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6 maggio 2013 1 06 /05 /maggio /2013 10:28

 

2935901-vintage-image-of-traditional-lisbon-tram.jpgLa bellezza di un viaggio non sta nell'albergo che puoi permetterti o nel panorama che puoi ammirare. Non sta nemmeno nelle cose che riesci a vedere, nei musei che ti rechi a visitare.

La bellezza del viaggio risiede tutta nel pacchetto di ricordi che ti porti a casa, negli odori che il tuo cervello assocerà per sempre al piccolo bistrot in cima a Montmartre o alla scaciata tasca del Barrio Alto.

Nelle chiacchiere con la gente, diversa dal tuo mondo mille miglia eppure vicina, nel riscoprire negli occhi di chi non si conosce una gentilezza non dovuta e per questo più rara.
La bellezza del viaggio sta nel sedersi accanto ad una famiglia norvegese e parlare della televisione italiana, scorgendo nei loro occhi lo stesso interesse antropologico che avrebbero per una tribù di Masai. Ma subito dopo sentirli dire che le loro estati più belle sono state quelle passate da bambini in Italia, e leggere la malinconia nei loro occhi.

La bellezza del viaggio è riscontrare con rammarico la cafoneria dei propri conterranei, e subito dopo riderne con altri che la pensano come te.

La bellezza del viaggio sta nell'aprire gli occhi la mattina e non capire bene dove si è, rotolarsi giù dal letto e realizzare dal panorama che il viaggio in aereo non è stato un sogno. 
La bellezza del viaggio sta nel camminare per strade sconosciute col naso all'insù, con la consapevole e rassicurante certezza che  le strade note ti aspettano a casa, impilate una ad una nel tuo cervello.

Ma soprattutto la bellezza del viaggio è aprire la porta di casa e scoprire tutte le volte che la tua vita di aspetta lì, immutata e dolce come il tuo gatto che si rotola per terra dalla gioia di vederti.

Ed è bello anche tornare.

 

 

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3 maggio 2013 5 03 /05 /maggio /2013 17:38

 

images--1--copia-2.jpgSe sull'aereo vi capita il posto vicino all'uscita di emergenza, starete più comodi perché è più largo. Ma la gentile hostess di Easyjet non tarderà ad informarvi che in caso di emergenza dovrete essere voi ad aprire il portellone alla vostra sinistra altrimenti morirete tutti. Tranquilli, siete in una botte di ferro.

La domenica a Lisbona è tutto chiuso. Ma proprio tutto tutto tutto. Fatevene una ragione.

Lisbona nel corso dei secoli è stata funestata da disgrazie che ne hanno minato il patrimonio artistico: ci sono stati allagamenti, tempeste, terremoti e peste. In pratica ci mancano solo le cavallette.

Se vi aspettate monumenti e celebrazioni dei grandi esploratori e dell'epoca delle grandi scoperte, scordatevelo. L'unico accenno è il Padres dos Descobrimentos a Belem, ma non è possibile non pensare che di Vasco de Gama gli Stati Uniti avrebbero fatto un business a otto zeri.

Se vi si avvicina qualcuno dopo le sei di sera e tenta di vendervi qualcosa, non sarà una rosa, ma erba o hashish. Anche davanti alla polizia, con la massima nonchalance. Ho chiesto se per caso fosse diventato legale, ma no.

Una birra media costa un euro. Salute!

A Lisbona non abbiate paura di prendere i taxi: sono molto economici e i tassisti sono gli unici a parlare un inglese fluente. Noi per esempio abbiamo convinto una coppia di attempati parigini a dividercene uno per Belem per poi scoprire di aver speso solo 7 euro. 

I mezzi pubblici di Lisbona sono come quelli di Roma.
No comment.

In Norvegia ci sono documentari sull'Italia, considerata antropologicamente interessante. Per esempio i norvegesi non capiscono come abbiamo fatto a rieleggere ancora Berlusconi, per dire.

Non mettete i tacchi, donne. MAI. Nemmeno se siete con Gabriel Garko e volete farvi belle, fidatevi. Rischiate di andare lunghe come sardine e di fare pessime figure.

Prendere il 28 è una bella esperienza, ma non fatevi mai indicare il luogo dove scendere da me.

I portoghesi sono gentili e sorridenti, ma nel 99% dei casi non spiccicano una parola di inglese. Si fa prima a parlare in italiano e capirsi a gesti. Come facciamo noi italiani coi turisti, no?

Se andate (come vi consiglio) a mangiare nelle tascas, non piluccate i piccoli antipasti che vi portano appena vi sedete, sempre che non ne abbiate davvero voglia. Prosciutto e formaggio sono squisiti, davvero, ma rischiate che vi vengano fatti digerire ad un prezzo non economico.
Le olive, invece, mangiatele con tranquillità.

La carne de porco à la alentejana è la mia nuova droga.

Per finire, è vero: Lisbona è piena di luce. Ma come al solito, noi abbiamo portato il freddo e il vento gelido.

Son attitudini uniche le nostre, eh...

 

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30 aprile 2013 2 30 /04 /aprile /2013 19:53

Va di gran moda tra i politici italiani di certi nuovi movimenti (rivoluzionari solo a chiacchiere?) parlare di "wifi libero" come di panacea di tutti i mali. È vero? Oppure è solo la punta di un iceberg? Basterebbe questo a rendere le nostre città migliori, più vivibili, tecnologiche? Ovviamente no, sono solo chiacchiere.
Non sono chiacchiere al vento, invece, quelle del PON per la ricerca e competitività 2007-2013, finanziato in parte con fondi comunitari, in parte dalla nostra nazione, e che mira a promuovere lo sviluppo e la messa in pratica di progetti che migliorino le nostre città tramite l'utilizzo di nuove tecnologie semplificando l'accesso alla conoscenza, ad informazioni e servizi, cercando di smuovere le coscienze verso uno sviluppo sostenibile per tutti.
A questo scopo, PON ReC ha deciso anche grazie al patrocinio del MIUR, di scommettere sulle regioni dell'Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) investendo più di 6 miliardi di euro nel progetto. Queste aree, infatti, sono da sempre caratterizzate da una altissima percentuale di alfabetizzazione elevata, ma anche da nessuno sbocco lavorativo. Combinazione che porta i ragazzi ad andarsene dalla propria terra, ad arrendersi e a continuare la loro vita altrove, impoverendo in un circolo vizioso la propria terra natia.
Con l'intervento del PON sono nati 8 progetti pilota in diverse aree importanti per il bene comune: salute, gestione dei rifiuti, mobilità, ambiente, scuola, pubblica amministrazione, energia, cultura e turismo.
Tra questi progetti troviamo Smart Cities, che punta a creare ambienti urbani intelligenti attraverso l'uso di nuove tecnologie, e Smart Education, che propone di sostituire i tablet ai libri nelle scuole. La campagna pubblicitaria allegata, di forte impatto, serve a dare risonanza a tutto il progetto, valorizzando il lavoro di PON attraverso la metafora dell'albero elettronico. Vi piace l'idea?
Una campagna molto forte, molto presente in rete, per non far passare questo progetto nel dimenticatoio, come troppo spesso accade. Per non dimenticare.

 L'Italia, forse, ha una speranza...

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30 aprile 2013 2 30 /04 /aprile /2013 19:52

Quante volte vi ha chiamato a casa il call center di qualsiasi tipo, pronto a vendervi qualcosa è a riempirvi di chiacchiere assurde? O peggio, quante volte vi ha chiamato al cellulare? Non so voi, ma io quando ricevo telefonate del genere non ascolto nemmeno l'offerta che mi viene proposta, mi si chiude la vena ed ho solo voglia di mettere giu ed abbandonare il povero telefonista al proprio triste destino.



Forse per questo enel energia cambia rotta, offrendo ai suoi clienti o futuri tali tutta una serie di sorprese.
Da aprile a giugno il Punto Enel di Via del Broletto 44 a milano diventa palcoscenico di eventi di musica, arte, spettacolo e design.
Dal 1 al 30 aprile ad esempio, se vi recate nel punto vendita di Via del Broletto 44 (il punto vendita  in cui cantavano gli usciti da X Factor, ricordate?) e aderite o fate aderire parenti ed amici ad enel energia riceverete tante cartoline da compilare quanti sono i contratti stipulati. Che si vince? Prima di tutto 10 biglietti per il più atteso concerto dell'anno, quello del 20 maggio. Poi altri premi meravigliosi, che potrete trovare nel regolamento, che contiene un fitto calendario di eventi.

Non perdete l'occasione di partecipare ai grandi eventi che ti offre milano, e ricordate che anche se siete già clienti enel energia potete partecipare invitando un amico!
Non dimenticatevi di andare al punto vendita più cool che c'è per scoprire tutte le altre iniziative ed eventi che fino a giugno vi faranno compagnia.

Meglio di un callcenter, no?


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27 aprile 2013 6 27 /04 /aprile /2013 20:42

 

vintage-suitcases-magazine-photo

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24 aprile 2013 3 24 /04 /aprile /2013 19:36

7199824-happy-young-woman-relaxing-over-a-vintage-bicycle.jpgE insomma, da ora sono in ferie.

Mica per tanto, il sei maggio sono di nuovo tra di voi, eh.

Ma ne avevo un disperato bisogno, tant’è che ho cominciato sentirmi un criceto e a sognare di lavorare e questo NON E’ BENE. Per quanto mi piaccia ed adori il mio lavoro, arriva un momento in cui occorre staccare un attimo per ritrovare lucidità e priorità.

E smettere di sognare di compilare certificati di stipendio, anche.

Per esempio l’altra notte ho sognato che dal computer uscivano i codici di un nuovo programma che stiamo implementando, diventavano alti un paio di metri, sviluppavano denti da vampiri e braccia da zombie e mi inseguivano per il corridoio.

E questo quando dovrei fare sogni molto più edificanti o quantomeno giocabili al lotto.

Sono stressata, scusate.

Perciò, relax.

Parecchio relax.

 

Anche se ho già pianificato tutto, eh, con grande scorno dell’Amoremio che avrebbe forse preferito diventare un ensemble col divano.

Tanto per iniziare stasera lo porto ad incontrare una grande giallista spagnola, Alicia Gimenez Bartlett, che con le avventure di Petra Delicado tante ore di divertimento mi ha regalato e mi regala. Di seguito, ristorante indiano, il mio preferito in assoluto, dove mandare a puttane ogni timido tentativo di dieta.

Domani relax assoluto, con contemplazione del gatto che fa le fusa e visita alla mostra mercato di piante e affini che tutti gli anni fanno nella mia città.

Melo cotogno da piantare cercasi.

Venerdì, siccome io valgo, parrucchiera e tentativo di infighimento estremo con l’ultima (o penultima, non saprei) tendenza fashion approvata anche dalla neomamma Belen: lo shatush.

Seguiranno (forse) approfondite foto su facebook.

 Forse. Ho detto forse, ma anche no.

Il tutto seguito da un aperitivo con le mie amiche del cuore, le Ochine.

Indovinate perchè ci chiamiamo così?

 

Sabato valigia e poi… VROOOMMMM! Si parte!

Per dove?

 

Ehhhhh…

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22 aprile 2013 1 22 /04 /aprile /2013 17:09

tumblr mgbkocgn8Y1rgh20zo1 500Non sono una grande amante dei concerti, forse perché nella mia vita la musica non ha lo stesso spazio affettivo della lettura o magari filo perché la condivisione coatta con estranei sudaticci del mio spazio vitale non mi entusiasma. Ma veniva nella mia città Max Gazzè e l'Amoremio voleva vederlo da tanto, così conscia anche del fatto che lui mi segue alle presentazioni di tutti i miei scrittori preferiti, ho comprato due biglietti e siamo andati.
Solo che il concerto di svolgeva in un posto molto ggggiovane, uno di quelli che alle undici ancora manco apre, e non c'abbiamo una certa età. Insomma, andiamo all'appuntamento verso le undici meno un quarto, il posto è quasi deserto e gli unici presenti sono coppie più o meno come noi. Anzianezza rules.

Insomma, passa il tempo, l'ora del concerto si avvicina e nostro malgrado prendiamo posto tra le prime file, talmente vicino da poter contare i capelli in testa al tecnico del suono che armeggia davanti a noi e formiamo una comunità di attempati e allegri ammiratori di Max Gazzè.
Quando manca poco all'inizio del concerto ci sentiamo spingere da dietro. Mi giro e mi compaiono davanti due ragazze dall'età indefinita, simili a Derelitta, la moglie di Vito Catozzo ma con un abbigliamento da dive el burlesque. Inquietanti.

“Scusa, dobbiamo passare.”
Come mai?”
"Perchè sì"
"Non credo" 
“Guarda che noi abbiamo comprato i biglietti per la poltonissima, eh. Settanta euro, mica come voi poveracci. Capito?”
“Abbella, ma l'hai visto dove siamo? Qui la poltronissima non ce l'ha nemmeno Max Gazzé in camerino. Se volevi passare avanti dovevi venire prima come hanno fatto gli altri.”

Applausi degli altri della ormai affiatata comitiva e muro composto dalla parte maschile della stessa che impedisca alle simpaticone di sgomitare con la delicatezza di una coppia di elefanti in una cristalleria.
Cosa che peraltro iniziano a fare, insieme al fumare platealmente in faccia ai presenti ed a pestare i piedi di tutti coloro che le circondano. Oltre a sbattere le tette un po' a casaccio sui presenti.
Cafone è un complimento che non meritano.
Dopo la quarta gomitata di file, e caricata da una settimana lavorativa non certo rilassante, decido di passare all'azione e dare spettacolo in attesa dell'arrivo del cantante.

“Oh, ma hai toccato il culo al mio fidanzato, eh? Eh?”
La simpaticona numero uno ammutolisce, mentre la seconda smette di pogare e sgrana gli occhi.
Sì, dico a te. Ti ho visto sai?”
Ma... ma... io...”
Adesso vengo lì e ti cavo gli occhi”
L'Amoremio alza gli occhi al cielo e fa l'atto di fermarmi, aumentando ancora di più il pathos della situazione.
Lasciami, che l'ammazzo! Ti ho visto, gli hai toccato il culo!?!”
Tu sei pazza.”

La finissima signorina di riassesta il davanzale, butta la sigaretta per terra, colpendo la scarpa del ragazzo accanto a me, prende per mano l'amica e si defila.

Mi inchino per ricevere gli applausi che si rincorrono copiosi  tra gli spettatori che hanno assistito.
Grazie, grazie.
Avessi avuto un cappello, sarei potuta girare tra gli spettatori e tirar su qualche monetina.
Liberati dalle rompiscatole, che spero abbiano imparato che chi di cafoneria colpisce di cafoneria perisce, ci godiamo il concerto e la musica di Max Gazzè.

Il concerto è finito alle tre, e abbiamo constatato con amarezza la nostra vecchiezza: i ragazzini arrivavano giust'allora per ballare, noi in coma profondo da sonno.

Però a chiacchiere e a teatralità non mi batte nessuno, eh...

 

 

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21 aprile 2013 7 21 /04 /aprile /2013 20:06

 

bettmann-chimpanzee-reading-newspaper.jpgChe poi, questo fine settimana doveva piovere e poi non se n'è fatto nulla.

Dovevamo andare fuori e invece siam rimasti a casa, a dormire come se non ci fosse un domani e a riprenderci da giornate troppo incasinate per poter essere raccontate, guardando documentari su Leonardo Da Vinci (lo sapete che lunedì comincia Da Vinci Demons? Speriamo non sia una assurdità).

Dovevo finire di leggere “Il canto del cielo” di Sebastian Faulks, ma tra noi non s'è formata chimica ed empatia e mi sa che lo abbandono. In compenso ho invidiato l'Amoremio alle prese col suo primo Malvaldi.

Dovevamo assistere all'elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, e invece ci hanno riproposto un piatto che credevamo stantio. Con tutto il rispetto per Napo, eh, ma anche no.
Insomma, ma in che paese viviamo, se fossimo giusto un po' meno menefreghisti, scenderemmo in piazza a manifestare contro una classe politica completamente staccata dalla realtà del paese, che muove fili nell'ombra con poteri che non gli competono.

Che poi, dicono che l'elettore di Sinistra sia esigente e banderuola, pronto a colpire a tradimento al minimo cenno sbagliato dei propri eletti. Pure per calzini abbinati male al maglione, dicono. A me sembra invece che la Sinistra italiana semplicemente non esista, e per questo non può far altro che deludere il proprio elettorato instancabilmente.

Che poi, come dice mio padre, l'Italia non è un popolo di Sinistra ed è troppo pigro per fare rivoluzioni. Aspetta piuttosto che altri vengano a togliergli le castagne dal fuoco, e se non succede pazienza.

Dovevamo fare tante cose in questo fine settimana, ma poi per eventi che non dipendevano da noi abbiamo fatto tutt'altro, compreso piantare un peperoncino Naga Morich sperando che ci regali frutti da maneggiare coi guanti.

 

Che poi alla fine, la domenica passa in un lampo.

 

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16 aprile 2013 2 16 /04 /aprile /2013 16:41

vintage_hamster_iv_by_cassiescrue-d4n9hyc.jpgIn alcune meravigliose religioni new age, spesso si associa la vita e la guida spirituale di una persona ad un animale, in genere mai un formichiere o un facocero chissà perché, che ne simboleggi la strada ed il destino. C'è chi ha animali nobili, come l'aquila o il leone. Chi animali scaltri come la volpe o forti come un elefante. C'è anche chi ha animali belli da vedere, come il gatto o la gazzella.

Io, a parte l'assurdità del caso, come animale guida devo avere un criceto.

Avete presente? Quegli animalini grigi e pelosetti, con la panza in bellavista, l'occhio ansioso e l'ossessione per le ruote?

Ecco, quella sono io.

Ultimamente mi sento sulla ruota come un criceto russo.
Corro, corro ma senza mai dimagrire nemmeno di un etto, vacca boia.

Ho l'ossessione di fare tutto, di finire, completare, migliorare, ma la realtà è che per quanto possa correre le scartoffie mi sommergeranno sempre.
Fino a soffocarmi in un bel giorno di aprile, probabilmente.

E sono pure allergica alla polvere, eh, che come ben sapete tra le pile di carte ci sguazza una meraviglia.


Lo so: sono fortunata.
Ho un lavoro chei piace, mille beghe ma anche soddisfazioni ed il piacere di aiutare gli altri quando se ne presenta la possibilità. Tutto sommato, c'è chi sta peggio.

È che sono ansiosa e prima della classe, l'Amoremio me lo rinfaccia giustamente con una doverosa frequenza. Salvo poi essere ben peggio di me, eh.

Forse devo solo riuscire a scendere dalla ruota, a non sentire  peso delle cose da fare, ad arrivare fino a dove posso e poi mettere un punto.

Sì, certo. Come se fosse semplice, come se fosse nel mio carattere.

Ma soprattutto, dicono che l'ansia fa dimagrire.

 

Cazzate.

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9 aprile 2013 2 09 /04 /aprile /2013 08:28

images-copia-1.jpgUna mia cara amica me l'aveva detto: non guardalo, ti farà star male da cani.

Ma non è bello? Ho chiesto io con candore.

Molto, sì. Ma tu non guardarlo, che sennò mi finisci in depressione.

Ovviamente non l'ho ascoltata, ed ho scoperto così troppo tardi che aveva pienamente ragione.

 

Ma io sono coriacea e così sono andata dritta per la mia strada d ho costretto alla visione di “Amour” anche l'Amoremio. C'è da dire che tra le mie molte fortune c'è anche quella di non avere un compagno rompiballe in tema di cinema, anzi. Considerando che ha adorato “The tree of life”, con lui proponendo un mappazzone vado sempre sul sicuro.
“Amour” però ci ha spiazzato.

 

Tredicesima opera del regista austriaco Michel Haneke, “Amour” è il vincitore della Palma d'oro al 65° Fetival del cinema di Cannes. Racconta la storia di Georges (Jean Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva), due ottantenni ex maestri di musica che si incamminano verso una vecchiaia serena, nonostante qualche reciproca ruvidità, quando una prima paralisi e poi una seconda tolgono mobilità e fin quasi la parola alla donna. Inizia così una specie di calvario che lo spettatore sa già come finirà e che Haneke racconta con uno sguardo da studioso dei sentimenti, che lascia poco spazio all'immaginazione e soffoca lo spettatore con una angoscia che rimane anche dopo la visione del film. Bellissima la fotografia, che alterna sprazzi inaspettati di colore in ambienti grigi che sembrano non avere più nulla da dire.

Il regista racconta senza compiacimento i momenti di svolta narrativa come le prove più strazianti che la coppia subisce, fino all'inevitabile epilogo. I protagonisti, magistrali ed intensi, scioccano il pubblico per la loro nudità interiore, lasciando un senso di impotenza nello spettatore.

 

L'ho detto che mi ha sconvolto, vero?

 

Alla fine del film io e l'Amoremio siamo rimasti in silenzio. Io, personalmente, mi sentivo senza nulla di intelligente da dire, svuotata del senso della routine quotidana.

Non mi lasciare mai, tantomeno così.” mi ha detto lui.

Nemmeno tu” ho risposto io di rimando.

E sono andata a fare una tisana al finocchio, ché mi pareva adatta.

 

Amour” è, appunto, un film sull'amore. Non un film sull'eutanasia, sulla vecchiaia, sull'egoismo dei figli. E' un film sull'amore totale, asfissiante, senza negoziazioni e sensi di colpa.

Un amore che lotta contro il disfacimento del corpo umano, contro la mancanza di dignità della malattia, contro il tempo stesso che passa inesorabile.

 

Guardatelo, è bellissimo.

Ma poi dietro guardetevi un film idiota (noi abbiamo visto questo), che vi faccia ridere e vi riporti al cinismo ed all'ironia che sono indispensabili per vivere sereni.

 

Altrimenti non se ne esce, eh...

 

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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