Insomma, oggi è Pasqua.
Il giorno in cui, per i cristiani, Gesù ha sconfitto la morte ed è resuscitato.
Così, lo ricordo giusto per intenderci, eh, ché spesso ci si dimentica del senso della festività che si vive per concentrarsi sul cioccolato dell’uovo.
Come tutti gli anni, schiava della mia necessità di spiritualità inappagata, mi sono recata a messa.
Non che sia una novità, spesso la domenica mattina frequento la Chiesa del mio paese, che trovo sempre semideserta e abitata da strani personaggi.
Nei giorni di festa, poi, diventa un ricettacolo di varia umanità, molto più interessante da osservare rispetto allo star ad ascoltare il chiacchierante blaterare del prete ed il sordo ripetersi
di formule oramai vuote da parte di una platea annoiata.
Arrivare in ritardo ha i suoi vantaggi, stare in piedi accanto al confessionale regala un buon punto di osservazione.
C’è la famigliola annoiata con almeno un pargolo di troppo seduta sulla panca in fondo a destra. Il padre sbadiglia dubbioso e serio, cercando di fingere interesse mentre si spulcia accuratamente
le unghie.
La madre, agghindata come un albero di Natale e fresca di parrucchiere, annuisce seria e finge di ricordare tutte le parole del Credo mentre uno dei pargoli tenta di uccidere l’altro sotto la
panca.
Ci sono i turisti, accorsi a frotte dalle città per godere di un paio di giorni di natura, vestiti casual e aria spaesata. Nella loro mente questo mio paesino abbarbicato su una collina e con davanti il lago deve essere un bello spettacolo.
C’è la mia ex compagnia di banco delle medie, incinta del terzo figlio.
Sarà felice? Sarà quello che voleva da ragazzina, quando era innamorata di Morten Harket e passava le giornate attaccando sue foto sul diario?
Certo che suo marito al bel Morten non c’assomiglia manco un po’. Anzi. Proprio per niente. Assomiglia al massimo a padre Cionfoli.
Ci sono i bambini della Prima Comunione, tutti vestiti con la tonaca bianca. Come faccio a non
ripensare all’orrevole vestito di pizzo Sangallo che mia madre mi obbligò a portare per Comunione e Cresima? Mi sentivo una bomboniera grassa.
E avevo solo 8 anni.
Evviva la tonaca bianca, uguale per tutti.
E che sfina.
Ecco lì il mio amico gay, bellissimo in un completo grigio chiaro ed un paio di occhiali da vista molto fashion. Da quando ha fatto outing è molto più sicuro di sé e sereno. Fa bene al cuore vederlo così.
C’è la signora di una certa età, la ex proprietaria del negozio di alimentari del paese ora di proprietà di una nota catena, intona enfaticamente come al solito tutte le canzoni con due ottave di troppo, catalizzando l’attenzione dei turisti.
Poi c’è la meravigliosa ala dedicata al coro ed alla comunità neo-catecumenale. Sguardo vivo,
occhi lucenti e totale aberrazione della propria mente davanti alle parole del prete. Sono una comunità, una famiglia allargata. Oppure fanno finta.
E’ questa la fede?
All’improvviso la mia attenzione è attirata dall’omelia del prete.
Vi ricordate del mio originale parroco? Sì, lui.
Colui che inneggiava alla crociate, lui.
Anche oggi ha dato il meglio di sé, generando in me la ferrea convinzione che se quel Gesù inchiodato alla croce in fondo alla chiesa potesse scendere, gli darebbe due schiaffi sonori.
Oppure, se potesse parlare come il Crocifisso di Don Camillo, lo prenderebbe a mali parole.
“Cari fedeli, oggi a Roma c’è la marcia a favore della moratoria sulla pena di morte”
Silenzio della Chiesa.
Immagino che ora partirà una tirata (giustissima) contro la pena di morte.
Sbaglio.
“Io mi domando. Moratoria. Perché? Non dobbiamo forse morire tutti? Conta come e quando?”
La gente mormora, si guarda negli occhi.
“Moratoria, moratoria. Che senso ha? La pena di morte non deve interessarci! Solo in Gesù dobbiamo confidare!”
Certo, certo.
In Cina viene eseguita la pena di morte su incriminati per reati politici, ma a noi cristiani cattolici non deve importare.
E poi in USA? Dove muoiono nel braccio della morte solo i poveracci con avvocatucoli incapaci? Ma noi tanto confidiamo in Gesù, che ce ne frega?
“Che poi, questa gente che disonora la Pasqua per marciare è la stessa che uccide embrioni e malati!!! E’ la stessa che vuole demolire la nostra idea di famiglia!! Peccatori!!!
Fornicatori!”
AH! ECCO!!!
Il problema non è la marcia contro la pena di morte, ma chi l’organizza!!!
E qui stavo alzando la manina come a scuola, ma il gomito di mia madre piazzato tra due costole mi fa desistere.
Peccato, perché avrei voluto spiegare che la pena di morte è quantomeno molto discutibile in un paese civile, figuriamoci in uno che non ha la nostra “democrazia occidentale”.
Che l’aborto è una libera scelta.
Che l’eutanasia è molto più dolorosa per chi deve praticarla che per chi la subisce.
Che lo studio delle cellule staminali è necessario per cercare una cura a molte malattie tremende.
Che posso non condividere tutte le idee ed i metodi dei radicali, però non cambia il fatto che spesso le loro idee siano giuste.
Ma sono stata zitta.
Ho inghiottito il rospo e mi sono guardata intorno.
Silenzio. Calma. Tranquillità.
Solo io sembravo sconvolta da tanta falsa moralità.
Possibile che solo io la pensi così? Oppure, mi piace pensare, nessuno ascoltava davvero ma aveva il cervello proiettato verso i cannelloni e l’agnello al forno.
Bruci il tempio con tutti i Farisei...