E quando pensi che sia tutto a posto, che il baby blues sia passato, quando ti senti più sicura di te e uscire con la pupa ormai è una routine, proprio quando inizi a pensare che ce la puoi fare, proprio allora accade una cosa banale che ti riporta giù, verso la voglia di piangere.
Sì, non dovrebbe essere così, dovrei essere più forte, ma la realtà è che invece sono ancora fragile e a rischio paranoie. Forse solo umana.
E così stanotte.
Un grido nella notte, mia figlia che piange accanto a me disperata. Sì, la notte la tengo nel lettone, ancora per qualche giorno, ché la navetta non gli piace più ed il lettino dove dorme durante il giorno è un un'altra stanza e non mi fido ancora.
Un grido, dicevo, un pianto disperato da lei che non piange mai, nemmeno quando il pediatra la provoca per studiarne le reazioni
Piange ad occhi chiusi, con la disperazione dei bambini.
E io la prendo in braccio, mi alzo, la ninno: niente. Piange, piange disperata.
Sono paralizzata, bloccata, non so che fare a parte mettermi a piangere insieme a lei. Che faccio, piango? Piango?
Per fortuna non sono sola. Interviene infatti l'Amoremio, tranquillo come un agnellino al pascolo. La prende in braccio, la tiene su e lei, sempre ad occhi chiusi, gli stampa in dono un rutto colossale. Giuro, mi ha scartavetrato l'intonaco della camera.
Dopodiché, come una vera lady, è piombata in un composto sonno stile Biancaneve.
E io stavo per piangere.
Come una deficiente, senza la minima spina dorsale, buttata lì come una bambola di pezza, con l'Amoremio che mi consola e mi tranquillizza. “Non è successo nulla” mi dice, ed è vero.
Lo so, è una scemata e succederanno cose ben peggiori, ma mi sono sentita tremendamente impotente, incapace di capirla, di consolarla, di fare niente: una chiavica di madre insomma.
Ho passato il resto della notte a guardarla, dormendo per non più di quindici minuti alla volta come la peggiore delle madri paranoiche da manuale. Lei, ovviamnete, dormiva il sonno dei giusti.
Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato l'Amoremio? Mi sarei fatta prendere dal panico? Avrei cominciato a piangere insieme a lei e ci avrebbe ritrovato la mattina dopo la postina ancora intente a fare le fontane? Oppure la natura avrebbe fatto il suo corso lo stesso?
Non è questo il punto.
Non sono forte come vorrei far credere, ecco la verità. Sono la solita casinara, pressappochista, confusionaria che sono dalla nascita. Non sono stata in grado di reagire, sono rimasta lì a guardarla piangere, non ho agito.
Insomma, non sono Wonder Woman, ma nemmeno l'eroina di un fumetto di serie B. ci provo, giuro, ci provo. Ma non è detto che ci riesca, almeno non tutti i giorni e di certo non davanti a tutti gli imprevisti.
Povera figlia mia, in che mani sei capitata!!!