Ho sempre avuto una vita frenetica, scandita da ritmi vorticosi casa/lavoro/tutto il resto che lasciavano poco spazio alla noia o anche solo alla riflessione. Sono una che si asciuga i capelli e legge un libro, oppure che fa la marmellata di limoni mentre guarda un film.
Polivalente. Incasinata. Casinista. Sempre si corsa.
Abituata a vivere a mille, sempre.
Finché la mia vita non è cambiata drasticamente e si è asservita ai tempi ed ai ritmi della mia principessa, che c'ha un mese scarso e già comanda tutti a bacchetta e piega si suoi voleri nonni, genitori e zii adoranti.
Girl power.
All'inizio non è stato facile ridimensionare il mio modo di vivere virando verso uno stile di vita più lento e a misura di neonato, mettendo in secondo piano tutto quello che non fosse legato ai suoi più stretti bisogni corporali ed istintivi. Perché, in fondo, un neonato è così: solo istinto, senza nessuna mediazione, e tu madre sei l'unica ancora che conosca.
Almeno all'inizio.
Poi, dicono, crescono.
Ogni quattro ore (se sei fortunata), va in scena la combinazione pannolino+poppata, con diverse ed imprevedibili varianti che possono portare la durata dell'operazione da trenta minuti fino anche ad un'ora e mezza. Ha fatto la cacca? Si è sporcata fino alle orecchie? Oggi propriononc'havoglia? E le vitamine? Se non riesci a dargliele? E se piange?
SE PIANGE?????? Che faccio?
E questo sia di giorno che di notte, chiaramente.
Ecco, questo all'inizio risulta essere un tantino aberrante, alla neo mamma sembra di entrare in un loop senza fine e il chimelohafattofare insieme al potevostareaberemojitosopraundivanetto regnano sovrani tra i tre neuroni rimasti miracolosamente attivi nonostante tutto.
Poi ci si abitua, si prendono i ritmi e le misure giuste.
Dicono.
Certo è che ho imparato a dormire ovunque ed a qualunque ora. Non che prima per me fosse complicato, eh. Diciamo che ora sono pure giustificata.
Adattare la mia frenesia e mania del controllo alla nuova vita non è stato facile, ma alla fine ci sono riuscita, complice anche la tecnologia ed una buona dose di testardaggine che non mi ha mai fatto difetto.
Riesco a portare mia figlia a passeggio accoppiandoci quattro chiacchiere con una amica, riuscendo persino a non parlare di cacca e pannolini per almeno un 50% della conversazione.
Mentre allatto, visto che la magia di guardare mia figlia che pranza è durata per i primi tre giorni, leggo. Come? Benedetto sia sempre l'ebook reader, la sua maneggevolezza e la possibilità di usarlo con una mano sola. Ninno mia figlia e gioco a Quizduello. Ecco, ora magari non chiamate i servizi sociali, erano solo ipotetici esempi.
Ipotetici, certo.
Sono riuscita persino a fare la marmellata di limoni, se volete vi rendo partecipi della ricetta. E riesco anche a contenere la gelosia latente di Nevruz, che cerca in tutti i modi di occupare le zone della casa frequentate da Emma con significativi sit-in di protesta.
Sono arrivata persino a scrivere post sulle note dell'iPhone dalla tazza del cesso.
Profondo vero? Dite la verità, un po' ve lo eravate pure immaginati.
Poi c'è l'Amoremio, ma questo è un capitolo a parte.
Insomma, riassumendo il mio sproloquio, volevo solo dirvi una cosa: vivere essendo mamme si può. Rimanendo quel che si è sempre state, non stravolgendosi e conservando l'ironia. E' dura, ma si può fare.
Non voglio illudere nessuno però, non è che faccio otto ore di sonno filato così come prescritto da tutte le super top model per avere una pelle da urlo. Non ci contate, anzi dimenticatevelo proprio.
Certe cose sono utopia pura.
Ma è anche vero che i figli crescono in fretta, pure troppo.
La mia ha già messo le scarpe per iniziare a correre...