Insomma
ieri c’ero anch’io.
Non a casa mia, ma in trasferta. Ma c’ero anch’io.
E se è vero che c’ho pensato parecchio prima di partecipare, è anche vero che non me ne sono affatto pentita e da brava corruttrice di menti minorenni e non mi sono fatta anche accompagnare
degnamente. Ma è tipico della donne riflettere bene prima di far qualcosa, mettere tutti i “però” e “ma” al posto giusto. Centrare la propria opinione.
E alla fine andare lo stesso, perché del buono c’è e anche del giusto.
Sì, c’ero anch’io.
Anche se io sono sempre reticente a partecipare a queste cose, le trovo spesso retoriche.
Ma c’è male nella retorica, giunti a questo punto? E’ il male più grande?
Sì, c’ero anch’io.
Anche se penso che donne debbano lottare ed unirsi tutti i giorni, senza guardarsi in cagnesco e scannarsi per un nonnulla. Anche se penso che, oltre al governo Berlusconi, ci siano altri mille e
mille motivi per far sentire la nostra voce.
Sì, c’ero anch’io.
Perché francamente il mio sdegno ha superato livelli di guardia.
Perché un mio ipotetico figlio non può nascere e vivere in questo mondo schifoso, dove la lacca per capelli conta più delle sinapsi. Voglio che abbia rispetto delle istituzioni e della legalità,
che studi educazione civica con la certezza che la legge è legge.
Sì, c’ero anch’io.
Perché gridare BASTA potrà non servire, ma serve a me.
Serve a darmi la forza di andare avanti e di lottare. Serve per farmi credere ancora che essere diversi non si deve, ma si può.
Sì, c’ero anch’io.
Perché un governo che mette al mondo una sola legge in 44 giorni (e lo ripeto, in
quarantraquattro giorni) in un momento di crisi che avrebbe bisogno di una mano forte e di una guida sicura mi atterrisce più della minaccia nucleare in Sud Corea.
Sì, c’ero anch’io.
Perché aiutare una bambina seienne a leggere “Berlusconi è un porco, io no!” scritto da un ottantenne con la mano tremolante non ha prezzo.
Sì, c’ero anch’io.
Perché in fondo, sono radical
chic.
E anche parecchio, cribbio…