25 agosto 2010
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23:30

Nemmeno quello di Sky.
Nemmeno il sito de “Il Fatto quotidiano”.
Nemmeno il giornale al bar all’ora dell’aperitivo.
Nulla.
Black out mediatico.
Nulla.
Black out mediatico.
Quindi mi perdonerete se conosco poco o nulla del divorzio Fini/Berlusconi. Non ve ne avrete troppo a male con
me se non sono a conoscenza della debacle sul clan Tulliani e sono venuta a sapere della morte dell’ex Presidente della Repubblica solo da mia madre.
Lo so che non è giusto, lo so che non serve a niente.
E’ stata una scelta.
Disintossicante.
Distensiva.
Antirughe.
Ma ha funzionato fino a domenica.
Oggi già i benefici effetti del silenzio mediatico si sono esauriti.
E sono ricomparse le prime rughe.
Sia ben chiaro, non ce l’ho col Caimano.
Ce l’ho con chi lo vota e lo rivoterà, perché vuol essere come lui un uomo che si è fatto da
sé.
Ce l’ho con chi vota Lega, così occupato a guardarsi l’uccello da non capire che il diverso è lui.
Ce l’ho con noi italiani, che diamo siffatta immagine di noi all’estero, e ritrovarmi con un turista belga
seduto accanto alla sagra dell’agnello scottadito che mi prende in giro non è bello.
Mi fa rabbia l’opposizione o ciò che ne resta, brandelli di qualcosa che era o poteva essere.
E mi fa rabbia pesare che gli unici barlumi di verità e razionalità provengano da Famiglia Cristiana.
E mi fa rabbia pesare che gli unici barlumi di verità e razionalità provengano da Famiglia Cristiana.
E mi fa eco mio padre,che mi ricorda che “L’Italia non è un paese di sinistra, arrenditi. Se non ce l’ha
fatta Berlinguer che era un grande uomo, come puoi sperare in queste marionette?”
E in che cosa sperare? Nell’emigrazione? Nella Nuova Zelanda? O in una nuova coscienza morale e civile che
questo paese non ha o ha dimenticato friggendo i neuroni al ritmo ossessivo con cui dimenano le chiappe le veline?
Siamo davvero condannati?
Voglio tornare in vacanza. Subito…