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11 settembre 2009 5 11 /09 /settembre /2009 12:21

Da piccola l’estate la passavamo sempre con mia nonna. Non che l’inverno fosse diverso, ma senza la routine scolastica eravamo “sue” dalla mattina alla sera, orario d’ufficio completo.

Ho tanti bei ricordi di quelle estati passate libere a giocare, io e mia sorella.

Me la portavo dietro, fardello urlante di sei anni più piccola di me, a rubar ciliegie con le amichette in bicicletta.
La posizionavo con le gambe a penzoloni sul cestino della Graziella rosa mentre rideva come una matta, contenta di venire con noi grandi, e via: si va all’avventura.
Un’avventura fatta di campi da attraversare, nemici da sconfiggere, fossi da saltare, prugne acerbe da rubare sui rami degli alberi arrampicati come le scimmie.
E poi i giovedì mattina al mercato, a guardare gli accessori di Barbie taroccati sulle bancarelle e a metter insieme gli spicci per comprarli. Una bustina di scarpe cinesi costava 3000 lire e se eri fortunata ci trovavi anche i sandali coi lacci che alla Barbie stavano solo se le spingevi un po’ il piede verso il basso a forza, però erano fighissime.

Senza adulti sul groppone a dirti cos’è giusto o sbagliato ci sentivamo già adulti e liberi.
Fino all’ora di pranzo, però, ora in cui mamme e nonne, in primis la mia, cacciavano la testa dalla finestra richiamando i pargoli al dovere. “E’ oraaaaaaaaaaaaaa!” E di corsa tutti a casa, ché tanto ormai è troppo caldo per giocare. Ci si rivede alle quattro e mezza sotto il melo in fondo alla via.
Mia nonna era una gran cuoca, le piaceva cucinare di tutto ma specialmente la carne.
Il ché è strano, se considerate che mia nonna non mangiava carne. No, non per convinzione, ma per il sapore: lei i conigli li sgozzava per farli mangiare agli altri ed il tirare il collo ai polli non era un problema. E’ che proprio non le piaceva il gusto. E questo suo rifiuto la rendeva originale  eun po' folle, cresciuta com'era nel povero mondo dell'agricoltura a mezzadria in cui mangiare era un obiettivo primario.
Però la cucinava, la carne, e lo spezzatino con le patate che faceva lei faceva impazzire sia me che mia sorella.

Ma d’estate…

L’estate, specie dopo Ferragosto, il non plus ultra erano le patate fritte. Non quelle delle buste, ma quelle del campo, appena tirate su dalla terra. E poi zucchine, supplì, salvia e  fiori di zucca fritti in un tripudio di olio bollente che oggi mi farebbe star male al pensiero della cellulite che avanza. Ma a nove anni che ne sai?
Sali le scale di corsa e l’odore ti arriva forte già al quarto gradino, e tirando per la mano tua sorella corri ancora più forte.
Entri in casa ed in automatico la nonna ti spedisce a lavarti le mani in bagno: “E lavale bene anche a tua sorella!
Linde e pinte usciamo dal bagno e la nonna mi risistema le trecce, mettendoci in mano una patatina per uno.
C’è la tv accesa e subito inizia la lotta. Mi arrampico sullo schermo e pigio 5 sulla pulsantiera: voglio vedere BIS e poi IL PRANZO E’ SERVITO. Adoro specialmente il primo, con Mike che sottolinea il girare delle caselle sempre con una battuta.
4 la sedia
8 gli occhiali del Papa
33 gli anni di Cristo
77 le gambe delle donne.
Ma lei no.
La mocciosa petulante che tutta la mattina mi sono portata a spasso inizia a urlare inferocita: “CALLAAAAAAAAAA’!!”.
Sì. Vuole vedere PRONTO RAFFAELLA. A tre anni. Perché? “BOOONDA. Sempre roosa!
Contar fagioli contenuti in una teca non mi ha mai affascinata, e in più la Carrà mi stava antipatica con quella sua voce sguaiata. Manco morta!
Da qui scaturiva una rissa con promesse di sberle e minacce sedata da mia nonna con classica diplomazia contadina: “Che abbiamo visto ieri? La Carrà? Ecco, allora oggi si guarda Mike!
Mia sorella metteva il muso, si accigliava e poi se ne dimenticava, mentre io cercavo (inutilmente) di risolvere il rebus e di fare le coppie con i regali giusti.
E poi Five!!!! Lo voglio anch'io, lo voglio! Quest'anno lo chiedo a Babbo Natale, speriamo me lo porti!

Sono passati tanti anni, mia nonna non c’è più.
Siamo cresciute, non litighiamo più per le Barbie e la tv. Viviamo entrambe le nostre vite e ci vogliamo bene, unite dall’amore per la donna che così tanto ha fatto per noi.
I bambini non escon più da soli in bicicletta per le paure dei genitori. Pedofilia, delinquenza, paura di chi non si conosce, sono tutti concetti che noni non avevamo. 
Il quartiere dove viveva mia nonna non è più campagna ma quartiere residenziale, il parchetto dove giocavamo ora è un parcheggio pieno di graffiti sui muri.
Mike è morto, Corrado anche e con loro un modo di fare televisione cortese e garbato, privo delle urla e delle volgarità della televisione attuale.

Quel mondo, davvero, non c’è più…

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