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31 maggio 2012 4 31 /05 /maggio /2012 17:37

imagesCA581LRM-copia-1.jpgInsomma, lo sapete no? Il mio iPhone il mese scorso s’è suicidato nel water. Evidentemente aveva assistito a troppe conversazioni nonsense tra me e le mie amiche oppure s’era solo stufato di me, ma alla fine  ha messo fine alla sua esistenza: è morto.

E niente, non c’è stato nulla da fare.

L’ho messo anche in una ciotola di riso come consigliato su Internet (mio cognato ancora ride). Niente. E’ deceduto.

Steve Jobs da lassù, ridendo come un matto, mi ha illuminata ricordandomi che il mio contratto con la 3 era in scadenza e quindi potevo stipularne uno nuovo e prendere il telefono vcon questa formula.

Bene!

Vado alla 3 e spiego la situazione, che vi riassumo:

1) Avevo un contratto TOP 800 (cioè 800 min al mese + sms e internet) per € 29,00 al mese

2) Essendo 800 minuti troppi, vista la nascita di whatsapp e affini e vista anche la crisi, decido di passare a un Top Smart 400 che, dimezzando i minuti mensili e aggiungendo l’iPhone 4s, mi permetta di mantenere inalterata la bolletta.

Facile, no?

NO.

La simpatica signorina della 3 sorride e mi dice: “No, non si può fare. Non si può variare il contratto verso il basso, ma solo verso l’alto”

“E chi lo dice?????” ho ruggito io.

Fa spallucce e  mi informa che “Può uscire e rientrare. Facile, no?”

Insomma, devo passare ad un altro operatore  poi tornare a 3.

Perché?

PERCHE’?

Vorrei sapere, cari geni del marketing , perché?

Mi odiate? O odiate proprio i vostri clienti in generale?

Perché infliggere sì fatte sofferenze?

Ma poi, se cambio operatore,  mi trovo bene e siluro la vostra cara azienda?

 

Sono stata tentata di strappare via i capelli alla commessa del negozio 3, poi ho realizzato che è un poveraccia esattamente come me, che non ha colpe e che prendermela con lei non mi avrebbe fatto risolvere la situazione in tempi più brevi.

Così, mi son messa l’anima in pace.

Sono andata in un negozio Wind e dopo varie disavventure al limite del fantozziano (prima o poi ve le racconto) mi hanno fatto la portabilità.

Poi di nuovo dentro a 3.

Dopo quasi un mese di patimenti, ho il contratto, il mio numero (sempre il solito) ed il telefono.

 

Non è idiota?

Per fare cosa, per dire “ho fatto 100.000 nuovi utenti”?

Ma siete scemi?

Chi è il vostro direttore generale, Paperoga?????

 Ecco, lo so che non succederà mai, ma gradirei che qualche pezzo grosso della 3 mi spiegasse perché per rifare un contratto con loro mi sono dovuta sbattere così tanto. Ma il cliente non era sacro?

 

Attendo vostre esperienze personali…

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29 maggio 2012 2 29 /05 /maggio /2012 17:56

rabbia.jpgC’avete presente quei giorni lì?

Sì, lo sapete dai.

Quei giorni lì, quelli in cui la frustrazione cammina ad una velocità doppia della ragione, quelli in cui anche l’orologio rintocca più lentamente solo per darvi un fastidio.

I giorni in cui l’unica soluzione possibile per risolvere tutte le vostre frustrazioni, le arrabbiature e innervosimenti vari è un robusto martello.

I giorni in cui la gente con la testa fatta a forma di banana che comanda la vostra vita vostro malgrado non la tollerate più, e iniziate a solidarizzare fraternamente con i serial killer.

Cominciate a capire l’omicidio.

Succede anche  a voi?

Vero?

VERO?

A me, sì.

Vorrei una motosega, la tengo solo sotto il letto.

Lo giuro, sì!

Una pistola no, mi fa impressioen.

Meglio un martello, una mazza da baseball, qualcosa che può far menare le mani.

Un'accetta.

Ecco, questa sì che sarebbe un'idea!!!!

 

Poi passa.

Ci vuole un po’, ma poi mi passa.

E a voi?

 

Come passa?

Bella domanda.

Di base, secondo la mia esperienza, da sola.

Più praticamente, facendo qualcosa che rilassa e fa stare bene. Io, ad esempio, faccio i barattoli.

Questo fine settimana mi sfogo con la marmellata di fragole.

Non so se diventerò come Nonna Papera oppure spaccherò la testa di qualcuno con un martello, sarà il fato a decidere.

 

Speriamo solo che la marmellata venga buona e soddisfacente…

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25 maggio 2012 5 25 /05 /maggio /2012 13:06

Ho sempre sofferto di emicrania, sempre, dall’adolescenza in poi.

Tale e quale mia madre, dicevano tutti.

E vabbè, uno ci fa l’abitudine, ci sono cose peggiori, no? Una pasticchetta e passa tutto.

Vero?

No, non più. Le mie emicranie sono peggiorate.

La più terribile è durata nove giorni. NOVE.

9

N.O.V.E.

Nove.

Avete idea di quanti sono nove giorni di mal di testa? Non finiscono più.

Un buco nero di dolore, una sensazione così tremenda che mi risulta difficile da raccontare. Chi non soffre di mal di testa (cronico? Lo posso definire cronico? No, via, non lo voglio dire.) non lo può capire. Sembra che la terra si apra e voglia inghiottirti. I colori sono meno luminosi, o lo sono troppo. L’umore raggiunge minimi storici e cominci ad odiare anche i passanti. Inizi a comprendere i serial kille, anzi ponderi l’idea di unirti al club.

Ogni tipo di droga lecita è stata inutile: anche il synflex ha fallito. Pure il famoso moment act.

Tutto.

Poi, mi sono svegliata una mattina ed era passato

Proprio quando stavo pensando di contattare qualche spacciatore meglio rifornito del mio farmacista.

Completamente, di botto, senza preavviso.

Sono andata dal mio medico di base per farmi prescrivere le analisi annuali e le ho raccontato l’episodio.

Lei, bravissima e gentilissima come sempre, mi fa: “Ti auguro che non succeda più, ma se ti ricapita compra il magnesio e prendine due bustine al giorno

Io l’ho guardata come se mi avesse detto di scendere in guerra con la fionda: come può funzionare un misero integratore dove hanno già fallito e fallito cazzutissimi FANS?

Magari non ti fa nulla, ma a volte risolve” ha aggiunto scribacchiandomi un nome per promemoria.

 

Cazzo, funziona.

O meglio, su di me funziona, non voglio dire che valga per tutte le emicranie, ma su di me funziona.

Non so perché, ma funziona. Nemmeno il farmacista se lo spiega, ma mi ha detto che è una cura “di moda”.

Sono trendy e non lo sapevo.

Però lo devo prendere sempre, se lo smetto (come ho fatto una settimana fa) torno al via come nel Monopoli.

E infatti oggi sono al terzo giorno di mal di testa.

 

Ma si può prendere il magnesio tutta la vita?

Il farmacista dice di sì, io non so. In realtà vorrei sapere cos’ho, perché ho carenza di magnesio e che fare?

Ma a chi devo rivolgermi? Cioè, c’è un dottore serio che non mi voglia imbottire di FANS o psicofarmaci?

No, perché io non ne conosco e le mie ultime esperienze non sono belle.

 

Io, intanto, prendo un’altra bustina…

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23 maggio 2012 3 23 /05 /maggio /2012 15:26

dato-che-questa.jpgL’Italia ha tanti problemi in questo momento.

Ma tanti.

Ma proprio tanti, così tanti che non riesco nemmeno ad enumerarli.

 

Tuttavia, anche in momenti come questi in cui l’economia riempie le pagine dei giornali e sembra non esserci un domani, non voglio dimeticare né evitare di sottolineare i problemi sociali e l’assoluta mancanza di tutela delle coppie di fatto.

 

Sarà che questo problema mi tocca da vicino, ma leggere ieri le esternazioni del Cardinal Bagnasco mi hanno irritato come e più del cactus che in genere ciuccia Bear Grylls per dissetarsi nel deserto.

E se l'avete visto, capite di che parlo.

Peggio della cacca dell'elefante, per dire.

Anyway, veniamo a noi.

 

Cosa dice l’alto prelato?  

 

Bèh, si pregia di dissertare di tutto, dall’autanasia ai suicidi causa-crisi, essendo lui onniscente per definizione e dotato di una opinione su tutto, come il più perfetto degli idioti. Si sofferma poi sul cd. “divorzio breve” allo studio del Parlamento.  Lui afferma che il cd. “divorzio breve” sia frutto del demonio perché:

 

«contraddice gravemente qualunque possibilità di recupero e rende più fragili i legami sociali». Il presidente della Cei apre l'assemblea generale dei vescovi nell'Aula vaticana del Sinodo e spiega che il tema - tanto più a dieci giorni dall'arrivo di Benedetto XVI a Milano per l'incontro mondiale della famiglie - riguarda l'«etica della vita» e non si presta a compromessi: «In una cultura del "tutto provvisorio", l'introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscono a diffonderla, non è un ausilio né alla stabilità dell'amore né alla società».

 

Ricordo a tal proposito che il cd. “divorzio breve” ha tra le sue proposte lodevoli novità, come eliminare il passaggio obbligatorio della separazione per fare direttamente domanda di divorzio o in alternativa ridurre il tempo di questa a pochi mesi in tutti i casi (anche in presenza di figli minori), introdurre una norma transitoria per rendere più semplice l’applicazione della riforma, annotare lo scioglimento della comunione in margine all’atto di matrimonio.

Amenità, insomma.

 

Sottolineo per i più che non sono edotti sulla materia che attualmente tra la sentenza di separazione e quella di divorzio devono intercorrere 3 anni, e con lo stato della Giustizia Civile in Italia spesso sono molti di più.

Mi chiedo che diritto abbia la Chiesa di sputare sempre sentenze e di riempirsi sempre la bocca di cose che non conosce e non vive. Soprattutto mi chiedo in che era creda di vivere il Cardinale, e se si è reso conto del crollo verticale del numero delle unioni religiose. Sarà un caso? No, sarà che il demonio cammina tra noi.

Una volta è evnuto anche a cena a casa mia.

 

Ora, una intervista al Cardinal Bagnasco gliela vorrei farla io, potendo.

Con qualche semplice domanda a cui però vorrei rispondesse senza tergiversare. Vado? Ok, vado:

1)    Esimio Cardinale, ma se per la Chiesa il matrimonio è indissolubile (tranne annullamento con pagamento cospicuo alla Sacra Rota che tutto può), a lei che gliene frega del rito civile e del relativo divorzio?

2)    Ma i preti cattolici che non si possono sposare, che ne sanno della “cultura dei legami” e della famiglia se ne teorizzano solo senza mai averla vissuta in prima persona?  Che ne potranno mai sapere delle dinamiche e della vita a due? Teoria? Ecco sì, allora io in teoria sono una cuoca sopraffina.

3)    Ma soprattutto, se è vero che per divorziare “ci vuole tempo per i ripensamenti”, per sposarsi non dovrebbe valere la stessa cosa? Non ci dovrebbe essere un pre-matrimonio?

4)    E perché per alcuni è tutto relativo?

 

Che dite, mi risponderebbe?

E comunque, finchè la Chiesa sarà governata da cotanti soggetti, avrò sempre la tentazione di appiccicare alla mia Peugeot adesivi come questo, accando all’immancabile “Io odio i camper”.

 

E voi, come la pensate?

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21 maggio 2012 1 21 /05 /maggio /2012 13:06

neighbors.jpgHo un nuovo vicino.

Non da ieri, a dire il vero. Da un po’.

E’ che quando vivi in campagna, quando non ci sono pianerottoli da dividere, ma solo tornanti e si parte la mattina per tornare la sera dal lavoro, ecco in questi casi ci vuole più tempo ad accorgersene. Ci vuole che faccia caldo, ci vuole che la gente gironzoli e  così anche il pettegolezzo.

Ed ecco che mi arriva voce che proprio un tornante più giù, nella casa da intonacare e così maledetta che non la riuscivano ad affittare nemmeno facendo i saldi (ma con un giardino che dire enorme è poco), sono arrivati i nuovi vicini.

Sì, sono loro, proprio quelli che parcheggiano la jeep scassata al centro del tornante che un giorno o l’altro gioco all’autoscontro.

E poi li ho visti.

 

Io lo so che dopo il nonno di Bear Grylls e la storia della macchina misteriosa non mi credete più, ma ve lo giuro: lui è tale e quale a Mauro Corona.

Lo so, lo so, lo so che non è lui. Lui più giù della pianura padana non ci verrebbe mai a vivere, e poi vivo in una zona troppo inurbata per lui, ma è tale e quale.

 

E insomma, una sera torno dal lavoro e chiamo Nevruz. Lui, schiavo di coccole e scatoletta, come (quasi) sempre arriva trotterellante e coccoloso. Poi si blocca. Una statua egizia. Poi si gonfia come un istrice e comincia a soffiare. Dalla strada vengon giù due strani tipi, una coppia, i nuovi vicini: Mauro Corona e la degna compare.

Si mettono a chiacchierare e scopro che hanno un gatto che li segue come fosse un cane, senza guinzaglio. Ed infatti eccolo lì, il piccino, che mi guarda con occhi quasi umani mentre Nevruz sputa veleno e sta decidendo di che morte farlo morire.

Mentre cerco di rendere innocuo il mio gatto mi fanno scoprire che:

1) Ai gatti non va dato nome, c’hanno già il loro ma noi non possiamo capirlo: è nella loro lingua gatta

2) Se il mio gatto è geloso è perché non è sereno.

Vabbè, grazie mille e arrivederci.

 

La sera dopo trovo lui che scende dalla strada trascinando un grosso tronco ed in compagnia di un grosso cane, credo un meticcio di pastore tedesco, completamente bianco. In questo caso è lui che non è sereno, perché mi ringhia come se non ci fosse un domani.

Il terzo giorno lui esce dal bosco con un mazzo di asparagi e un barboncino bianco.

Inoltre ho notato che in giardino hanno una barca tirata a secco e molteplici teste di animali in terracotta. No, non ho spiato, è che la siepe è così in punto di morte che non copre nulla.

E la macchina è sempre ferma lì.

Non sono pazza, lo giuro.

No sono nemmeno una stalker.

 

E’ che vorrei andare a suonargli il campanello, portargli i muffin e fare due chiacchiere.

Da buoni vicini.

E’ buon vicinato, non curiosità.

Non è per farmi gli affari loro.

E’ che vorrei sapere quanti cani hanno e come si addestra il gatto da passeggio.

E chiedergli che ci fanno con quelle teste di terracotta

Magari sono artisti.

O magari mi mettono a  pezzi nel congelatore a pozzetto se non mi faccio gli affari miei, come giustamente fattomi notare dall’Amore mio.

Per ora li guardo dalla finestra.

 

Voi che fareste?

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18 maggio 2012 5 18 /05 /maggio /2012 13:20

48613654.gifPer lavoro o diletto ricevo molte mail.

Lasciando perdere il delirio delle mail che mi scambio con le mie amiche ochine (85 mail per decidere una cena, senza ancora nemmeno considerare luogo e orario), quelle che ricevo per lavoro sono davvero molte.

Per me tra lo scrivere una lettera e una mail non c’è differenza e seguo lo stesso schema saluti/corpo della lettera/saluti. Uso persino i tempi dei verbi corretti, la punteggiatura, la giusta interlinea. Del resto, sono patologica, lo faccio anche nei semplici sms o su whatsapp, per dire.

Tuttavia, torniamo a noi.

Mi irritano enormemente quelli che iniziano una mail senza saluti. Senza educazione, senza preamboli, senza preliminari.

 

“Chiedo blablabla”

“Ieri alla riunione blablablablabla”

“Variare blablabla”

 

Ora, ammesso e non concesso che io voglia accogliere le tue richieste o anche solo di leggere le due righe sgrammaticate e cafone che mi hai inviato, ma un Buongiorno? O un ciao? Ma guarda, anche vaffanculo sarebbe andato bene. Sarebbe stato un inizio, almeno.

E invece no.

Ma è per abitudine!

Eh beh, caro mio, è una abitudine sbagliata! Che ci vuoi fare?

Ma che se mi chiamavi al telefono non dicevi “Pronto”? E allora?

Non è che la mail autorizzi alla maleducazione.

Non è che una mail è come un telegramma, non è che ti fanno pagare un tot a parola. No, non hai nemmeno la scusa del braccino corto, sei solo villano.

 

A queste persone magari buonissime nella vita, non sta a me metterlo in discussione, io rispondo in due diverse maniera, a seconda dell’umore e della voglia di defenestrarle che ho:

1) Umore buono: rispondo alla mail con una aulica poesia, inserendo congiuntivi e  condizionali come se piovesse, nonché  riccioli e fiocchetti lessicali che nemmeno Flaubert in Salambò.

2) Umore nero: inizio la mail con un polemico “Prima di tutto, buongiorno.”

3) Umore molto nero: posso reagire anche così.

 

In genere se è lunedì c’è alta probabilità di incorrere nella mia ira, perciò attenzione a quel ce fate.

 

E distinti saluti…

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17 maggio 2012 4 17 /05 /maggio /2012 13:20

526746 280171072073602 102675069823204 601928 1886821356 nIeri sera è finita la tre giorni di Fazio e Saviano su La7.

Lontana inevitabilmente dai numeri di Vieni via con me, la trasmissione, con i suoi pro ed i suoi contro, è stata bella ed interessante.

Certo, l’idea delle tre serate consecutive non è che sia stata proprio geniale (“E’ una prova di resistenza, peggio che una messa neocatecumenale!” ha sentenziato l’Amoremio), l’avrei preferito diluito un giorno a settimana, anche per i diversi spunti che ti lascia in testa questa trasmissione.

Ma tant’è, forse  per motivi di budget, tempo o chissà che cosa, tutto è già finito.

Se Vieni via con me era stata  la trasmissione degli elenchi, in questa si doveva portare una parola. Non una parola qualunque, ma una a cui si vuole bene, a cui si tiene in maniera particolare.

Che parola scegliere?

Che parola avreste scelto voi?

Non facile come sembra, questo è sicuro.

All’inizio avevo pensato a “perplimere”, una parola che di certo  esprime con coerenza lo stato della cultura in Italia.

 

Ma, siccome ho un buon carattere, alla fine ho scelto FASTIDIO.

Ed ora vi spiego perché.

 

Ieri, parlando con un gruppo di gente eterogeneo, non so come mai siamo arrivati a parlare di baci tra persone dello stesso sesso. Due uomini, due donne, non cambia nulla, e non cambia nemmeno il contesto pubblico o privato. Il commento generico e più accreditato, con tanto di bocca a culo di gallina è stato “Mi dà fastidio”, seguito a ruota e mascherato anche dal più  bieco: “Non saprei proprio come spiegarlo a mio figlio!”.

 

Fastidio.

 

Sì, fastidio.

Come un prurito, una puntura di zanzara. Un piccolo malessere che se trascurato porta alla gastrite.

Fastidio è la collega che nell’openspace canta a mezza voce dalle otto alle sei, smettendo solo in pausa pranzo. Se non vi sembra fastidioso, vi informo che ha un repertorio ampio, dalla Carrà ai canti gregoriani, passando per Peppino di Capri.

Fastidio è quando una cosa ce l’hai proprio sulla punta della lingua, la vorresti dire e urlare ad alta voce e invece te la devi ingoiare per quieto vivere.

Fastidio è vedere gli zingari accampati sul suolo pubblico con dei macchinoni che non potrai mai permetterti in tutta la vita mandare bambini di 5 anni a chiederti l’elemosina, sporchi e malnutriti, senza nessuna possibilità di alfabetizzazione e integrazione.

Fastidio è il ciangottare di certi colleghi, che fino a ieri erano tutti un Forza Silvio e ora, lungi da ammettere colpe o difetti ce l’ha con tutti i politici indistintamente. Inutile dirgli che è troppo facile, non serve a nulla se non a farti sembrare immaturo.

Fastidio è andare a fare benzina, e vedere il prezzo lievitare senza nessuna causa apparente. E mentre metti i soliti 20 euro vedere la ragazzina straniera poco più che in età puberale sotto il lampione in attesa di clienti.

 

Ma fastidio non lo possono dare due persone che si vogliono bene e che se lo dimostrano.

L’amore non può essere fastidioso.

E nascondersi dietro al dito della tutela dei minori è disgustoso. 

  

Forse loro dovrebbero tornare bambini…

 

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16 maggio 2012 3 16 /05 /maggio /2012 10:47

Mummy-20Boy.jpgUltimamente non dormo bene.

Per niente.

 Ho degli incubi nel bel mezzo della notte, incubi che sembrano veri.

No, non sogno mostri, né morti, né tantomeno macabre rappresentazioni indotte dai film.

No.

Io sogno che c’è qualcuno che mi guarda mentre dormo. E si avvicina, si avvicina, si avvicina… finché poi io mi sveglio sobbalzando, con la certezza che ci sia qualcuno e con il cuore che mi batte a mille. Non è sempre la stessa persona, vedo facce diverse. Una volta, addirittura un nano da giardino, con tanto di cappello a punta rosso d’ordinanza.

Ieri sera, per dire, un’altra variante. Un barboncino piccolo piccolo, abbarbicato sopra all’Amoremio che dormiva beato il sonno dei giusti, tentava di strappargli via un orecchio. Ho urlato per scacciarlo, non so se in sogno o nella realtà. Forse nella realtà, visto che la tachicardia l’ho fatta venire anche all’Amoremio.

Ho ravanato anche in siti di interpretazione dei sogni, provato a chiedere a pseudo-esperti, ma niente.

Sembra che questo sogno ricorrente riguardi solo me.

E mi terrorizza.

Ora, a meno che casa mia non sia infestata dallo spirito dei padroni precedenti (che dovrebbero tra l’altro essere vivi e in Belgio), non so cosa pensare.

Sto diventando pazza?

C’è qualcuno chiuso nell’armadio che si diverte e farmi scherzi?

Il mio subconscio sta cercando di dirmi qualcosa?

Ma cosa?

 

Che sia più chiaro, perdindirindina!

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11 maggio 2012 5 11 /05 /maggio /2012 14:15

imagesCA0FSK1D.jpgAccade a volta che il peso che ci si porta dentro non riesca a venir fuori, che le parole manchino anche a chi, come me, ne vorrebbe far un mestiere.

Eppure parlare di sé non è mai facile, nemmeno se in possesso di un vocabolario superiore alla media.

Perché è facile raccontare una storia, astrarsi, parlare di emerite sciocchezze travestite da aneddoti divertenti. Ma parlare di quel che ci si porta dentro, poi, è diverso e non sempre facile da tradurre, interpretare e poi spiegare.

Sono sensazioni, paranoie, idee che frullano tra i neuroni come falene intorno alle luci d’estate,

Ma stamattina, leggendo uno dei miei blog preferiti, ecco stamattina l’ho capito.

 

C’ho la sindrome della piccola fiammiferaia.

La conoscete la storia, no?

 

A me la raccontava sempre mia nonna, anzi no: credo sia uno dei primi libricini illustrati che ho mai posseduto.

Indicativo, nevvero?

La storia è da vietare ai minori di 18 anni per evitare traumi diffusi alle nuove generazioni, esattamente come Dolce Remi, ma ormai su di me il danno (aiutato evidentemente da una propensione genetica) è stato fatto.

 

Io, piccola fiammiferaia all’angolo della strada mi ci sento eccome.

Capita, capita a tutti, no?

Capita di sentirsi soli, abbandonati, non capiti.

Capita.

Ma quello che non mi dovrebbe capitare, e che mi fa incazzare del mio carattere, è l’incapacità di reagire, di chiedere, di uscire da quell’angolino fatto di fiammiferi scriccati e dire “Ora si fa come dico io, cazzo!

E farlo con decisione, sì,perché son brava solo  a fare rumore e a lottare per gli altri, ma mai per me e per le cose che voglio. Se c’è un mulino a vento da buttare giù a testate io sono in pole position, porto la bandiera a testa alta e sono pronta a metterci l’anima. Ma se devo lottare per una cosa che riguarda me, soprattutto se spinosa e complicata, bèh… avete presente lo struzzo?

Ma non va bene. No.

Non posso aspettare che gli altri intuiscano i miei bisogni, combattano le mie battaglie.

Non è giusto, non è giusto per nessuno.

Perché la vita la decidiamo noi, ma bisogna lottare per le cose che riteniamo importanti.

Affrontando.

Basta cerini.

 

Ora basta davvero.

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10 maggio 2012 4 10 /05 /maggio /2012 13:41

casalinga.jpgSono una casalinga approssimata.

Non stiro, per dire. Non ce l’ho nemmeno il ferro da stiro, tanto è il mio astio.

Quando vado a comprarmi qualcosa, la scelta definitiva la opero in base al tessuto: se non c’è bisogno di stirare ha già vinto.

 

E poi non so cucinare. Cioè, cucinare so cucinare. Ma per la sopravvivenza. Senza nessun amore. Senza fantasia.

Insomma, non sono una casalinga 2.0, affatto.

Ma tutto sommato non me ne frega nemmeno nulla.

Sono per la sopravvivenza spiccia, tutto il resto posso impararlo quando la Fornero mi manderà in pensione.

 

Ma se c’è una cosa che amo fare sono i barattoli.

Inscatolare, creare, infiocchettare e mettere in dispensa.

Imbarattolo ed imbottiglio qualunque cosa.

Ma qualunque.

Con conseguente moto di stizza dell’Amoremio, in genere chef ufficiale del nostro maniero.

 

Latente nei mesi invernali, questa mania esplode in tutto il suo splendore in estate, quando l’orto di mio padre regala ogni ben di Dio in dosi sovrabbondanti.

Negli anni di esperienza ho manifestato questa pazzia producendo svariati prodotti, alcuni… ehm… poco riusciti (molto poco riusciti), altri ottimi.

Esempi?

Zucchine e melanzane sott’olio profumate con le erbe aromatiche dell’orto sono oramai un must, ma mi sono prodotta anche in altro: preparato di peperoni e tonno, marmellate ai sapori più disparati, composta di cipolle e molto altro. Faccio anche allegri barattolini di erbe aromatiche essiccate da regalare agli amici, ma che donna sono?

E poi i liquori: dal celebre e mitico liquore alla liquirizia, al più fascinoso liquore di corbezzoli, in casa nostra il cordiale homemade non manca mai.

Certo, non è tutto ora quel che luccica.

C’è stato l’increscioso episodio della marmellata di fichi, ad esempio.

La puttana a distanza di un mese, nonostante le mie cautele e la mia fissa per il sottovuoto a tutti i costi,  ha deciso di esplodere.

Così, nella notte.

Isolata, nella dispensa.

Boom.

Cinque barattoli.

Non è stato bello. Mai più fichi, questo è certo. Mai più.

 

Ma l’estate è vicina, non pensiamoci più. Per questa stagione ho grandi progetti, enormi progetti. E questo nonostante il parere contrario dell’Amoremio, che vede in questa mia fissazione per l’imbarattolamento il primo stadio del bipolarismo.

Ma dicevo, ho grandi progetti anche grazie ad internet ed alla facilità di reperimento di ricette e consigli. C’è un mondo, credetemi.

A parte i classici, intendo buttarmi nella marmellata pere, peperoni e zafferano (fashion e esotica, non trovate?) e la marmellata pere, vaniglia e zenzero.

Per ora.

 

Quando arriverà l’estate poi, chi può dire cosa combinerò?

Nel frattempo, volete unirvi anche voi a questa mania?

O ne avete altre, anche più ossessive?

 

… e buoni barattoli a tutti!!!

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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