Quando ero piccola non è che girassero molti soldi a casa mia. No, non eravamo certo poveri, ma nemmeno ricchi. Inoltre
i miei hanno sempre avuto (e hanno tuttora) quel senso di risparmio contadino che consiste nel non voler spendere nel superfluo.
Giusto, direte voi.
Certo, spiegatelo voi ad una bambina di sette anni che Barbie Fiori di Pesco è superflua!
Non che non avessi giochi, direi una cosa falsa affermandolo.
Avevo due Barbie: Barbie Hawaii e una Barbie modello base. E poi il camper, oggetto di culto anni'80. Mitico. Non si fosse decomposto dall'uso, ci giocherei ancora.
Ci radunavamo da mia cugina, di due anni più grande. Solo femmine, ovviamente, e solo politically correct. Quelle che mutilavano le Barbie, ne masticavano le mani o sfregiavano la faccia
o, peggio ancora, tagliavano via i capelli con un colpo di forbice non erano ammesse nel gotha del rosa e dei buoni sentimenti.
Ognuna arrivava con l'armamentario completo: camper, vestiti (spesso fatti dalla nonna), scarpe (made in China, e che spesso alla bambola non entravano nemmeno con la violenza) e Barbie. Le più
emancipate avevano anche Ken, invidiato da tutte le altre zitelle. Più spesso ci si accontentava del G.I. Joe del fratello, riciclato a gigolò per fare più movimentate le nostre storie.
Quando una cresceva troppo per partecipare alle riunioni settimanali regalava ad un'altra le sue Barbie, tramandando i giochi come fossero tesori. E forse lo erano e lo sono.
Tralascio sulle tragedie e gli odi trascinati per decenni quando le Barbie venivano regalate ad una invece che all'altra.
Le liti per i saldi non sono niente a confronto.
E' stato bello crescere così, alimentando giorno dopo
giorno i miei sogni con le storie che sapevo
inventare. Io ero la più piccola, ma lo stesso ero stata eletta "Maestra delle Storie" per la mia sconfinata fantasia.
Una volta eravamo povere ragazze in campeggio sorprese da una terribile tempesta, un'altra intrepide scalatrici di montagna che incontrano uno yeti. Ma la prossima settimana saremmo state libere
di essere scienziate che scoprono una pianta che cura tutte le malattie o giovani dottoresse che raggiungono in camper popolazioni che non conoscono le medicine e salvano tante vite. O anche che
si perdono e raggiungono Pufflandia, per dire.
I pomeriggi con mia cugina e le amichette mi sono rimaste nel cuore, anche se quelle bambine da grandi non sono restate tutte amiche. Alcune si sono perse, altre sono cambiate troppo.
Ma quei pomeriggi passati ad inventare storie sono il ricordo più bello. Ci sentivamo invincibili, capaci di
tutto. Il mondo era nostro, I can be everything I
want to be.
Non va sempre così nella vita, ma è bello crederlo.
E sarebbe bello lasciare a qualcuno le bambole che ho in eredità.
Magari qualcuno di speciale...
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