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27 maggio 2009 3 27 /05 /maggio /2009 16:38

Il mio corso di pilates è frequentato da persone molto eterogenee tra di loro.
Ci sono le signore con la cofana in testa e la messa in piega appena fatta che trovano nel pilates l’ultima frontiera per restringere il girovita (l’ha detto Donna Moderna, sarà vero!!!).
Ci puoi trovare inesperte del fitness, convinte a prima vista che questa fosse l’alternativa più soft al massacro della palestra e che, una volta resesi conto dell’atrocità della lezione han deciso comunque di restare.
Poi ci sono quelle incriccate come me, con la schiena dolorante, una gamba più corta, un piede fasullo oppure con altri difetti invisibili ad occhio nudo ma assai fastidiosi.

Infine lei, la nuova.

E’ comparsa da una settimana, coi primi caldi.
Nella sua tuta extralarge è agile come Natasha la contorsionista ucraina. Secca, ma secca, ma così secca da spingerti ad avvicinarla e chiederle se vuole una mela.
Noi ridiamo e scherziamo, soprattutto dei nostri limiti fisici che ci fanno sembrare impacciate. Lei ci guarda assente, gli occhi infossati e le unghie mangiucchiate, si contorce nelle figure del pilates mettendo in bella mostra la pelle che le si stacca dalle ossa. Troppo simile a quelle foto pro-ana che invado il web come un cancro, difficile da non guardare come un incidente sulla quattro corsie.
Non ci vuole un genio o un dottore per vedere la sua anoressia, basta guardarla e sentire il suo sguardo addosso, mentre passa in disamina la mia taglia 40/42. Mi rendo conto che deve sembrargli una mostruosità, eppure è frutto di un sacco di sforzi, cocca!
Coi primi caldi, che son diventati scampoli d’estate infuocata nel giro di due giorni di calendario, s’è sentita male. L’ho trovata sdraiata su una panca nello spogliatoio, tra sguardi indifferenti ed altri accusatori. “Ti sta bene” devono aver pensato.
Stava lì, ad occhi chiusi, sdraiata. Per un attimo m’è sembrato l’obitorio di CSI, io pronta a sezionare quel che resta di quelle ossa
Mi sono avvicinata e le ho chiesto: “Vuoi un po’ di acqua e zucchero? Te lo vado a prendere!”
Ha spalancato gli occhi all’improvviso con l’espressione stupita di una falena che ha scoperto quanto bruci mettere le zampe sul vetro della lampadina. Poi si è ricomposta e mi ha detto: “No, grazie. E’ solo mal di schiena. Ho la scoliosi, io.
Vabbè, mi son detta. Se ti fa piacere raccontartelo, fallo pure.
"Ok, se hai bisogno..."

Per tutta risposta si è alzata, ha preso la sua sacca e se ne è andata.
Mi son fatta la doccia e me ne sono andata con una strana sensazione di disagio, come se fossi io a sbagliare e lei l’ancella di una divinità leggiadra e flessuosa. So benissimo chi è la malata, è ovvio.
Sono sciocca lo so, ma son tornata a casa e mi sono messa davanti allo specchio a guardarmi la pancia.
Che, ovviamente, c’è e c’è eccome.
Sta lì, come un bel budino morbido, a ricordarmi le volte che ho esagerato con la Nutella.
Nel bel mentre della disamina è rientrato lui che, capendo al volo la situazione mi ha gridato dall’altra stanza: “Servirebbe a nulla dirti che sei bellissima?
“NO!” gli ho risposto subito col broncio.
Ok, allora vado a preparare la cena! Faccio le patate al forno. Tu salti, vero?” mi occhieggia dalla porta
Ma che sei matto????? C’ho una fame da lupo!”
Io che salto la cena??

Ma figurati...

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