Mentre ero in attesa di Emma, non ero preoccupata dall'idea del parto, dal dolore o dalla paura della sofferenza. Con la determinazione del cappone che sente avvicinarsi il Natale, sapevo che mi sarebbe toccato come atto finale della gravidanza, inevitabile sotto tutto i punti di vista.
No, quello che più mi spaventava, da donna organizzata e maniaca del contollo, era il ritorno a casa. Come me la sarei cavata con la piccola? Io e lei, solo io e lei? Sarei stata in grado? Io, proprio io, che non avevo mai cambiato un pannolino in vita mia? Che non avevo mai preso un neonato in braccio per paura di romperlo? Come mai avrei potuto fare? E se mi scivola mentre le faccio il bagnetto?
Per sopperire a queste paure, sono andata al corso preparto organizzato dalla mia Asl, fiduciosa che lì avrei trovato tutte le risposte di ci avvertivo la necessità. Sbagliavo. Con mio enorme disappunto, il corso si è rivelato ben più teorico che pratico in senso stretto, vertendo molto sulla psicologia e sul cambiamento, sulla rottura dei falsi miti e sull'empatia tra future mamme. Insomma, sul momento mi sembrò inutile, tranne per la parte riguardante l'allattamento al seno, unico argomento corredato da vere spiegazioni tecniche su come tenere il neonao, come deve attaccarsi, la posizione della bocca, ecc..
Ecco, come al solito, nella mia testa si sono subito accalcate mille domande e dentro di me ero certa di una cosa: non ce l'avrei mai fatta.
Ma come diceva mia nonna con la saggezza della campagna, Dio manda il freddo secondo i panni e tutte le mie paure (o quasi) sono state spazzate via dopo pochi giorni dalla nascita di mia figlia.
Pupa che, appena adagiata sopra di me dopo il cesareo, manco fosse posseduta mi si è arrampicata addosso alla ricerca del seno e con una attaccatura da manuale ha deciso che l'ora di pranzo era abbandantemente passata servendosi da sé.
Pannolini? Le papere davanti, come giustamente osservato dalla miglior zia del mondo, mia sorella.
Per il resto, la pratica vale più della grammatica e, magari sbagliando, giorno per giorno acquisto sicurezza.
Non tremo più appena sento piangere Emma, per dire.
Ho scoperto invece che tutta la teoria del corso, che ascoltavo sbuffando perché ritenevo vuota e prolissa, mi è stata più utile di quel che avessi mai potuto immaginare per capire me stessa e gli stati d'animo che ho attraversato ed attraverso tutt'ora.
Insomma, sbagliavo. Era solo paura. Non che io sia la mamma dell'anno, ma posso lavorarci su.
Ve l'ho già detto che sono maniaca del controllo?