli delle mamme" o "Di mamma in mamma".
Non li conoscete? Ah, allora ancora amate l'umanità. 

È che mi sembra che la mia bimba non abbia mai pace, che la sfiga ci insegua col lanternino, peggio che nelle previsioni entusiaste di Paolo Fox. Che, lo sapete anche voi, porta jella. E prima il fuoco di San Antonio a Ferragosto (come? Non sapete la storia? Eh, magari un giorno...), poi un dente scheggiato il primo giorno di scuola dell'infanzia ed ora la prima tonsillite della stagione.
Sono stanca, provata, arrabbiata e preoccupata dalle cicatici che porta sul naso e che, forse, le resteranno addosso. Non pensavo di potermela prendere così per un fattore estetico, ed invece eccomi qui. Forse sono davvero sciocca e frivola come quelle mamme che scrivono col k messaggi deliranti sui fori ai lobi delle orecchie.

E mia figlia che mi continua a chiedere quando la porto al parco, se può uscire, perché non andiamo a fare la spesa o a giocare a casa di Viola o Vittoria. 

- Perchè hai la febbre, gnocca della mamma.
- Nooooo! Io bene!
- Sì, certo. Il termometro fa 39,7 e tu stai bene
- Medicina buooona! Posso ancora?
Mia figlia è drogata. 

Ho bisogno di alcol.
O di una vacanza.

Ora decido.
 

 

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19 settembre 2016 1 19 /09 /settembre /2016 08:00

Uno dei libri preferiti di Emma è da sempre "Piccolo uovo", libro oramai diventato un classico scritto da Francesca Pardi con le illustrazioni bellissime e di Altan.
Che poi, Altan vuol dire Pimpa ed in casa mia è venerato come un semidio.

Lo legge da sempre, glielo leggevano anche all'asilo nido ed è uno di quei libri che le dà in genere sicurezza. Ma Emma e in quella fase della vita in cui tutto diventa all'improvviso nuovo perché lo può vedere con strumenti ed occhi diversi.

E così ieri sera un libro che apparentemente non aveva nulla di nuovo si è trasformato in un focolaio di domande.

Il libro in questione, per chi non lo sapesse, parla di un uovo che non si vuole schiudere perché non sa in quale tipo di famiglia capiterà. Decide allora di fare un giro e di vedere quanti tipi di famiglie ci sono e se tutti sono felici. Incontra prima una famiglia tradizionale di coniglietti, un ippopotamo con solo la mamma, una famiglia in cui mamma e papà hanno colori diversi, un'altra famiglia in cui genitori e figli sono molto diversi. Incontra pure una famiglia di gatti con due mamme papà e una famiglia di pinguini con due papà e nessuna mamma.

Capirete quindi perché questo libro, delicato e improntato sul confronto, sia finito nella lista nera degli idioti finto-cattolici più di una volta.

Per la prima volta ieri sera Emma mi ha chiesto accigliata:"Perché due mamme? Mamma e papa!"
A questa domanda ho semplicemente risposto "Perché loro sono felici così, vedi come è contento quel gattino?"

Fatto sta che terminato il libro, al momento di sceglierne un altro ha voluto leggere sempre lo stesso, questa volta senza fare domande, come se volesse assimilare e capire bene quello che gli avevo detto.

Il libro termina con piccolo uovo che si schiude e con la domanda: come sarà la famiglia di piccolo uovo? Al che ho approfittato per chiedere ad Emma: "E la nostra famiglia come è fatta?"
"Emma, mamma..."
"Sì"
"...papa, Alice, e..."
"??"
"...mamma Alice!"
"..."
"..."
"Brava, buonanotte amore mio."

Forse era meglio restare fermi ai Tre Porcellini... 

 

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16 settembre 2016 5 16 /09 /settembre /2016 15:00

In macchina, amene conversazioni tra madre e figlia.
- Mamma?
- Dimmi amore.
- Sei vecchia e blutta. 
- Grazie, amore mio.
- Mamma Silvia vecchia e blutta, ah ah ah!
- Bene. Me ne ricorderò quando mi chiederai il motorino.
- Anche papa vecchio e blutto.
- Almeno...
- Zia Lisa vecchia e blutta anche lei. Ahahahah!
- Ne sarà felice.
- Anche Nonna vecchia. Anche Nonno. Blutto e vecchio. Vecchio. E blutto.
- Bene amore.
- Zio Dado vecchio. E... blutto, anche!
- Bene.
- Tobia (ndr. il jack russell dei miei genitori, aka Santo Subito) blutto. E anche vecchio.
- Ma senti, amore mio. C'è qualcuno bello nella nostra famiglia?
- Gatto! Locco bello. Bello mao, mio amico.

Almeno il gatto si salva, via...

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13 settembre 2016 2 13 /09 /settembre /2016 16:40

Emma ha l'abitudine di prendere i libri che più le piacciono, girarli e se nella quarta di copertina c'è la foto degli altri volumi della collana si mette ad indicarmi quello che vorrebbe.

Maniaca sin da piccola, insomma.
E' da un po' che mi indicava un libro dal retro de "La giornata dei piccoli" (ed. Laurus, ora La Coccinella) e siccome parlava di scuola dell'infanzia mi è parso opportuno approfittarne ed ho fatto l'ordine su Amazon.
"Emma, lo sai? Mamma ti ha comprato il libro che volevi, domani andiamo a casa di nonna a Pescara per il we e poi, quando torniamo, il postino te lo porta".
"..."
"Hai capito? Sei contenta?"
"Sì"
Entusiasmo a fiotti, eh.

La mattina dopo, si è vestita, ha fatto colazione ed è uscita in giardino come tutti i giorni, poi si è girata verso l'Amoremio: "Papa, dai me le chiavi?"
"Sì, certo, che devi fare?"
"Io la posta, vedo se passato TINO"
"E che ti deve portare?"
"Libro bello"
Che non c'era. Amazon è veloce, ma mica così tanto.

Passa il fine settimana, indenne.
Lunedì mattina ovviamente la gnocca è tornata alla carica, ha agguantato le chiavi piena di aspettative e... e niente, la cassetta della posta era vuota ché Mr. Amazon mi consegna al centralino del mio luogo di lavoro. Sennò a casa chi ci trova? Nemmeno più il gatto, povero amore mio.

Così Emma se ne è andata dalla nonna mogia mogia, predicando contro un TINO poco serie e niente affatto simpatico.

"Dai, che se si ricorda glielo mettiamo nella cassetta delle lettere stasera!" ha sentenziato l'Amoremio.

Ricordare?
AH!
La gnocca la sera stessa era carica come una molla e invece di un Ciao mamma. al mio rientro mi ha aprostofata con un accigliato "TINO?"

Inutile raccontare le feste e la gioia riservata all'agognato libro al momento dell'apertura della cassetta delle lettere. La felicità e il balletto seguente resteranno nel mio cuore di mamma per sempre.
Appena preso in mano il libro e finito di strillare voleva ficcarsi subito a letto per poter leggere subito.

Il dramma si è palesato solo la mattina successiva in tutta la sua gravità.
"Mamma, oggi passa TINO?"
"No, amore. Mica passa sempre?"
"Ah no?"
"No"
"Guardiamo lo stesso."
Ora ogni mattina è un pellegrinaggio alla cassetta delle lettere, sperando in un libro. O anche in un depliant dei Testimoni di Geova, al limite.

Ho creato un mostro...

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6 settembre 2016 2 06 /09 /settembre /2016 08:00

Io ed Emma in macchina, in attesa che il papà rientri da una commissione e si possa ripartire.
Siamo nella città di P., ridente cittadina abbastanza destrorsa del basso centro Italia dove la quota di abitanti di colore è abbastanza alta.

"Mamma? Mamma? Mami?"
"Dimmi, amore"
"Quilli, quilli lì... neri!" mi dice la mia discendenza indicando vistosamente due ragazzi all'altro capo del marciapiede.
"Sì, Emma. Hanno la pelle nera. Come Ashley, ricordi?"
"Ashley mia amica"
"Certo, ci mancherebbe. Ma di che colore è la sua pelle?"
"Nera. Anche sua mamma pelle nera."
"Invece Vittoria..."
"Vittoria mia amica" si acciglia.
"Certo, ci mancherebbe altro. Però come sono i suoi capelli?"
"Gialli."
"Vittoria è bionda, tu castana. Ashley ha la pelle nera, tu chiara"
"..."

"Mamma?"
"Dimmi, Emma."
"Quilli neri!"
"Emma, come Ashley no? Stavamo dic..."
"No, quilli mica mii amici!"
"Magari un giorno lo saranno"
"Nooooooooo! Quilli trooopppo alti!"

E vabbè, fai come ti pare. 

 

 

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4 settembre 2016 7 04 /09 /settembre /2016 08:00

"Fine della favola”
“Altra!”
“No, Emma. Ora si dorme.”
“Uffaaa. Storia?”
“No, Emma. Ora si dorme, che domani mattina arriva subito.”

"Fruffalò?"
"No, Emma."
"Ninna nanna?"
"Emma..."
“Lallalaaaaaaaa, lallalaaaaaaaaaaaa!”ì
“Emma, sii brava. Mettiti su un fianco e chiudi gli occhi.”

“Mamma?”
“Dimmi, amore mio”
“Ma se chiudo gli occhi, non vedo!” mi risponde strizzando forte gli occhi
“Ma certo che non vedi, sei ad occhi chius…”
“Mamma?”
“…”
“Ma tu dovvai quando io chiudo gli occhi? Io no vedo!”
“Sono sempre qui, solo non mi vedi”
“Ma io no vedo!”
“Emma, dormi”
“Guarda, io no vedo. E i miei occhi dovvanno quando li chiudo?”
“…”
“Mamma?”
“Sì?”
“Vai via, dormo sola io.”
“…”
“Ciao”
“Ciao”

Ha due anni e mezzo.
Per dire.

E io, a volte, ho un po’ paura.

 

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1 settembre 2016 4 01 /09 /settembre /2016 08:00

Ci sono, eh, sono viva e non mi è nemmeno successo niente di particolarmente grave.
Lo giuro.
E' solo che la mia testa si era riempita troppo, all'inverosimile oserei dire. Così piena di preoccupazioni, ansie, sciocchezze assortite ancora riuscire a scrivere ma nemmeno a pensare, figuriamoci  a scrivere.

Eppure scrivere mi è sempre stato di grande aiuto, un'esigenza primaria quasi come respirare. Ma questa volta no.
È stato come se tutti i miei pensieri si attorcigliassero insieme in un grande vortice, come se l'elenco di cose da fare fosse troppo lungo per essere sbrigato con tempistiche umane.

Forse era solo bisogno di silenzio, di una via di fuga, di smetttere di sentirsi pateticamente il centro del mondo e di disinnescare la mia violenta mania del controllo. Bisogno di staccare, di buttare via i neuroni, consumati da un lavoro che amo ma che tende a succhiarti l'anima se ci si butta troppo nelle storie degli altri.

O forse era solo un grande ed imprescindibile bisogno di ferie.

Ed eccole qua queste ferie, alla fine sono arrivate insieme al Ferragosto.
Peccato che nel mio seppur breve periodo di ferie sia accaduto tutto quello che poteva accadere ed anche molto di più.
 
Nell'ordine:

- Mi si è rotta la macchinetta del caffè. e voi direte: Vabbè. Ma chi ci vive senza caffè? L'Amoremio NO. 

- Mia figlia è stata punta tre volte in faccia da un tafano, insetto immondo che non sapevo potesse portare qualsiasi genere di infezione batterica. Ed infatti così è stato, è la gnocca si è gonfiata come un pupazzo, tra la disperazione il panico dei suoi genitori. Per fortuna il nostro santissimo pediatra, uomo da amare e idolatrare nonchè santo subito, ha capito immediatamente di che cosa si stesse parlando e le ha rifilato antibiotico e cortisone per bocca prima che l'infezione potesse passare il sangue. Ora che è tutto risolto mi viene quasi da ridere, però nel momento…. Certo è che per noi non sono esistiti nei mare, nel lago o piscina, vista la paura delle cicatrici. Tutto molto bello.

- Il bagno ha deciso che era il momento di entrare in sciopero e collassare. Si sono rotti insieme la doccia, il lavandino e la caldaia. Il water, invece, funziona. Almeno.

- Altro? Ora non saprei. Ma se frugo nella memoria, qualcosina lo scovo.

Un disastro quindi? No, non direi.

In queste vacanze ho scoperto quanto sto bene con la mia famiglia, quanto Emma e l'Amoremio siano fantastici e quanto ami vederli ridere e giocare insieme.
Ho riscoperto il piacere di leggere un libro divertente, il piacere di ridere e di conoscere gente. Ho riscoperto il piacere di girare in pantaloni corti, anche se mi sento uno scaldabagno coi capelli e chissenefrega.
Non mi sono abbronzata, ma mi sono comunque riposata.
 

Ho riscoperto il piacere delle piccole cose, quella sottile gioia di guardare la gnocca a dormire, con il viso finalmente sgonfio e con le guance rotte tirate su in quella espressione serena ed indifesa che assume quando riposa.

Non so quanto durerà, ma mi sono ricaricata.

Comunque, se vorrete, eccomi qui.

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15 luglio 2016 5 15 /07 /luglio /2016 18:00

In spiaggia gli ambulanti a volte possono essere fastidiosi, specie se al gesto gentile "No, grazie" rispondono con l'insistenza di chi deve fare fatturato per mangiare.

In genere non compro nulla, ma dopo l'esperienza bellissima dell'anno scorso con la "Favola di mamma pipistrello" e la casa editrice Modu Modu, ora gli ambulanti che vendono libri in spiaggia li fermo io. 

E così ho conosciuto Idrissa (il nome è di fantasia, la sua storia no), ventenne ragazzo senegalese ambulante per l'associazione culturrale Touba e proprietario degli occhi più neri che abbia mai visto.
Si mette seduto sulla sdraio davanti a me, Idrissa, cercando unpo' d'ombra nella più afosa domenica di luglio che l'Abruzzo ricordi, e racconta la sua storia mentre Emma cerca di infilare la testa nella sacca dei suoi libri con ingordigia.

Idrissa mi racconta che ha vent'anni e viene da un paesello vicino Dakar. E' il secondo anno che viene in Italia per pagarsi l'Università e lavora per la Touba due o tre mesi, finché non gli scade il visto..

E mentre mangiamo insieme i Privolat di Emma, racconta: "Vendere libri non è facile, vogliono solo i libri per bambini. E qualcuno nemmeno quello!" 
"Guarda, tanta gente potrebbe confermarti che guardagnarsi da vivere con i libri inItalia è un'utopia!"
"Come? Ut..."
"Utopia. Un sogno, una cosa impossibile".
"Ahh! Utopie! Pardonnez-moi, non parlo bene italiano. Vengo anche per questo."

E prendendo un'utlimo biscotto, si alza, saluta e se ne va salutandoci col suo sorriso smagliante.

Lui, i suoi sogni di ragazzo e quelli di un paese troppo grande a cui è stato portato via tutto, o quasi, tranne la dignità.

Ciao Idrissa, spero che la vita ci faccia incontrare di nuovo...

 

 

 

 

 

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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