Se è vero che l’Umbria, cuore verde d’Italia, è una piccola regione lontana dal mare e immersa nella
natura, il comprensorio perugino è ancora più piccolo, capace di contare sì e no la popolazione di un quartiere di Roma.
Insomma, noi umbri perugini siamo pochi.
Che poi l’umbro in genere per definizione si sa, tranne eccezioni che sono proprio
mosche bianche, è tradizionalmente chiuso e schivo, intento alla coltivazione del suo giardinetto privato ed a rimirare l’erba del vicino, ché guarda un po’ è sempre più verde.
Sempre che non viva sulle sponde del Trasimeno. In quel caso è un pazzo furioso.
Magari proprio per queste caratteristiche e per la tendenza a rimanere nel proprio
bel guscio caldo, di perugini DOC famosi nel tempo e nella storia o che bazzicano lo show business
non è che ce ne siano tanti, se si esclude per il vino e per il
piacere della forchetta.
Tuttavia, tutto questo sta cambiando.
E all’improvviso oserei dire.
Verrete invasi, abbiate paura da subito.
Ciociari? Milanesi? Napoletani?
Occhio a voi, arriva la provincia dimenticata!
Sembra che in TV non si senta altro che parlare il nostro dialetto.
Il ché non è poi così bello e gratificante.
E siccome è logico che, più o meno, di vista o di nome, ci si conosca tutti nel bene e nel male, ma soprattutto
nel male, e che il pettegolezzo sia lo sport nazionale in un contesto così ampio da paese allargato, vedere i propri concittadini in Tv fa sensazione.
Più del caso Narducci, che qui, detto tra noi, tra scambi di cadaveri e sette sataniche assetate di sangue, ci ha un po’ stufato.
Prima di tutto, come non ricordare l’ex bambino rapito che intenerì ormai ben 15 anni fa tutta Italia con la sua
vicenda, ora rapito dalle telecamere del GF6?
Che è pur sempre uno spettacolo trash e assolutamente privo di sostanza, lo ammetto. Pure noioso spesso e volentieri. Io mica lo guardo, eh! E nemmeno lo seguo, ma ci mancherebbe.
Però quando Augusto De Megni, figlio della Perugia bene decaduta e un po’ snob, snocciola giù tutta
una serie di frasi col donca (tipico modo di dire per indicare un modo di parlare con inflessioni dialettale perugino non proprio delicato), tipo “M’sé spento ’l foco”, non posso
fare a meno di rotolarmi dalle risate.
Stessa cosa vale per una piccola promessa di un piccolo show defilippesco: Nicola Gargaglia, anima proletaria della nostra cittadina. Figlio di un simpatico parcheggiatore coi baffi
dell’azienda comunale che ha tappezzato con le foto del figlio tutto ciò che in centro c’era di tappezzabile, eccolo lì alla corte della regina del trash per trovare il suo posto al sole.
Insomma, il ragazzino diciannovenne, grande come uno scricciolo, canta e canta pure benaccio, oltre ad avere un sorriso aperto e sincero come solo i bambini riescono ad avere.
Gli auguro davvero tutto il bene possibile, e cioè di non finire a fare il trenino a Buona Domenica, ma di trovare il suo spazio in qualsiasi altro
modo.
Lo so, non è che siano due esempi poi così alti e gratificanti.
Non letterati, non pittori, nemmeno giovani attori, né novelli Mozart. Ma questo il convento passa, per ora, poi speriamo venga
meglio.
Ma intanto è pur sempre un inizio, no?
Non vi basta?
Allora occhio a lei, presto la vedrete al cinema. E non solo col gommone di Kledi… E non
è detto che sia poi così male, tutt'altro. E siate buoni che è la miglior amica di mia sorella.
Chi l’ha detto che il trash è monopolio delle grandi città? Anche noi in provincia abbiamo diritto
alla nostra dose di reality, non trovate?
Oppure pensavate di salvarvi??
PS. Se volete cavalcare la moda del momento e imparare il perugino, passate qui a fare pratica (e anche due risate) e poi testate le vostre conoscenze. Quanti Baci Perugina avete vinto?