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15 ottobre 2014 3 15 /10 /ottobre /2014 13:23

In questo autunno che sembra estate io l'Amoremio e sua figlia decidiamo di andare a pranzo in un noto esercizio commerciale perugino. Il posto propone cibi biologici e a km zero ed è uno dei pochi posti in cui una persona disadattata alimentarmente con me può mangiare quasi tutto quello che c'è sul menù.
Decidiamo di occupare un tavolo all'esterno, la giornata è bella e calda in modo straordinario per il mese di ottobre a Perugia. Che, notoriamente, non ha proprio il clima della Florida.
C'è gente, non tantissima ma c'è, alla ricerca dell’ultimo sole. Poco lontano dalla fila dei tavolini c'è il banchetto di Save the Children dove due volontari che avranno si e no vent'anni cercano di convincere i passanti a sottoscrivere un piccolo aiuto
Sono due ragazzini e uno in particolar modo sembra l’archetipo del nerd, con doppio apparecchio ortodontico d’ordinanza. Indossano il loro giubbino rosso e molestano i passanti con le loro richieste loro non possono saperlo ma io sono già sovvenzionatrice di Save the Children, ho scelto di prendere le bomboniere per il battesimo di Emma da loro e quando posso, specie per le ricorrenze, faccio una piccola donazione mi sembra una bella associazione che mira al concreto e non ha tante parole

Magari poi verrà fuori che sono i peggiori di tutte le ONLUS esistenti ma per il momento mi fido abbastanza di loro da inviargli piccole cifre che però sommate ad altre possono fare la differenza per chi non ha nulla.

Insomma me ne stavo lì ad aspettare il pranzo e mi sono messa ad ascoltare i commenti della gente. La maggioranza dei passanti non li guardava nemmeno in faccia, ma una piccola seppur numerosa minoranza non si è limitata a questo ed ha deciso che insultarli fosse la scelta migliore. A parte i ma che vuoi o di non rompere i co*****i, alcuni miei illuminati concittadini si sono lasciati andare a perle come io non faccio donazioni per i neri oppure andate ad aiutare gli italiani o anche un più generosamente creativo attaccate l’ebola a tutti.

Epica la signora, proprietaria di una borsa dal costo stimato intorno ai mille euro, che con aria sprezzante li ha apostrofati ad alta voce con un non ho soldi da buttar via, c’è la crisi!

Non che abbia mai creduto nel buon cuore dei miei cittadini, ma un NO, GRAZIE, magari con un sorriso sincero,sarebbe stato più che sufficiente anche in ragione del fatto che quei due poveri ragazzi stavano facendo un’opera di volontariato. Avrebbero potuto starsene allungati sul divano a vedere un film o a giocare a Candy Crush, ma invece no.

E io, che stavo lì a mangiare ed osservavo da lontano predicando contro questa società che non ha più rispetto né educazione, mi son trovata a fianco la mia figliastra che mi fa: “Ma perché non gli offriamo il caffè? Sono bravi ragazzi!

La saggezza in una bimba di nemmeno dieci anni, a dispetto del mondo circostante. Forse una speranza c’è. E così lei, timidamente, ha portato due caffè ai ragazzini volontari, ed ho pensato che sommando le loro tre età forse non arrivavamo nemmeno a quella della signora con la borsa griffata.

 

Una speranza c’è, io ci voglio credere.
 

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