
Guardare la partita con tutta la truppa, anche se il delizioso barbecue era nato per festeggiare l’Independence Day in onore della nostra meravigliosa bostoniana è
sempre un’esperienza da raccontare.
Un po’ perché i miei amici sono folli, un po’ perché la posta in gioco era alta: l’accesso finale della Coppa del Mondo.
Una partita preceduta da polemiche e offese gratuite all’Italia, nonché dal boicottaggio della pizza. E allora mangiate i crauti, và, che vi fan bene all’alito.
I nostri favolosi ospiti avevano approntato un bel maxischermo all'aperto con videoproiettore.
Mandato prima in tilt probabilmente dalla iattura acida e cattiva della vecchietta astiosa dirimpettaia del giardino in cui facevamo baldoria, e poi vessato da un audio ridicolmente basso.
Problema risolto sintonizzando la radio su frequenza non ben identificata e completamente folle ed acritica, autrice della telecronaca più accorata e sgangherata della storia.
La partita scorre liscia ed irritante nella sua inconcludenza asfissiante, tra cheeseburger, foto introspettive e bicchieri di vino.
L’Italia trascina i crucchi ai supplementari.
Colpisce pali, traverse.
Si rischiano infarti.
Lippi si agista.
Klismann impassibile, con l’espressione da Mac Giver.
Si mangia la torta al cocco.
E quando Grosso, su passaggio di Pirlo, al volo fa il miracolo esplode il mondo.
Non è possibile.
Quando tutti pensavano già alla triste lotteria dei rigori, Fabietto ci mette del suo proiettando l’Italia avanti fino a Berlino.
Proprio lui, ex giocatore del Perugia (come Materazzi e Gattuso, a dirla tutta…).
Son soddisfazioni.
Del Piero fa il bis, in onore di tutti i suoi fan.
E se io fossi stata in Prodi, avrei abbracciato la Merkel e forse buttata anche giù dalla tribuna per l'euforia. O magari baciata in bocca. Chi può dirlo.
E ora ci manca solo domenica.