Da bambina, quando non riuscivo a dormire o per qualche strana ragione avevo
voglia di alienarmi, mi mettevo a letto su di un fianco, le mani sotto la guancia come una protagonista di un cartone animato e mi mettevo a sognare.
Sì, decidevo io cosa sognare. Cioè, molto più semplicemente iniziavo a raccontarmi una storia, una qualsiasi. A volte di fantasia, a volte rivivendo un film o un telefilm che mi davano sicurezza,
immedesimandomi nella protagonista o in un personaggio che amavo e riadattando la storia al mio gusto personale.
Sapete le volte in cui sono stata Laura Ingalls nella mia testa? E le volte in cui strappavo i capelli alla sorella maggiore? Prima che diventasse cieca of course, occorre sempre
mantenere un certo distacco.
Oppure Candy Candy. Chi non ha sognato di essere lei che flirta con Terence?
E mentre sognavo, o immaginavo come preferite, le cose che non mi piacevano della mia vita scomparivano pr un attimo, portate via dalle mie nuove mille avventure, dall'immedesimazione in un altro personaggio e in un altro mondo.
Non capite male, non ho avuto una infanzia infelice, tutt'altro.
Sono sempre stata solo molto sensibile, specie agli attacchi esterni, alla cattiveria dei bambini a cui mostravo spallucce, alle cose che non potevo cambiare nonostante il mio massimo
impegno.
La fantasia era ed è il mio rifugio solitario, il mio piccolo mondo antico.
Avrei voluto avere una bacchetta magica sempre a disposizione, che interrompesse il tempo e che mi catapultasse via, in un altro mondo. In un'altra vita.
Non è lo stesso che leggere un libro, no.
E' entrare in un mondo mio.
Nuovo.
Tabula rasa, si ricomincia da oggi.
Lo vorrei ancora?
Non lo so, a volte sì.
Forse vorrei solo avere più tempo per rifugiarmi lì, in quell'angolino fatto di storie perfette che finiscono sempre bene, ma non funziona più bene come quando ero piccola.
E questo mi spiace molto, mi lascia addosso una certa malinconia.
Ritroverò il mio giardino segreto?