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17 febbraio 2011 4 17 /02 /febbraio /2011 14:49

Molti mi dicono che sono spocchiosa.
Snob.
Insopportabilmente alternativa.
Con cui non si può far conversazione.
Saputella.
Rompiballe, per usare un termine comune.

Spocchiosa, sì.

Ora, dico io, magari è anche vero.
Anzi, lo è certamente.
Ma oggettivamente parlando…
 
… è colpa mia se non riesco a digerire il Festival di Sanremo perché veramente veramente troppo democristiano? E non mi dite che ci sono Luca e Paolo che fanno satira, perché quei due sono corrosivi come il succo d’arancia! E le canzoni?
… è colpa mia se sono delicata di stomaco e Striscia la Notizia mi fa venire da vomitare? E non solo per l’uso della donna come soprammobile semovente in mutande. Solo io vedo il populismo che sprizza e le inchieste farlocche come un servizio di Wild? E a proposito, solo io trovo Fiammetta Cicogna l’evoluzione naturale di Vulvia?
… è colpa mia se mi viene il ribrezzo davanti al Grande Fratello ed al circo che rappresenta? Gli scambi, le parolacce, gli insulti, l’immagine di una Italia involgarita che farebbe ribollire il sangue di mia nonna, se fosse ancora qui. Mi sembra più sciocco di una puntata dei Kardashian, senza peraltro averne il glamour e l’ironia. Detto questo, vorrei anche precisare che Alfonso Signorini è il male assoluto, un ipocrita schifoso e frustrato nonché lo scendiletto di Silvio. Un uomo che merita di bollire nel calderone dell’inferno mentre Platinette rimesta il brodo con un mestolo di tre metri.
… è colpa mia se trovo la De Filippi colpevole del rincoglionimento delle nuove generazioni al pari di Federico Moccia? E non dire che l’educazione la danno i genitori, perché anche il contesto esterno vuol dire qualcosa.
… è colpa mia se trovo la compravendita di politici in Parlamento una cosa disgustosa ed abietta, che meriterebbe l’intervento dell’Unione Europea se fosse degna di questo nome? Solo io penso che tutto ciò non sia normale, ma totalmente sbagliato? E sono tutt’altro che moralista, credetemi.
 
E tutto ciò mi fa sentire sempre più un alieno. In fila alle poste, al supermercato, al bar. Mi sento sempre più avulsa e sola nella massa, come se tutti ballassero ad un tempo che non capisco.
Ma non mi arrendo.
 
Aborro.
Vergogna.
Io sarò spocchiosa, voi siete deficienti.
Ecco.



 
… ché, ho esagerato???

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15 febbraio 2011 2 15 /02 /febbraio /2011 07:10

Quando nel 2003 aprii il mio primo blog me lo tenni per me: a chi dirlo? E perchè poi?
Quando più avanti negli anni decisi di farmi una vanto di questa attività parallela iniziarono i guai.
"Ho un blog" annunciavo tronfia.
L'interlocutore allora scuoteva la testa in segno di assenso, sorrideva, ma dentro di sé pensava: "Blog... che?" 
Mitico è rimasto tra i miei amici un rampante neo avvocato che, nel vano tentativo di rendersi simpatico mi disse: "Blog? E che è, una malattia contagiosa?"
"Sì," risposi "e contagiosa come l'herpes che ti sta spuntando in faccia!"
Orrido.

Eppure non era già allora fantascienza, esattamente come non lo è oggi. 
C'era solo un pregiudizio velenoso verso tutto ciò che era 

Oggi, dopo l'avvento di Mark Zuckerberg e del suo avveniristico Facebook, la rete non è più tabù. Almeno non tra i cosiddetti gggiovani che hanno sdoganato finalmente le attività che venivano compiute nel segreto della notte. 
Chat, forum e chi più ne ha più ne metta: l'Italia ed il mondo tutto non vivono più senza social network. Non hai una pagina di Facebook? DAVVERO??? Ma davvero? Che problema hai? 
Non conosci Twitter? Ma come? Le star americane vivono solo twittando!!
Youtube? E come fare senza? C'è tutto!
E tutto questo nell'Italia del digital divide, in cui la banda larga è solo un sogno.

I costumi cambiano e la televisione si adegua. Ed ecco allora che su Rai2  e Rai Gulp arriva il primo programma che parla davvero di social network e ci costruisce su un vero e proprio game a squadre, come quelli di una volta: Social King è il suo nome e dal 12 febbraio lo potrete trovare tutti i sabati e le domenica alle 9 e 20 su Raidue (su Raigulp non lo so, ve l'ho mai detto che sto in fondo al mondo e non vedo i canali in digitale? Ecco.)

Come quelli di una volta, ma anche molto di più. Il gioco sarà sì a squadre e con regole chiare e precise, ma interattivo. I telespettatori da casa infatti potranno partecipare attivamente e decidere le sorti dello show tramite tutti i canali esistenti nella rete. Youtube e Facebook per voi non hanno segreti? Sei il re di MySpace? Ti piace giocare on line?? 
Questo è proprio il gioco per te!
Nella puntata del sabato, due squadre si sfideranno in una serie di prove utilizzando tutti gli strumenti che il web mette a disposizione. Il pubblico può interagire in tempo reale influenzando le varie fasi di gioco dai social ammessi (Facebook, Twitter, MySpace e Youtube) tramite il celeberrimo tasto "Mi piace", ma anche aiutando i concorrenti in gara e modificando le classifiche. Il tutto per eleggere la Social Queen o il Social King della puntata

A condurlo due giovani di cui non so niente, e di questi tempi è solo un bene. Sono la bella Metis di Meo e Livio Beshir, che tenteranno non solo di far divertire chi già conosce i social network, ma di far capire anche alla sora Maria cos'è Twitter e magari anche Facebook. Magari le potrebbero anche far venire voglia di navigare e trovare ricette interessanti per la rete. Magari anche aprire un food blog, perchè no?
In fondo il ruolo della televisione dovrebbe essere proprio quello di divulgare e far conoscere, se attraverso un game anche meglio.
Così, magari, domani nessuno si chiederà: "Blog... chi???"

Certo, se gli capita tra le mani mio padre sono spacciati...

Social King sarà presente sulle diverse piattaforme a questi indirizzi:

www.socialking.rai.it

www.youtube.com/socialkingrai

www.facebook.com/socialkingrai

http://twitter.com/social_king

 



Articolo sponsorizzato

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14 febbraio 2011 1 14 /02 /febbraio /2011 14:05

Insomma ieri c’ero anch’io.
Non a casa mia, ma in trasferta. Ma c’ero anch’io.
E se è vero che c’ho pensato parecchio prima di partecipare, è anche vero che non me ne sono affatto pentita e da brava corruttrice di menti minorenni e non mi sono fatta anche accompagnare degnamente. Ma è tipico della donne riflettere bene prima di far qualcosa, mettere tutti i “però” e “ma” al posto giusto. Centrare la propria opinione.
E alla fine andare lo stesso, perché del buono c’è e anche del giusto.

Sì, c’ero anch’io.
Anche se io sono sempre reticente a partecipare a queste cose, le trovo spesso retoriche.
Ma c’è male nella retorica, giunti a questo punto? E’ il male più grande?

Sì, c’ero anch’io.
Anche se penso che donne debbano lottare ed unirsi tutti i giorni, senza guardarsi in cagnesco e scannarsi per un nonnulla. Anche se penso che, oltre al governo Berlusconi, ci siano altri mille e mille motivi per far sentire la nostra voce.

Sì, c’ero anch’io.
Perché francamente il mio sdegno ha superato livelli di guardia.
Perché un mio ipotetico figlio non può nascere e vivere in questo mondo schifoso, dove la lacca per capelli conta più delle sinapsi. Voglio che abbia rispetto delle istituzioni e della legalità, che studi educazione civica con la certezza che la legge è legge.

Sì, c’ero anch’io.
Perché gridare BASTA potrà non servire, ma serve a me.
Serve a darmi la forza di andare avanti e di lottare. Serve per farmi credere ancora che essere diversi non si deve, ma si può.

Sì, c’ero anch’io.
Perché un governo che mette al mondo una sola legge in 44 giorni (e lo ripeto, in quarantraquattro giorni) in un momento di crisi che avrebbe bisogno di una mano forte e di una guida sicura mi atterrisce più della minaccia nucleare in Sud Corea.

Sì, c’ero anch’io.
Perché aiutare una bambina seienne a leggere “Berlusconi è un porco, io no!” scritto da un ottantenne con la mano tremolante non ha prezzo.

Sì, c’ero anch’io.
Perché in fondo, sono radical chic.
 
E anche parecchio, cribbio…

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14 febbraio 2011 1 14 /02 /febbraio /2011 10:15
Il cucchiaino in perfetto equilibrio sulla tazzina del caffè. Simmetrico. 
In equilibrio.
Ok, è in ritardo, come tutte le donne.
Certo.
O forse non viene.
O magari la foto che gli ha mandato è farlocca, è della cugina gnocca o ritagliata chissà da dove e la vera lei è qui, in questo bar che vuole sembrare un bistrot francese e invece è pretenzioso, e lo guarda da dietro un paio di occhiali spessi come un palo della luce e 120 kg di sovrappeso.
Dentro di sé Marco se lo sentiva.

Questa storia del sito di incontri non può avere una bella fine. Uno perchè la vita non è un film con Meg Ryan e Billy Cristal e poi perché i casini a lui lo vengono a prendere a casa in genere, senza bisogno di ficcarcisi di volontà. Ed a pagamento pure.
Che poi, se solo la sua ex sapesse che si è rivolto ad un sito di incontri, si ammazzerebbe dalle risate con quelle streghe delle sue amiche. Sarebbe proprio bella, sì.
Già Milena l'ha sempre ritenuto un bamboccione, così poi...

 
Ora conto fino a dieci e men ne vado.
 
Presa la decisione è tutto più facile. Si drizza sulla sedia distogliendo lo sguardo dal cucchiaino e inizia a contare.
1, 2,3...
E dire che hanno passato delle sere così belle a chiacchierare in chat. Sere divertenti, in cui gli sembrava di conoscerla da sempre e di trovarsi con lei a bere una birra senza che ci fosse la tecnologia tra di loro.
...4, 5...
Chissà se si è ricordata della rosa. E' stato lui ad insistere per una cosa così demodé ("Ma se ci siamo già visti in foto!" Aveva protestato lei), un po' per prendere in giro le agenzie matrimoniali dei film e i reality che ci giocano su, un po' per dare un'aura romantica al loro primo incontro.
Idiota.
...6, 7...
Magari ha trovato traffico. Oppure l'hanno trattenuta in ufficio. O le sta male il gatto. Lei ci tiene tanto al gatto. 
O le se è bucata una gomma.
O ha dato buca a me, che è più probabile.
...8, 9...
Alza un dito per richiamare la cameriera ed il conto.
Non è venuta, lo sapevo, pensa maledicendo i siti di incontri ed il giorno che ha visto la brochure in palestra. 
Una delusione dopo l'altra, le donne...
...10!
Ed eccola comparire lì, Marta, con una rosa stretta in mano. Nel suo cappottino rosso, con l'aria del cerbiatto che ha bussato scientemente alla porta del lupo cattivo.
E' più minuta che in foto, più fragile. Le verrebbe voglia di abbracciarla, di dirle che andrà tutto bene. Si alza, la chiama con un braccio.
 
Il conto alla rovescia è finito...

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11 febbraio 2011 5 11 /02 /febbraio /2011 23:40
Poco meno di un anno fa, ad aprile più o meno, sono stata in Egitto e più precisamente a Marsa Alam.
Io, che aborro villaggi turistici e trenini a-e-i-o-u-ipsilonnne mi sono fatta convincere dall’idea del mare, del caldo e soprattutto dal mio fidanzato.
Nonostante la scelta discutibile del villaggio, la vacanza è andata bene. Il posto è certamente meraviglioso, il mare incredibile e abbronzarsi e godersi l’estate ad aprile è favoloso. Gli egiziani poi, come tutti gli arabi, ci assomigliano molto più di quanto noi stessi vogliamo ammettere. Solari, disponibili alla chiacchiera e pronti a rifilarti una sola, come il più classico degli italiani. E così io e l’Amoremio non abbiamo perso l’occasione di capire un paese diverso dal nostro. In cui tutti (almeno nelle zone turistiche) parlano inglese e molti l’italiano. Perché l’italiano, mi ha detto un venditore di spezie, si impara con Vasco Rossi. Andiamo bene.
Una sera pigra, col vento caldo e le ciabatte ai piedi, siamo andati col taxi in una specie di Abu Dhabi egizia, Port Ghalib. Una delusione, non ci andate. O meglio, andateci se il vostro sogno è andare ad Abu Dhabi. Ma il viaggetto di venti minuti sulla strada del ritorno ci ha permesso di chiacchierare un po’ con l’autista, sempre disposto a distogliere l’attenzione dalla monotona strada sempre rettilinea che taglia in due il deserto e chiacchierare un po’. Inizia lui, masticando inglese ed italiano insieme.
“Ah, italiani italiani. Berlusconi?”
L’Amoremio  ride, io insomma. “Nonono!”
“Ahahahahahahhah!” sghignazza “Berlusconi come Mubarak, ve lo terrete 30 anni!!”
“Senti, ho visto un sacco di foto di Mubarak appesa in giro. Sarà amato, no?”
“Sì, come voi piace Berlusconi!”
“Ma noi non ce lo terremo 30 anni!”
“Tu dice, i don’t know. Quando uno così governa, resta finché muore!!”
Si inserisce l’Amoremio: “Ma come vi governa? Bene, almeno?”
Lui sospira: “Ahiahiahi, bene sì. Come re! Se tu amico o parente, sei fortunato! Se tu povero tassista di Marsa Alam devi pagare tutti amici suoi per… come si dice… licenza, patente, e tutto!”
“Come in Italia!”
“Già! Italiani e egiziani, due popoli ma stessa una disgrazia!”
E guardando la foto di Mubarak, scuro e con il lucido da scarpe come tintura per capelli, come potevo dargli torto?
 
Dopo un anno, tutto è cambiato.
E non solo perché, se fosse oggi, quel tassista mi potrebbe fare mille e una battuta su nipoti e parentele del sor Mubarak e su mignottame vario, argomento che scatena forte ilarità nei paesi arabi.
E’ tutto diverso.
Il popolo egiziano, affamato e disperato, ma anche stufo di corruzione e dittatura, emerge e invade le piazze. Un fiume di giovani reclama democrazia, giustizia, crescita e sviluppo.
Invoca riforme, chiede uno stato moderno, rischia la propria vita per un'idea.
Vuole che Mubarak molli la roccaforte che si è costruito, che se ne vada.
Ma lui non s’arrende.
Vi ricorda qualcuno?
 
Ma alla fine, come nelle migliori favole, il popolo ha vinto e Mubarak si è dimesso scappando nel suo buen retiro di Sharm, un villone che al confronto Arcore è casa mia.
No, di sicuro questa non è una favola, ma il futuro dell’Egitto sarà tutto da scrivere.
 
Vi pare poco?

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9 febbraio 2011 3 09 /02 /febbraio /2011 23:16
Una donna, si sa, non ha quasi mai vita facile. Anzi, diciamo pure mai, visto che non mi viene in mente un esempio di vita facile, via.
Non solo siamo considerate sul lavoro meno di un uomo a parità di competenze e prestazioni (non dite che non è vero, ci sono fior fiore di statistiche alla mano), ma una volta terminato l’orario comune di lavoro (e anche quello non ordinario) si torna a casa. E si riposa? NO! La casa sembra un campo di sfollati pronti alla fuga, il gatto urla tutto il suo disappunto per l’abbandono giornaliero e il frigo ha l’eco.
Fantastico.
E non ho figli, per dire, sennò.
Pensate un po’.
 
Però in genere affronto tutto col sorriso e con l’assennata serenità con cui mia nonna mi esortava da bambina: “Cosa fatta, capo ha”.
Anche se davanti ho la lavatrice da fare, la lavastoviglie da svuotare ed i panni da piegare. Una montagna di panni da piegare. E poi devi anche scrivere, che è un po’ il tuo secondo lavoro ancorché un piacere.
Certo.
 
Ci sono dei giorni però che è più difficile.
 
Giorni in cui gli ingranaggi della vita sembrano stritolarti come in un film di Charlie Chaplin, con le lancette dell’orologio che corrono avanti o indietro solo per il perverso gusto di farti impazzire. Con l’ansia che sale, l’ansia che è difficile da spiegare.
Come se non ci fosse tempo, o meglio energie direttamente proporzionali al tempo.
E buttarsi di faccia sul divano sperando di non prendere il bracciolo col naso sembra l’unico paradiso davvero possibile.
 
E non è che tutto ‘sto delirio mi dia poi grandi soddisfazioni.
Il mio lavoro mi piace, mi interessa, ne sono persino orgogliosa. Ma guadagno meno della donna delle pulizie (massimo rispetto, ci mancherebbe) e questo non è che sia molto motivazionale, per usare un termine trendy ed orribile. Ecco. Non che io voglia esser pagata chissà quanto, però insomma. Il giusto, via.
La mia casa, nonostante sbattimenti e rincorse è un delirio. Un delirio. Abbiamo montato le coperture delle prese a gennaio, quasi due anni dopo il trasloco. E mancano mobili, e ci son da fare lavori, e la terrazza fa passare l’umidità, e il giardino crolla, e i soldi chi ce l’ha?
E poi vorrei più tempo, più tempo mio.
Per scrivere quel che voglio, come voglio. Magari il libro che covo nella testa da anni.
E poi, ho 35 anni... un figlio? Un figlio lo pianifico? Comequandodovecome? Ma davvero?
Con quale tempo, con che soldi?
Come mi organizzo?
 
Devo anche andare a fare la ceretta, per dire.

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7 febbraio 2011 1 07 /02 /febbraio /2011 23:02
Eccola lì, allo specchio.
Ma che diavolo sto facendo?
Devoessereimpazzita, devoessereimpazzita, devoessereimpazzita.
Eppure senza nemmeno rendersene conto Marta s’era vestita con più cura del solito, scegliendo bene e con calma cosa mettere e cosa no.
Rimirandosi allo specchio non può far a meno di sentirsi inadeguata, per che cosa nemmeno lo sa.
La gonna? Troppo vistosa? No, meglio di no.
Forse i pantaloni, meglio i jeans? O poi sembra che non me ne frega niente?
Che poi, ma che me ne frega?
In fondo è uno con cui ho chattato un po’ di volte. Sarà un cesso spaziale, non ci credo che la foto è la sua quella del profilo.
Sembra troppo normale, pulitino.
Minimo è di suo cugino ingegnere.
O peggiuo, è una foto presa da Internet.

 
E mentre è in questi pensieri affaccendata, l’orologio corre e Marta è in ritardo.
Ad un appuntamento.
Al buio. Bèh, quasi al buio.
Nonostante tutto quello che ha detto alla sua amica, infatti, alla fine ha aderito al sito di incontri on line che le aveva suggerito.
Senza dire nulla a nessuno.
In segreto.
Non che se ne vergogni, ma la gente deve impararsi a fare i fattacci suoi. Tutta la gente, anche quella che usa di continuo la scusa lofaccioperiltuobene. Balle, tutte balle.
All'inizio è stato un approccio da timidi. Refrattario.
Ma dopo un po’ di girovagare, di inutili chiappini, un paio da internare ed un vero pervertito DOP alla fine con il test conoscitivo ha incontrato Marco. Con cui ha subito litigato. Di politica. Che poi, si può litigare di politica con uno che nemmeno si conosce e per di più sulla pagina di un sito di incontri on line?
Evidentemente sì, perché loro poi c’hanno messo su casa.
A litigare c'hanno preso gusto e hanno cominciato ad arrivare le mail a fiumi.
E dopo un mese passato a correre a casa rifiutando aperitivi e cinema perché sonostancahodafare, oppure midevolavareicapelli, eccola lì a guardarsi allo specchio. 
Attonita.
E se non gli piaccio?
E se sono troppo vecchia?
E se nel test lui ha scritto cazzate e non è come dice di essere?
E se è un pervertito? Un pazzo? Un asociale?
 
Che poi Marta di matti ne ha già incontrati diversi senza bisogno di un sito di incontri on line. Ci potrebbe scrivere su un libro, altroché. 
E se io non ci vado?
L'idea le si insinua nella mente velenosa come una tarantola.
E se gli do buca?
Poi si guarda in giro. 
Potrebbe restare a casa, a coccolarsi col gatto davanti a Grey's Anatomy. Magari con una bella tisana al finocchio. O a una vaschetta intera di gelato.
Sì. Infatti. L'idea è invitante. 
Ma anche no.
Ma che me ne frega? Cos'ho da perdere? 
Afferra il cappotto ed esce, senza dimenticare di prendere la rosa rossa.
Il loro modo di riconoscersi. Un po' retrò, ma lui ci teneva e allora va bene così.
Scappa nella sera fredda.
 
La tisana dovrà aspettare...

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3 febbraio 2011 4 03 /02 /febbraio /2011 22:05

Se c’è una cosa che proprio odio è fare la fila alla cassa del supermercato.

Non solo mi annoio, ma rischio anche la claustrofobia, sopraffatta da carrelli ingombri, massaie annoiate e pupi in libera uscita. Se immaginate poi che il rituale della spesa avviene di solito dopo almeno otto ore lavorative, capirete bene il mio stato mentale.

Per ovviare all’inconveniente avevo davanti a me diverse strade:

  1. Maledire tutte le volte le cassiere lente, le file improbabili, gli acquirenti distratti che non pesano l’insalata e inveire contro il cambio del rullo della carta del registratore di cassa. Ma considerando quanto mi girano generalmente le palle per motivi ben più seri ho abbandonato questa strada, salvo imboccarla in giornate particolarmente stressate e piene di livore verso l’autorità in cui guido sommosse contro il supermercato, con tanto di rivolta popolare e messa al sacco dello stesso.

  2. Mettermi le cuffie e ascolta l’mp3. Lo fanno in tanti, perché io no? Perché, io mi confondo. Penso alla musica e mi scordo la lista della spesa. O mi dimeno tra gli scaffali sulle note di She’s a maniac, mentre entusiastici ed arzilli ottuagenari mi chiedono di poter ballare con me il prossimo. E’ successo, lo giuro. E non è stato un bello spettacolo. Come la volta che mi son messa a cantare a squarciagola davanti alla faccia stralunata della cassiera L’amico è di Dario Baldan Bembo. Panico. Mai più cuffiette, decisamente.

  3. Attacco bottone con chiunque sia vicino a me. Certo. Utile. Peccato che spesso ci sia gente scontrosa, annoiata o semplicemente che non parla italiano. E di mettermi a parlare inglese o francese facendo la coda alla cassa del Penny Market anche no. E poi, se attacco bottone con uno psicopatico? O se mi accusano di stalking? Limitiamoci, via.

  4. Osservo. Anzi, meglio: osservo e immagino. Uno dei miei passatempi preferiti in quei frangenti è guardare la spesa di quello davanti a me nella file. E poi di quello dietro, se la fila è particolarmente lunga.

 

Avendo scartato i punti dall’1 al 3, il quarto diviene automaticamente il mio preferito. Anche perché, avete mai pensato a quante cose si possono scoprire di un estraneo guardandogli la spesa? Ecco , tipo quello che ha la pizza surgelata, quattro birre in lattina e un pacchetto di M&M’s: voi che vi immaginate? Io un uomo di mezz’età che fagocita pizza schifosa davanti alla partita dell’Inter.

Poi c’è quella dall’aspetto di donna in carriera, con tre paia di collant di pizzo, il latte scrematissimo, due chili di pere, un pezzo di parmigiano e la scatola delle girella. Che mi viene ovvio poi immaginarla, perennemente a dieta, alzarsi la notte a spazzolare merendine porcose.

E quello che compra le cesoie? Magari insieme a un pacco di assorbenti e alla schiuma da barba. Ecco, io lì mi immagino l’inimmaginabile. Anzi, vorrei proprio sapere cosa vi immaginate voi, così per curiosità.

Che poi a volte la gente non è nemmeno così interessante, anzi. A volte non va oltre la sagra del carboidrato pane&pasta. Che barba, che noia. Allora mi guardo intorno. E l’altra sera non ho potuto far a meno di notare la cassiera di NaturaSì, piena di tatuaggi e truccata e pettinata come una ballerina di Burlesque. Di 100 kg. E mentre mi faceva il conto me la immaginavo vestita come Betty Boop. Allucinante.

 

Certo pure io l’altra sera ho comprato: la sabbia per Nevruz, trucioli di kamut, un vasetto di vongole e tre banane.

 

Che avranno mai pensato di me?

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2 febbraio 2011 3 02 /02 /febbraio /2011 10:49

Ma come, voi comunisti che urlate ai quattro venti che siamo sotto dittatura e che non c’è libertà di stampa, davanti alle perquisizioni al Il Giornale state zitti? Vedi che non siete obiettivi?”
Mi sento apostrofare così, con un sogghigno che vuol dire Lovedichetihocoltoinfallo? Lovedichesietedeimangiatoridibambini?

Che strano che chi vota Berlusconi stia col partito al potere, ma si senta comunque sempre in fallo, l’avete notato? (ndr. L’accostamento delle parole Berlusconi e fallo nella stessa frase è solo figurativo e puramente casuale. Ho detto fallo, non viagra).
Se ne dovrebbero stare satolli e contenti attendendo che gli vengano lanciate le briciole del pasto del re, da bravi sudditi beneducati. Eppure no, non son contenti. Si sentono prudere la schiena, sono a disagio.
Poveri, pensano, non veniamo capiti. Specialmente da quelli che si credono intellettuali e che sono brutti&cattivi.
“Vedi? Vedi? Non siete obiettivi!” rincara la dose.

Io non lo so perché, ma mi sono trattenuta.

Avrei potuto dire che se non fosse reato io la sede de Il Giornale la metterei a ferro e fuoco con un lanciafiamme. Così, tanto per far pulizia. Che poi con tutta la carta che si risparmierebbe, sai i boschi che si potrebbero salvare?

Che la democrazia vuol dire pluralità di voci, non la libertà di andare a spulciare dossier riservati e atti d’ufficio per sminuire e annientare (magari) quei pidocchi che infastidiscono a turno il nostro grande PDC, che si chiamino Fini o Bocassini poco conta. L’importante è mettersi a novanta e accontentare il re, spianargli magari la strada o rendergliela più agevole, facendo a gara per chi è più bravo e più berlusconiano. Proprio come da piccoli si faceva a gara per chi era più il cocco della mamma.

Già.

Gli avrei potuto rispondere che quotidianamente quelgiornalelì spala talmente tanta merda, spesso su persone davvero inattaccabili e corrette, che la puzza per forza gli deve restare attaccata. E’ naturale. E io, che credo fermamente nella magistratura, credo che se dei PM hanno stabilito un’ispezione ci saranno stati gli estremi. E se poi non hanno trovato nulla, amici come prima ché non penso avranno fatto un’ispezione anale a tutti i giornalisti (anche se a Sallusti, magari…).

Avrei potuto rispondere che la magistratura non è il nemico del popolo che ci vogliono far credere e che se la nostra Costituzione prevede poteri separati un perché c’è. E no, il perché non è prendiamocela tutti con Silvio perché lui è figo e c’ha un sacco di gnocca. Non perché saccheggia l'Italia economicamente e moralmente a suo piacimento, eh. No, no. Noi siamo solo invidiosi e falsi moralisti.

Avrei potuto rispondere che certa gente che appoggia ora questo ora quello solo peril proprio tornaconto mi fa schifo, e non mi frega niente se a sinistra fanno schifo uguale: io nell’ideologia ci credo ancora e non mi porteranno via anche questo.
Avrei potuto rispondere tante cose, ma invece sono stufa di ribadire l’ovvio. Se qualcuno (molti, ahimè)non lo vedono è solo perché nel corso degli anni si sono foderati il cervello di GF e puttanoni assortiti di tutte le varietà.
Quindi  ho detto solo: “Non mi rompere, non voglio litigare che poi ti offendi”
E lui, piccato e costipato nel suo piccolo tentativo di lite,  se l’è presa.

Dove non lo dico, immaginatevelo voi.

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1 febbraio 2011 2 01 /02 /febbraio /2011 15:49

Lo ammetto, ho una dipendenza.
C’è chi fuma, chi si droga, chi mangia da una ciotola, chi tromba solo con donne che si fanno le codine e si vestono come Lolita.
Tutte dipendenze rispettabilissime, per carità, sempre che non invadano la sfera altrui.
La mia dipendenza invece sono i libri. I libri e le librerie, per essere precisi.
Se c’è una libreria nel raggio di un chilometro io DEVO entrarci. Anche se ho altro da fare. Anche se sono in ritardo. Un minutino.
DEVO.
Magari non compro nulla, guardo e mi rilasso.
Magari invece c’è un’offerta superimperdibile che proprio proprio non posso mancare.
Tranne all’epoca in cui feci il mio famoso fioretto, più importante di tutto.
Ma ora che tutto è risolto, tenermi lontana è impossibile, quasi come tenere Nevruz lontano dalla scatoletta al pesce bianco dell’oceano.
 
E così torno a casa sempre con qualche libro in più.
Oltre a prosciugare il mio conto corrente, questo rende la mia casa strabordante di libri.
Non fosse che l’Amoremio mi ama davvero, avrebbe tutte le ragioni del mondo per organizzare non dico un falò ma una vendita di beneficenza o una donazione alla scarna biblioteca comunale del mio paese.
Solo che la mia casa straborda. La libreria ha iniziato uno sciopero a causa del sovraffollamento in cui versa. Chiede che al massimo i libri vengano disposti in doppia fila e non oltre.
Esosa.

 

E non dipemi di prendere i libri in biblioteca, fare bookcrossing, condividere la cultura, ecc.
NO.
E’ che io i libri li tesaurizzo.
Li coccolo, li amo.
Un po’ come Carrie con le scarpe, per capirsi.
Quando li presto, poi un po’ mi mancano.

Solo che la tecnologia incalza e anche i libri dopo secoli di indisturbato benessere marcano il passo. Ecco infatti che nascono i fantascientifici ebook reader! In un paese (in un mondo?) che legge poco, la diffusione della cultura potrebbe un dì passare attraverso questi cosi? Secondo l’Amoremio certamente sì.
Futuribili, comodi, capaci di contenere mille e più opere, stanno nella tasca della giacca.
Bello, vero??
Sì, certo, ma ecco, io…
 

No, non ce la posso fare.

Io che già ho l’ansia tra telefonino, schermo touch screen, pennino che mi cade e poi non lo trovo… volete mettere la rassicurante consistenza di un libro? La piacevolezza di sfogliare le pagine, di annusare l’odore della carta, di scivolare in poltrona con un libro, aprirlo, allungare le gambe. Che poi, vi è mai capitato di addormentarvi leggendo? A me sì, magari nella pigrizia di una domenica pomeriggio d’inverno, col libro che... STOMP! ...cade per terra senza interrompere il sonno. Ma se cade l’ebook reader? Secondo me si rompe con tutti i suoi 700 libri dentro.

E se si scarica la batteria?
E se fa venire gli occhi storti?
No, no. Non mi importa se la mia libreria entra in sciopero e comincia a buttar giù i libri in esubero come una grandinata.

Io mi tengo i miei libri, ecco…

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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