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5 gennaio 2016 2 05 /01 /gennaio /2016 08:00

Io ho sempre avuto un pessimo carattere, di quelli con il collegamento bocca-cervello davvero troppo corto ed una lingua che non ha esitato nel corso degli anni a mettermi ripetutamente nei guai. Anche grossi, eh. 

Ma la maternità mi ha migliorato. Sì. Giuro. E' vero. Mi ha addolcito. Sì, sì. Oppure è che ho talmente tante cose da fare che parlare con gli idioti penzola al numero 421 della mia lista di cose da fare e quindi mi tocca soprassedere.

Ero in farmacia a fare la mia solita scorta paranoica di medicine estemporanee per Emma (no, niente psicofarmaci, tranquilli: solo Tachipirina e Nurofen da tenere in casa che, si sa, i bambini si ammalano sempre la domenica, signora mia!) e stavo aspettando il conto, quando accanto a me compare una mia conoscente in evidente stato di gravidanza in attesa di pagare il ticket. 
Ora, potrei dire tante cose su questo soggetto, ma mi limiterò a dire che l'ho bloccata su facebook e sul resto taccio.
Ad alta voce e con la grazia che l'ha sempre contraddistinta sin dalla più tenera infanzia, si lamenta delle tasse da pagare e svocia a tutta bocca: "Mah... sai che faccio? Ora vado in Marocco e torno qua col gommone, così oltre a non pagare mi danno pure i soldi."

Ora, a me è salito un acido che nemmeno uno tsunami di Gaviscon avrebbe potuto arginare. Non solo per la cosa in sé, ma per tutto il contesto. Avrei voluto rispondergli in maniera colorita e degna, e nella mia testa si sono fatte strada diverse possibilità:

1) Opzione piccolo borghese. Vorrei spiegarti con calma il perché quello che vai affermando con tale sicumera è una castroneria senza pari, viste le attuali condizioni socio-economiche mondiali. Fermo restando il fatto che il concorrere alla spesa pubblica secondo le proprie posibilità è più che giusto.

2 ) Opzione socio-politica. Vorrei farti capire, qualora fosse possibile, che la situazione mondiale attuale prescinde dal tuo piccolo orticello di tre metri quadrati. Ci sono persone disperate, in fuga dalla guerra, che hanno perso tutto. Ma anche persone che vengono semplicemente a cercare un futuro migliore, perché nel paese dove vivono non hanno prospettive. I marocchini, come li chiami tu in senso dispregiativo, nel 99% dei casi starebbero a casa loro, se potessero. Credimi, tesoro bello de'zia, l'Italia non è un parco giochi, nemmeno per loro. 

3) Opzione Sgarbi. Capra!! Capra!!! 

4) Opzione Montessoriana. Che caspiterina opperdincibacco pensi di insegnare a tuo figlio? Ma sotto la messa in piega che c'hai, un esercito di mucche al pascolo che guardano il treno? Un neurone solo che a forza di sbattere sulle pareti della scatola cranica come una maracas si è rincittullito?

5) Opzione bullismo delle medie. Tu sul gommone non ci puoi andare: lo fai ribaltare.

6) Opzione arcobaleno. Ma certo che c'è gente che si preoccupa tanto delle famiglie con genitori dello stesso sesso e delle adozioni agli omosessuali, quando gli idioti non li controlla nessuno invece. 

Tutte queste opzioni facevano allegramente a gomitate nel mio cervello, mentre l'acido mi saliva in gola alimentando la mia ernia iatale. Il fatto che questo personaggio fosse anche incinta ha solo aumentato il mio senso di nausea: è così che nascono? Cioè, Salvini è nato così? 
Poi, invece, sono stata zitta.
Zitta perché non volevo metter su teatrini né sterili polemiche, ché come dice mio padre far nascere arance nel deserto non si può. Zitta perché erano le sette e da undici ore non vedevo mia figlia ed i suoi giganti occhi nocciola, quindi tu essere inutile rimani nella tua ignoranza. 

Io vado oltre (ma con un po' di reflusso però...)
 

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30 dicembre 2015 3 30 /12 /dicembre /2015 15:00

Un nuovo anno sta per finire.
Eppure sembra ieri che il 2015 è iniziato, se mi giro un attimo gennaio è stato così da poco, con il primo compleanno di Emma ed i festeggiamenti annessi e connessi. Era lì che gattonava e si alzava in piedi a fatica e... oplà, eccola ora che deambula abbastanza autonomamente, tanto da decidere che oggi è proprio il giorno giusto per saltare nelle pozzanghere di fango. 

Il 2015 sta per finire, e grazie al cielo. Non è stato un anno facile, di quelli che scivolano via senza lasciare ricordi rilevanti dietro le proprie spalle.

All'onor del vero non è stato nemmeno un anno orrendo, questo no. Preferisco definirlo anno di transizione, in cui sono cambiate molte cose dentro di me e anche fuori. 
Persone che facevano parte della mia stretta quotidianità sono state inghiottite dal nulla, terremoti e tsunami hanno cambiato la faccia e la geografia delle mie giornate. 

L'ansia, amica di mille avventure, è tornata a battere forte alla mia porta ricordandomi che da certe predisposizioni d'animo e mani si può fuggire per un periodo, ma non per sempre. L'ansia è una bestia che non ha granché da fare, sa aspettare e tornare quando credevi che no, non mi sarebbe successo mai più.

E' stato un anno di corsa, troppo di corsa. Un anno fatto di cose da fare, troppe cose affastellate una sull'altra alla spasmodica ricerca di un posto al sole.

Ma io sono ancora qui, mica mi arrendo. 
E al 2016 chiederò un bel po' di cortesie, sia chiaro. Niente di eclatante, niente vincite al Superenalotto o tesori trovati nel materasso della nonnna, però vorrei:

- Che il 2016 fosse un anno di persone e non di cose da fare, con più tempo per la famiglia e gli amici e con meno panni da stendere e lavatrici da fare.

- Che la gente impari un po' più a farsi gli affari suoi e meno i miei. Lo so, è utopia, ma io ci provo lo stesso. Chiedere è lecito, ripondere è cortesia, vero caro 2016?

- Salvini lavavetri sfruttato e migrante per un giorno. 

- Che la gente capisca che 99,9 volte su 100 ho ragione io. Cacchio.

- Un'ora al giorno in più, solo per me. Una venticinquesima ora. SOLO PER ME.

Dite che basta? Che altro volete aggiungere?

 

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21 dicembre 2015 1 21 /12 /dicembre /2015 18:00

Sto fuori casa per 12 ore al giorno quando va male, 11 quando va molto bene.
Parto la mattina alle 7:30, porto mia figlia all'asilo ed inizia la mia giornata lavorativa.
In pausa pranzo in genere mi ci deve uscire alternativamente: la palestra, la spesa, i pantaloni da portare ad accorciare dalla sarta, un pranzo con un'amica che non vedo da tanto, il calzolaio, il pagamento delle bollette, le unghie da ritoccare (sono un essere umano anche io) ed altre 1000 mila incombenze burocratiche ed organizzative che tutti hanno in casa.

Torno a casa se va bene alle sette, passo a  caricare la gnocca a casa dei miei genitori che se la sono andati a riprendere a scuola. Mi salta incontro, felice come se avesse visto la Madonna di Medjugorje.
E c'è da capirla povera bambina, amore di mamma sua.
Non ha nemmeno due anni e ha già le incombenze che spettano a persone molto più grandi di lei, con il tempo scandito dagli impegni e da una vita che non può appartenerle.
Torno a casa e c'è la cena da preparare, i panni da stendere, le lavatrici da fare, le stanze da riordinare, la spesa da sistemare.
Spesso mando tutto a quel paese e mi butto a giocare con le costruzione sul tappeto insieme alla gnocca, e vaffanculo alla casa ordinata (ce non ho). A volte vince il senso di colpa e mi tocca cercare di rendere vivibile una casa che mi chiede aiuto in ginocchio sui ceci.

Alla fine, la giornata finisce, perché prima o poi finisce. 
Anche perché la gnocca alle nove collassa e pretende silenzio per dormire. Quindi finalmente, sempre che non mi addormenti a mia figlia, ho un po' di tempo per me e per l'Amoremio.

Mi rendo conto che sono fortunata: ho lavoro, un compagno una bellissima bimba di due anni, la fortuna di avere i miei genitori vicino che mi aiutano.

Nonostante questo,  la mia vita è molto frenetica come quello di un criceto sulla ruota, sempre sul filo del minuto, e spesso qualcosa rimane fuori. Che sia di telefonare ad una vecchia amica o lo studio che mi guarda oberato di roba da riordinare e da buttare, di cose da fare e di persone da incontrare ne ho sempre a pacchi.
Dove la mettiamo poi l'ansia e la smania di controllo?

Le mie giornate, anzi le mie settimane, passano così.
Di corsa,
Emma fra un po' fa due anni e mi sembra ieri che è nata.

Corro, è la mia vita. 
Qualcosa rimane fuori, sì, ma nei miei pensieri e nella mia mente gli amici e le persone a cui voglio bene esistono sempre. Non riesco a sentirle come vorrrei, a vederle come il mio cuore anelerebbe. Ma, mi dico, le vere amicizie capiranno, questo periodo passerà e sarà un giorno un filo regolare.

Capiranno?
Se sono amici sì, sennò pazienza. Non mi sento abbastanza carica mentalmente per avere sensi di colpa che non riguardino quella creatura di novanta centimetri che aspetta le mie attenzioni al ritorno a casa dal lavoro.

Io sopravviverò e loro pure. 

Credo.

 

 

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14 dicembre 2015 1 14 /12 /dicembre /2015 19:00

Il mio professore di italiano alle scuole medie era quello che sottovoce definivano un uomo particolare. Burbero e dall'aspetto un poco grigio, sembrava uscito direttamente dal libro Cuore senza passare per il via.
Era considerato un uomo particolare dagli altri insegnanti perché non solo non si era mai sposato e viveva solo, ma era stato un attivista del partito radicale negli anni in cui aveva avuto una importanza cruciale per quel quattro diritti civili che l'Italia tuttora si ritrova. 
Credeva nell'informatica e mosse mari e monti pur di far avere alla nostra scuola di provincia  un laboratorio con dei computer che i ragazzi potessero imparare ad usare. Lì imparai ad usare Lotus 123 e Wordstar, i nonni di Office in pratica, ma non solo.
Aveva lottato per le leggi sul divorzio e sull'aborto e credeva nella laicità dello stato, concetto iconoclasta oggi, figurarsi alla fine degli anni '80. Parlava di politica e di attualità in classe, senza preconcetti. A volte risultava noioso a noi studenti impantanati negli ormoni, a volte invece no, ma riusciva sempre a scatenare una discussione in classe ed a casa.
Per la gioia di mio padre, che si ritrovava a spiegarmi le dinamiche del pentapartito che fu, o a guardare con me la caduta del muro di Berlino ed a rispondere alle mille milioni di domande che mi saltavano in testa, sbuffando a volte, certo. Ma più spesso orgoglioso di questa figlia che cercava di vedere con lui il telegiornale e di capire cose che spesso sembrano incomprensibili. Perché così? Perchè questo? E questo? Ma non è giusto!

Penso spesso a lui, ultimamente,
A lui che si spendeva per i suoi alunni cercando di prepararli al mondo, che nel suo strano modo burbero e un po' severo ci voleva bene e ci capiva. Che cercava di aprire orizzonti troppo ciusi dall'età e dalla collocazione geografica in una omologazione imposta che mi sarebbe stata ben presto troppo stretta.

Seminava germogli, spargeva idee. Alcune, molte, cadevano nel vuoto. Altre, abbastanza direi, crescevano e prendevano vita nuova, strade diverse.  

Parlava tranquillamente di sé e del suo ateismo, rivangava le vecchie battaglie politiche e ce ne spiegava l'importanza. Ci fece imparare a memoria la costituzione, ce ne spiegò la storia e l'importanza di ogni singolo articolo. Non faceva proseliti, non cercava approvazione. Oggi, nel paese delle paure e del finto politicaly correct, lo brucerebbero al fuoco del gender e del "ai ragazzi dobbiamo dire che è tutto a posto".

Alla figlia del mio compagno che ha 11 anni dopo i fatti di Parigi gli insegnanti hanno dettto... vediamo... ah, nulla. Si è fatta scuola come se nulla fosse, con la pace del paese del nonno di Heidi. Nulla, non una parola. Anzi, tutti attenti a non parlare, perché poi chissà che dicono i genitori.

Ma è questo il ruolo della scuola? Oppure aveva ragione il mio professore?
La scuola non dovrebbe creare i cittadini di domani?

Forse, e dico forse, si stava meglio quando si stava peggio.

 

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10 dicembre 2015 4 10 /12 /dicembre /2015 14:00

La maternità ti cambia, l’ho già detto.
Cambia tutto, non solo la quotidianità o il rapporto con gli altri.
Cambia te, le tue abitudini, il tuo corpo.
Il tuo corpo che era tuo, e che all'improvviso ti ritrovi deformato dal passaggio dell'essere umano più importante della tua vita e che non sai più riconoscere allo specchio.

Magari per Michelle Hunziker non sarà così e anche per tante altre donne fortunate, ma io allo specchio non mi guardo più e quando capita mi dico "No, non posso essere io".
Distolgo lo sguardo, è più forte di me. Quella allo specchio non sono io, non sono quella che vedo riflessa. Non posso essere io.
Mi guardo, o almeno ci provo, e mi viene automatico distogliere lo sguardo. 
Il mio corpo, la mia faccia, il mio vestito esteriore: non sono più io. 

Mi dico che tornerà tutto come prima,o quasi, che il tempo e la ripresa della solita frenetica vita aggiusterà tutto; ma non è solo questione di pancia indistruttible o di tette cadenti, e nemmeno di cellulite o chiappe che si arrendono alla forza di gravità.

Sia chiaro un concetto: non è che prima della gravidanza facessi a gara di gnoccaggine con Bianca Balti, né che avessi la tartaruga nella giusta posizione sulla pancia. Anzi, paradossalmente mi entrano cose che prima avevo accantonato.

E' una questione di sensazioni, di pelle.

E' il viso, ad esempio: sono io, quella? Guardo le foto del prima e no, non sno più quella. sono diversa, cambiata, deformata. 
Dove sono finita?
Forse nel buco che porta alla tana del Bianconiglio?
Ehi, c'è nessuno lì?
Vedo le foto di ggi è mi dico che 'sta cosa grigia non posso certo essere io.

Non che io rimpianga nulla, ci mancherebbe. La vedo dormire, ridere, crescere, saltare e comunicare in un vocabolario tutto suo e tutto il mio mondo all'improvviso ha un senso ed è perfetto.

Mi chiedo solo dove sono finita io.

 

 

 

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4 dicembre 2015 5 04 /12 /dicembre /2015 17:00

Stamattina i quotidiani riportano la morte della madre di Eluana Englaro, consumata da una lunga malattia. La vicenda di Eluana è nota a tutti, così famosa da aver generato movimenti nell'opinione pubblica, spettacoli teatrali e persino una graphic novel ispirata alla sua agonia e per questo non ne parlerò oltre, ma questo lutto seppur nella sua tipicità (una donna di 78 anni, una lunga malattia) mi ha invaso la testa di domande. 
Vorrei un interlocutore sensato, un uomo di fede saggio che risponda alle mie domande e con cui poter sedare l'inquietudine che la bambina che andava al catechismo porta dentro di sé. Non dico che vorrei la voce di Dio in persona, ma mi basterebbe Biff.

- No, ma dimmi Biff, fammi capire perché questa povera donna s'è dovuta consumare nel dolore per 17 anni? 
- Eh, tu donna partorirai nel dolore!
- No, dai, sìì  serio. A 'sta famiglia i media hanno fatto di tutto. 
- Se la sono anche cercata, predicando l'omicidio.
- Ma che omicidio, dai Biff! Non mi fare il cattolico bigotto. Ce l'avessi tu una figlia ridotta ad oggetto di arredamento manco fosse un Thun come la prenderesti?
- E' egoismo.
- Se permetti Biff, l'egoismo è un'altra storia eh...
- Phoebe carissima, è la volontà divina. L'uomo non può arrogarsi il diritto di decidere sulla vita e la morte. Solo Dio.
- Ma la volontà divina de chè? Se l'uomo non avesse inventato le macchine che la tenevano in vita ed alimentavano Eluana col cavolo che si sarebbe generato questo stillicidio infame.
- La scienza chi vuoi che l'abbia creata? Dio, no?
- Ma come, non eravate contro la scienza?
- Chi, io? Noi? No, ti sbagli.
- Scusa tanto, eh, ma allora l'inseminazione artificiale? 
- Quello è diverso.
- Diverso? 
- Sì, riguarda il sesso e quindi è terreno del diavolo.
- Ma dai. 
- Già.
- E le staminali?
- Che?
- Le sperimentazioni sulle cellule staminali, una tecnologia che potenzialmente può salvare molte vite?
- No, no. E' peccato. Non si può manipolare la vita. Solo Dio crea e distrugge.
- Fammi capire: i macchinari che tengono in vita una persona malata per anni e che è già celebralmente morta , sì. La tecnologia che può guarire, no?
- Ehm. 
- ...
- Oddio, m'ero scordato! Ho lasciato la pentola con l'acqua della pasta sul fuoco! mannaggia! O, grazie della conversazione, eh. Ci vediamo. Stammi bene. 

 

Ecco, quando una si riduce ai dialoghi immaginari comincia a diventare preoccupante.
Anche se state sereni, non sento ancora le voci.

Ancora.

 

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2 dicembre 2015 3 02 /12 /dicembre /2015 17:00

Tutte le donne in stato di gravidanza millantano ad amici e parenti, nonché al partner sempre la stessa cosa: L'essere mamma? Non mi cambierà mai! Io sarò sempre la stessa!!!
Falso, falsissimo. Falso come la foto di Salvini che legge un libro.

Falsissimo. 

L'ingresso nella propria vita di quell'esserino urlante modificherà (per sempre) tutto ciò che è stato prima, arrendetevi all'evidenza.

Come?

1 - Dopo aver lavorato 8 ore ed essere stata fuori casa più di dieci, l'idea dell'aperitivo con le amiche non è poi così allettante come lo era prima e vi smuove la coscienza in maniera insopportabile, visto che la vostra prole certamente vi aspetta a casa con gli occhi umidi di pianto che manco Remì ai bei tempi (non è vero, e lo sapete).

2 - La crema idratante dopo la doccia. Cosa? Cosa? Ne riparliamo quando va alle medie, se siete fortunate. Pensate che non si possa vivere senza? Sbagliate! Io mi sento molto contenta quando riesco a lavarmi i denti due volte al giorno. Prima non uscivi mai struccata nemmeno sotto la minaccia di uno tsunami, dopo ti senti sempre come se avessi l'aspetto di una scappata di casa.

3 - I saldi di fine stagione prima volevano dire essenzialmente SCARPE, SCARPE EVERYWHERE; dopo GIUBBINI DI UNA TAGLIA PIU' GRANDE per il prossimo inverno, ché così risparmiamo. 

4 - Passando davanti all'ingresso del multisala e leggendo i titoli in programmazione ne conoscete 1 su 10. Se va bene, ma molto bene, conoscete sì e no la metà degli attori rappresentati sulle locandine. In ogni caso avete quella simpatica sensazione di estraniamento dal mondo circostante .

5 - Le bustine di Mofy piacciono più a voi che al pargolo: non negatelo! Stesso discorso per le casette di Masha e l'Orso e il galeone della Playmobil. 

6 - La volta che vostra figlia dorme tutta la notte senza svegliarsi mai, la mattina siete rintronate come se vi foste sniffate due actifed, tre antistaminici per l'allergia e una tachipirina in una botta sola.  Se le notte diventano due consecutive, la seconda mattina riuscite persino ad arrivare presentabili in ufficio. La terza non riuscite a dormire, avete gli occhi sbarrati come un lemure e girate per casa molestando il vostro compagno e la vostra prole.

7 - Non siete più in grado di non infilare ovunque in una discussione la vostra creatura. Pure se state parlando di fusione a freddo, del tempo per il fine settimana o di una gara di rutti: non ne riuscite a fare a meno. La piccola bestiolina è infatti in grado di infilarsi nel vostro cervello e di manometterlo completamente. Stete attente! Per esempio, ieri sera Emma...

8 - A corollario del punto 8, l'impossibilità matematica di non ammorbare parenti, colleghi, conoscenti o semplici vecchietti in fila alla posta con le foto ed i filmati della vostra meravigliosa cucciola intenta nelle più svariate attività: mangiare, cantare, ballare certamente, ma anche bere, ruttare e persino fare la cacca. Lo farete, sì proprio voi che spergiurate che no, non accadrà mai.  Non è bellissima?

9 - La colonna sonora della vostra giornata non è composta dalle ultime hit del momento proposte dalla radio e nemmeno dall'ultimo album di Max Gazzè. No, la vera hit dell'autunno è La canzone dell'igiene personale di Masha e l'Orso, altroché. 

10 - State sempre male. Sempre. Durante la gravidanza mai un pensiero, un doloretto, un fastidio e così avete creduto di essere fatte apposta per la maternità. Poi è nata lei, una bomba batteriologica in miniatura, così potente che se solo il califfato ne venisse a conoscenza smetterebbe di costruire armi di distruzione di massa. Basta lei: etciù.

Detto ciò, essere madri è meraviglioso, veder cresciere i propri figli la cosa più bella che c'è. Ma non è una passeggiata di salute.

Altro da aggiungere?

 

 

 

 

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25 novembre 2015 3 25 /11 /novembre /2015 08:00

Sono sempre stata ansiosa, fin da piccola. 

Avevo cinque anni la prima volta che mi venne diagnosticato un simpatico dolore psicosomatico che non era spiegabile in nessun altro modo che questo: ansia. 
Andavo da mia madre e le chiedevo con aria indagatrice: "Ma tu sei felice? Sicura? Sicura, sicura, sicura?" 

Negli anni non sono migliorata, in fondo quando una ci nasce con la smania di fare, aiutare, gestire e soprattutto controllare tutto non si può far molto.
Ho imparato da me stessa che la mia ansia è come un volano e si alimenta della propria forza e frequenza. Se sono stanca, se mi sento sola o semplicemente triste, mi si accende il motore e parto, iniziando a curarmi di faccende che prima consideravo irrisorie o comunque secondarie. 
Tipo la mole impressionante di panni da lavare o stendere o piegare. Oppure le piante che non mi danno adeguata soddisfazione. E le tette? Le mie tette che cedono alla forza di gravità? Mia sorella che caspita combinerà? Ed i miei? I miei genitori avranno qualche pensiero che non mi dicono? E l'Amoremio? Perché fa quello sguardo strano? Mi nasconde qualcosa? 
Ma soprattutto, 'sta povera creatura della gnocca che si ritrova una madre come me... Sarò in grado?  

E allora corri, cerca di far tutto, con una mano stendi i panni, con l'altra giri le pagine di "La favola di mamma pipistrello" mentre rispondi con il controllo vocale ad un messaggio di una amica. Se poi c'è una crisi all'asilo della gnocca di cui sono rappresentante di classe nasce il caos, più o meno come quando riordino i giochi sparsi per casa e mi manca il pezzo giallo della torre dell'Ikea.
E l'Amoremio mi dice che faccio troppo, che voglio metter mano a tutto ed ha ragione.
Forse.
Ma posso farne a meno? O meglio, ci riesco?

Poi leggo un articolo sull'Internazionale che parla proprio di questo: fare meno. 
Fare meno.
Concedere a chi sta vicino di fare un passo verso di noi.
Fare meno: perdonarsi e accettare che il mondo vada a rotoli senza il nostro controllo. Ma anche no, forse. Che se non andasse a rotoli, sarebbe un bello smacco.

O una consolazione?

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23 novembre 2015 1 23 /11 /novembre /2015 08:00

Mia figlia ama il caffè.
Sì, gliel'ho fatto assaggiare, sono una brutta madre. O meglio, nei tempi in cui sedeva beata sgranocchiando croste di pane mentre noi pranzavamo, un giorno non sospetto la gnocca allungò la sua tenera zampetta verso una tazzina lasciata avventatamente incustodita sulla tavola dopo l'uso. 

Ora, è bene sapere che io prendo il caffè rigorosamente senza zucchero, quindi amaro. Amarissimo.

Per lei, nonostante questo, è stato amore. Un grande amore.

In qualunque posto si trovi, casa propria o di altri, bar o locale che voi vogliate, se vede passare una tazzina è subito storione: E' mio, mio mio, mio, mioooooooooooo! 
MIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Avete presente un passerotto arruffato? Un cagnolino abbandonato? Remi nel momento in cui gli muoiono i cani, la scimmietta e pure il Maestro Vitali? Ecco, la sua faccia è quella lì.
Infame.

Così, in preda alla libido, agguanta la tazzina ormai vuota con la delicatezza del velociraptor e cerca di dirarne fuori le poche, ultime e preziosissime gocce.
Tossica.

Per fortuna che l'Amoremio si è dato al decaffeinato ed io indirizzo la mania della gnocca verso di lui, povera vittima inconsapevole che viene assalita da una duenne in preda alla voracità.

Le scene mifgliori avvengono al bar, dove orde di mamme perfette ed inferocite osservano con estremo disprezzo mia figlia intenta a ripulire con certosina attenzione la tazzina del caffè del padre, arrivando a ripulirla con una tale dovizia e precisione da farla brillare manco fosse appena uscita dalla lavastoviglie.
Son cose.

Un giorno o l'altro chiamano i servizi sociali, me lo sento...

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20 novembre 2015 5 20 /11 /novembre /2015 18:30

Quando sabato mattina mi son svegliata con Emma addosso che rideva e l'Amoremio che sulla soglia mi diceva serio "Ci sono stati degli attentati a Parigi" non avevo ben capito cos'era accaduto davvero. In fondo ero andata a dormire presto, sfatta dalla combinazione micidiale raffreddore + ciclo, e non sapevo proprio nulla. L'ultimo mio ricordo televisivo della serata riguardava un orso, una tigre ed una partita a scacchi vinta dalla piccoletta bionda.

Sembra impossibile che sia passata meno di una settimana, eppure è così. La rilevanza della tragedia e la sovraesposizione mediatica hanno dilatato il tempo peggio del martelletto di Pakkun, lasciandoci attoniti.

Prima feroci ed incomprensibili all'animo umano attentati che scuotono la nostra civiltà.

Poi il delirio.
Chiunque in televisione a gridare l'odio verso chiunque (e non solo verso i diretti interessati). Ragazzine aggredite perché indossano lo chador, finto cattolici che predicano l'interventismo e contestano Papa Francesco,e i musulmani che sono tutti terroristi bastardi, e la Fallaci che l'aveva detto (cazzo, meglio di Nostradamus... ah Oriana, ma quattro numeri al lotto non me li dai in sogno che t'ho amato tanto?), tutti i topi mediatici che escono dai buchi festeggiando l'avvenimento manco fosse Natale. 
E poi, buontemponi che procurano allarmi ingiustificati su e giù per lo stivale, pacchi bomba che invece son borse della palestra dimenticate in metro, prese di posizione assurde, la paura che viaggia nell'etere cavalcata dai leoni da tastiera che altro non aspettavano che 15 minuti di celebrità.

E i morti?
E il capire di chi sono le colpe?
E le soluzioni?

C'è rimasto qualcuno a cui interessa capire? Capire davvero, non con la retorica di Catena UmanaSolo Italiani o altre pagine di FB che campano sugli solti che rilanciano le loro bufale, Non con il finto buonismo di chi oggi vorrebbe alzare barriere fatte di crocifissi e chiudersi dentro casa manco fossero arrivati gli zombie.

Capire il dove e il come, il perché e il come cazzo è potuto succedere, per impedire che non accada mai più.

Quello che è accaduto a Parigi è una tragedia, ancor più forte perché occorsa sotto casa, nella mite e civile Europa. In Francia, più volte portata ad esempio di integrazione culturale, ma che con le sue banlieue esempio di integrazione culturale certo non è.

Ma quello che la rende ancor più tragica è il feudalesimo con cui i media italiani stanno trattando l'accaduto, il banchetto nunziale messo su dalle varie emittenti (gli speciali di Canale5 fatti dalla D'Urso, parliamone) con una prontezza ed una lucidità che fa invidia ai vari coccodrilli precompilati delle celebrità. 

Sopravvivere ed informarsi si può?

Io dico di sì e vi suggerisco di mia sponte due testate on line gratis (almeno in parte la prima, del tutto la seconda):
- L'internazionale
- The Post Internazionale

E un consiglio disinteressato e spassionato, non mi pagano e non lavoro per nessuno dei due.

Purtroppo...

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Tutto quello che c'è nella mia testa...vita, amore, arte, libri, immaginazione, musica. Il tutto naturalmente immerso nella confusione più totale. Poco? Qualche volta, pure troppo!!!

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