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11 gennaio 2006 3 11 /01 /gennaio /2006 16:38

Ci sono cose che sfuggono all’umana comprensione: votare il Cavaliere, le pashmine in discoteca con 40 gradi sotto il condizionatore e le gonne-pantaloni con il cavallo al ginocchio.
Esistono fenomeni di indiscussa follia come la venerazione per le chiattone, il divorzio di due eminenze grigie nonché evidenti anime gemelle come Jessica Simpson e Nick Lachey, o la Paris che mangia hamburger.
Fenomeni che non si possono spiegare né capire, come il dilagare della Lecciso in televisione, la moda dei capelli cotonati stile "ho-la-cresta-ma-non-sono-una-gallina" (o magari sì) ed il fatto che Keanu Reeves sia gay.

Ma da sempre, dalla nascita dei sapiens e delle relazioni interpersonali tra di essi, il fenomeno più inspiegabile, più socialmente debilitante ed imbarazzante, generatore di incubi per il sesso maschile e di ansie e paranoie per quello femminile è solo uno.

Ma sì, gentile pubblico, proprio quel momento: l’inspiegabile e misterioso passaggio di due sapiens qualunque da frequentazione a coppia.

COPPIA.
Dall’io e te al noi.

Perchè, se è vero che non si può mettere un'etichetta addosso a tutto (per l'amore del cielo, sarebbe orribile, lungi da me farlo), è vero anche che co'sta storia c'è chi ci marcia.
Perchè stare nel limbo è una bella cosa, è una pseudo-libertà.

All’asilo era semplicissimo: bastava prendersi per mano ed il gioco era fatto. Potevi fare agevolmente anche le presentazioni ai genitori: "Mammima, quetto è il mio fidansato" e tutto filava liscio come l’olio. A meno che lui non cominciasse a prendersi troppe libertà. Tirandoti le trecce, ad esempio.

Alle elementari era facile: un bacio in bocca, senza nemmeno la lingua che è una cosa schifosissima, ed il gioco era fatto. Si stava insieme. Magari, dopo cinque minuti netti d’orologio, si stava insieme a qualcun altro. Però le regole erano inviolabili e sacre. Le regole erano regole.

Più avanti alle scuole medie, terra di interminabili pomiciate seduti sulle panchine del parco, quando se uno allungava la mano un po’ troppo e tu lo lasciavi fare, per tutta la scuola giravano voci incontrollate sulla tua moralità, la chiave di volta del tutto è la classi frase "Ti metti con me?"
E giù tutti a sparlare di quella che sono una settimana fa stava con un altro e così via.
Perché è vero che se il pensare è il piacere più grande concesso agli esseri umani, il pensar male è la sublimazione del godimento vero.

Superata l’età della scuola dell’obbligo, caduti schemi e regole autoimposte o determinate dalla società in cui ci ritroviamo a vivere, come si fa?

Quand’è che due che si frequentano diventano ufficialmente un noi?

Dopo un mese dalla prima uscita? No, il tempo non conta.
Dopo il primo bacio? No Sant’Iddio, no!
La prima notte di sesso? Via, non siamo ridicoli. Non siamo mica così antichi… O invece sì?

Si dice che noi donne abbiamo la caratteristica chimica di attaccarci a qualcuno dopo che ci abbiamo fatto sesso. Proprio una caratteristica scritta nel DNA, non dovuta alla singola persona.
Non lo so, non lo credo.
Mi è successo spesso, ma non sempre. Ma forse sarà che sono un po’ maschiaccio.
In linea teorica, però, credo ci voglia qualcosa di più del sesso per costruire un noi.
Ma cosa?
Non può essere l’amore, quello viene dopo un po’.
Ma all’inizio?

Quand’è che da usciamo il tutto si trasforma in stiamo insieme?

Magari basta la voglia di stare insieme, di conoscersi. E, certo, anche l’attrazione. Una cosa complicata, insomma. Difficile, perché la paura regna sovrana.
E' una questione da grandi menti, articolata ed incasinata.
Metafisica.
Complessa.
O no?
Magari è solo questione di volontà.

Io preferivo all’asilo… 

 

 

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